Covid. Dal 1 febbraio in Emilia Romagna via libera a tampone rapido o il test sierologico in farmacia senza ricetta medica

Gli esami si potranno eseguire al prezzo calmierato di 15 euro. E si amplia ancora il target di chi ha diritto al tampone gratuito: educatori, istruttori e allenatori di società sportive giovanili, volontari, caregiver. Bonaccini-Donini: “Mentre la campagna vaccinale va avanti, rafforziamo il nostro impegno per combattere il virus con tutti i mezzi disponibili”.  Leggi L’articolo completo al LINK

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SARS-CoV-2 del futuro “pericoloso” come un raffreddore ?

(da M.D.Digital)    L’umanità è stata regolarmente minacciati da patogeni emergenti caratterizzati da tassi di mortalità impressionanti: solo negli ultimi decenni la cronaca è costellata da numerose emergenze sanitarie dovute a infezioni virali acute, tra cui SARS, MERS, Hendra, Nipah ed Ebola. Per fortuna, si trattava di focolai dove le misure di contenimento ne hanno impedito una diffusione ubiquitaria. Ma quando il contenimento non ha avuto successo immediato, come è stato per il nuovo virus betacorona SARS CoV-2 (CoV-2), è necessario comprendere e pianificare la transizione verso l’endemicità e la circolazione continua, con possibile cambiamenti nella gravità della malattia dovuti all’evoluzione del virus e all’accumulo di immunità e resistenza dell’ospite.

La previsione di uno studio pubblicato di recente su Science dipinge uno scenario rassicurante, in cui il virus diventerà endemico e poco aggressivo. Ma in quanto tempo non è dato saperlo.
In un futuro imprecisato (potrebbe trattarsi di anni ma anche di decenni, non è dato saperlo) il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero potrebbe compromettere la nostra salute non più di quanto fa un comune raffreddore. L’ottimistica previsione è basata su modelli epidemiologici e, come lo sono necessariamente tutte le previsioni, anche questa è in parte azzardata. Nel senso che è fondata su una serie di ipotesi che non è detto si verifichino. Per arrivare allo scenario ideale con un virus totalmente domato, endemico e quasi innocuo bisogna raggiungere prima alcuni traguardi cruciali, vaccinazione di massa in primis.
Certo, siamo ancora nel campo delle ipotesi ma gli scienziati hanno alcune teorie da proporre. Finora il SARS-CoV-2 ha avuto la strada spianata: si trattava di una minaccia nuova contro la quale non avevamo difese immunitarie specifiche. Ma in futuro le cose cambieranno, in primis perché sempre più persone avranno sviluppato anticorpi, sia in seguito a malattia che dopo vaccinazione, e ciò renderà sempre più difficile al virus di aggredire l’organismo come ha fatto finora. Quel che ci si aspetta è che, quando la percentuale di persone immunizzate sarà elevata, il virus avrà un tasso di circolazione ben più ridotto: sarà sopraggiunta la fase cronica dell’epidemia, quella endemica.
L’ipotesi degli scienziati si basa sui dati provenienti dalle precedenti epidemie di altri coronavirus. Sei predecessori di SARS-CoV-2 hanno fornito informazioni preziose: quattro sono all’origine del comune raffreddore, gli altri due sono i responsabili di malattie ben più gravi come Sars e Mers.
I quattro virus del raffreddore sono endemici e procurano sintomi lievi, quelli all’origine di Sars (Cina, 2003) e Mers (Arabia Saudita, 2012) hanno avuto un elevato tasso di letalità ma una diffusione molto inferiore a SARS-CoV-2.
Secondo gli autori dello studio, il nuovo coronavirus che ha scatenato l’epidemia di Covid-19 è più simile ai virus endemici del raffreddore che ai suoi parenti responsabili delle precedenti gravi sindromi respiratorie.
Ebbene, i coronavirus del raffreddore si comportano così: la prima infezione si verifica in media tra i 3 e i 5 anni di età, dopo di che le persone possono essere infettate più e più volte, aumentando la loro immunità e mantenendo il virus in circolazione, senza però ammalarsi. I ricercatori prevedono un futuro simile per il nuovo coronavirus.
Ma come detto, sui tempi i ricercatori non sono in grado di pronunciarsi. La tempistica per arrivare a questo tipo di condizione endemica, hanno commentato gli autori, dipende dalla rapidità con cui la malattia si sta diffondendo, dalla rapidità con cui viene effettuata la campagna vaccinale e dalla durata della risposta immunitaria dopo l’infezione e dopo il vaccino (non ancora nota). Il che rende così importante che tutti siano esposti per la prima volta al vaccino il più rapidamente possibile.
(Lavineet JS, et al. Immunological characteristics govern the transition of COVID-19 to endemicity. Science 2021; 10.1126/science.abe6522. )


Lo smart-working provoca affaticamento e stress

(da DottNet)    L’online fatigue esiste. Sintomi psicosomatici, assenza di tempo libero, scarsa qualità di vita ed estensione illimitata dell’orario lavorativo quotidiano, oltre a una profonda sensazione di interferenza tra vita privata e vita lavorativa. Sono i risultati di un’indagine condotta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Psicologia e del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Serena Barello, Andrea Bonanomi, Federica Facchin, Daniela Villani – che ha fatto un bilancio dell’esperienza dei docenti universitari italiani dopo nove mesi di lavoro prevalentemente in remoto e dell’impatto di tale esperienza sulla loro vita personale.  Due intervistati su tre avvertono una profonda invasione delle tecnologie nelle proprie vite, con un utilizzo superiore alle sei ore al giorno per la maggioranza del campione, inclusi i weekend e i giorni di festa, o in orario extra-lavorativo. Inoltre, un intervistato su due dichiara di trascorrere in media più di quattro ore al giorno su piattaforme di comunicazione (come Zoom, Skype, Teams…).

Ciò che colpisce è la profonda sensazione di interferenza tra vita privata e vita lavorativa riportata dalla maggioranza degli intervistati (55%). Secondo la ricerca, nell’ultimo mese, il 65% degli accademici si è dedicato al lavoro anche in orari o giornate non lavorative. Il 67% ha percepito che la propria vita personale è stata invasa dalle tecnologie utilizzate per lavoro, e tale percentuale supera l’80% tra chi trascorre più di otto ore al giorno online.  Tuttavia, nonostante la fatica, la maggioranza dei partecipanti continua a sentirsi orgogliosa del proprio lavoro (84%) e a considerarlo ricco di significati e di obiettivi (73%), evidenziando alti livelli di coinvolgimento, dedizione e resilienza. Queste prime evidenze però chiedono attenzione da parte delle istituzioni. Secondo Andrea Bonanomi, responsabile della ricerca, “è necessario che le istituzioni si facciano carico di iniziative volte a promuovere una corretta igiene del lavoro, sensibilizzando in merito ai rischi connessi all’applicazione intensiva del remote working, sempre meno smart e sempre più home-working, e identificando le opportune misure di prevenzione e trattamento della online fatigue”.

Disponibile online il più grande database sulle misure Covid-19

(da M.D.Digital)    Quanto devono essere rigorose le politiche prima che un blocco produca un impatto reale? A che punto hanno preso le decisioni i paesi con un basso numero di casi Covid-19? Le politiche pandemiche degli Stati centralizzati sono più efficaci di quelle degli Stati federati? Per analizzare dove, come e quali misure governative per combattere la pandemia si sono dimostrate efficaci, è indispensabile raccogliere grandi volumi di informazioni affidabili – perché ogni Paese e in molti casi anche i singoli distretti e comuni hanno preso decisioni diverse.
Una rete di ricerca internazionale coordinata dalla cattedra di relazioni internazionali della Bavarian School for Public Policy (HfP) presso TUM ha riunito il più grande database al mondo sulle misure politiche adottate durante la pandemia. CoronaNet (www.coronanet-project.org) contiene ora informazioni su oltre 50.000 decisioni prese dai governi in 195 paesi in risposta alla diffusione del coronavirus e viene continuamente aggiornato da più di 500 ricercatori e studenti.
La risorsa più completa disponibile
È la risorsa più completa del suo genere al mondo. Il materiale copre:
• misure individuali in 18 categorie, ad esempio distanziamento sociale, restrizioni nelle aule e investimenti nella sanità
• tempistica e durata delle misure
• se le decisioni vengono prese a livello nazionale, regionale o comunale
• a chi si applicano le misure, ad es. se le restrizioni di viaggio si applicano ai locali o ai residenti stranieri
• il territorio per il quale le misure sono valide, ad es. l’intero paese o solo singole regioni
• se le misure hanno lo status di requisiti obbligatori o linee guida raccomandate.
Tutti i dati sono disponibili pubblicamente su www.coronanet-project.org e possono essere filtrati per varie categorie. Ciò consente un’analisi dei dati estremamente completa e altamente granulare, ad esempio per confrontare le restrizioni di blocco in Corea del Sud e Singapore o se le misure di test Covid in California siano state ordinate dal governo statale o federale. Una dashboard consente agli utenti di visualizzare le tempistiche per le decisioni studiate. Inoltre, il gruppo di ricerca ha prodotto numerosi riepiloghi delle politiche sui singoli paesi.
CoronaNet è un vero e proprio progetto di scienza aperta
I dati possono anche essere esportati e, per gli utenti con limitata esperienza con il software di statistica, CoronaNet offre una piattaforma di apprendimento. “CoronaNet è un vero e proprio progetto di scienza aperta”, afferma il leader del progetto Luca Messerschmidt della Cattedra di Relazioni internazionali presso TUM. “In mezzo all’enorme incertezza, il nostro obiettivo è quello di muoverci alla massima velocità per creare quante più risorse possibile per l’analisi più preziosa possibile”, ha aggiunto la dottoressa Cindy Cheng, il secondo capo del progetto.
Il database è già utilizzato dai responsabili politici, dai ricercatori e dai media in tutto il mondo, in particolare per correlare le misure politiche con i numeri dei casi Covid-19 per poterne valutare l’efficacia. Anche i membri del gruppo CoronaNet hanno utilizzato i dati nelle proprie ricerche. Ad esempio, gli scienziati hanno confrontato le politiche pandemiche negli stati e nei paesi centralizzati con una struttura federale. I loro risultati hanno mostrato che non tutti gli stati federali hanno avuto poteri decisionali paragonabili a quelli degli stati federali tedeschi per quanto riguarda le misure contro la pandemia. In Svizzera, ad esempio, questi poteri sono stati centralizzati dai Cantoni fino al governo federale.
In un altro studio, i ricercatori hanno confermato la diffusa congettura secondo cui le misure Covid che servono contemporaneamente a sopprimere le critiche sono più comuni negli stati autoritari. In particolare, i governi di questi paesi hanno maggiori probabilità di emanare blocchi e coprifuoco. Lo hanno fatto anche in una fase precedente della pandemia e hanno mantenuto tali regolamenti in vigore per periodi più lunghi.
Il team ha fissato l’obiettivo di un intervallo di cinque giorni tra la raccolta di nuovi dati sulle decisioni politiche sul Covid-19 e la codifica del database. Altri gruppi di ricerca stanno fornendo dati aggiuntivi. CoronaNet partecipa anche al grande progetto PERISCOPE, lanciato a novembre, in cui 32 istituti di ricerca stanno indagando sugli effetti sociali, politici ed economici della pandemia in Europa.
“La pandemia pone costantemente nuove sfide ai governi di tutto il mondo”, ha affermato il Prof. Tim Büthe, titolare della Cattedra di Relazioni Internazionali e coordinatore dei progetti TUM PERISCOPE. “Ciò rende ancora più importante fornire input per definire le politiche in modo che le decisioni possano essere prese sulla base di solide prove scientifiche. Ciò richiede grandi quantità di dati di alta qualità”.

(Cheng C, et al. 2020 Covid-19 Government Response Event Dataset (CoronaNet v1.0). Nature Human Behaviour 2020. https://doi.org/10.1038/s41562-020-0909-7

Büthe T, et al. Patterns of Policy Responses to the Covid-19 Pandemic in Federal vs. Unitary European Democracies 2020. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3692035

Barceló J, et al. Suppression and Timing: Using Covid-19 Policies Against Political Dissidents? https://doi.org/10.31235/osf.io/yuqw2 )

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