Rinnovo delle cariche istituzionali all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Forlì-Cesena

Nella prima seduta tenutasi a conclusione del processo elettorale i nuovi organi dell’Ordine degli Infermieri di Forlì-Cesena si sono riuniti per l’assegnazione delle cariche per il quadriennio 2021/2024. Il Presidente uscente Linda Prati cede il testimone al neo eletto Marco Senni, come segno di continuità di un proficuo lavoro iniziato tre anni fa.  Ecco gli altri membri del Consiglio Direttivo OPI della Provincia: Vice Presidente: Loretta Vallicelli, Segretario: Linda Prati, Tesoriere: Valentina Ravaioli. Consiglieri: Boninsegni Katiuscia, Casadei Laura, Ciocca Pasqualina Donatella, Donati Pamela, Faraone Giulia, Fregnani Michele, Garaffoni Monica, Giunti Olimpia, Parisi Francesco, Pezzolati Matteo e Ruscelli Carmen; Per la Commissione D’albo: Bertozzi Camilla, Biserna Monia, Bombardi Alfredo, Fabbri Samanta, Giovanni Ardito, Musca Giuseppina, Perini Naomi, Venturi Marco, Zattoni Silva.

Giornata personale sanitario confermata il 20 febbraio. Plauso Fnomceo

(da Doctor33)   Approvato in via definitiva all’unanimità da parte della Commissione Affari Costituzionali del Senato, riunita in sede deliberante, il Disegno di Legge che istituisce per il 20 febbraio di ogni anno, la Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato. Sono 186 i medici e gli odontoiatri sinora morti a causa del Covid. «L’iniziativa di dedicare una giornata ai professionisti sanitari vittime del Covid, a quelli che si sono contagiati sul lavoro – e sono ormai 43.618 – ma anche a tutti i professionisti che con abnegazione e spirito di sacrificio hanno contributo a gestire l’emergenza merita il nostro plauso», dice il presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei medici, Filippo Anelli.
«Credo che sia importante che i nostri concittadini, almeno una volta l’anno, si fermino a riflettere sull’importanza della professione medica e delle professioni sanitarie. Le nostre professioni sono quelle che garantiscono i diritti: in primo luogo il diritto alla salute. Le nostre competenze, peculiari e sinergiche, i nostri principi liberamente e autonomamente condivisi, i nostri valori comuni e identitari, che si identificano nei capisaldi della Carta costituzionale e in quelli del nostro Servizio Sanitario nazionale, possono e devono essere per i cittadini lo strumento efficace ed essenziale per realizzare i diritti assegnati dalla Costituzione» ha aggiunto Anelli. «È significativo che il Parlamento, così come il Governo, riconosca il ruolo portante del capitale umano per il Servizio sanitario nazionale», ha concluso.

L’inquinamento ha contribuito al 15% delle morti da Covid

(da DottNet)   L’inquinamento dell’aria ha contribuito ad aumentare la mortalità da Covid-19. Si stima che in media circa il 15% di tutte le morti causate da questa malattia nel mondo possano essere attribuite all’esposizione a lungo termine all’inquinamento dell’aria, con cifre più alte in Europa (19%), America del Nord (17%) e in Asia Orientale (27%).  A calcolarlo è uno studio del Max Planck Institute per la chimica di Mainz sulla rivista ‘Cardiovascular Research’. A queste cifre i ricercatori ci sono arrivati facendo una stima della frazione delle morti da Covid-19 che si sarebbero potute evitare se la popolazione fosse stata esposta ad un minor livello di inquinamento dell’aria da combustibili fossili e altre emissioni causate dall’uomo, usando i dati epidemiologici di precedenti studi americani e cinesi su inquinamento e Covid e l’epidemia di Sars nel 2003, quelli raccolti dai satelliti sull’esposizione al particolato, con i dati epidemiologici raccolti fino alla terza settimana di giugno.  Questa cifra, precisano nello studio, “non implica un rapporto diretto di causa-effetto tra inquinamento e mortalità da Covid-19, anche se è possibile, mentre ce l’ha nell’aggravare le altre condizioni di salute concomitanti”. Lo studio ha fatto una stima anche per i singoli paesi, calcolando per esempio che l’inquinamentoha contribuito al 29% delle morti da coronavirus nella Repubblica Ceca, al 27% in Cina, al 26% in Germania, 22% in Svizzera, 21% in Belgio, 19% in Olanda, 18% in Francia, 16% in Svezia, 15% in Italia, 14% nel Regno Uniti, 12% in Brasile, 11% in Portogallo, 8% in Irlanda, 6% in Israele, 3% in Australia e solo l’1% in Nuova Zelanda.  Secondo Jos Lelieveld, coordinatore dello studio, “ilparticolato sembra aumentare l’attività del recettore Ace2, che apre la strada al virus nelle cellule umane. Quindi l’inquinamento danneggia i polmoni e aumenta anche l’attività del recettore”.

Immuni, nasce call center unico nazionale. Aumentano notifiche e download

(da Doctor33)    Il nuovo Decreto Ristori, da oggi in Gazzetta ufficiale, introduce un call center unico nazionale per l’applicazione di contact tracing Immuni. Nato per risolvere un problema di cui si erano lamentati moltissimi utenti di quest’app: dopo aver ricevuto la notifica, che li avvisava di un avvenuto contatto a rischio con una persona contagiata dal virus, erano costretti a inseguire il proprio medico per sapere cosa fare; e se quello era irreperibile o non era istruito sul da farsi scattava il panico. Il call center avrà un ruolo anche per utenti Immuni positivi al virus, i cui codici chiave vanno caricati sul sistema sanitario. Questi codici consentono poi all’app di avvisare tutti gli utenti Immuni che sono stati a contatto a rischio con il contagiato. Il call center in questo caso sembra rispondere a un altro problema, il principale nella corsa al tracciamento, riscontrato nelle scorse settimane: le strutture sanitarie (Asl, Usl, Ats e gli stessi medici di famiglia) spesso tralasciavano di caricare questi codici nel sistema, con il risultato di bloccare così l’attività di tracciamento contagi.

Per il call center vengono stanziati un milione di euro per il 2020 e 3 milioni per il 2021. Il call center sarà attivato presso il ministero della Salute. «Un servizio nazionale di supporto telefonico e telematico alle persone risultate positive al virus SARS-Cov-2, che hanno avuto contatti stretti o casuali con soggetti risultati positivi o che hanno ricevuto una notifica di allerta attraverso l’applicazione Immuni», si legge nel decreto. Il call center sarà chiamabile quindi da tutti i «contatti stretti», anche quelli trovati con il tracciamento manuale e non solo da chi riceve relativa notifica di Immuni.

Immuni, però, contribuisce ancora poco ai tentativi di contenere la seconda ondata di coronavirus che sta colpendo l’Italia. Se si guardano i numeri pubblicati sul sito ufficiale dell’app, aggiornati al 27 ottobre, si nota che nonostante i 9,4 milioni di download Immuni ha inviato soltanto 41.426 notifiche di esposizione a rischio. Inoltre, sono soltanto 1.673 le persone positive al coronavirus che hanno usato l’app per avvertire i loro contatti stretti. Considerando che in Italia ormai si registrano più di 20 mila contagi al giorno, il risultato finale è insufficiente. Anche inserire i propri dati in caso di positività, da come è stato denunciato dal programma televisivo Le Iene, risulta molto complesso. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus ha riconosciuto che c’erano dei problemi con l’app, «avevo scoperto che in alcune Asl il meccanismo non veniva attivato, per questo nel penultimo Dcpm è stato fatto obbligo di notificare la comunicazione avvenuta attraverso l’app Immuni». Sileri ha poi spiegato: «Se più persone scaricassero Immuni, ci troveremmo in una situazione migliore. Oggi vengono messe in quarantena persone che non dovrebbero andarci e altre invece si fanno un tampone a 24 ore dal contatto e quel risultato non ha valore perché si può sviluppare la malattia 2-3 giorni dopo».

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