Ocse, scenario molto incerto, vaccino di massa solo a fine 2021

(da Adnkronos Salute/Labitalia)  Tre mesi fa l’economia mondiale ‘camminava sul filo’ fra ripresa post-pandemia e nuovi crolli. Oggi le prospettive restano “eccezionalmente incerte”, ma il calo del Pil si preannuncia inferiore al previsto e il rimbalzo del 2021 – quando dovrebbe essere finalmente disponibile a livello di massa un vaccino anti-Covid – sufficientemente robusto. Così, l’Ocse nell’Interim Economic Outlook, appena diffuso, ‘riscrive’ lo scenario globale dopo un primo semestre senza precedenti, che in alcune grandi economie ha visto cali di attività persino superiori al 20%.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico riconosce come, “senza il supporto tempestivo ed efficace di politiche adottate in tutte le economie, la contrazione della produzione sarebbe stata sostanzialmente maggiore” e oggi la produzione “è aumentata rapidamente a seguito dell’allentamento delle misure di confinamento e della riapertura iniziale delle imprese”, anche se “il ritmo della ripresa globale ha perso un po ‘di slancio nei mesi estivi”. Sul fronte Covid, l’Ocse spiega che le proiezioni presumono “epidemie locali sporadiche, affrontate con interventi locali mirati piuttosto che con blocchi nazionali”, con la previsione che solo alla fine del 2021 sarà possibile procedere a vaccinazioni di massa.

Il dato di un Pil globale per il 2020 a -4,5%,” sebbene senza precedenti nella storia recente – prosegue l’Ocse – maschera notevoli differenze tra i Paesi”: peraltro, si sottolinea, “con poche eccezioni, i Paesi che hanno registrato i maggiori tagli ai consumi privati ​​hanno anche sperimentato le maggiori flessioni del Pil nel secondo trimestre del 2020”, evidenziando il peso di questa spesa sull’attività globale. Là dove (come nel caso della Cina) la produzione ha un peso più rilevante rispetto ai consumi privati, la ripresa si preannuncia più vigorosa.

In generale, “nella maggior parte delle economie, il livello di Pil alla fine del 2021 dovrebbe rimanere al di sotto di quello alla fine del 2019 e notevolmente più debole di quanto previsto prima della pandemia, evidenziando il rischio di costi duraturi” della crisi aperta dal coronavirus. Non solo: una “recrudescenza del virus, o misure di contenimento più rigorose, potrebbero tagliare 2-3 punti percentuali dalla crescita globale nel 2021 , con una disoccupazione più elevata e un periodo prolungato di investimenti deboli”.

Gli interventi di sostegno in materia di politica fiscale, monetaria e strutturale “devono essere mantenuti per preservare la fiducia e limitare l’incertezza” anche se dovranno “evolversi in base alle relative condizioni economiche”, dice l’Ocse nell’aggiornamento del’ Economic Outlook, in cui pone l’accento sulle misure di bilancio che “devono essere mantenute nel 2021”: l’Organizzazione accoglie “con favore i recenti annunci in molti Paesi di misure fiscali aggiuntive”, perché “l’obiettivo deve essere quello di evitare una stretta di bilancio prematura in un momento in cui le economie sono ancora fragili”.

“Il mantenimento di un forte sostegno fiscale – precisa l’Ocse – non dovrebbe impedire gli adeguamenti necessari ai principali programmi di emergenza, inclusi i programmi di mantenimento del lavoro e le misure di sostegno al reddito, per limitare i costi a lungo termine della crisi e incoraggiare la necessaria riallocazione delle risorse verso settori in espansione”. L’Organizzazione ‘promuove’ anche le scelte di “molte banche centrali che negli ultimi 3 mesi hanno opportunamente annunciato un ulteriore allentamento delle politiche, introducendo cambiamenti per convincere gli investitori che i tassi ufficiali saranno mantenuti bassi per lungo tempo”.

Coronavirus: Cdc Usa, mascherine proteggono più di vaccino

(da AGI)   Le mascherine sono più protettive del vaccino. Lo ha detto in un’audizione al Senato Usa il direttore dei Cdc Usa, Robert Redfield, citato dalla Cbs. Le mascherine sono “lo strumento di salute pubblica più importante e potente che abbiamo” contro il coronavirus e potrebbero essere ancora più protettive rispetto all’assunzione di un vaccino, ha detto Redfild, all’indomani delle dichiarazioni del presidente Usa, Donald Trump, che ha messo in dubbio l’utilità dal dispositivo di protezione. “Alcuni pensano che le mascherine non siano buone”, ha detto il presidente durante il town hall della Abc in Pennsylvania.

 

Pensioni, slittano le scadenze dei contributi. Ecco le date aggiornate

(da Enpam.it)   Proroga ulteriore per i contributi di quota A 2020 -che interessano tutti gli iscritti – e le ultime due rate – quarta e quinta – della quota B 2019 (redditi 2018): il consiglio di amministrazione dell’Enpam ha rinviato la scadenza rispetto alla data fissata questa primavera al 30 settembre. E ha reso disponibili due opzioni, breve e lunga, la seconda riguarda chi ha avuto cali di fatturato di oltre un terzo ed i nuovi iscritti.  N.B. Entrambe le opzioni, per essere applicate, devono però attendere il nulla osta dei ministeri vigilanti.
Opzione breve  Se si sceglie il rinvio breve, i pagamenti rimasti in sospeso vanno saldati entro quest’anno. La scelta è preferibile dai professionisti che hanno interesse a portare i contributi in deduzione nel 2021 per diminuire le imposte da pagare. In tal caso la Quota A va pagata in rata unica entro novembre se si è scelta la domiciliazione bancaria, mentre tutti gli altri verseranno metà importo entro novembre e l’altra metà entro dicembre. La quota B 2019 si pagherà per la quarta rata entro il 30 novembre (inizialmente si sarebbe dovuta versare entro aprile) e per la quinta entro il 31 dicembre 2020 (era per giugno). Per usufruire del rinvio breve non è necessario fare nulla. Chi paga con i bollettini Mav li troverà nella propria area riservata a novembre (oltre a riceverli a casa per posta), mentre chi ha la domiciliazione bancaria riceverà l’addebito sul proprio conto corrente alle scadenze indicate.
Opzione lunga  Su questa opzione, premettiamo, pende la spada di Damocle della decisione dei ministeri di Economia e Lavoro, se uno dei due o entrambi dovessero opporsi non sarà praticabile. Chi ha cali di fatturato di oltre il 33% può fare richiesta di rinvio lungo nell’area riservata del sito enpam.it cliccando su “Rateizzazione contributi sospesi per Covid-19″. La domanda, che è riservata a chi ha avuto un calo di fatturato del 33% e ai neo iscritti, va fatta entro il 15 ottobre 2020. Chi sceglie tale opzione, pagherà a rate. Perr la quota A potrà versare il 25% entro il 30 novembre, un altro 25% entro il 31 dicembre, un’altra rata del 25% sarà rinviata al 2021 e spalmata sulle rate della quota A del prossimo anno e l’ultima si dovrà pagare nel 2022 sempre spalmata sulle rate della Quota A 2021. Anche per la quota B 2019 la somma residua di 4a e 5a rata sarà divisa in quattro rate: 25% dell’importo entro il 30 novembre 2020, 25% entro il 31 dicembre, 25% entro il 30 giugno 2021; 25% entro il 30 giugno 2022.
Restano invece confermate le scadenze per la Quota B 2020 relativa ai redditi professionali del 2019. Nei giorni scorsi l’ordine di Milano aveva scritto al presidente della Fondazione Alberto Oliveti chiedendo di differire i versamenti attinenti alla quota A 2020 e alla quota B 2019. Tuttavia, a differenza dei contributi che scadevano prima o durante il lockdown, per i nuovi contributi non ci sono appigli di legge che consentano posticipi. E per chi ha scelto la domiciliazione bancaria restano le cinque rate con le date originarie (31 ottobre 2020, 31 dicembre 2020, 28 febbraio 2021, 30 aprile 2021, 30 giugno 2021). Chi usa la carta di credito Enpam-Banca Popolare di Sondrio può dilazionare il pagamento fino a 12 rate mensili; i possessori attivi da più tempo possono arrivare fino a 60 mesi. Il pagamento con carta di credito, inoltre, consente di portare in deduzione l’intero importo dei contributi, come se fossero stati saldati entro il 31 dicembre dell’anno in corso. La Fondazione ha avviato contatti per migliorare le condizioni di pagamento e di accesso al credito.
Sottolinea il presidente della Fondazione Alberto Oliveti: «Enpam sta facendo comunque tutto ciò che le norme consentono per andare incontro alle esigenze dei tanti iscritti ancora alle prese con le difficoltà della crisi economica post Covid-19. In questo senso riteniamo che un ulteriore rinvio delle scadenze possa essere il modo migliore affinché il versamento dei contributi slitti verso un periodo in cui le difficoltà finanziarie possano essersi, almeno in parte, attenuate”.

Le vaccinazioni contro l’influenza e la polmonite sono associate a un minor numero di decessi ospedalieri nei pazienti con insufficienza cardiaca

a Cardiolink) Questo è il risultato di uno studio su quasi 3 milioni di americani presentato on line al Congresso ESC 2020 da Karthik Gonuguntla dell’Università del Connecticut, USA. Una persona su cinque svilupperà insufficienza cardiaca nel corso della sua vita. Si stima che in tutto il mondo ne siano affette 26 milioni di persone. Le infezioni respiratorie come l’influenza e la polmonite peggiorano l’insufficienza cardiaca e per tale motivo si raccomandano vaccinazioni annuali. “La pandemia COVID-19 ha puntato i riflettori sull’importanza della vaccinazione per prevenire le infezioni respiratorie, in particolare per le persone con malattie come l’insufficienza cardiaca”, ha detto Gonuguntla. Sebbene sia noto che le vaccinazioni proteggono dalle infezioni respiratorie e che queste infezioni esacerbano l’insufficienza cardiaca, pochi studi hanno confrontato i risultati dei pazienti vaccinati rispetto a quelli non vaccinati. Questo studio ha esaminato se le immunizzazioni avessero qualche legame con il rischio di pazienti con scompenso cardiaco che muoiono mentre erano in ospedale. Lo studio ha incluso 2.912.137 pazienti con insufficienza cardiaca ricoverati in ospedale dal 2010 al 2014. L’età media era di 70 anni. I dati sono stati ottenuti dal National Inpatient Sample (NIS), che copre oltre il 95% della popolazione degli Stati Uniti. Solo l’1,4% dei pazienti nello studio aveva il vaccino antinfluenzale e l’1,4% aveva il vaccino contro la polmonite. I ricercatori hanno confrontato i tassi di morte in ospedale tra i pazienti con insufficienza cardiaca che hanno ricevuto vaccinazioni contro l’influenza e la polmonite quell’anno e quelli che non l’hanno fatto. I tassi di mortalità intraospedaliera erano significativamente inferiori nei pazienti che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale (1,3%) rispetto a quelli che non hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale (3,6%). Allo stesso modo, i tassi di mortalità intraospedaliera erano significativamente inferiori nei pazienti vaccinati contro la polmonite (1,2%) rispetto a quelli che non erano stati vaccinati(3,6%). Gonuguntla ha dichiarato: “Il nostro studio fornisce ulteriore impulso alle vaccinazioni annuali nei pazienti con insufficienza cardiaca”. Ha osservato inoltre che le reazioni gravi alle vaccinazioni contro l’influenza e la polmonite sono molto rare, si verificano entro poche ore e può essere trattato efficacemente.

(ESC 2020 – Virtual session)

 

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