Coronavirus, Oms: l’uso dei guanti non è raccomandato. Ecco le precisazioni

(da Doctor33)   L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) “non raccomanda l’uso dei guanti” nei luoghi pubblici, come i supermercati, per contrastare la diffusione del Covid-19. Anzi, l’uso dei guanti può essere anche dannoso quando si toccano superfici contaminate e poi il proprio viso. È quanto si legge sul sito dell’organizzazione nella sezione “Domande e Risposte” sui modi più efficaci per difendersi dal contagio.
“Pertanto – aggiunge l’Oms – nei luoghi pubblici, come i supermercati, oltre alla distanza fisica, raccomandiamo l’installazione di distributori per l’igiene delle mani all’entrata e all’uscita”. “Migliorando sensibilmente le pratiche di igiene per le mani – conclude l’Organizzazione – i Paesi possono aiutare a prevenire la diffusione del virus del Covid-19”.     Un intervento di «buonsenso» secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria, che ribadisce come l’uso di guanti può «aumentare il rischio di infezione, dal momento che può portare alla auto-contaminazione o alla trasmissione ad altri quando si toccano le superfici contaminate e quindi il viso».    «I guanti vanno usati in ospedale, altrimenti sono un pericolo di trasmissione per infezione» sottolinea dal canto suo Pierluigi Lopalco, coordinatore della gestione dell’emergenza Covid in Puglia, durante la trasmissione Agorà su Rai 3 sottolineando che «finalmente anche l’Organizzazione mondiale della sanità si è guardata in giro e ha visto come vengono usati i guanti». «Le mani – è tornato a spiegare il docente di Igiene all’università di Pisa – le lavo ogni dieci minuti o le disinfetto. I guanti no. Quindi se indosso i guanti, dopo una o due ore si imbrattano, io continuo a toccarci cose e, prima o poi, mi ci stropiccio gli occhi» conclude.

Corte dei Conti: privilegiati i grandi ospedali

(da DottNet)    La concentrazione delle cure nei grandi ospedali verificatasi negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di assistenza sul territorio, divenuto sempre meno efficace, ha lasciato la popolazione italiana “senza protezioni adeguate” di fronte all’emergenza Covid. E’ quanto scrive la Corte dei Conti in un approfondimento sulla sanità contenuto nell’ultimo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica.

La crisi, spiega la Corte, ha messo in luce anche, e soprattutto, i rischi insiti nel ritardo con cui ci si è mossi per rafforzare le strutture territoriali, a fronte del forte sforzo operato per il recupero di più elevati livelli di efficienza e di appropriatezza nell’utilizzo delle strutture di ricovero. “Se aveva sicuramente una sua giustificazione a tutela della salute dei cittadini la concentrazione delle cure ospedaliere in grandi strutture specializzate riducendo quelle minori che, per numero di casi e per disponibilità di tecnologie, non garantivano adeguati risultati di cura, la mancanza di un efficace sistema di assistenza sul territorio ha lasciato la popolazione senza protezioni adeguate. – sottolineano i magistrati contabili – Se fino ad ora tali carenze si erano scaricate non senza problemi sulle famiglie, contando sulle risorse economiche private e su una assistenza spesso basata su manodopera con bassa qualificazione sociosanitaria (badanti), finendo per incidere sul particolare individuale, esse hanno finito per rappresentare una debolezza anche dal punto di vista della difesa complessiva del sistema quando si è presentata una sfida nuova e sconosciuta”.

A giudizio della Corte, è infatti “sempre più evidente che una adeguata retedi assistenza sul territorio non è solo una questione di civiltà a fronte delle difficoltà del singolo e delle persone con disabilità e cronicità, ma rappresenta l’unico strumento di difesa per affrontare e contenere con rapidità fenomeni come quello che stiamo combattendo.  L’insufficienza delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia e che si è trovato esso stesso coinvolto nelle difficoltà della popolazione, pagando un prezzo in termini di vite molto alto”.  Una attenzione a questi temi si è vista nell’ultima legge di bilancio con la previsione di fondi per l’acquisto di attrezzature per gli ambulatori di medicina generale, “ma essa dovrà essere comunque implementata superata la crisi, così come risorse saranno necessarie per gli investimenti diretti a riportare le strutture sanitarie ad efficienza”.

Il 15% delle infezioni da Covid 19 non presenta sintomi

(da DottNet)    Una revisione dei dati di nove studi internazionali condotti anche in Italia indica che il 15% delle persone che contraggono il Covid-19 non mostrerà mai sintomi.  L’analisi condotta da studiosi australiani della Bond University della Gold Coast, con la collaborazione di colleghi delle università di Sydney e del New South Wales, era intesa a determinare in quale proporzione i contagiati del virus rimangano asintomatici e possano quindi diffonderlo a loro insaputa  I ricercatori hanno esaminato i casi di oltre 20 mila persone in sei paesi, fra cui Cina, Usa e Italia. Studi precedenti hanno suggerito che quasi metà dei contagiati dal virus non ha mostrato sintomi, ma questa analisi indica che il tasso è notevolmente inferiore. “Circa una persona su sei o una su sette non avrà sintomi per l’intera durata della malattia”, scrive il responsabile dello studio Paul Glasziou, professore di medicina basata sull’evidenza, sul sito della Bond University.  Fortunatamente risulta anche che il rischio di contagio dalle persone asintomatiche è di un terzo inferiore rispetto agli altri contagiati. “Il motivo è che il contagio negli asintomatici è di minore durata e che questi tendono a non tossire o a starnutire”, scrive Glasziou. E’ possibile tuttavia che le persone senza sintomi si trovino in una fase ‘presintomatica’, precedente allo sviluppo dei sintomi. “Il più alto livello di infettività è nei due giorni prima dell’emergenza dei sintomi”, sottolinea.   I risultati comunque confermano che i test e il tracciamento dei contatti sono di importanza vitale nel frenare la diffusione del Covid-19. “Più efficaci sono l’isolamento, i test e i processi di quarantena nell’individuare i contagiati asintomatici con sintomi lievi, minori saranno le restrizioni necessarie”, spiega.

Coronavirus: secondo uno studio cinese deludono i risultati del trattamento con il plasma

(da fimmgnotizie.org)   Una notizia pubblicata a Reuters la scorsa settimana ha evidenziato che gli studiosi cinesi sono delusi dal trattamento con plasma immune (definito non helpful) e dal fatto che la terapia con idrossiclorochina non è efficace in prevenzione

(https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-science/convalescent-plasma-not-helpful-in-china-study-hydroxychloroquine-doesnt-prevent-infection-idUSKBN23A34B)

Il mal di schiena è stato il disturbo più diffuso durante il lockdown, ne ha sofferto 1 italiano su 2

Lo rileva una ricerca condotta da Assosalute. Il 44% del campione ha ricondotto però questi dolori non solo all’attività fisica “fai-da-te” ma anche all’eccessiva sedentarietà del periodo di quarantena, seguita da posture sbagliate assunte durante i momenti di relax sul divano (34%) e dallo smart working (21%), di cui a lamentarsi sono soprattutto i più giovani e per porre rimedio a questi disturbi il 42% degli italiani si è affidato ai farmaci di automedicazione.  Leggi l’articolo completo al LINK

Proroga dei piani terapeutici AIFA in tema di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19

(da  aifa.gov.it)   Stanti le esigenze derivanti dal mantenimento delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ad integrazione dei precedenti comunicati dell’11 marzo 2020 e del 6 aprile 2020 si dispone che,  limitatamente ai casi in cui non fosse ancora possibile seguire i percorsi di ordinario monitoraggio delle terapie soggette a piano terapeutico AIFA (web-based o cartaceo), la validità di tali piani può essere prorogata fino al 31 agosto.

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