Inquinamento causa il 20% delle morti in Europa. Ecco il Rapporto ‘Lancet Countdown’

(da Doctor33)   Il 20% della mortalità in Europa è attribuibile a cause ambientali. L’Italia è prima in Europa e undicesima nel mondo per morti premature da esposizione alle “polveri sottili PM2.5. Solo nel 2016 sono state ben 45.600 (281.000 in tutta Europa), con una perdita economica di oltre 20 milioni di euro, la peggiore in Europa. A rischio sono soprattutto bambini e neonati che hanno sistemi immunitario e respiratorio ancora non del tutto sviluppati. A fare punto in merito alle ricadute dei cambiamenti climatici sulla nostra salute è il rapporto The Lancet Countdown on Health and Climate Change, presentato a Roma con una tavola rotonda nella sede dell’Istituto Superiore di Sanità. Il documento è frutto della collaborazione tra 120 esperti di 35 istituzioni di tutto il mondo, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la Banca mondiale, il University College di Londra e l’Università di Tsinghua, che ha analizzato 41 indicatori chiave, suggerendo quali azioni intraprendere per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
«Tutte le istituzioni, ma anche i cittadini sono chiamati a un’inversione di marcia nelle politiche e nei comportamenti individuali. Insieme, riscrivere il profilo italiano di Lancet Countdown è possibile. Noi siamo pronti a fare la nostra parte». Questo l’appello del neoeletto presidente dell’Iss Silvio Brusaferro che si dice fortemente impegnato su questo fronte. «Costruire un futuro sostenibile deve essere per tutti un impegno imprescindibile perché la nostra salute- continua – passa attraverso la salute del pianeta. Stiamo lavorando perché anche l’Istituto possa testimoniare al più presto un modello di sostenibilità nell’organizzazione e attraverso le buone pratiche. L’Italia, attraverso il Ssn, sta già affrontando le nuove domande di salute conseguenti agli effetti del climate change. In questo contesto l’Iss fa la sua parte, mettendo a servizio della collettività le sue competenze nel ricercare le evidenze scientifiche, nel monitorare i fenomeni, nel suggerire approcci sicuri e idonei a contrastare i numerosi rischi per la salute connessi ai cambiamenti climatici e, non ultimo, nel cercare di incrementare le capacità di adattamento».
In tutto il Sud Europa, Italia inclusa, i cambiamenti climatici stanno causando un aumento degli eventi meteorologici estremi: ondate di calore, piogge intense, allagamenti costieri, siccità e rischio incendi, insieme ad una espansione di nuove specie di vettori di malattia. Un’altra stima, elaborata dal Centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici e presentata lo scorso dicembre alla Conferenza sul clima di Madrid, ha previsto per l’Italia un calo nella produttività del lavoro del 13,3% nel settore agricolo e dell’11,5% in quello industriale entro il 2080. «La salute umana e la salute del pianeta sono strettamente connesse – sottolinea Paolo Vineis, docente di epidemiologia ambientale dell’Imperial College of London -. Vanno perciò incentivati gli interventi in settori come i trasporti, la produzione di energia pulita o l’alimentazione, che migliorano la salute dei cittadini e che contribuiscono di pari passo in modo sostanziale alla mitigazione del cambiamento climatico».

Oftalmologi, stop alle prestazioni mediche abusive dagli ottici

(da DottNet)   Attenzione a esami e prestazioni mediche fornite dagli ottici, che spesso non potrebbero essere fatti e che mettono a rischio i pazienti. L’appello è di Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana (Soi), alla vigilia della prima udienza, a Frosinone, frutto di una serie di denunce presentate dalla Soi in tutta Italia. “Quello che ci preoccupa è che sempre più spesso viene proposto addirittura nelle scuole elementari di fare visite nei negozi di ottica – spiega Piovella – in strutture quindi che hanno solo un permesso di tipo commerciale, non hanno nulla di sanitario. Il 90% delle problematiche agli occhi si forma da bambini. È ovvio che al bambino serve una visita oculistica che porta ad una diagnosi e ad una cura, cosa vietata dalla legge a chi non è abilitato a farlo. Dobbiamo approfittare di questa causa per far capire che nessuno ha nulla contro gli ottici, ma sono un’attività di tipo commerciale”.   Le denunce, spiega l’avvocato della Soi Riccardo Salomone, sono partite nel 2017, e hanno riguardato più di 80 ottici. Nel caso in discussione domani si contesta l’uso di un tonometro, lo strumento che misura la pressione oculare e che viene usato ad esempio nella diagnosi del glaucoma. “L’uso del tonometro è l’infrazione più facile su cui indagare, perché è una procedura facilmente riconoscibile – sottolinea Salomone -, ma ce ne sono molte altre. Il fenomeno è molto diffuso, abbiamo ricevuto segnalazioni e fatto denunce in tutte le regioni, in centri grandi e piccoli. Se usati male questo dispositivi possono magari dare false rassicurazioni al paziente, che si trova poi dopo qualche anno a riscontrare dei problemi”.

Giudici, no ai medici del 118 anche nei Pronto Soccorso

(da DottNet)    Secondo due giudici del tribunale di Firenze, in due cause distinte ma promosse per lo stesso motivo, i medici del 118 della Usl Toscana Centro non devono coprire mansioni ‘doppie’, sia quella conosciuta dell’assistenza prestata in emergenza con le ambulanze, sia quella di cura dei pazienti al pronto soccorso nei ‘tempi morti’ di attesa delle richieste di intervento dalla centrale operativa. I giudici in due ordinanze hanno sospeso l’efficacia del ‘progetto’ della Usl Toscana Centro che assegnava ai medici del 118 ‘mansioni promiscue’ all’ospedale di Figline Valdarno (Firenze). Per i giudici il progetto è “inesigibile” perché ha aspetti di illegittimità: espone i medici del 118 a “rilevanti rischi”, anche di natura penale, qualora non eseguano correttamente le prestazioni mediche, con pericolo di danni per i pazienti. Il medico del 118 deve uscire in ambulanza dalla postazione entro un minuto dalla chiamata dalla centrale: ma col progetto Usl tale tempistica è impossibile da rispettare se lo stesso medico sta intanto curando i pazienti del pronto soccorso.

Salute: con aiuto del computer medici sbagliano di meno

(da AGI)  L’impiego di strumenti digitali aiuta sia a ridurre gli errori medici. Sono questi i principali risultati di uno studio – uno dei più grandi studi clinici randomizzati a livello internazionale – pubblicato su ‘JAMA Network Open’, che è stato coordinato dall’Università Statale di Milano. La ricerca ha rivelato il potenziale dei sistemi di supporto decisionale computerizzati (SSDC) nella riduzione di errori di diagnostica e di prescrizione. I ricercatori si sono posti un duplice interrogativo: è possibile incoraggiare i medici a riconsiderare le loro prescrizioni e decisioni, potenzialmente dannose, tramite un software che li orienti con alert e messaggi-guida? È possibile implementare con successo un SSDC sviluppato in un altro contesto, in un paese e in un ambiente di cura differente, cioè nello specifico un ospedale dell’hinterland di Milano? Lo studio, condotto all’Ospedale di Vimercate, sotto la supervisione del Lorenzo Moja, dell’Università degli Studi di Milano, mostra una risposta affermativa ad entrambi i quesiti.

I medici che hanno utilizzato il SSDC hanno riportato un tasso significativamente più basso di errori di prescrizione e di diagnosi rispetto al gruppo di controllo, che non aveva accesso al supporto decisionale. Non tutti i potenziali errori che sono stati corretti hanno avuto esiti diretti sui pazienti, ma – come numerosi studi suggeriscono – le conseguenze di piccoli errori possono causare pesanti conseguenze per i pazienti, (incluso il decesso) e generare danni materiali e non, a carico della struttura ospedaliera. Commenta così Lorenzo Moja: “Alcuni di questi errori possono seriamente nuocere ai pazienti e, di conseguenza, anche ai medici che hanno in carico i pazienti e alla struttura ospedaliera, ma non siamo ancora in grado di distinguere tra i messaggi rilevanti, capaci di prevenire conseguenze gravi o drammatiche, ed alert meno importanti. Per questo motivo gli SSDC sono strumenti dotati di grande potenziale, ma non ancora efficienti nel discriminare le informazioni ricevute. Avere troppe informazioni, in questo caso, equivale ad averne troppo poche”. I ricercatori hanno utilizzato il sistema EBMEDS (Evidence Based Medicine Decision Support), sviluppato dalla Associazione dei Medici Finlandesi ed integrato da MEDILOGY alla cartella clinica elettronica ospedaliera locale. EBMEDS, testato per la prima volta nel 2003 negli ospedali finlandesi e evolutosi tanto da diventare uno strumento internazionale, è stato progettato per aiutare a tenere traccia delle decisioni mediche, come, ad esempio, prescrizioni di farmaci e test diagnostici.

Mobilità sanitaria. Quasi 1 ricovero su 10 è fuori Regione. Il “business” interregionale raggiunge i 4,6 miliardi.

Le “fughe” maggiori sempre da Sud a Nord. Lombardia in testa tra le più ricercate, soprattutto per l’alta specialità   Sono stati 736mila pazienti in viaggio in cerca di cure migliori nel 2018 secondo le SDO. L’analisi dei ricoveri per alta specialità (tumore e terapire collegate) mette in evidenza che dal Sud per questo tipo di patologie ci si sposta quasi sempre verso il Nord (soprattutto in Lombardia). Mobilità “di confine” al Nord, in quasi tutte le Regioni del Centro, ma al Sud tranne Molise e Basilicata l’esodo è in parte verso il Centro e soprattutto verso il Nord.  Leggi l’articolo completo al LINK

Medici in corsia sino a 70 anni. Gimbe: “Si mette a rischio la sicurezza dei pazienti”

La Fondazione critica la misura contenuta nel ‘Patto per la Salute‘ e su cui le Regioni hanno presentato un emendamento al Dl Milleproroghe per trasformarla in legge.  Cartabellotta: “Consistenti evidenze scientifiche dimostrano che questa misura rischia di ridurre la sicurezza dei pazienti e la qualità dell’assistenza e di aumentare il contenzioso medico-legale”. Per questo la Fondazione propone di “inserire nel testo l’obbligo di una procedura nazionale standardizzata per valutare le performance fisiche e cognitive dei medici che offriranno la loro disponibilità a rimanere in corsia sino a 70 anni”.  Leggi l’articolo completo al LINK

Aggressioni medici, Anelli (Fnomceo) alla Camera: Prevedere procedibilità d’ufficio

(da Doctor33)  Prevedere la procedibilità d’ufficio per tutti i reati commessi contro gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni. Questa la richiesta della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, esposta alla Camera, dinnanzi alle Commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali, nell’ambito dell’esame dei progetti di legge recanti “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tra i quali il disegno di legge n. 2117, già approvato dal Senato. Sono tre al giorno, 1200 l’anno, le aggressioni denunciate all’Inail dagli operatori sanitari, secondo gli ultimi dati disponibili, quelli relativi al 2018. Di queste, 456 si sono verificate al Pronto soccorso, 400 in corsia e 320 negli ambulatori. Molti di più gli episodi reali, considerando quelli non dichiarati: almeno tremila, secondo una stima della Fiaso, la Federazione di Asl e Ospedali. Mentre secondo un’indagine condotta dal sindacato della dirigenza medica Anaao – Assomed, su 1280 professionisti intervistati, il 65% ha dichiarato di essere stato vittima di aggressioni, verbali nel 66,19% dei casi e fisiche nel 33,8%.  Un aumento dei casi di aggressioni che ha portato la Fnomceo ad auspicare un rafforzamento dell’articolo 4, laddove prevede che i reati di percosse (art. 581 c.p.) e lesioni (art. 582 c.p.) siano procedibili d’ufficio, quando ricorre l’aggravante del fatto commesso con violenza o minaccia in danno degli operatori sanitari e socio-sanitari. L’applicazione della procedibilità d’ufficio andrebbe, secondo la Fnomceo, prevista per tutti i reati commessi contro gli operatori nell’esercizio delle loro funzioni. In questo modo, si solleverebbero le vittime dall’onere di denunciare i loro aggressori, che può rappresentare un pesantissimo condizionamento psicologico. Il più delle volte, infatti, il sanitario aggredito non denuncia, per vergogna, per rassegnazione, ma anche per paura di ritorsioni. Per quanto riguarda le condotte reiterate (molestie) di cui all’art. 612-bis c.p., il presidente Fnomceo Filippo Anelli ha dichiarato: «Possono cagionare nel professionista sanitario un perdurante e grave stato di ansia o di paura, tali da ingenerare un fondato timore per la propria incolumità. Di fatto alla reiterazione degli atti corrisponde nella vittima un progressivo accumulo del disagio, finché tale disagio degenera in uno stato di prostrazione psicologica in grado di manifestarsi nelle forme descritte».     La Fnomceo sostiene, inoltre, che bisogna agire anche con interventi volti ad aumentare la sicurezza e la sorveglianza delle sedi. «Si dovrebbe procedere ad una ricollocazione dei presìdi ambulatoriali di guardia medica in ambiente protetto – ha proseguito Anelli – Presso ogni pronto soccorso dei presìdi ospedalieri si potrebbe valutare l’istituzione di un presidio fisso di polizia composto da almeno un ufficiale di polizia e da un numero di agenti proporzionato al bacino di utenza e al livello di rischio della struttura interessata». E, ancora, occorre «un piano comprensivo di interventi, che contempli anche misure di sicurezza come videosorveglianza a circuito chiuso negli spazi comuni e altre idonee misure di protezione. Si dovrebbe inoltre procedere alla stipulazione di una polizza di assicurazione in favore del personale medico e sanitario per la copertura dei danni derivanti da atti di violenza commessi nelle strutture ospedaliere e territoriali – ha aggiunto ancora Anelli – Si ritiene inoltre necessario favorire la definizione ed implementazione, all’interno delle strutture sanitarie, di misure di prevenzione e di controllo e gestione dei rischi». Anelli ha parlato anche della necessità di ricostruire un patto di fiducia tra medici e cittadini per «un’alleanza terapeutica. Al Parlamento chiede così di «approvare in tempi brevi un provvedimento finalizzato a tutelare i medici e gli operatori sanitari, che svolgono un ruolo importante nella società e non possono essere esposti a rischi continui per la loro incolumità personale, da un lato attraverso l’inasprimento della repressione penale di alcuni specifici reati, se commessi a loro danno, mediante l’ampliamento della procedibilità d’ufficio, e dall’altro con specifiche misure di sensibilizzazione e disposizioni volte a migliorare la sicurezza all’interno degli ospedali e delle postazioni di guardia medica».

1 139 140 141 142 143 218