Fnomceo, con aumento posti a Medicina 21 mila laureati fermi tra 5 anni

(da AdnKronos Salute)   “Mancano gli specialisti e non i medici. C’è qualcuno nel Governo in grado di spiegare al ministro dell’istruzione Bussetti che gli ospedali chiudono, le liste di attesa si allungano, per la carenza di specialisti? Tra 5 anni ci saranno 21 mila laureati fermi nell’imbuto formativo”. Ad affermarlo è Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), che commenta il decreto del Miur, firmato dal ministro Marco Bussetti, che aumenta i posti per l’accesso a Medicina e Odontoiatria.  “Soprattutto, chi spiegherà ai 10 mila medici fermi nel limbo prodotto dall’ignavia della politica e in attesa dell’aumento delle borse di specializzazione che i loro sogni, le loro speranze sono state infrante da un ministro della Repubblica che non ha capito che cosa bisognava fare? – aggiunge Anelli – L’aumento del numero di posti per Medicina aumenterà di conseguenza il numero dei medici laureati che rimarranno fermi in quel limbo frutto dell’incapacità politica di trovare soluzioni e renderà vano il meritorio tentativo di aumentare il numero delle borse, così come preannunciato dal ministro Grillo, perché parimenti un altro ministro, il professor Bussetti, sta aumentando il numero dei laureati”.  “Chiediamo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di intervenire per salvare il nostro servizio sanitario nazionale – conclude – Si utilizzino quelle risorse individuate per aumentare il numero dei posti a medicina per finanziare le borse di specializzazione e della Medicina generale, e si ponga fine a una politica che, inseguendo il consenso effimero, non risolve i reali problemi del Paese”.

Due ore nella natura

(da Internazionale e Scientific Reports)   Trascorrere almeno due ore alla settimana nella natura è associato a una salute migliore e a un maggior benessere. Non importa se le due ore sono consecutive o frazionate. L’importante è passare da 120 a 300 minuti in un ambiente naturale, come un bosco, una spiaggia, lungo un fiume, in campagna o in un parco cittadino. Allo studio hanno partecipato quasi ventimila persone nel Regno Unito e, a quanto pare, l’effetto vale indipendentemente dall’età, dal genere, dalle condizioni di salute e da altre caratteristiche personali e socioeconomiche. E’ ininfluente anche il tipo di esercizio svolto: se si fa sport immersi nella natura o ci si riposa il risultato è lo stesso. Non è ancora chiaro perché oltre la soglia dei 300 minuti non ci siano ulteriori benefici, ma lo studio è ancora parziale. La ricerca non considera il tempo passato nel proprio giardino, che potrebbe invece essere importante per il benessere delle persone. Inoltre, il campione dei partecipanti era piuttosto omogeneo e in altri contesti i risultati potrebbero essere diversi. Ma se lo studio fosse confermato, bisognerebbe rivedere la pianificazione dei centri urbani per dare a tutti la possibilità di avere un parco vicino a casa

Come ottenere 6 mesi di assicurazione sanitaria

‘Salutemia’ lancia un prodotto con scadenza 31 dicembre 2019 che, rispetto al piano sanitario integrativo annuale, garantisce una copertura a tariffe quasi dimezzate e massimali invariati. Ai piani sanitari della Società di mutuo soccorso dei medici e degli odontoiatri si può aderire tutto l’anno, ma chi lo fa nel secondo semestre beneficia di una riduzione del 60 per cento del contributo. In questo caso le coperture saranno operative per il periodo che decorre dal 1° del mese successivo a quello di pagamento del contributo, fino al 31 dicembre di quest’anno. Restano confermate la detraibilità dei contributi associativi, la fascia tariffaria per i giovanissimi e la possibilità di godere di prestazioni a tariffe agevolate in strutture convenzionate con UniSalute. Per aderire è necessario compilare il modulo disponibile sul sito www.salutemia.netLeggi l’articolo completo al LINK

 

Life120, Anelli (Fnomceo): non si può strumentalizzare scienza per sostenere false speranze

(da Doctor33)   «La tutela della salute dei cittadini da parte dello Stato passa anche attraverso un uso non distorto delle informazioni: per questo abbiamo subito segnalato l’evento ‘Life120live”, in programma a Roma il 30 giugno, alle autorità competenti. Non si può strumentalizzare la scienza medica per sostenere false speranze. Non si può giocare con la salute delle persone, specie se questo porta ad abbandonare le terapie per seguire un’illusione». Questo il commento del presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli, che ha espresso la propria riflessione tramite nota in merito all’ultimo evento organizzato da Adriano Panzironi, giornalista autore di “Life120”, regime alimentare a base di prodotti integrativi che prometterebbe di raggiungere i 120 anni di età e di sconfiggere molte patologie.  «La scienza, e, nello specifico, la medicina, si fondano su analisi di dati validati da conferenze di consenso, che vedono attorno ad un tavolo i migliori esperti al mondo rispetto ad ogni singolo argomento. Il medico, in virtù del suo sapere acquisito attraverso percorsi formativi validati, è l’unico cui la legge riconosce le competenze per garantire, attraverso l’anamnesi, la diagnosi, la prescrizione e la terapia, la tutela della salute dei cittadini». Un ruolo che deve essere ricoperto esclusivamente dai professionisti della salute, che hanno conoscenze e competenze per trattare il paziente con sicurezza ed efficacia. «Un ruolo talmente importante al punto che è ancora più grave quando è un medico a tradire il suo Giuramento e il suo Codice, sostenendo false notizie. Per questo abbiamo più volte segnalato le teorie e l’agire del giornalista Panzironi ai Nas e ai ministeri competenti e i colleghi medici che intervengono, a fini promozionali, nelle trasmissioni su canali di sua proprietà, agli Ordini d’iscrizione. Ora ci appelliamo ai cittadini, perché cum grano salis sappiano distinguere la relazione di cura con il proprio medico da facili e pericolose seduzioni, tanto più odiose quando giocano sulla fragilità che deriva dalla malattia».

Fascicolo sanitario elettronico e privacy

(da Quotidiano Sanità)   il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) in medicina generale deve avere un profilo rispettoso delle normative, della deontologia, della buona pratica medica e della Privacy ai fini della migliore tutela del cittadino. Il FSE è l’insieme dei dati e dei documenti digitali che riguardano la salute, prodotti in occasione di eventi sanitari come ad esempio i risultati degli esami e le ricette farmaceutiche. Dati sanitari sempre a disposizione del cittadino che ha avuto cura di attivare il proprio FSE. L’utente inoltre può stamparne i contenuti tra cui le ricette e le prescrizioni ivi presenti ai fini di archivio cartaceo, di studio o di altro. Stanno apparendo su alcuni siti istituzionali regionali dedicati alla sanità, i Portali Sanità Regionali, notizie sbagliate e fuorvianti per quanto riguarda il Fascicolo Sanitario Elettronico.  Notizie scritte sui Portali regionali da chi? E chi ha stabilito che gli studi di medici di medicina generale diventino call center e far west?  Ad esempio il sito FSE del Portale Sanità dell’Emilia Romagna è scritto in maniera arbitraria e contro le norme vigenti: “A partire dal 1° luglio 2019 puoi fare a meno del promemoria cartaceo per le ricette dematerializzate per il ritiro dei farmaci prescritti dal tuo medico e visibili sul tuo FSE”.
Invece per tutta Italia sono sempre vigenti le norme che tutelano la salute e la Privacy.
1) La stampa e la consegna del promemoria della ricetta dematerializzate (DEM) al paziente sono possibili solo da parte del medico prescrittore (Garante della privacy al Senato della Repubblica 28.06.2016) ai fini di spedizione in farmacia o di prenotazione ai CUP (centri unici prenotazione).
Nuove modalità di fruizione del promemoria DEM da parte del medico prescrittore potranno essere individuate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e rese note sul sito del Ministero; attualmente ancora non sono state individuate tali modalità e pertanto l’unica possibilità resta la presenza sempre del promemoria cartaceo.
2) Oltre a non potere nessuno fare a meno del promemoria cartaceo perché previsto dal Garante della Privacy, il medico per “prescrivere farmaci” deve in ogni caso incontrare il richiedente nella sua accezione letterale, cioè vedersi tra persone. Al contrario di come sembra suggerire il sito, ovvero prescrittore in solitudine da una parte e utente che ritira promemoria altrove successivamente
Invece bisogna considerare una grande opportunità per il cittadino richiedente salute il necessario incontro con il medico, per la migliore tutela della salute. Occasione inoltre per il medico per visitare il paziente, per aggiornare la cartella clinica e il FSE in sua presenza, per prescrivere, per stampare e consegnargli il promemoria come previsto.
La corrente giurisprudenza infatti, ai fini della tutela della salute censura in maniera inequivocabile il medico che prescrive farmaci senza incontro con il paziente, pur in presenza di atti di ripetizione di prescrizioni di farmaci per patologie croniche, ipotizzando qualcuno la non necessità del controllo medico o, addirittura, perché atto “non clinico” un automatismo (Cassazione penale, sez. VI, sentenza 31/03/2011 n° 13315).
L’incontro del cittadino con medico è il luogo di tutela della Salute e di tutela della Privacy. Gli studi dei medici di famiglia, come stabilisce l’accordo collettivo nazionale (ACN) forniscono: “(…) un accesso diretto ed illimitato ai suoi utenti, si occupano di tutti i problemi di salute, indipendentemente da età, sesso, e ogni altra caratteristica della persona”.
Il cittadino sul territorio può essere certo di trovare nello studio del proprio medico di famiglia un punto di riferimento in cui viene garantita la tutela della Salute e della Privacy e con il suo medico di fiducia può stabilire, concordare e condividere anche le modalità più opportune per svolgere il contatto o ogni altra necessità di follow up.
Massimo Calisi
Medico di famiglia a Pescara. TDME Tribunale Diritti e Doveri dei medici

Miele di Manuka: una risposta all’antibiotico-resistenza?

ono osservazioni preliminari quelle scaturite da una ricerca della  Swansea University che, se confermate da un trial clinico attualmente in corso, potrebbero rappresentare una svolta nel trattamento delle infezioni respiratorie da batteri antibiotico-resistenti. Le proprietà antibatteriche del miele di Manuka sono note da tempo, ma questo studio dimostra che, in sinergia con gli antibiotici, è in grado di debellare il 90% dei germi resistenti, obiettivo raggiunto per il 39% dal solo miele e per il 29% dai soli antibiotici  Leggi l’articolo completo al LINK

Medicina di genere, cosa cambia con il nuovo Piano nazionale

(da Univadis)  Il 13 giugno 2019 è stato firmato dal ministro della Salute Giulia Grillo il decreto con cui viene adottato il Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere, previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018, approvato in Conferenza Stato-Regioni lo scorso 30 maggio.  Si tratta di una data molto importante che pone l’Italia all’avanguardia in Europa nel campo della Medicina di Genere.   L’esigenza di questo nuovo punto di vista, da includere in tutte le specialità mediche, nasce dalla crescente consapevolezza delle differenze associate al genere, con il fine ultimo di garantire ad ogni persona, sia uomo che donna, la migliore cura, rafforzando ulteriormente il concetto di “centralità del paziente” e di “personalizzazione delle terapie”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il “genere” come il risultato di criteri costruiti su parametri sociali circa il comportamento, le azioni e i ruoli attribuiti ad un sesso e come elemento portante per la promozione della salute. Pertanto, in base a tali indicazioni, si definisce “medicina di genere” lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.  Con l’approvazione di tale Piano per la prima volta in Italia viene inserito il concetto di “genere” nella medicina, al fine di garantire in modo omogeneo sul territorio nazionale la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale. Nell’era della medicina personalizzata risulta quanto mai importante, anzi direi indispensabile, tenere conto delle numerose differenze osservate tra uomini e donne.  Il Piano è nato dall’impegno congiunto del Ministero della Salute e del Centro di riferimento per la Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità con la collaborazione di un Tavolo tecnico-scientifico di esperti regionali in Medicina di Genere e dei referenti per la Medicina di Genere della rete degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) nonché di AIFA e AGENAS.  Oltre alla descrizione dello stato dell’arte della Medicina di Genere a livello nazionale e internazionale, il Piano indica gli obiettivi strategici, gli attori coinvolti e le azioni previste per una reale applicazione di un approccio di genere in sanità nelle quattro aree d’intervento previste dalla legge:

    Percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione
Ricerca e innovazione
Formazione
Comunicazione.

Allo scopo di assicurare l’avvio, il mantenimento nel tempo e il monitoraggio delle azioni previste dal Piano verrà costituito, presso l’Istituto Superiore di Sanità, un Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere al fine di fornire al ministro della Salute i dati da presentare annualmente alle Camere.   (vedi il documento completo in formato PDF)

Piano Medicina di Genere 2019

Donne di mezza età. Scarsa forza negli arti collegata a depressione e ansia

(da Quotidiano Sanità e Reuters Health)    Secondo uno studio condotto a Singapore, le donne di mezza età con una scarsa forma fisica, in particolare negli arti superiori e inferiori, potrebbero essere più inclini a depressione e ansia. In particolare, una scarsa forza di presa della mano e la necessità di un lungo tempo per alzarsi da una sedia sono state associate nello studio a sintomi più marcati di depressione o ansia.
Lo studio
   Eu- Leong Yong e colleghi, della National University of Singapore, hanno studiato oltre 1.100 donne, di età compresa tra i 45 e i 69 anni, che avevano appuntamenti ginecologici di routine presso il National University Hospital di Singapore. Duranti gli appuntamenti, i ricercatori hanno valutato la prestazione fisica della parte superiore del corpo in termini di forza di presa della mano, chiedendo alle donne di stringere più che potevano un dinamometro palmare.   Per valutare la prestazione fisica della parte inferiore del corpo gli studiosi hanno usato, come parametri la velocità, di andatura, l’equilibrio da ferme e un test chair stand ripetuto, che rileva il tempo speso per alzarsi da una posizione seduta cinque volte senza usare le braccia. Il team ha utilizzato questionari internazionalmente accettati per valutare se e quanto spesso le donne avevano accusato sintomi associati a ansia e depressione nella settimana precedente, tra cui tristezza, preoccupazione incontrollabile, perdita di interesse, affaticamento, problemi con il sonno e scarso appetito.
Nel complesso, 180 donne, il 16%, presentavano sintomi di ansia e depressione. Le partecipanti tra i 45 e i 54 anni avevano più probabilità di segnalare sintomi.
I sintomi non erano legati alla menopausa, alle caratteristiche sociodemografiche o alle variabili inerenti allo stile di vita come fumo o consumo di alcool.
Tuttavia, le caratteristiche fisiche e la prestazione fisica hanno fatto la differenza. Le donne con sintomi di ansia e depressione avevano più spesso una prestazione fisica da moderata a scarsa. La debolezza della presa della mano si associava a una probabilità aumentata dei 68% di manifestare sintomi più marcati. Il maggior tempo richiesto per alzarsi dalla sedia è stato correlato al 33% in più delle probabilità di presentare sintomi.     “Il nostro studio mostra un’interessante correlazione tra mente e corpo, indicando che la forza fisica è strettamente associata a quella mentale”, conclude Yong. “I futuri studi dovrebbero stabilire se gli esercizi di potenziamento che migliorano la prestazione fisica siano in grado di ridurre i sintomi di ansia e depressione”.

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