Psoriasi e salute orale: il rischio è la parodontite

(da Odontoiatria33)    La psoriasi è una malattia cronica autoimmune della cute che si manifesta con prurito, arrossamento della pelle, presenza di macchie squamose generalmente ai gomiti e al cuoio capelluto ma possono interessare varie parti del corpo.

Tipologia di ricerca e modalità di analisi     Da uno studio prospettico condotto da Sirka Woeste, ricercatrice presso la Kiel University Clinic of Conservative Dentistry and Periodontology (Germania) e recentemente pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology, emerge che i soggetti affetti da psoriasi hanno un elevato rischio di ammalarsi di malattia parodontale.   La ricerca ha coinvolto due coorti di pazienti. La prima composta da 100 soggetti affetti da psoriasi e la seconda da 101 pazienti senza psoriasi. La salute orale dei volontari è stata valutata con il CPICommunity Periodontal Index(sanguinamento, tartaro, sondaggio) e il DMF (decay, missing, filled teeth).  I pazienti hanno, inoltre, compilato un questionario per rilevare età, lo stato di fumatore, il livello di istruzione e le abitudini di igiene. Gli autori hanno così rilevato il quadro completo dello stato orale dei due gruppi; in letteratura non esistevano, infatti, dati coerenti ed esaustivi sulla salute orale dei soggetti affetti da psoriasi.

Due le analisi statistiche eseguite:   l’abbinamento dei pazienti con età, abitudini all’igiene, indici di massa corporea e livelli di istruzione simili appartenenti a coorti diverse che ha individuato 53 coppie di pazienti; l’analisi della regressione logistica che partendo da un’unica coorte di 201 pazienti può identificare se la psoriasi può essere un fattore di rischio indipendentemente dalla malattia parodontale.

Risultati     Secondo le analisi dell’abbinamento, i pazienti con psoriasi hanno una situazione parodontale significativamente deteriorata rispetto a quelli senza psoriasi. Gli indici di sanguinamento e il CPI presentano valori peggiori. L’analisi della regressione logistica ha confermato che la psoriasi è un fattore di rischio per la malattia parodontale. Sanguinamento, profondità di sondaggio parodontale e gli altri punteggi CPI risultano più elevati.

Conclusioni    La gestione della psoriasi, concludono gli autori, deve includere regolari controlli sullo stato dentale e parodontale e il rispettivo trattamento dove richiesto. Le due patologie hanno infatti in comune fattori di rischio, patogenesi infiammatoria e fattori genetici che dovranno essere indagati con ulteriori studi.

(Woeste S, Graetz C, Gerdes S, Mrowietz U. Oral health in patients with psoriasis – a prospective study. Journal of Investigative Dermatology. In Press.)

Burnout medici: il fenomeno è in crescita. Ecco le specialità più colpite

L’esaurimento, ormai universalmente indicato con il nome di burnout, nella categoria medica è sempre più frequente, e le risposte a una nuova indagine organizzata da Medscape indicano che ben il 44% dei professionisti della salute rientra tra i criteri per la definizione di questa patologia, con un aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Ma non solo, infatti l’11% dei medici si definisce depresso e il 4% soffre di depressione clinica. Le risposte di 15.069 medici in 29 specialità all’indagine analizzate nel Medscape National Physician Burnout, Depression & Suicide Report 2019 mostrano che il 14% dei medici ha pensato al suicidio ma non l’ha tentato, e il 6% ha dichiarato di non voler rispondere, mentre l’1% ha rivelato di aver cercato di mettere in pratica idee di questo genere.  La maggior parte di chi ha avuto pensieri di suicidio (58%) lo confessa a qualcuno, spesso a un terapeuta (34%) o a un membro della famiglia (33%). Analizzando la tendenza per specialità, gli urologi hanno riportato la più alta percentuale di burnout (54%), seguiti a ruota dai neurologi (53%), mentre i professionisti meno toccati dal problema sono stati gli specialisti in sanità pubblica e medicina preventiva (28%). Per quanto riguarda il genere, sono le donne a soffrire di questo problema in maniera maggiore (50% rispetto a 39% negli uomini), forse a causa di maggiori pressioni e impegni provenienti anche dall’ambito familiare, oppure perché più disposte a confessare la cosa. Ma cosa porta al burnout i medici? Ebbene, il 59% ha affermato dover adempiere a troppe attività amministrative, il 34% di passare troppo tempo al lavoro e il 32% di subire troppo l’aumento di informatizzazione delle pratiche, come ad esempio l’uso di cartelle cliniche elettroniche. La frequenza del burnout è risultata simile in tutti gli ambienti di pratica, dagli ospedali, agli ambulatori, alle cliniche universitarie. I professionisti hanno affermato di utilizzare come primo metodo per affrontare il burnout l’esercizio fisico (48%), seguito dal parlare con famiglia e amici (43%) e isolarsi (41%). Metà dei medici che ha riferito depressione ha affermato che questo fatto influisce in maniera negativa sulla cura dei pazienti, ma solo il 16% di questi professionisti ha dichiarato di chiedere aiuto o di pensare di farlo, mentre il 64% ha dichiarato di non voler cercare aiuto né di averlo mai fatto.
(Burnout Rises Above 50% in Some Specialties, New Survey Shows – Medscape – Jan 17, 2019https://www.medscape.com/slideshow/2019-lifestyle-burnout-depression-6011056)

Alzheimer: esame del sangue potrebbe rivelare la malattia 16 anni prima della comparsa dei sintomi. La ricerca su ‘Nature Medicine’

E’ uno studio che potrebbe avere implicazioni importantissime non solo in clinica, dove potrebbe consentire di diagnosticare l’Alzheimer anche 16 anni prima della comparsa dei disturbi cognitivi, ma anche nel campo della ricerca di terapie innovative per questa forma di demenza, che avrà un impatto epidemiologico sempre maggiore negli anni a venire. Il test per il dosaggio delle catene leggere del neurofilamento (NfL) è già disponibile, ma deve essere validato da ulteriori ricerche.   Leggi l’articolo completo al LINK

Quali sono gli alimenti più nocivi per i nostri denti? I dati di uno studio americano sull’usura dentale

(da Odontoiatria33)   Il ruolo di una dieta ricca di sostanze acide nello sviluppo dell’usura dentale è sempre di più oggetto di studio. Due recenti revisioni sistematiche hanno confermato che il consumo di bevande gassate è associato all’usura dei denti, mentre per quanto riguarda altri alimenti e bevande acide i dati di letteratura sono ancora controversi (Li, 2012; Salas, 2014). Inoltre, finora non molta attenzione si è prestata ad altre importanti caratteristiche della dieta, come i tempi e la durata dell’esposizione dei denti alle sostanze o alle bevande acide.  È altresì importante considerare che:

– la dieta dei pasti principali generalmente è mista (contenente alimenti acidi ma anche basici che fungono da agenti tampone);

– la quantità e la qualità del flusso salivare stimolato durante il pasto gioca un ruolo importante nel tamponamento degli acidi.

Un recente studio caso-controllo, per esempio, ha rilevato che il consumo di frutta acida tra i pasti è associato all’erosione dei denti, mentre il consumo di frutta durante il pasto non lo è, e che l’assunzione di bevande acide è associata all’usura dei denti indipendentemente dal tempo di consumo (O’Toole, 2017).

Alcuni studi trasversali hanno, infine, riportato che l’assunzione di bevande acide prima di coricarsi è maggiormente associata all’erosione dentale.

Tipologia di ricerca e modalità di analisi    In uno studio pubblicato sul Journal of Public Health Dentistry di giugno 2018 viene indagata la correlazione tra i diversi tipi e i tempi di assunzione di alimenti acidi e l’usura dentale in una popolazione adulta.  Gli autori hanno ricavato i dati da 3586 adulti, dai 18 anni di età in su, che hanno partecipato al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) tra il 2003 e il 2004. Sono stati raccolti e analizzati i dati su quattro tipi di alimenti e bevande acide (frutta, succhi di frutta, bevande alcoliche e bevande analcoliche gassate) e sui tempi di consumo (pasti vs spuntini, definiti in base alla percentuale dell’apporto energetico totale assunto e all’ora del giorno). La gravità dell’usura (moderata o severa) è stata valutata in base al numero di superfici dentali compromesse.

Risultati     L’assunzione durante i pasti di bevande analcoliche gassate è associata all’usura dei denti, mentre l’assunzione di frutta, succhi di frutta e bevande alcoliche non lo è.  Il consumo di bevande analcoliche gassate durante i pasti, dai dati di questo studio, sembra essere l’unico fattore costantemente associato all’usura dei denti, indipendentemente che si parli di pasti veri e propri o di spuntini.

Conclusioni   Dai risultati di questo studio si è visto che il consumo regolare di bevande analcoliche gassate durante pasti è correlato all’usura dentale che va da moderata a severa nella popolazione adulta americana. La durata dei pasti invece (pasti vs spuntini, maggior vs minor tempo di contatto acidi/denti) non influisce sulla comparsa di usure dentali.

Implicazioni cliniche    I dati di questo studio devono trovare conferma con risultati di altri studi analoghi.

Per approfondire

Li H, Zou Y, Ding G. Dietary factors associated with dental erosion: A meta-analysis. PLoS One 2012;7:e42626.

Salas MM, Nascimento GG, Vargas-Ferreira F, Tarquinio SB, Huysmans MC, Demarco FF. Diet influenced tooth erosion prevalence in children and adolescents: results of a meta-analysis and meta-regression. J Dent 2015;43(8):865-75.

O’Toole S, Bernabe E, Moazzez R, Bartlett D. Timing of dietary acid intake and erosive tooth wear: A case-control study. J Dent 2017;6:99-104.

Al-Zwaylif LH, O’Toole S, Bernabé E. Type and timing of dietary acid intake and tooth wear among American adults. J Public Health Dent 2018 Jun;78(3):214-220.

 

Nuovi benefit assistenziali per medici, dentisti e familiari

(da Enpam.it)  Il 2019 inizia con una buona notizia per gli iscritti Enpam. Con l’approvazione del ministero del Lavoro, che è arrivata a fine dicembre, sono finalmente operative le nuove norme per le prestazioni assistenziali di Quota A.  “Come avevamo promesso, abbiamo esteso la platea dei potenziali beneficiari degli aiuti economici, prevedendo allo stesso tempo alcune restrizioni proprio a tutela di chi ha pieno diritto ai sussidi della Fondazione”, ha scritto il presidente della Fondazione Enpam in una nota informativa indirizzata agli Ordini provinciali dei medici e degli odontoiatri. Le modifiche sostanziali riguardano i requisiti di accesso alle prestazioni assistenziali. D’ora in poi la tutela continuativa per la non autosufficienza verrà garantita in due modi:- 1) con l’assegno di Long term care erogato dall’assicurazione offerta gratuitamente dall’Enpam a tutti i contribuenti attivi e buona parte dei pensionati      oppure, per chi è non è coperto dall’assicurazione  –  2) con sussidi erogati direttamente dall’Enpam per la casa di riposo o l’assistenza domiciliare     In quest’ultimo caso il tetto di reddito per poter far domanda è stato aumentato rispetto a prima, ampliando così la platea dei beneficiari.  In generale sono state fatte modifiche per andare incontro alle famiglie con invalidi, innalzando i limiti di reddito in modo che il peso dell’invalidità conti il doppio rispetto a prima.  Per i familiari che hanno diritto all’assistenza  domiciliare non è più previsto il divieto di cumulo con forme analoghe di assistenza.  Tra i beneficiari dei sussidi previsti in caso di disagio sono stati formalmente aggiunti gli studenti che hanno scelto di iscriversi alla Fondazione.  Per evitare abusi che vanno a scapito di tutti, d’ora in poi i pensionati potranno chiedere un sostegno solo se hanno un’anzianità di iscrizione all’Albo precedente al pensionamento di almeno dieci anni  “Proseguiamo dunque il nostro impegno nell’assicurare agli iscritti tutele eque e un sostegno concreto nel momento del bisogno”, ha concluso Oliveti.

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