Gli obesi vivono fino a 6 anni meno degli uomini con il peso normale

(da DottNet)  Non avere troppi chili di troppo regala anni di vita: e precisamente fino a sei in più per gli uomini e fino a tre anni e mezzo in più per le donne. Un nuovo studio pubblicato su ‘Jama Cardiology’ contraddice il cosiddetto ‘paradosso dell’obesità’,secondo il quale le persone a cui è stata diagnosticata una malattia cardiovascolare vivono più a lungo, se obese, rispetto a persone che hanno un peso normale. Mostra infatti che le persone in sovrappeso, e ancor di più quelle obese, hanno un rischio maggiore di morte e trascorrono più anni a combattere con infarti e ictus.  Per far chiarezza in tal senso, i ricercatori della Northwestern University, nell’Illinois hanno esaminato i dati di 190.672 persone in 10 grandi coorti prospettiche con un totale di 3,2 milioni di anni di follow-up. Tutti i partecipanti erano liberi da malattie cardiovascolari all’inizio dello studio.   Rispetto agli uomini con peso normale, la probabilità di avere ictus, infarto, insufficienza cardiaca negli uomini di mezza età (40-59 anni) in sovrappeso era del 21% superiore e arrivava ad essere maggiore del 67% se erano obesi. Rispetto alle donne con peso normale, le probabilità di avere le stesse malattie erano superiori del 32% nelle donne in sovrappeso e più alte dell’85% in quelle obese.  Gli uomini di mezza età di peso normale hanno vissuto 1,9 anni in più rispetto a quelli obesi e 6 anni in più rispetto agli obesi più gravi. Le donne di mezza età di peso normale hanno vissuto 1,4 anni in più rispetto alle donne in sovrappeso, 3,4 anni in più rispetto alle donne obese. Il cosiddetto paradosso dell’obesità, “ha causato molta confusione e potenziali danni perché sappiamo che ci sono rischi cardiovascolari e non cardiovascolari associati all’obesità”, commenta Sadiya Khan, autore principale dello studio. E’ vero piuttosto, secondo i ricercatori, che in chi ha molto chili di troppo è più facile che le malattie cardiovascolari vengano diagnosticate prima e si inizino prima le terapie.

I turni di notte possono essere pericolosi per la salute. Ecco un manuale per gli operatori sanitari

(da Quotidiano Sanità) Dormire abitualmente meno di sette ore per notte è un disastro per la salute e il benessere di un individuo. La scienza lo ha stabilito con chiarezza e lo ribadisce ad ogni piè sospinto. Ma la realtà è che il mondo occidentale, come ricorda Fiona Godlee, direttore del ‘British Medical Journal’, vive nel pieno di un’epidemia di insonnia. E questo non fa che aumentare il rischio di depressione, ansia, demenza, ictus, cardiopatie, obesità, cancro, diabete e incidenti stradali.  Ma al di là dei teenager e degli adulti che tirano tardi su internet o davanti ad un videogioco, c’è chi al sonno è costretto a rinunciare per contratto. Tipicamente medici e infermieri.  Lo scorso anno, sempre il BMJ pubblicava un articolo dal titolo polemico: ‘Rischio e fatigue: i conducenti dei treni sono più sicuri dei medici?’ attirando l’attenzione sul fatto che la stanchezza gioca brutti scherzi sulla capacità di giudizio di una persona, qualunque sia il suo lavoro. Gli autori rivolgevano dunque un appello ai medici perché vigilassero sulla comparsa di segni di stanchezza non solo su loro stessi ma anche nei confronti dei loro colleghi; stessa raccomandazione veniva rivolta ai dirigenti delle strutture ospedaliere perché si assumessero la responsabilità di quanta stanchezza vanno accumulando i loro sottoposti.  A distanza di circa un anno dall’allarme lanciato da questo studio, Helen McKenna e Matt Wilkes avanzano una proposta concreta, evidence-based, di una possibile ‘strategia del sonno’ per chi fa i turni di notte. Con tanto di infografica che l’editor di BMJ consiglia di stampare e appendere alla parete dello studio.  Questi i consigli per sopravvivere (e far sopravvivere) ai turni di notte in sicurezza:
Giorno prima del turno di notte: obiettivo: minimizzare il debito di sonno
·  dormire e svegliarsi naturalmente (cioè senza la sveglia)
·  evitare di prendere il caffè del mattino
·  fare un sonnellino pomeridiano di circa 90 minuti (per completare un ciclo del sonno), tra le 14 e le 18
Durante il turno di notte. Obiettivo: aumentare la performance
·  mantenersi attivi
·  se possibile fare sonnellini di 10-20 minuti durante la prima parte del turno di notte
·  prendere un caffè prima del riposino, ma far sì che sia l’ultimo caffè della notte
·  evitare di assumere sostanze per restare svegli, per i possibili effetti collaterali
·  consumare un pasto leggero
·  affidarsi a delle check list nello svolgimento di compiti critici, per ridurre i rischi inerenti alla ridotta performance da stanchezza
Nelle ultime ore della guardia notturna, prima di tornare a casa:
·  evitare caffeina e nicotina
·  evitare l’esposizione alla luce piena uscendo dall’ospedale (indossare un paio di occhiali da sole, anche se è nuvolo)
·         considerare di tornare a casa utilizzando i trasporti pubblici, anziché mettersi alla guida
Nei giorni tra un turno di notte e l’altroObiettivo: minimizzare il debito di sonno
·  cercare di andare a dormire il più presto possibile
·  prima di prendere sonno, evitare luci forti, schermi luminosi, alcolici
·  dormire in una stanza al riparo dai rumori e tranquilla
·  accettare il fatto che qualunque tipo e durata di sonno (anche quello frammentato o abbreviato) è sempre meglio che niente e massimizzate il tempo dedicato al sonno
Fare un ‘reset’ dopo un turno di notteObiettivo: ripristinare il normale ritmo del sonno
·  cercare di dormire 90-180 minuti subito dopo il turno di notte
·  uscite di casa quando vi svegliate
·  la sera, cercate di andare a letto all’orario abituale
·  evitare di dormire ancora durante il giorno, nei giorni seguenti

Stop bufale sulla salute: al via portale dell’ISS

(da Ansa,it)   Dall’ambiente all’alimentazione, dai vaccini agli screening, è online https://www.issalute.it/ il primo portale web istituzionale di notizie sulla salute, forte già di 150 fake news smascherate e oltre 1700 schede sulle principali malattie. Realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), è una vera e propria enciclopedia ‘antibufale’ con notizie scientifiche scritte in modo semplice e comprensibile. L’obiettivo, spiega Ricciardi, «è spiegare ai cittadini il valore della ricerca e della conoscenza prodotta dall’intera comunità scientifica, per renderla fruibile al maggior numero di persone possibile, senza discriminazioni», spiega Walter Ricciardi, presidente Iss. Quotidianamente aggiornato, il nuovo ‘Portale della Conoscenzà offre una bussola per orientarsi nel mare del web, strumento a cui, secondo il Censis, almeno un italiano su 3 si affida per ottenere informazioni sulla salute. Ma, sempre più spesso, questi contenuti così delicati sono contaminati da fake news. «Santoni che propongono soluzioni impensabili a problemi di salute, come curare il cancro con l’ossigeno, o canali di disinformazione che pongono falsi problemi, come i rischi derivanti dai vaccini. Il web – osserva il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – è una giungla in cui è difficile districarsi». Per questo, a «Bufale e falsi miti» è dedicata un’apposita sezione del portale, dove ogni informazione ingannevole è corredata dalle spiegazioni scientifiche che ne evidenziano l’infondatezza. Un’altra sezione dedicata alle «News» viene aggiornata dall’agenzia Ansa, con notizie pubblicate su riviste scientifiche, ma tradotte in un linguaggio adatto a tutti. I contenuti pubblicati sono stati realizzati e vagliati da esperti. Testimonial del progetto è Piero Angela, giornalista che ha contributo a far accedere milioni di persone a informazioni scientifiche certificabili. «Oggi col web -osserva – la disinformazione circola rapidamente ed è pieno di pifferai magici a cui è facile credere. Da anni cerco di raccontare la scienza in modo corretto al grande pubblico. Saputo di questa iniziativa mi sono rallegrato perché finalmente le istituzioni entrano in un campo importante». Tra i temi più bersagliati dalla disinformazione online ci sono i vaccini. Per spiegarne l’importanza è stata inaugurata oggi, all’Iss la mostra ‘Mondovaccinì, che verrà ospitata nei prossimi mesi in diverse città italiane. Obiettivo è raccontare, attraverso quiz, foto, video e pannelli informativi, il valore di questi farmaci che hanno salvato milioni di vite.

Dieta vegetariana e vegana sono inadeguate per i bambini

(da DottNet)    “Vitamina B12, ferro e omega 3 devono trovare posto a tavola per il corretto sviluppo dei bimbi”  Non è da escludere a priori il vegetarianesimo, ma rischia di essere inadeguato così come il veganesimo. Latte, uova ed alimenti ricchi di vitamina B12, oltre a ferro e omega 3 devono trovare posto in tavola per un corretto sviluppo dei bambini. Fin dai primi mesi di vita la scelta migliore è quella che prevede il consumo prevalente di alimenti vegetali e l’uso limitato di prodotti animali. A evidenziarlo sono i pediatri, riuniti a Caserta per un corso organizzato dalla Sipps e dalla Federazione Italiana Medici Pediatri. Si comincia proprio con una sessione “Diete vegetariane in gravidanza e in età evolutiva”.  La Sipps, insieme alla Fimp e alla Società Italiana di Italiana di Medicina Perinatale ha deciso di approfondire, attraverso un Position Paper, il problema dell’adeguatezza delle diete vegetariane relativamente alla crescita ed allo sviluppo neurocognitivo dei bambini. “Anche in Italia, come nel resto del mondo – spiega Margherita Caroli, coordinatore del Position Paper – il numero delle persone che abbracciano stili alimentari diversi, fra cui quelli vegetariani, declinati nelle varie forme, è in aumento. In alcuni casi intere famiglie, a volte con conoscenze nutrizionali insufficienti, abbracciano nuovi modelli alimentari, intraprendendo un percorso che necessita peraltro di assunzioni calibrate dei diversi alimenti. I bambini quindi, soprattutto in questi casi, potrebbero venir esposti a stili alimentari non ideali per la loro crescita”.  “Per un corretto sviluppo del bimbo – afferma Andrea Vania, Professore di Nutrizione Pediatrica all’Università La Sapienza di Roma – le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate, soprattutto considerando l’ambito neurologico, psicologico e quello motorio”. “La centralità del bambino – conclude Giuseppe Di Mauro, Presidente Sipps – è da sempre l’obiettivo primario per le diverse componenti dell’universo pediatrico”.

Sanità pubblica: prossima legislatura, ultima chiamata

(da M.D.Digital)   Al cospetto di oltre 600 partecipanti del mondo della sanità e della ricerca biomedica, giunti a Bologna da tutto il territorio nazionale, Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione Gimbe – ha fatto il punto sullo “stato di salute” del nostro servizio sanitario nazionale (Ssn) e sull’indifferibile necessità di rimettere la salute dei cittadini al centro dell’agenda politica. Secondo le stime della Fondazione Gimbe nel 2025 serviranno almeno 210 miliardi di euro per mantenere il Ssn pari ad una spesa pro-capite di  3.500 euro; stime estremamente prudenziali perché si tratta di una cifra inferiore alla media OCSE del 2013. Rispetto ai 150 miliardi di spesa del 2016, stando alle previsioni attuali d’incremento di spesa pubblica e di spesa privata e al potenziale recupero da sprechi e inefficienze, rimane indispensabile un forte rilancio del finanziamento pubblico per raggiungere la cifra stimata. “Questi dati – ha esordito Cartabellotta – seppure non devono essere letti come la conseguenza di un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Ssn, testimoniano indubbiamente l’assenza di un preciso programma politico per il suo salvataggio, confermata anche dalla recente analisi dei programmi elettorali condotta dalla Fondazione Gimbe”.
Impressionante la quantità di numeri snocciolati dal Presidente: dal definanziamento pubblico alle diseguaglianze regionali, dalla composizione della spesa privata alla mobilità sanitaria, dai ticket alle addizionali regionali IRPEF, dalla spesa per il personale agli sprechi, che restituiscono un quadro allarmante in cui il nostro Ssn si sta inesorabilmente disgregando sotto gli occhi di tutti.
“Davanti a tinte così fosche per il futuro della sanità pubblica – ha puntualizzato Cartabellotta – dal nostro monitoraggio dei programmi elettorali emerge che nessun partito ha predisposto un piano per tutelare il Ssn  intervenendo sulle principali determinanti della crisi di sostenibilità: definanziamento, ‘paniere’ Lea troppo ampio, sprechi e inefficienze, deregulation della sanità integrativa, diseguaglianze regionali e locali. Considerato che non potrà essere il futuro a prendersi cura del Ssn la Fondazione Gimbe ha dunque messo nero su bianco un dettagliato’piano di salvataggio’ la cui attuazione sarà strettamente monitorata dal nostro Osservatorio”.  Ma sotto osservazione ci sono anche i Piani anti-liste d’attesa delle Regioni e delle aziende sanitarie, per valutare l’adeguamento alle indicazioni nazionali e il rispetto dei tempi minimi per accedere alle prestazioni. Tale finalità è infatti l’obiettivo di un progetto di ricerca finanziato dalla borsa di studio promossa dalla Fondazione Gimbe alla memoria del medico Gioacchino Cartabellotta, e destinata a un giovane ricercatore. A riceverla quest’anno, durante la 13.esima Conferenza nazionale Gimbe è Vincenza Gianfredi, della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’università di Perugia, per fare luce sulle modalità con cui Regioni e Aziende sanitarie gestiscono le liste d’attesa.
“Dalle nostre analisi, effettuate nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Gimbe – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe -ci siamo resi conto di un elemento ‘curioso’: in Italia esiste un Piano nazionale per il governo delle liste d’attesa che ciascuna Regione avrebbe dovuto recepire, e ciascuna azienda sanitaria avrebbe dovuto redigere un Piano aziendale per definire i tempi minimi previsti per accedere alle varie prestazioni. In nessun sito istituzionale, però, si ritrovano queste informazioni”.
“Perciò ci siamo dati l’obiettivo – prosegue – di costruire una sorta di mappatura, sia delle Regioni sia delle Aziende sanitarie, rispetto agli obblighi a cui sono tenute dal Piano nazionale per il governo delle liste d’attesa”. I primi dati sono attesi dopo l’estate, i risultati conclusivi saranno illustrati alla prossima Conferenza nazionale Gimbe nel 2019.

I 12 punti del piano di salvataggio della Fondazione Gimbe

  1. Salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali.
    2.Certezze sulle risorse per la sanità: stop alle periodiche revisioni al ribasso e rilancio del finanziamento pubblico.
    3. Maggiori capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni nel pieno rispetto delle loro autonomie.
    4. Costruire un servizio socio-sanitario nazionale, perché i bisogni sociali sono strettamente correlati a quelli sanitari.
    5. Ridisegnare il perimetro dei Lea secondo evidenze scientifiche e princìpi di costo-efficacia e rivalutare la detraibilità delle spese mediche secondo gli stessi criteri.
    6. Eliminare il superticket e definire criteri nazionali di compartecipazione alla spesa sanitaria equi e omogenei.
    7. Piano nazionale contro gli sprechi in sanità per recuperare almeno 1 dei 2 euro sprecati ogni 10 spesi.
    8. Riordino legislativo della sanità integrativa per evitare derive consumistiche e di privatizzazione.
    9. Sana integrazione pubblico-privato e libera pr

Confermato anche nel 2018 il Concorso Letterario OMCeO Forlì-Cesena

Nella seduta del 6 marzo il Consiglio Direttivo del nostro Ordine ha deliberato di bandire per il 2018 la terza edizione del Concorso Letterario tra tutti gli iscritti. Anche quest’anno si potrà concorrere per due categorie, prosa (racconti brevi) e poesia (una sola poesia a tema libero). Ogni nostro iscritto potrà presentare lavori sia per la prosa che per la poesia. Gli elaborati dei concorrenti devono essere consegnati alla nostra segreteria entro il 15 Giugno 2018.

Regolamento

Modulo di partecipazione

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