Ministero Salute, Iss e Coni lanciano Campagna “Salute, sport e movimento fisico”.

(da Quotidiano Sanità)  Stimati risparmi di 2 mld per il Ssn grazie ai benefici dell’attività fisica In Italia solo il 50% degli adulti raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica e la sedentarietà colpisce più del 32% degli italiani. Il Sud va peggio del Nord. Aumentano così i rischio di insorgenza di malattie croniche e i costi sociali sotto forma di spese sanitarie aggiuntive, assenze lavorative e morti premature. “Il movimento è salute! … a tutte le età” è quindi il claim della nuova campagna con Spot televisivi trasmessi nelle tre reti della Rai.  Leggi l’articolo completo al LINK

Età pensionabile, Anaao: medici fanno lavoro usurante. Deroghe anche per loro

(da Doctor33)  Quelle degli infermieri sono attività usuranti, quelle dei medici no. A questa conclusione si arriva se si scorre l’elenco delle categorie di lavori usuranti per le quali il Governo ha prospettato deroghe all’innalzamento dell’età pensionabile. Lo sottolinea una nota di Anaao Assomed che osserva come non siano chiari «i criteri oggettivi di analisi dell’usura lavorativa, al di là della tradizionale distinzione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale».  «Tra le attività usuranti» sottolinea la nota «sono, giustamente, comprese quelle degli infermieri impegnati nei turni o nelle sale operatorie ma, con un salto illogico, ne sono esclusi i Medici, impegnati negli stessi turni e frequentatori abituali delle stesse sale operatorie. Eppure il loro lavoro è obbligato ad essere performante, perché con la salute delle persone, che non è una merce, non si può scherzare, e la responsabilità di decisioni vitali da assumere in frazioni di secondo costa “fatica”, malgrado il progresso della tecnica e delle conoscenze, o forse anche a causa sua».
«I medici» continua la nota Anaao «non sono secondi a nessuno per l’impegno in turni, guardie, reperibilità, lavoro notturno e festivo, esposizioni a rischi, stress psicofisico. E, a differenza degli infermieri, il cui orario di lavoro settimanale è pari a 36 ore, hanno un debito orario di 38 ore settimanali, in molti ospedali superato per quasi un mese all’anno con ferie non godute che si misurano cumulativamente in anni. Non a caso la comunità europea ha richiamato l’Italia al rispetto dell’orario massimo di lavoro per i medici italiani. Non può essere accettata una ennesima e immotivata discriminazione, che non tiene conto nemmeno della sicurezza delle cure rese ai cittadini, per pregiudizio ideologico e sistematica avversione ai Medici italiani che già hanno la più alta età media al mondo e che, unici in tutto il pubblico impiego, sono costretti al lavoro notturno fino quasi a 70 anni. Ad onta di evidenze scientifiche che hanno più volte segnalato il disagio lavorativo dei medici, sempre silenziato quando si parla di benefici previdenziali, e del fatto che l’età anagrafica dei curanti non è una variabile estranea o “indipendente alla efficacia ed alla sicurezza delle cure. La verità» conclude la nota «è che i Medici pubblici sono davvero stanchi, non solo sul piano fisico ma soprattutto su quello della tenuta dell’assetto psichico ed emotivo, necessari a prendersi cura degli altri. E stanchi di essere considerati dalla Politica l’ultima ruota del carro rispetto non solo al rinnovo del Ccnl, avviato per tutti ma non per loro, ma anche ad una età di quiescenza che disconosce la gravosità e la rischiosità del loro lavoro. Il Governo rifletta bene. Non riconoscere il lavoro usurante dei Medici porta all’usura l’intero Ssn».

Troppi farmaci a over 65, inutile 1 su 4: arriva un algoritmo

(da DottNet)    Cinque milioni di anziani ogni anno vengono ricoverati per diverse patologie, e ogni volta che lasciano l’ospedale si ritrovano con due nuove prescrizioni di farmaci che si aggiungono a quelli che già assumono. Con il risultato che si passa da una media di cinque a ben sette medicinali da prendere ogni giorno. Così nel giro di tre mesi, a un over 65 su cinque serve un nuovo ricovero per ‘eccesso di pillole’, da cui esce con altri farmaci: un serpente che si mangia la coda e provoca oltre un milione e mezzo di ricoverati ogni 12 mesi. Non solo, in due milioni sperimentano ogni anno una reazione avversa da farmaci, con conseguente aumento di visite mediche e specialistiche. L’allarme arriva dagli esperti riuniti per il Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna, Simi, a Roma dal 27 al 29 ottobre e che da quella sede lanciano un innovativo progetto per tagliare i farmaci inutili in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, Policlinico di Milano e il Policlinico di Bari. Proprio dai dati di uno studio dell’Istituto Mario Negri viene fuori che grazie all’uso del software INTERcheck, la probabilità di essere esposti a farmaci potenzialmente inappropriati passa dal 42 al 12%, mentre il rischio di interazioni scende dal 59 al 33%.   Un ausilio, questo, importante per medici e pazienti poichè inserendo nel sistema i medicinali assunti e portati con sè dai pazienti, indica immediatamente se vi sia la possibilità di interazioni e segnala le possibili prescrizioni inutili, oltre ad abbattere i costi che oggi sfiorano i 16 miliardi. Insomma, il 25% dei farmaci sarebbe evitabile, così come il 55% dei ricoveri – dicono dalla Simi – migliorando l’appropriatezza nelle prescrizioni. Ecco perchè nasce il Progetto De-prescribing che ha l’obiettivo di ridurre e sospendere le ‘pillole inutili’ e che coinvolgerà oltre 300 tra medici di medicina generale, internisti e geriatri ospedalieri.  “Il ricovero è un momento cardine ma oggi, anziché essere l’occasione per una revisione critica delle terapie è purtroppo una circostanza in cui il carico di farmaci aumenta”, osserva Franco Perticone, presidente Simi. Alessandro Nobili dell’Istituto Negri rincara la dose: “Stiamo cercando di individuare i metodi più efficaci per interrompere la ‘cascata prescrittiva’ di cui sono vittime gli anziani, anche perché al crescere del numero di farmaci diminuisce fino al 70% l’aderenza alle cure con conseguenze molto negative per la salute dei pazienti”.

Farmaci e guida, è bassa la consapevolezza dei possibili rischi

(da M.D.Digital)   Una consistente proporzione di soggetti che fa uso farmaci potenzialmente in grado di compromettere la sicurezza alla guida non è sufficientemente conscia dei possibili rischi. Uno studio pubblicato su Journal of Studies on Alcohol and Drugs ha stabilito che circa il 20% dei soggetti con recente prescrizione di queste classi di farmaci non presta attenzione al rischio e questo nonostante abbiano ricevuto informazioni in merito dal proprio medico o dal farmacista, e che la necessità di cautela sia riportata nel foglietto illustrativo. Le percentuali di coloro che hanno dichiarato di aver ricevuto un avvertimento da una di queste fonti variano per tipo di medicinali: 86% per i sedativi, 85% per gli analgesici narcotici, 58% per gli stimolanti e 63% per gli antidepressivi.  Il dato proviene da una survey condotta nel 2013-2014 che ha voluto valutare l’uso di droghe e di farmaci in relazione alla guida di veicoli. Poichè non è stato chiarito se i partecipanti alla survey avevano ricevuto avvertimenti o se li avevano ricevuti ma poi avevano ignorato le informazioni gli autori sottolineano la necessità di approfondire ulteriormente l’argomento.  Nello studio in oggetto è stato anche approfondito se il tipo di farmaco si correlava alle percezioni dei conducenti circa il livello di rischio ed è emerso che i farmaci ipnoinducenti erano considerati più pericolosi e maggiormente influenzare una guida sicura, con maggiori probabilità di procurare incidenti ed esswre gravati da oneri penali, seguiti da morfina/codeina, amfetamine e rilassanti muscolari. I farmaci per la terapia del disturbo di iperattività e deficit di attenzione (ADHD) sono stati considerati come i meno probabili a rappresentare un rischio per la sicurezza alla guida. Tuttavia, commentano ancora gli autori, il solo fornire informazioni sui rischi associati potrebbe non essere sufficiente a ridurre il fenomeno e ipotizzano che un aiuto in tal senso potrebbe derivare dall’instaurare misure deterrenti analogamente a quanto stabilito per chi guida in stato di ebbrezza.
(Pollini RA, et al, Receipt of Warnings Regarding Potentially Impairing Prescription Medications and Associated Risk Perceptions in a National Sample of U.S. Drivers. Journal of Studies on Alcohol and Drugs 2017; DOI: 10.15288/jsad.2017.78.805) 

 

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