Medici e operatori sanità, il cambio abiti da lavoro va retribuito

(da Dott.Net)  Il cambio degli abiti da lavoro per infermieri, medici e professionisti della Sanità deve essere retribuito, lo stabilisce la Sentenza 583/2015 del Tribunale di Ascoli Piceno dopo la battaglia portata avanti dai professionisti impiegati nella Sanità marchigiana.

Infermieri, medici e OSS sono obbligati ad uno specifico abbigliamento da lavoro e malgrado si tratti di pochi minuti anche indossare il camice occupa del tempo, che inevitabilmente crea una forzatura degli orari di lavoro, oggetto di una recente revisione.  Il diritto al conteggio del cambio camice dei lavoratori del SSN delle Marche è però il diritto di ogni infermiere e professionista della Sanità italiana, anche degli operai obbligati ad indossare protezioni per la sicurezza sul luogo di lavoro.

La Sentenza potrebbe assumere un valore aggiunto e fungere da precedente anche non soltanto per i dipendenti del SSN. Vediamo cosa prevede la normativa sul cambio di abiti negli orari di lavoro.

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Salute in rete: il decalogo contro le bufale

(da Doctor33)   Dieci regole d’oro per aiutare gli internauti a districarsi tra le migliaia di informazioni sulla salute in rete. A pensarci sono stati i giornalisti dell’Unamsi (Unione nazionale medico-scientifica di informazione), stimolati all’iniziativa dagli oncologi del Cipomo (Collegio italiano dei Primari oncologi medici ospedalieri), particolarmente sensibili al rischio bufale on line proprio sul tema tumori. Un vero e proprio vademecum utile al lettore per riconoscere rischi, pericoli e trabocchetti, sottoscritto da altre otto società scientifiche (Società italiana di medicina generale (Simg), Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico facciale (Sio e Chcf, Società oftalmologica italiana (Soi), Associazione medici endocrinologi (Ame), Società italiana di psichiatria (Sip), Società italiana di urologia (Siu), Sindacato medici pediatri di famiglia (Simpef).

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Troppi test ‘bufala’ su intolleranze, occorre chiarezza

(da ADNKronos Salute)   Troppi test ‘bufala’ per le intolleranze alimentari. Per fare chiarezza sul corretto iter di diagnosi per allergie e intolleranze legate al cibo la Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip), insieme alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, e alle società scientifiche allergologiche dell’adulto (Società italiana di allergologia, asma e immunologia e Associazione allergologi immunologi territoriali e ospedalieri) hanno prodotto un documento ad hoc. Una ‘mappa’ importante considerando “il proliferare di test privi di fondamento scientifico, come il test Dria, il test di neutralizzazione, la kinesiologia applicata, la biorisonanza, la analisi del capello, la iridologia”, si legge in una nota della Siaip, diffusa in occasione del suo Congresso nazionale 2017.

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L’obesità influenza i valori degli test di laboratorio per malattie reumatiche

(da Doctor33)  Secondo uno studio pubblicato su Arthritis Care & Research, l’obesità può avere un’influenza sugli esami di laboratorio utilizzati per diagnosticare e monitorare l’artrite reumatoide, quali proteina C-reattiva (Pcr) e velocità di eritrosedimentazione (Ves), che rispecchiano i livelli di infiammazione nell’organismo. «Alcuni studi hanno trovato collegamenti tra valori più elevati di Pcr e Ves e indice di massa corporea più alto» afferma Michael George, dello University of Pennsylvania Health System, autore principale dello studio che precisa: «Abbiamo quindi cercato di determinare la misura in cui l’obesità agisce su questi marcatori».  A questo scopo, i ricercatori hanno analizzato informazioni relative a 2.103 individui con artrite reumatoide e hanno confrontato i dati con quelli della popolazione generale, riscontrando un’associazione nelle donne, sia con artrite reumatoide che nella popolazione generale, tra un indice di massa corporea più alto e un valore maggiore di Pcr, in particolare tra gli individui con obesità grave, e anche una modesta associazione tra obesità e Ves.

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Nuova Certificazione per Premio Nascita

Per effetto di una recente normativa, il premio alla nascita di 800 euro (‘bonus mamma domani’) viene corrisposto dall’INPS per la nascita o l’adozione di un minore, a partire dal 1° gennaio 2017, su domanda della futura madre al compimento del settimo mese di gravidanza (inizio dell’ottavo mese di gravidanza) o alla nascita, adozione o affido. Il premio non concorre alla formazione del reddito complessivo di cui all’articolo 8 del Testo Unico delle imposte sui redditi.  Dal 4 maggio 2017 le gestanti al compimento del settimo mese di gravidanza o chi ha partorito o preadottato o adottato possono fare la domanda per il premio nascita; al momento, la procedura telematica per redigere il certificato telematico specifico non è ancora attiva. E’ quindi possibile redigere un certificato cartaceo che la gestante porta o spedisce all’INPS. E questo certificato sarà certamente richiesto sia ai Medici di Medicina Generale che agli specialisti in Ginecologia ed Ostetricia. Nel certificato, oltre agli identificativi anagrafici, si deve specificare: -lo stato di gravidanza, -la data presunta del parto e -la settimana presuntiva di gestazione all’atto della certificazione, basandosi sulla data dell’ultima mestruazione. La normativa non parla di specialista, ma di medico del SSN o medico convenzionato, ma non sembra escludere i liberi professionisti.

Tale certificazione non è compresa nelle mansioni del Medico di Medicina Generale ed è finalizzata all’ottenimento di un beneficio economico, è quindi sempre una prestazione libero-professionale a pagamento e va fatturata con IVA.

 

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