Tra ospedalieri, mmg, pediatri e continuità assistenziale quasi 11 mila medici in meno in dieci anni

(da DottNet)    In dieci anni il Servizio sanitario nazionale ha perso 10.912 medici tra ospedalieri, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e di continuità assistenziale (ex guardia medica). È questo il dato che emerge dal confronto tra il 2022 e il 2012 secondo i dati del Ministero della Salute. In controtendenza gli infermieri che negli ultimi dieci anni sono aumentati di 7.076 unità.

Medici ospedalieri. Nel 2012 il Ssn ne annoverava 104.618 contro i 101.827 del 2022 (-2.791)

Medici convenzionati. I medici di famiglia dai 45.437 che erano nel 2012 sono diventati 39.366 nel 2022 (-6.071). In calo anche i pediatri (-694 in 10 anni per un totale nel 2022 di 6.962 unità). In frenata anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che dagli 12.027 che erano nel 2012 sono diventati 10.671 nel 2012 (-1.356).

Infermieri. In crescita gli infermieri: nel 2012 erano 260.937 contro i 268.013 del 2022.

Salute: la personalità influenza l’espressione dei nostri geni

(da AGI)   La nostra personalità altera l”espressione dei nostri geni. Lo dimostra uno studio internazionale condotto dall”Università di Granada (Spagna) utilizzando l”intelligenza artificiale e pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry (Nature). Lo studio multi e interdisciplinare è stato condotto da ricercatori dell”Istituto interuniversitario andaluso di ricerca in scienza dei dati e intelligenza computazionale (DaSCI), del Dipartimento di informatica e intelligenza artificiale dell”UGR e dell”Istituto di ricerca sulla biosalute di Granada (ibs.GRANADA). Lo studio è stato effettuato in collaborazione con il professor Robert Cloninger (Washington University di St. Louis), ricercatori del Baylor College of Medicine (Texas, USA) e dello Young Finns Study (Finlandia). Il gruppo di ricerca internazionale (composto da specialisti in genetica, medicina, psicologia e informatica) ha utilizzato i dati dello Young Finns Study, un ampio studio condotto sulla popolazione generale della Finlandia per oltre quattro decenni durante il quale sono state raccolte informazioni rilevanti sulla salute dei partecipanti , condizione fisica e stile di vita. Inoltre, i partecipanti sono stati sottoposti ad approfondite valutazioni della personalità che hanno riguardato sia il temperamento (abitudini e reattività emotiva) che il carattere (obiettivi e valori coscienti). I risultati hanno mostrato che alcune visioni della vita favoriscono una vita sana, appagante e lunga, mentre altre portano a una vita stressante, malsana e breve. Lo studio ha analizzato la regolazione dell”espressione genetica in questi individui, tenendo conto di tre livelli di autoconsapevolezza misurati attraverso la combinazione del loro temperamento e dei loro profili caratteriali. Questi livelli sono stati definiti “non regolamentati” – individui dominati da emozioni e abitudini irrazionali associate alle loro tradizioni e all”obbedienza all”autorità, “organizzati” – individui autosufficienti capaci di regolare intenzionalmente le proprie abitudini e cooperare con gli altri per il reciproco vantaggio e, infine, “creativo” – individui auto-trascendenti che adattano le proprie abitudini per vivere in armonia con gli altri, con la natura o con l”universo, anche se ciò richiede occasionali sacrifici personali.

Mantenersi attivi aiuta a dormire meglio

(da Univadis)     L’attività fisica portata avanti con costanza negli anni riduce il rischio di insonnia e quello di dormire troppo o troppo poco. È quanto riportano sulla rivista BMJ Open i ricercatori guidati da Eva Bjornsdottir del dipartimento di psicologia all’Università di Reykjavik, in Islanda, che hanno portato avanti uno studio di coorte su oltre 4.300 persone arruolate in 21 centri di 9 paesi europei.   “I disturbi del sonno sono molto comuni nella popolazione generale e hanno un impatto su salute e qualità di vita” esordiscono gli autori. “Numerosi studi suggeriscono che l’attività fisica possa migliorare i sintomi dell’insonnia cronica ma ad oggi non sappiamo quanto siano significativi tali benefici e quali fattori possano influenzarli” aggiungono, spiegando che ci sono anche dati a sostegno di un’associazione tra attività fisica e ridotta sonnolenza diurna. 

Parola d’ordine: costanza

I dati oggi disponibili non dispongono di un follow-up sufficientemente esteso e difficilmente gli studi precedenti hanno valutato più esiti legati al sonno contemporaneamente. Proprio per colmare queste lacune e valutare in dettaglio l’associazione tra attività fisica e sonno, Bjornsdottir e colleghi hanno valutato le risposte dei partecipanti a domande sull’attività fisica al basale e su attività fisica, sintomi dell’insonnia, durata del sonno e sonnolenza diurna a 10 anni di follow-up. “Sulla base dei cambiamenti nell’attività fisica, abbiamo identificato quattro gruppi di partecipanti: costantemente non attivi; diventati inattivi; diventati attivi e costantemente attivi” scrivono i ricercatori.

Dopo aggiustamenti per età, sesso, indice di massa corporea, storia di fumo e centro di studio, chi era rimasto costantemente attivo aveva meno probabilità di riportare difficoltà nell’addormentarsi (OR 0,60) e di avere una durata del sonno particolarmente breve (≤ 6 ore/notte; OR 0,71) e particolarmente lunga (≥ 9 ore/notte; OR 0,53) rispetto a chi era rimasto costantemente inattivo.    Come ricordano gli autori, una limitazione dello studio è rappresentata dal fatto che i dati sui disturbi del sonno sono stati riferiti dai partecipanti e non erano disponibili diagnosi mediche o misurazioni oggettive. Di contro, però, il follow-up di 10 anni ha permesso di valutare l’impatto della costanza nell’attività fisica sul sonno. “I nostri risultati sono in linea con quelli di altri studi che mostrano un beneficio dell’attività fisica sui sintomi dell’insonnia, ma aggiungono un dato importante, ovvero l’importanza di mantenere un’attività fisica costante nel tempo” affermano Bjornsdottir e colleghi, precisando che chi è fisicamente attivo in generale ha anche maggiori probabilità di adottare uno stile di vita più sano, comportando un effetto anche sul sonno. 

Enpam conferma impegni di investimento per il 2024

(da Doctor33)   L’Enpam, l’Ente previdenziale di medici e odontoiatri, fa sapere di aver “confermato i propri impegni di investimento per il 2024, con un programma di attività finanziarie che avranno il proprio ‘focus’ sul mercato italiano” per un ammontare di “circa 520 milioni, suddivisi in tre diversi progetti, con richiesta specifica ai Gestori di presentare proposte di fondi Oicr (Organismi di investimento collettivo del risparmio), che investono prevalentemente in Italia, o comunque in modo significativo e che siano in grado di attrarre significativi investimenti sul territorio nazionale”. Lo si legge in una nota. “Si tratta di un’ulteriore conferma del nostro impegno a puntare sul sistema paese. Con l’opportuna specifica – afferma il presidente della Cassa dei professionisti Alberto Oliveti – che ciò deve e dovrà sempre avvenire nel pieno rispetto dei nostri criteri di sostenibilità, che hanno come obiettivo primario il pagamento delle pensioni dei nostri iscritti, e non certo la mera speculazione finanziaria”, va avanti la nota. Nello specifico, indica l’Enpam, “un primo progetto mira a investire 375 milioni in Oicr di private equity e i fondi ricercati devono avere un valore pari ad almeno 150 milioni”, poi “una seconda linea di investimento prevede invece un impegno di 100 milioni complessivi in Oicr focalizzati sul private debt: anche per questa seconda selezione le dimensioni del fondo dovranno essere pari ad almeno 150 milioni”. Infine, Enpam investirà 45 milioni su Oicr con focus sul venture capital e, in questo ultimo caso, la selezione si rivolge ancora a fondi con un target di almeno 100 milioni. 

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