Il Governo fornirà dati Covid a parte su non vaccinati

(da Adnkronos Salute) – “Secondo fonti del ministero della Salute, entro settembre il consueto bollettino quotidiano con i dati relativi a contagi, decessi e ospedalizzazioni Covid cambierà e si sdoppierà: ce ne sarà uno a parte con i numeri dei non vaccinati. L’idea di fondo, spiegano dal Governo, è di evidenziare le due epidemie distinte, quella degli immunizzati che raramente finiscono intubati e quella dei non vaccinati”. Lo riferisce la Fondazione Luigi Einaudi, in una nota.   “Alla fine la ragione vince, ma quanta fatica”, è il commento che trapela dalla Fondazione, che da mesi chiede al Governo di sdoppiare i dati forniti nel bollettino quotidiano. Per ottenere il risultato, si legge sul profilo Twitter della Fondazione “ancora una volta abbiamo dovuto provvedere con una diffida formale”. Il riferimento è all’azione legale con la quale la Fondazione Einaudi ha ottenuto, dal Governo Conte, la pubblicazione dei verbali secretati del Cts.

Salmaso: il vaccino obbligatorio è un diritto alla salute

(da DottNet)   Vaccino obbligatorio? “L’obbligo vaccinale in Italia esiste già. Anche per alcune professioni particolari. Imetalmeccanici, per esempio, devono essere vaccinati contro il tetano. Il realtà l’obbligo vaccinale, sia per i bambini che per gli adulti nelle professioni, è un diritto alla salute, garantito dallo Stato, non un’imposizione. Da questo punto di vista, dunque, per l’obbligo vaccinale contro il Covid, nelle attuali condizioni, ci sono i margini per poterlo considerareassolutamente utile. Ma l’aspetto normativo non sta a chi si occupa di scienza definirlo”. Lo ha detto Stefania Salmaso, epidemiologa dell’Associazione italiana di epidemiologia (Aie), ospite di ‘Agorà Estate’ su Rai3.   Nella attuale situazione epidemiologica Covid “raggiungere l’80% di protezione vaccinale, tra gli adulti e la popolazione sopra i 12 anni, e dire che abbiamo raggiunto l’immunità di gregge, quando tutti i bambini sono scoperti, è un discorso scientificamente non solido”, ha poi spiegato.    “L’immunità di gregge – continua la studiosa – non è un obiettivo perseguibile in questo contesto, c’eravamo illusi all’inizio. L’immunità di gregge sussiste e si instaura quando nella comunità ci sono talmente tanti vaccinati che questi fanno da scudo ai pochi non vaccinati che sono dispersi in mezzo agli altri. Non è così oggi. Intanto perché i non vaccinati sono tutti in fasce di età ben definite, soprattutto minori che non possono essere vaccinati. Secondo elemento è che abbiamo visto che i vaccini, per quanto molto molto efficaci, in qualche caso non proteggono completamente dell’infezione e quindi non sempre fanno da scudo totale alla trasmissione del virus. Il messaggio deve essere chiaro chi non vaccinato non è protetto dagli altri vaccinati. Chi è vaccinato è protetto soprattutto dagli eventi più severi”.

Fondi Integrativi: potrebbe essere superato l’obbligo di rivolgersi ad uno studio convenzionato

(da Odontoiatria33)   Di testi ufficiali non c’è ancora traccia ma dalle prime bozze del nuovo Decreto Concorrenza che il Parlamento dovrà approntare da settembre, arrivano voci su di una norma che dovrebbesuperare l’obbligo per i lavoratori aderenti ad un fondo sanitario integrativo di rivolgersi ad uno studio odontoiatrico o medico convenzionato. 

A darne l’anticipazione è stato Il Sole 24 Ore del 28 agosto informando della presenza, tra quelle presenti nella bozza del testo che dovrà essere presentato dal Governo, di una norma che renderebbe nulle le clausolepresenti nei contratti tra datori di lavoro e gestori dei Fondi integrativi, che di fatto impediscono una assistenza indiretta, obbligando gli aderenti a rivolgersi a strutture sanitarie o professionisti convenzionati.   Secondo quanto riporta Il Sole, la norma dovrebbe prevedere che i “contratti tra imprese e assicurazioni sanitarie non potranno obbligare i lavoratori ad avvalersi solo di medici e centri sanitari convenzionati: i dipendenti potranno infatti scegliere in piena libertà di rivolgersi anche ad altre strutture o professionisti per poi farsi rimborsare il costo della prestazione dalle compagnie assicuratrici per un ammontare equivalente a quello previsto in caso di tutela assicurativa diretta”. 

Una modifica che da tempo, Ordini e Sindacati odontoiatrici, chiedono di introdurre e che la recente sanzione dell’Antitrust a RBM Salute e Previmedical dopo l’esposto di Altroconsumo, ha probabilmente convinto il legislatore della necessità di un intervento sul tema.   “Dalle anticipazioni di stampa che abbiamo potuto leggere –dice ad Odontoiatria33 Alberto Di Feo, referente Lombardia di ANOMeC- sembra che la lunga battaglia che ha visto in prima linea le Associazioni di categoria odontoiatriche ANDI e ANOMeC e molti Ordini Provinciali dei Medici Odontoiatri, possa trovare nella prossima Legge Europea, un accoglimento di alcune richieste. In particolare l’equiparazione dei rimborsi assicurativi tra assistenza diretta ed indiretta, dovrebbe diventare un obbligo di Legge. La libera scelta del curante da parte del paziente è un principio fondamentale che purtroppo molti contratti assicurativi violano. Ora il Legislatore sembra voler ristabilire i giusti diritti ai cittadini – pazienti e consentire alla libera professione, una concorrenza leale basata sulle qualità delle cure e l’autonomia professiona

Bassetti: Il medico no vax cambi mestiere

(da DottNet)    “I medici che non si vaccinano farebbero meglio a cambiare mestiere per sempre, perché vuol dire che non hanno capito nulla della medicina moderna”. Lo rimarca all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, tornando sul tema dei medici che non sono ancora vaccinati. “Se questi colleghi dicono ai propri pazienti di non vaccinarsi vuol dire che non hanno capito nulla della medicina moderna e devono fare un passo indietro”, avverte l’infettivologo. “Anche le nostre istituzioni, dagli Ordini dei medici alle istituzioni per le quali lavoriamo, forse avrebbero dovuto intervenire in maniera diversa – dice Bassetti – Io credo che un medico che fa proselitismi contro i vaccini vada sospeso dalla professione. Su questo fronte si sarebbe dovuto fare di più e più velocemente e meglio”.

Fismu, ‘intimidazioni no vax a medici famiglia, serve intervento’

(da Adnkronos Salute) – Aumentano le segnalazioni in tutte le Regioni di e-mail e messaggi di posta certificata di cittadini inviate medici di famiglia per ottenere, con richieste formali e implicite intimidazioni legali, l’esenzione vaccinale oppure per chiedere l’utilizzo di presunte cure sperimentali contro il Covid19, “cercando. in questo modo, di violare i principi dell’appropriatezza prescrittiva e forzando la libertà e l’autonomia, secondo scienza e coscienza, del professionista”. Lo denuncia Francesco Esposito, segretario generale della Federazione italiana sindacale medici uniti-Fismu, affiliata Cisl Medici.  “E’ in corso una vera e propria offensiva no vax – dice Esposito in una nota – per intimidire i medici di famiglia ed evitare la vaccinazione contro il Covid-19. Una campagna di enorme gravità che merita la risposta unitaria di tutti i sindacati medici e l’intervento della Fnomceo e di tutte le istituzioni ordinistiche locali, ma anche una reazione immediata da parte del Governo, del ministro Speranza, delle Regioni e della magistratura”.   “Sui social – spiega – impazzano associazioni, consulenti legali e, purtroppo, anche alcuni medici, che giocano su due piani: da un lato propongono presunte cure sperimentali con liberatorie che scaricano tutte le responsabilità di cattiva pratica sui pazienti che ingenuamente credono a questi ‘guaritori’. Dall’altro invitano i cittadini a usare strumenti impropri, come la posta certificata, per ottenere esami diagnostici o analisi, inappropriati al solo fine di ottenere l’esenzione dal vaccino”.  “Non passeranno – conclude Esposito – non ci piegheremo. I pazienti hanno diritto ad essere visitati, ed essere curati, è quello che facciamo tutti i giorni in prima linea in piena pandemia, anche con le visite domiciliari. Ma attenzione, non hanno il diritto con diffide o lettere intimidatorie di limitare la libertà e l’autonomia professionale dei medici, secondo ‘scienza e coscienza”.   “Certi esami o analisi si faranno e si prescriveranno solo se la storia sanitaria del paziente lo richiederà, attraverso le normali visite ambulatoriali, tutto il resto verrà respinto al mittente e segnalato alle autorità giudiziarie. I no vax non prevarranno sulla scienza e sulla libertà di scelta dei medici”, conclude Esposito.

COVID-19: impatto sulla salute mentale di medici e operatori sanitari

(da Univadis)  Gli operatori sanitari impegnati in tutto il mondo contro COVID-19 stanno sperimentando fattori di stress simili. Fin dall’inizio della pandemia di COVID-19 è stato documentato un incremento dei disturbi della sfera psichica sia nella popolazione generale che nei professionisti della salute (1).

L’improvviso e imprevedibile aumento della domanda di assistenza sanitaria dovuto al COVID-19 ha sottoposto i medici ospedalieri ad un aumentato stress e ad una enorme pressione psicologica, mentre i medici di medicina generale (MMG) sono stati costretti, sul versante delle cure domiciliari e territoriali,  a modificare rapidamente le pratiche di lavoro e a iniziare a utilizzare le piattaforme di telemedicina per i servizi erogati ai pazienti (2). 

Già prima di COVID-19 i medici erano a rischio più alto di burnout, depressione e suicidio rispetto ad altri professionisti. La pandemia ha alimentato alti livelli di stress in tutti gli operatori sanitari e continua a mantenerli elevati nonostante gli scenari si siano modificati.

Scenari pandemici e salute mentale       Durante la prima ondata di SARS-CoV-2 la prevalenza del disagio psichico degli operatori sanitari era correlata alla  frustrazione e paura per la mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale, per gli esiti traumatici dei paziente, il tutto esacerbato dalle misure di distanziamento fisico e dall’isolamento sociale (4). Queste esperienze sono state determinati per gli esiti sulla salute mentale di medici e infermieri, inclusi i sintomi di depressione, ansia e disturbo da stress post-traumatico ( PTSD ).  Attualmente, per la prolungata richiesta di risposte a richieste di salute non soddisfatte e per carichi di lavoro usuranti anche per garantire lo svolgimento di una campagna di vaccinazione senza precedenti, si configura come uno scenario a rischio persistente e negativo sulla salute mentale di tutti i professionisti della salute impegnati contro COVID.19, ma l’entità del problema rimane incerta. 

La letteratura esistente suggerisce come le pandemie passate abbiano provocato un aumento dello stress e dei sintomi correlati al disagio psichico negli operatori sanitari (5).  

Studi sull’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS) del 2003 hanno mostrato che gli operatori sanitari presentavano effetti sulla loro salute mentale tra cui alti livelli di stress, ansia, depressione e stress post-traumatico. La quasi totalità dei medici di pronto soccorso (93%) che ha preso in cura le vittime dell’epidemia di SARS del 2003 ha riportato sintomi associati al disturbo da stress post-traumatico (6)  . 

Il Center for Disease Control and Preventionha pubblicato un report (7) sulla valutazione delle condizioni di salute mentale in una coorte di professionisti impiegati nel sistema sanitario pubblico (26.174 soggetti tra medici e infermieri) dal 29 marzo al16 aprile 2021. L’analisi ha cercato di intercettare la presenza di sintomi di depressione, ansia, PTSD e ideazione suicidaria in queste persone.   I risultati hanno evidenziato che più della metà dei partecipanti allo studio (53%) riferiva di aver avuto almeno un sintomo legato alla sfera psichica nelle due settimane precedenti l’intervista. In particolare, in una stratificazione percentuale per problemi, si riscontrava depressione (32,0%), ansia (30,3%), disturbo da stress post-traumatico (36,8%) o ideazione suicidaria (8,4%). La più alta prevalenza di sintomi di disagio psichico è stata rilevata in soggetti giovani di età ≤ 29 anni (intervallo = 13,6%-47,4%) e in persone transgender o non binarie (cioè coloro che non si sono identificati come né maschi né femmine) di tutte le età (intervallo = 30,4 %-65,5%). 

Gli operatori di sanità pubblica che hanno riferito di non essere in grado di assentarsi dal lavoro, banalmente andare in ferie, avevano maggiori probabilità di segnalare sintomi negativi rispetto alla loro salute mentale. La gravità dei sintomi aumentava con l’aumento dell’orario di lavoro settimanale e rispetto alla percentuale di tempo di lavoro dedicato alle attività di risposta a problemi correlati al COVID-19.

Questo report conferma una prevalenza di sintomi riferibili a un coinvolgimento delle condizioni di salute mentale tra gli operatori della sanità pubblica superiore a quanto precedentemente riportato nella popolazione generale (53% vs 40,9%). Le prevalenze dei sintomi di depressione e ansia erano simili a quelle di precedenti studi; mentre la prevalenza dei sintomi da stress post-traumatico è del 10%-20% superiore a quella precedentemente riportata tra gli operatori sanitari, il personale in prima linea e il pubblico in generale  (1,7)

C’è un grande bisogno di salute, tra richiesta sanitaria convenzionale e bisogni legati al Covid, che vanno dalla gestione dei pazienti infetti, al long-Covid fino alle vaccinazioni. I medici hanno difficoltà a “staccare” dal loro lavoro e questo vale sia per chi lavora in ospedale o per chi è impegnato sul territorio come i Medici di Medicina Generale (8). Un contesto che potrebbe mettere in difficoltà non solo i medici, ma anche pazienti e il prezzo da pagare in termini di salute mentale a causa della pandemia sarà sempre più alto per tutti (9).

1. Gainer DMet al Association between proportion of workday treating COVID-19 and depression, anxiety, and PTSD outcomes in US physicians. J Occup Environ Med 2021;63:89–97.

2. Wosik J, Fudim M, Cameron B, et al. Telehealth transformation: COVID-19 and the rise of virtual care. J Am Med Informatics Assoc 2020; 27:957–962.

3. Dyrbye LN, et al. Burnout among U.S. medical students, residents, and early career physicians relative to the general U.S. population. Acad Med 2014; 89:443–451

4. Di Tella M, et al. Mental health of healthcare workers during the COVID-19 pandemic in Italy. J Eval Clin Pract 2020; 26:1583–1587.

5. Maunder RG, et al. Long-term psychological and occupational effects of providing hospital healthcare during SARS outbreak. Emerg Infect Dis 2006; 12:1924–1932.

6. Lin CY, et al. The psychological effect of severe acute respiratory syndrome on emergency department staff. Emerg Med J 2007; 24:12–17.

7. Bryant-Genevier J, et al. Symptoms of Depression, Anxiety, Post-Traumatic Stress Disorder, and Suicidal Ideation Among State, Tribal, Local, and Territorial Public Health Workers During the COVID-19 Pandemic – United States, March-April 2021. MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2021 Jul 2;70(26):947-952. 

8. Michienzi A Niente ferie per i medici di famiglia, mancano i sostituti Univadis Medical News17/06/2021  https://www.univadis.it/viewarticle/niente-ferie-per-i-medici-di-famiglia-mancano-i-sostituti-746106?s1=news

9. Riboldi E COVID-19 – Qual è il prezzo della pandemia in termini di salute mentale? Univadis Sint Letter17/04/2020 https://www.univadis.it/viewarticle/covid-19-qual-e-il-prezzo-della-pandemia-in-termini-di-salute-mentale-718030?s1=news

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