I medici sono stremati. Fnomceo chiede confronto a Speranza. Serve rivoluzione in sanità

(da Doctor33)   Dagli ospedalieri a quelli di medicina generale, dagli operatori del 118 agli specializzandi, i medici denunciano “un disagio intollerabile” e chiedono un confronto al ministro della Salute Roberto Speranza. A sottolinearlo Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini (Fnomceo): “I medici sono stremati. Si sono spesi senza risparmiarsi per far fronte alla pandemia, non solo curando i pazienti, ma puntellando con la loro abnegazione le carenze strutturali e organizzative che si erano ormai fatte sistema e che il Covid ha accentuato”. E rilancia: “è il momento di una rivoluzione copernicana della Sanità, che metta al centro non i pareggi di bilancio, ma gli obiettivi di salute, i professionisti e i cittadini. Che non consideri gli operatori come prestatori d’opera, cui chiedere servizi al ribasso, ma come il cuore e il cervello del sistema di cure, modificandone l’attuale governance. Che garantisca la loro autonomia, la loro indipendenza, la loro responsabilità come sigilli della qualità delle cure”.
Per la Fnomceo il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, pur con le sue tante zone d’ombra, può essere davvero l’occasione per rilanciare e riformare il Servizio sanitario nazionale. Il rischio vero, secondo Anelli, è che la visione della Sanità rimanga compartimenti stagni. “Insufficiente sembra l’integrazione tra ospedale e territorio, insufficiente il potenziamento dell’uno e dell’altro comparto. Sarebbe inutile aumentare i posti letto nelle rianimazioni, se non si assumesse personale opportunamente formato per gestirli. Sarebbe inutile costruire le Case di Comunità, se non si prevedesse di riempirle di professionisti: rischierebbero di rimanere cattedrali nel deserto. Sarebbe inutile parlare di prossimità se poi si lasciassero, ancora una volta, da soli i medici della medicina generale, senza dotarli di strumentazione adeguata, senza affiancarli con infermieri, assistenti di studio, oss, per non parlare di ostetriche, psicologi, fisioterapisti, tecnici di laboratorio”.
Il presidente della Federazione sottolinea che i medici hanno affrontato la pandemia e le carenze di organico, “sottoponendosi a turni disumani, anche di ventiquattro ore di seguito, dividendosi tra i reparti Covid e le altre patologie, gli interventi chirurgici; senza sosta, rinunciando ai riposi e alle ferie”. E ancora: “Gli specializzandi sono stati sbalzati in prima linea, maturando in un anno esperienze che non avrebbero fatto in un decennio. I medici del 118, in alcune Regioni, hanno colmato le carenze organizzative, sobbarcandosi anche compiti diversi dall’emergenza: andando nelle case dei pazienti e riducendo le ospedalizzazioni ingiustificate. Si sono fatti “tutori” dei pazienti più anziani e soli, chiudendo abitazioni, preparando borse per l’ospedale, assistendoli sino all’ultimo quando i parenti non potevano vederli. I medici di famiglia si sono ritrovati soli sul territorio, abbandonati a loro stessi, senza protocolli di sicurezza, senza strumenti, senza protezioni”. Così come, dopo aver dato la piena disponibilità a contribuire alla campagna vaccinale, ricevono le dosi ‘con il contagocce’, quasi senza preavviso, e hanno poche ore di tempo per programmare la somministrazione ai loro assistiti, prima che il preparato “scada”. Per non parlare dei medici pensionati, denuncia ancora una volta la Fnomceo, che hanno risposto al primo bando per farsi vaccinatori e ora si vedono bloccare la pensione, con compensi per la nuova attività di molto inferiori a quelli che avrebbero percepito stando a casa.
“Ci appelliamo ancora una volta al ministro Speranza – conclude Anelli – che ci ha sempre fatto sentire la sua vicinanza: apra, con i medici, un confronto aperto, permanente, diretto – conclude Anelli – ci permetta di portare a compimento quel ruolo di Enti sussidiari, di bracci operativi attraverso cui lo Stato garantisce i diritti dei cittadini. Ci permetta di fare la nostra parte, per avviare tutti insieme questa rivoluzione, questa riforma del Servizio sanitario nazionale, che è l’unica vera risposta al malessere dei medici e ai bisogni di salute dei cittadini”.

L’olfatto perduto per il Covid si recupera con l’allenamento

(da DotNet)   La perdita di olfatto è uno dei sintomi più significativi di Covid-19. In diversi casi può diventare un problema a lungo termine e per trattarlo secondo un nuovo studio della University of East Anglia pubblicato su ‘International Forum of Allergy & Rhinology’ non sono raccomandati i corticosteroidi, una classe di farmaci per ridurre l’infiammazione nell’organismo, ma piuttosto un allenamento che prevede l’annusare almeno quattro diversi odori due volte al giorno per diversi mesi.   “Circa una persona su cinque che soffre di perdita dell’olfatto a causa di Covid-19 – specifica il professor Carl Philpott, uno degli autori della ricerca – riferisce che il proprio senso dell’olfatto non è tornato alla normalità otto settimane dopo. I corticosteroidi riducono l’infiammazione. I medici spesso li prescrivono per aiutare a trattare condizioni come l’asma e sono stati considerati un’opzione terapeutica per la perdita dell’olfatto causata da Covid-19. Ma hanno ben noti potenziali effetti collaterali tra cui ritenzione di liquidi, ipertensione, problemi comportamentali e sbalzi d’umore”.     Il team ha effettuato una revisione sistematica per vedere se i corticosteroidi potessero aiutare le persone a ritrovare il senso dell’olfatto. “Abbiamo scoperto – aggiunge Philpott – che ci sono pochissime prove che questi farmaci aiutino”. Un possibile utilizzo di quelli per via orale potrebbe essere legato a evitare fattori confondenti, come la sinusite cronica, ma è una valutazione più di tipo diagnostico. “La ricerca mostra che il 90% delle persone avrà recuperato completamente dopo sei mesi – prosegue Philpott – ma sappiamo che l’allenamento dell’olfatto potrebbe essere utile. Ciò comporta l’annusare almeno quattro diversi odori due volte al giorno ogni giorno per diversi mesi. È emerso come un’opzione di trattamento economica, semplice e senza effetti collaterali per varie cause di perdita dell’olfatto , incluso Covid-19”. “Ha lo scopo – conclude – di aiutare il recupero basato sulla neuroplasticità, la capacità del cervello di riorganizzarsi per compensare un cambiamento o una lesione”.

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