COVID-19: tre esami utili per la prognosi

(da Univadis)  L’infezione da COVID-19 provoca febbre, tosse, affaticamento e complicazioni respiratorie variabili da lievi a gravi. I casi molto gravi possono portare a morte il paziente. A Wuhan, in Cina, il 13,8-19,1% dei pazienti si è ammalato gravemente di infezione da COVID-19 (1,2). In tutto il mondo i casi gravi hanno esercitato una forte pressione sui servizi sanitari portando a carenza di risorse nei reparti di terapia intensiva. Alcuni report sui casi critici hanno rivelato un tasso di mortalità che ha raggiunto il 61,5%, con un incremento progressivo per età e comorbilità (3)  In questo scenario drammatico sono stati identificati diversi biomarcatori che potrebbero aiutare nei modelli di stratificazione del rischio per la previsione di COVID-19 grave e fatale (4).

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SARS-CoV-2 nei bambini: catena di trasmissione dell’infezione

(da DottNet)   I neonati e i bambini piccoli sono in genere ad alto rischio di ospedalizzazione a seguito di infezione delle vie respiratorie con alcuni patogeni come il virus respiratorio sinciziale e quello influenzale  Mentre è confermato che, pur essendo suscettibili all’infezione da SARS-Cov-2, presentano poche forme cliniche importanti: ciò comporta però la possibilità che potrebbero essere facilitatori ed amplificatori della trasmissione virale. I 36 bambini arruolati in questo studio e ricoverati erano il 5% di tutta la popolazione della stessa area geografica. il dato clinico più osservato era la polmonite (nel 53%); febbre, tosse secca, o entrambi erano i sintomi successivi più frequenti. I risultati possono suggerire che i bambini hanno meccanismi specifici che regolano l’interazione tra il sistema immunitario e quello respiratorio, il che può contribuire a rendere la malattia più lieve.

(Alyson A Kelvin, Scott Halperin – COVID-19 in children: the link in the transmission chain  The Lancet Infectious Diseases Published Online March 25, 2020   DOI: https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(20)30236-X/fulltext?dgcid=raven_jbs_etoc_email)  

Coronavirus:metà operatori sanitari con stress post trauma

(da DottNet)   Sintomi da stress post-traumatico, ansia, insonnia, depressione: sono questi alcuni tra i disturbi più diffusi tra coloro che in Italia sono stati in prima linea nella lotta al coronavirus, gli operatori sanitari, durante i giorni più duri dell’epidemia. È quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open e condotto presso l’Università di Roma Tor Vergata, il primo studio italiano su vasta scala sull’impatto dell’epidemia covid sulla salute mentale degli operatori sanitari. Su 1379 intervistati, quasi la metà (49,38%) ha riferito sintomi da stress post-traumatico, quasi uno su 4 (24,73%) sintomi di depressione, quasi uno su 5 (19,8%) sintomi d’ansia, quasi uno su 10 (8,27%) insonnia, oltre uno su 5 (21,9%) alti livelli di stress. “Questi risultati – scrivono gli autori – sono in linea con quelli riferiti in Cina, confermando una significativa proporzione di problemi di salute mentale, in particolare tra le donne giovani e tra gli operatori sanitari in prima linea e che hanno avuto contatti con colleghi contagiati o deceduti”.  “I nostri risultati – riferisce all’ANSA l’autore principale del lavoro Rodolfo Rossi – suggeriscono la necessità di un ulteriore monitoraggio e interventi specifici per gli operatori sanitari per prevenire problemi a lungo termine”.  “Dopo questi primi risultati – conclude – abbiamo continuato il reclutamento degli operatori sanitari ed è prevista una seconda misurazione di follow-up”.

Marinoni (OMCeO Bergamo): Il futuro è la telemedicina.

(da Fimmg.org)   «Sta cambiando il rapporto coi pazienti – conferma Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo – ed è cambiato anche il nostro approccio. Premessa: in Italia non funzionerà mai il modello di altri Paesi stranieri, dove il rapporto medico paziente è quasi esclusivamente basato sulla teleassistenza. Nemmeno lo vogliamo, noi medici. C’è però da dire che, prima dell’epidemia, c’era un’overdose di presenza fisica, un eccesso di consulenza de visu. Ecco: non sarà più così, cambierà l’abitudine di passare fisicamente dal medico per questioni facilmente risolvibili al telefono, si potenzierà la telemedicina e la teleassistenza.

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Ecm, per operatori impegnati durante emergenza Covid-19 crediti 2020 acquisiti

(da Doctor33)   I 50 crediti da acquisire, per l’anno 2020, attraverso l’attività di formazione a distanza in medicina (Ecm), da medici, odontoiatri, infermieri e farmacisti in qualità di dipendenti delle aziende ospedaliere, delle università, delle unità sanitarie locali, si intendono già maturati da coloro che, in occasione dell’emergenza da Covid-19, abbiano continuato a svolgere la propria attività professionale. È quanto prevede l’emendamento “Campari” al Decreto 8 sulle “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”, il cosiddetto Decreto Scuola. L’emendamento, che prende il nome dal senatore parmigiano Maurizio Campari (Lega) che l’ha presentato, riguarda i dipendenti delle aziende ospedaliere, delle università, delle unità sanitarie locali, delle strutture sanitarie private accreditate o come liberi professionisti, ed è stato fatto proprio dalla 7° Commissione “Istruzione pubblica, beni culturali” del Senato il 28 maggio, diventando parte integrante del provvedimento su cui il Governo ha messo la fiducia e quindi non potrà più essere modificato senza far decadere il provvedimento stesso.
Una disposizione accolta con favore da, presidente Fnomceo Filippo Anelli, che in una nota sottolinea come sia “giusto prevedere come già acquisiti i 50 crediti previsti, per l’anno 2020, dal programma di Educazione continua in medicina, qualora i professionisti della salute abbiano portato avanti la loro attività durante l’emergenza Covid-19. È un doveroso riconoscimento” continua “per il lavoro prezioso dei medici e di tutti gli operatori sanitari che, impegnati nella lotta contro il nuovo virus, hanno fatto dell’attività professionale la loro stessa fonte di aggiornamento”.  La norma fa riferimento ai medici, odontoiatri, infermieri e farmacisti che siano dipendenti delle aziende ospedaliere, delle Universita, delle aziende sanitarie locali, delle strutture sanitarie private accreditate o che siano liberi professionisti

AIFA sospende l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento del COVID-19 al di fuori degli studi clinici

La notizia giunge all’indomani della decisione dell’Oms di sospendere il trial ma in questo caso le sperimentazioni in corso in Italia continueranno. A essere sospesa è infatti l’utilizzazione del farmaco al di fuori dei trials clinici autorizzati (attualmente 5), sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare. Tale utilizzo viene conseguentemente escluso dalla rimborsabilità.   Leggi l’articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=85639&fr=n

Stop a idrossiclorochina, l’Oms sospende i test

(da DottNet)  Considerato un possibile farmaco promettente per il trattamento della Covid-19 e divenuto ancor più popolare dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump che lo ha utilizzato a scopo preventivo contro il nuovo coronavirus, la corsa dell’antimalarico idrossiclorochimna è stata bloccata dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’Oms ha infatti annunciato la decisione di sospendere i test sull’uso del medicinale, manifestando preoccupazione per la sicurezza.  In una conferenza stampa virtuale il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha precisato che l’organizzazione ha sospeso “temporaneamente” in via precauzionale gli esperimenti clinici sull’uso della idrossiclorochina in corso con i suoi partner in diversi Paesi. 

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