COVID-19 – Le conseguenze polmonari a lungo termine
(da Univadis) Le conseguenze polmonari a lungo termine di COVID-19 sono al momento speculative e andrebbero indagate con appropriati studi prospettici. Chiarire rapidamente se coloro che sopravvivono alla malattia sviluppano fibrosi polmonare permetterebbe di fornire cure adeguate e disegnare interventi per prevenire una seconda ondata di mortalità associata a questa pandemia.
Covid. In un mese e mezzo oltre 50 mila chiamate al Numero verde di supporto psicologico
(da Quotidiano Sanità) Sono oltre 50mila le telefonate arrivate, con un vero e proprio picco di chiamate giornaliere durante il lockdown, al numero verde di supporto psicologico 800.833.833, attivato circa un mese e mezzo fa dal ministero della Salute e dalla Protezione Civile per l’emergenza Covid-19. Un servizio gratuito, attivo tutti i giorni dalle ore 8 alle 24, nato per fornire suggerimenti e supporto per aiutare a gestire l’ansia, lo stress e il disagio psicologico legato all’epidemia e all’adozione delle stringenti misure di isolamento sociale.
Il servizio, che proseguirà fino alla fine di giugno, ha registrato un alto grado di soddisfazione degli utenti in questo mese e mezzo di attività: il 95,5 % degli utenti ha ritenuto soddisfatte le aspettative e il 96,5 % ha dichiarato di aver ricevuto tutte le informazioni richieste. A chiamare molti anziani (28,9%), ma è significativo anche il numero di studenti (9,8%). L’età media è attualmente di 49 anni, qualche anno in meno di quella che caratterizzava le chiamate durante la fase di lockdown (52 anni).
Le motivazioni di chi utilizza il servizio sono legate a stati ansia (14%), depressione (13%) o più frequenti stati di preoccupazione generalizzata e altre problematiche pregresse emerse a causa dell’emergenza (oltre il 40%). Merita attenzione il dato di persone con problemi di irritabilità (2%), con disturbi del ciclo sonno-veglia (2%) e con problemi di relazione (1,2%). Con la fine del lockdown è raddoppiato il numero di persone che hanno chiamato per ricevere sostegno nell’elaborazione di un lutto (dal 1,6% al 3,2%) non necessariamente legato al Covid-19.
Questionario COVID-19 e benessere degli operatori sanitari
Un gruppo di ricercatori (psicologi e sociologi) dell’Università di Macerata e di Verona ha pubblicato il seguente questionario.
La compilazione del questionario, i cui obiettivi e composizione si trovano specificati nel file allegato, richiede circa 15 minuti.
A seguire il link del questionario
Punteggi rischio CVD: possibile sottostima danno in donne con ischemia
(da MSD Salute e Reuters Health) I punteggi di rischio per malattie cardiovascolari comunemente usati non riescono a predire con accuratezza il manifestarsi di eventi cardiaci avversi maggiori (MACE) in donne con evidenze di ischemia e non affette da malattia ostruttiva delle arterie coronarie. L’evidenza emerge da una review condotta dall’Heart Center presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles. I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 935 donne con segni e sintomi di ischemia reclutate per la valutazione WISE (Women’s Ischemia Syndrome Evaluation). 567 donne non presentavano una malattia ostruttiva delle arterie coronarie all’angiografia. Di queste, 433 avevano dati di rischio disponibili per sei punteggi comunemente usati: Framingham Risk Score (FRS), Reynolds Risk Score (RRS), Adult Treatment Panel III, Atherosclerotic Cardiovascular Disease, Systematic Coronary Risk Evaluation e Cardiovascular Risk Score 2.
Con il lockdown 630mila fumatori in meno
(da DottNet) Il lockdown è stata un’occasione per smettere di fumare per 630mila persone, ma chi non ce l’ha fatta in molti casi ha aumentato il numero di sigarette fumate, e molte persone hanno iniziato ad usare le sigarette elettroniche o i prodotti a tabacco riscaldato. Le luci e le ombre sono state evidenziate da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, l’Università Vita-Salute S. Raffaele, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete Oncologica (Ispro) e la Doxa, presentato in vista della Giornata Mondiale senza tabacco del 31 maggio.
COVID-19: tre esami utili per la prognosi
(da Univadis) L’infezione da COVID-19 provoca febbre, tosse, affaticamento e complicazioni respiratorie variabili da lievi a gravi. I casi molto gravi possono portare a morte il paziente. A Wuhan, in Cina, il 13,8-19,1% dei pazienti si è ammalato gravemente di infezione da COVID-19 (1,2). In tutto il mondo i casi gravi hanno esercitato una forte pressione sui servizi sanitari portando a carenza di risorse nei reparti di terapia intensiva. Alcuni report sui casi critici hanno rivelato un tasso di mortalità che ha raggiunto il 61,5%, con un incremento progressivo per età e comorbilità (3) In questo scenario drammatico sono stati identificati diversi biomarcatori che potrebbero aiutare nei modelli di stratificazione del rischio per la previsione di COVID-19 grave e fatale (4).
SARS-CoV-2 nei bambini: catena di trasmissione dell’infezione
(da DottNet) I neonati e i bambini piccoli sono in genere ad alto rischio di ospedalizzazione a seguito di infezione delle vie respiratorie con alcuni patogeni come il virus respiratorio sinciziale e quello influenzale Mentre è confermato che, pur essendo suscettibili all’infezione da SARS-Cov-2, presentano poche forme cliniche importanti: ciò comporta però la possibilità che potrebbero essere facilitatori ed amplificatori della trasmissione virale. I 36 bambini arruolati in questo studio e ricoverati erano il 5% di tutta la popolazione della stessa area geografica. il dato clinico più osservato era la polmonite (nel 53%); febbre, tosse secca, o entrambi erano i sintomi successivi più frequenti. I risultati possono suggerire che i bambini hanno meccanismi specifici che regolano l’interazione tra il sistema immunitario e quello respiratorio, il che può contribuire a rendere la malattia più lieve.
(Alyson A Kelvin, Scott Halperin – COVID-19 in children: the link in the transmission chain The Lancet Infectious Diseases Published Online March 25, 2020 DOI: https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(20)30236-X/fulltext?dgcid=raven_jbs_etoc_email)
Coronavirus:metà operatori sanitari con stress post trauma
(da DottNet) Sintomi da stress post-traumatico, ansia, insonnia, depressione: sono questi alcuni tra i disturbi più diffusi tra coloro che in Italia sono stati in prima linea nella lotta al coronavirus, gli operatori sanitari, durante i giorni più duri dell’epidemia. È quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open e condotto presso l’Università di Roma Tor Vergata, il primo studio italiano su vasta scala sull’impatto dell’epidemia covid sulla salute mentale degli operatori sanitari. Su 1379 intervistati, quasi la metà (49,38%) ha riferito sintomi da stress post-traumatico, quasi uno su 4 (24,73%) sintomi di depressione, quasi uno su 5 (19,8%) sintomi d’ansia, quasi uno su 10 (8,27%) insonnia, oltre uno su 5 (21,9%) alti livelli di stress. “Questi risultati – scrivono gli autori – sono in linea con quelli riferiti in Cina, confermando una significativa proporzione di problemi di salute mentale, in particolare tra le donne giovani e tra gli operatori sanitari in prima linea e che hanno avuto contatti con colleghi contagiati o deceduti”. “I nostri risultati – riferisce all’ANSA l’autore principale del lavoro Rodolfo Rossi – suggeriscono la necessità di un ulteriore monitoraggio e interventi specifici per gli operatori sanitari per prevenire problemi a lungo termine”. “Dopo questi primi risultati – conclude – abbiamo continuato il reclutamento degli operatori sanitari ed è prevista una seconda misurazione di follow-up”.
Marinoni (OMCeO Bergamo): Il futuro è la telemedicina.
(da Fimmg.org) «Sta cambiando il rapporto coi pazienti – conferma Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo – ed è cambiato anche il nostro approccio. Premessa: in Italia non funzionerà mai il modello di altri Paesi stranieri, dove il rapporto medico paziente è quasi esclusivamente basato sulla teleassistenza. Nemmeno lo vogliamo, noi medici. C’è però da dire che, prima dell’epidemia, c’era un’overdose di presenza fisica, un eccesso di consulenza de visu. Ecco: non sarà più così, cambierà l’abitudine di passare fisicamente dal medico per questioni facilmente risolvibili al telefono, si potenzierà la telemedicina e la teleassistenza.