Covid-19, che fare se un paziente sospetto si presenta in studio. Ecco le indicazioni pratiche

(da Doctor33)   D’accordo, ai cittadini che sospettassero di essere colpiti dal coronavirus Wuhan si dice di non recarsi ai Pronto soccorso o negli ambulatori della Asl e di telefonare da casa al proprio medico di famiglia o al numero 1500 del Ministero della Salute per avere istruzioni. Ma che fare se si presenta in studio un paziente ignaro, con sintomi influenzali, che dieci giorni prima è stato in Cina, o in un qualsiasi altro paese “a rischio” incluso purtroppo il nostro in certe aree? Per chi non è addentro alle linee guida igienistiche o è rimasto spiazzato dal susseguirsi di decreti e relativi suggerimenti, la risposta corretta è, volendo, un colpo di scena vero e proprio. Ed è contenuta in un prezioso video tutorial interattivo dedicato ai medici di famiglia, pediatri e specialisti convenzionati Asl disponibile sia sul sito dell’Ordine dei Medici di Roma sia al link https://covid19.nume.plus/#home.
Come ha del resto annunciato di voler fare l’Ordine dei Medici di Milano, l’Ordine di Roma guidato da Antonio Magi ha provato a dare delle risposte ai medici liberi professionisti che dovessero gestire casi sospetti di coronavirus e a rischio contagio nei propri locali. Il tool esemplificativo del video tutorial è suddiviso in quattro sezioni: Info, Caso Clinico che indica come comportarsi in caso di sospetto N-Cov-2 (o Covid-19).
La prima sezione, Info, cerca di dare le risposte alle domande più comuni che vanno dalla pericolosità del nuovo virus, alla diffusione, fino alla durata del periodo d’incubazione. Nella seconda sezione, il Caso Clinico, attraverso l’animazione e l’interazione si impara come comportarsi in caso di sospetto Coronavirus con febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Di scena, un paziente-tipo che teme di aver contratto l’influenza di fronte a un medico che non dispone di mascherina o di kit di protezione, la situazione che purtroppo in questa fase è la più probabile da incontrare e non è stata normata in modo specifico. Tutta la parte relativa al caso clinico è corredata di test e soluzioni per aiutare il medico. Ci sono poi i Contatti sezione dove si trovano i siti web istituzionali e utili da contattare per maggiori informazioni, e i Credits. “Vista la particolarità della situazione e in un’ottica di collaborazione nazionale”, l’Ordine dei medici di Roma è disponibile a offrire il video a chiunque fosse interessato per darne maggiore diffusione possibile.
Sempre sul coronavirus, la Segreteria organizzativa del sindacato Smi ha predisposto una speciale sessione sul sito http://www.sindacatomedicitaliani.it comprendente il repertorio normativo dove sono riportati in ordine documenti di valenza nazionale e regionale.

Dossier sanitari, da Garante privacy sanzione 30 mila euro per accesso indebito

(da Doctor33)   È costata 30 mila euro la “sbirciatina” da parte di colleghi “curiosi”, dei dossier sanitari di dipendenti in cura presso l’ospedale sanzionato per non aver impedito che ciò accadesse. La sanzione è stata comminata dal Garante della privacy per tre violazioni di dati personali, comunicate all’Autorità dallo stesso ospedale a conclusione di normali controlli periodici. “In un caso – spiega una nota del Garante – l’accesso era stato effettuato con le credenziali di un medico che aveva lasciato incustodita la propria postazione; negli altri due casi uno specializzando e un tecnico radiologo erano entrati nel dossier sanitario dei loro colleghi. In tutti e tre gli episodi risulta accertato, per stessa ammissione dell’azienda ospedaliera, che gli accessi erano stati effettuati non per erogare prestazioni mediche, ma per esclusive ragioni personali, descritte dall’azienda come “mera curiosità”.
Secondo il Garante, fatti i dovuti accertamenti “le misure tecniche e organizzative adottate dall’ospedale, a tutela del dossier sanitario aziendale, non si erano dimostrate idonee ad assicurare una adeguata tutela dei dati personali dei pazienti e a proteggerli da trattamenti non autorizzati, determinando così un trattamento illecito di dati. La violazione avrebbe potuto essere evitata se l’azienda avesse semplicemente osservato le Linee guida in materia di dossier sanitario, emanate dal Garante nel 2015, prevedendo che l’accesso al dossier sanitario fosse limitato al solo personale sanitario che interviene nel processo di cura del paziente ed avesse prestato particolare attenzione nell’individuare i profili di autorizzazione e nella formazione del personale abilitato. L’adozione preventiva di tali misure, anche alla luce dei principi di protezione dati fin dalla progettazione (privacy by design) e per impostazione predefinita (privacy by default), costituisce oggi, per effetto delle disposizioni contenute nel Regolamento Ue 679/2016, un preciso dovere per i titolari del trattamento”. L’ospedale ha poi avviato una “revisione delle procedure d’accesso ai dossier sanitari” ma il garante ha comunque imposto di “completare tale operazione entro 90 giorni e per gli illeciti commessi ha applicato una sanzione di 30.000 euro”.
Il Garante ha inoltre reso noto di aver pianificato le ispezioni per il primo semestre 2020 e riguarderà, in particolare, gli enti pubblici che si occupano della cosiddetta “medicina di iniziativa” e le società multinazionali del settore farmaceutico e sanitario. Ulteriori accertamenti riguarderanno anche i trattamenti di dati effettuati dagli intermediari che operano nell’ambito della fatturazione elettronica, dalle società che gestiscono banche dati reputazionali e dalle società di food delivery. Le altre ispezioni programmate dal Garante saranno indirizzate a verificare il rispetto delle norme nel rilascio di certificati tramite l’Anagrafe nazionale della popolazione residente, nell’attività di marketing, nell’e-banking, nella gestione delle carte di fedeltà, nell’uso di software per la gestione delle segnalazioni di condotte illecite (il cosiddetto “whistleblowing”), nelle violazioni della sicurezza dei dati (data breach), sia nel settore pubblico che privato.

Coronavirus, attivato il test diagnostico per SARS CoV -2 presso il Laboratorio di Virologia del Centro Servizi dell’AUSL Romagna

Al Laboratorio Unico del Centro Servizi dell’AUSL Romagna, con sede a Pievesestina di Cesena, è stato attivato, come annunciato dalla Regione Emilia Romagna, il test diagnostico per l’analisi dei tamponi per la presenza del coronavirus, a cura del Laboratorio di Virologia.

Si tratta di un Laboratorio ad alta specializzazione, dotato delle attrezzature e delle professionalità necessarie e che fa capo all’Unità Operativa di Microbiologia diretta dal professor Vittorio Sambri.

Sono stati a tal fine acquisiti con procedure d’urgenza i reagenti specifici ed è stata attivata l’organizzazione dei percorsi diagnostici dedicati. Una novità che rappresenterà un aiuto importante per il tempestivo accertamento della diagnosi da coronavirus.

Va a questo fine precisato che l’effettuazione del campione è appropriata nei soggetti che abbiano avuto un “contatto stretto” –  vicinanza prolungata e con contatto fisico o a distanza minore di un metro e mezzo – con un paziente positivo, entro i 14 giorni precedenti e qualora il soggetto abbia sintomi (tosse, febbre, polmonite).

Certificati di malattia ai lavoratori dipendenti

Al fine di agevolare le misure cautelative per  evitare la diffusione del corona virus, si chiede ai Medici di Medicina Generale e in genere ai Medici certificatori di malattia, all’atto della compilazione dei certificati di malattia dei soggetti interessati, di apporre chiaramente in DIAGNOSI se si tratta di QUARANTENA, ISOLAMENTO FIDUCIARIO, FEBBRE CON SOSPETTO di CORONA VIRUS, o in alternativa il codice V29.0 corrispondente a quarantena obbligatoria o volontaria, sorveglianza attiva, etc..
Conseguentemente i medici INPS, in seguito ad indicazioni dalla Direzione Generale, sede per sede, metteranno una ESENZIONE dalle visite fiscali per tale tipo di diagnosi.
Attualmente le visite fiscali in Regione sono bloccate fino al giorno 08/03/20

 

Grazie per la collaborazione
A disposizione per ogni chiarimento
Dott.ssa Lucia Zanardi

Lucia Zanardi
DIREZIONE PROVINCIALE BOLOGNA
Responsabile Ufficio Medico Legale, Certificati Medici

 

EVALI, si inizia a sapere di più sulla malattia polmonare da sigarette elettroniche

(da Univadis)     Uno studio che ha analizzato la presenza di sostanze tossiche nel lavaggio broncopolmonare (BAL) di una cinquantina di pazienti affetti da EVALI (E-cigarette, or Vaping, product use Associated Lung Injury) ha dimostrato che l’utilizzo di sigarette elettroniche fa arrivare vitamina E acetato al rivestimento epiteliale dell’apparato respiratorio, il presunto sito di danno polmonare.  Diversi elementi associano la vitamina E acetato alla patogenesi dell’EVALI.  Il possibile meccanismo biologico per il danno polmonare associato all’inalazione di vitamina E acetato sarebbe un’alterazione del surfattante, ma questo andrà verificato in studi negli animali.  I dati a disposizione non permettono ad ora di escludere il coinvolgimento di altre sostanze.  È possibile che la vitamina E acetato sia il marcatore dell’esposizione a un’altra sostanza tossica.

Descrizione dello studio     Sono stati raccolti i BAL di 51 pazienti affetti da EVALI (25 casi confermati e 26 sospetti) e di 99 controlli sani che non utilizzavano e-cig.   Mediante spettrometria di massa è stata misurata la presenza di sostanze tossiche considerate dai CDC prioritarie per l’indagine: vitamina E acetato, olii vegetali, olio di trigliceridi a catena media, olio di cocco, distillati del petrolio e diluenti a base di terpeni. Fonti di finanziamento: National Cancer Institute, FDA Center for Tobacco Products, Ohio State University.

Risultati principali    Nel BAL di 48 dei 51 casi (94%) di EVALI è stata individuata la presenza di vitamina E acetato, sostanza assente nei BAL dei controlli sani.  Nessuna delle altre sostanze tossiche analizzate è stata riscontrata nel BAL di casi o controlli, ad eccezione dell’olio di cocco (1 paziente) e del limonene (1 paziente).   47 dei 50 pazienti (94%) per cui erano disponibili i dati epidemiologici presentava tracce di THC o suoi metaboliti nel BAL o aveva fumato prodotti contenenti THC nei 90 giorni precedenti l’esordio della malattia.   La nicotina o i suoi metaboliti erano presenti nel BAL di 30 pazienti su 47 testati (64%).

Perché è importante      L’uso di e-cig è comune ed è in costante aumento tra i giovani.   Dal 2019 a inizio febbraio 2020 i Centers for Disease Control americani hanno registrato quasi 2.800 casi di EVALI, soprattutto tra i giovani adulti.   L’articolo è accompagnato da un commentario che sottolinea l’importanza di proteggere i giovani dai danni causati dal vaping di prodotti contenenti THC o meno.

(Blount BC, Karwowski MP, et al. Vitamin E acetate in bronchoalveolar-lavage fluid associated with EVALI. N Engl J Med 2020;382:697-705.  doi:10.1056/NEJMoa1916433 )

(King BA, Jones CM, et al. The EVALI and youth vaping epidemics – implications for public health. N Engl J Med 2020;382;689-691.  doi:10.1056/NEJMp1916171 )

 

Coronavirus. Mascherina sì, mascherina no. Ecco le indicazioni del Ministero della Salute

(da Quotidiano Sanità)    “Per prevenire il rischio di infezione da nuovo coronavirus è prioritario curare l’igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di indossare anche una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo coronavirus e presenti sintomi quali tosse o starnuti, oppure se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo coronavirus. L’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene respiratoria e delle mani. Non è utile indossare più mascherine sovrapposte. Inoltre, la mascherina non è necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie”. È quanto scrive il Ministero della Salute sul proprio sito.
Come devo mettere e togliere la mascherina?
Ecco come fare:
– prima di indossare la mascherina, lavati le mani con acqua e sapone o con una soluzione alcolica
– copri bocca e naso con la mascherina assicurandoti che aderisca bene al volto
– evita di toccare la mascherina mentre la indossi, se la tocchi, lavati le mani

– quando diventa umida, sostituiscila con una nuova e non riutilizzarla; infatti sono maschere mono-uso
– togli la mascherina prendendola dall’elastico e non toccare la parte anteriore della mascherina;
– gettala immediatamente in un sacchetto chiuso e lavati le mani.

Il primo grande studio sul coronavirus ne conferma la bassa letalità

(da AGI)   “Il primo grande studio clinico relativo alla morbilità, quindi relativo all’intensità dei sintomi e della letalità del virus, conferma il quadro che si era già venuto a definire in queste ultime settimane: siamo di fronte a un’infezione che nell’80 per cento dei casi causa sintomi lievi e all’incirca il 95 per cento delle persone guarisce senza gravi complicazioni”. Lo ha detto all’AGI Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia, commentando il più grande studio condotto in Cina sul nuovo coronavirus.   “I dati ci dicono che soltanto un numero limitato di persone può avere conseguenze anche letali, soprattutto se si tratta di persone anziane e/o con problemi di salute come malattie cardiovascolari pregresse” spiega Maga. “La mortalità più apparentemente elevata nella provincia di Hubei, e in particolare nella città di Wuhan, dipende probabilmente – continua –  dalle difficoltà riscontrate soprattutto nelle prime fasi dell’epidemia a fornire un’assistenza puntuale ed adeguata a tutti i casi che si presentavano”.  “Si vede invece come nelle altre province, la gestione dei casi gravi ha consentito di abbassare il tasso di mortalità fino a livelli dello 0,1-0,3 per cento, confermando di nuovo che si tratta di una malattia infettiva in grado di dare conseguenze anche gravi ma in una fascia di persone ben definita e a cui invece l’assoluta maggioranza delle persone risponde senza andare incontro a gravi patologie e quindi risponde con la guarigione”, conclude il virologo.

Coronavirus e contaminazione superfici: questi i disinfettanti efficaci

(da Odontoiatria33)   I coronavirus possono rimanere infettivi sulle superficie degli oggetti a temperatura ambiente fino a nove giorni, ma non sono molto resistenti e con detergenti disinfettanti possono essere eliminati. È quanto emerge da una revisione di studi pubblicata sul Journal of Hospital Infection e rilanciato dall’Iss con le dovute precisazioni sul coronavirus 2019-COVID-19: la via di trasmissione è soprattutto quella respiratoria e non da superfici contaminate.
Il team di ricercatori della University Medicine Greifswald, in Germania, ha rivisto la letteratura scientifica contenente informazioni sulla persistenza dei coronavirus umani e animali sulle superfici inanimate, e sulle possibili strategie di inattivazione attraverso detergenti a base di candeggina o disinfettanti a base di alcol e acqua ossigenata, normalmente utilizzati per la disinfezione chimica nelle strutture sanitarie.
L’analisi, condotta su un totale di 22 studi, ha rilevato che i coronavirus – come la sindrome respiratoria acuta grave (Sars) e la sindrome respiratoria del Medio Oriente (Mers) – possono persistere sulle superfici come metallo, vetro o plastica, e rimanere infettivi a temperatura ambiente per un massimo di nove giorni, sopravvivendo in media tra i quattro e i cinque giorni.
“Le basse temperature e l’umidità dell’aria elevata ne aumentano ulteriormente la durata”, Fermacista33 riporta le affermazioni di Günter Kampf dell’Istituto di igiene e medicina ambientale dell’ospedale universitario di Greifswald. I coronavirus però, possono essere eliminati in modo efficace nel giro di un minuto disinfettando le superfici con alcol etilico (etanolo al 62-71%), acqua ossigenata (perossido di idrogeno allo 0,5%) o candeggina (ipoclorito di sodio allo 0,1%).
“Di norma, questo è sufficiente per ridurre significativamente il rischio di infezione – spiega Kampf -. Il virus può diffondersi attraverso le mani e le superfici che vengono spesso toccate; negli ospedali, ad esempio, possono essere le maniglie delle porte, ma anche i pulsanti di chiamata, comodini e altri oggetti nelle immediate vicinanze dei pazienti”.  Gli esperti ipotizzano che i risultati delle analisi condotti sui coronavirus siano trasferibili anche al nuovo virus cinese, «sono stati analizzati diversi coronavirus e i risultati erano tutti simili», spiega Eike Steinmann capo del dipartimento di virologia molecolare e medica della Ruhr-Universität Bochum.

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