Spesa sanitaria, l’Italia è sotto la media Ue. Divario ormai incolmabile

Spesa sanitaria, l’Italia è sotto la media Ue. Divario ormai incolmabile

(di G. Pirani – da Wall Street Italia)  L’Italia si trova solo al sedicesimo posto tra i Paesi europei dell’Ocse per la spesa pro-capite e occupa l’ultima posizione nel G7. Nel 2022, la spesa sanitaria pubblica in Italia è stata pari al 6,8% del Pil, il che rappresenta un calo dello 0,3% rispetto alla media dell’Ocse, che è del 7,1%, e alla media europea, anch’essa del 7,1%. Questo posiziona l’Italia al di sotto di ben 13 Paesi europei in termini di percentuale del Pil destinata alla sanità. Il divario varia da un +4,1% rispetto alla Germania, che investe il 10,9% del Pil, a soli +0,3% rispetto all’Islanda, che ha una percentuale del 7,1%. Questi sono i risultati di un’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe in previsione della discussione sulla Legge di Bilancio per il 2024. Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, sottolinea che l’obiettivo principale è quello di fornire dati che possano essere utili nel dibattito politico, evitando qualsiasi strumentalizzazione. La situazione della spesa sanitaria nel nostro paese si dimostra ancora una volta preoccupante e richiede un cambiamento urgente.   Leggi L’articolo completo al LINK

Professionisti psichiatria: Non siamo garanti ordine pubblico

(da DottNet)  Lettera sottoscritta da 92 professionisti dopo delitto Rovereto     “Da un po’ di tempo a questa parte, siamo molto preoccupati per la nuova deriva che si sta diffondendo nella società e in gran parte delle istituzioni per cui ci si aspetterebbe che i Servizi di salute mentale si facessero garanti dell’ordine pubblico, prevedendo, prevenendo e contenendo il compiersi di eventuali reati tutte le volte in cui si ipotizzi una minaccia in tal senso”. Lo scrivono in una lettera 92 professionisti delle Unità operative di psichiatria del Dipartimento trasmurale salute mentale dopo il delitto di Rovereto dello scorso 5 agosto.    “Fino a prova contraria, le persone sono libere di scegliere, anche di compiere il male, e va loro restituita la responsabilità delle proprie azioni. Se non accettiamo questo, si corre il rischio (purtroppo già realtà) di delegare in toto ai Servizi di salute mentale la gestione di problemi che non possono trovare soluzioni unicamente nella psichiatria”, aggiungono i 92 professionisti.    Parlando del caso del delitto avvenuto il 5 agosto, aggiungono i sottoscrittori della lettera, “sarà necessario acquisire maggiori informazioni per comprendere appieno cosa sia accaduto quella notte e se effettivamente si sarebbe potuto fare qualcosa per evitarlo. Quello che è certo, però, è che l’autore del reato viveva una innegabile condizione di forte disagio sociale e, con tutta probabilità, esistenziale, dal momento che si trovava in un paese straniero, senza fissa dimora, senza lavoro, separato da moglie e figli collocati altrove. Se partiamo dal presupposto che, non tutti, ma molti dei reati maturano all’interno di contesti di grande disagio sociale, di povertà a tutti i livelli, di alienazione che genera devianza, una delle risposte per provare a contenere la criminalità che da essi scaturisce è quella di agire su questi contesti per modificarli e ridurre in tal modo i rischi di potenziali degenerazioni”.

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