Psichiatri forensi, ‘troppi pseudo-sani pericolosi, servono nuovi modelli’

(da Adnkronos Salute)  “E’ imprecisato il numero dei soggetti considerati ‘pericolosi’ che minacciano medici, infermieri, avvocati, magistrati, insegnanti, etc., ai quali non si riesce a fornire una risposta di cura o rieducazione. Non sono così ‘malati’ da poter essere sottoposti a Trattamento sanitario obbligatorio, che comunque dura una settimana e loro stessi non si ritengono ‘malati’ per sottoporsi volontariamente ad alcuna forma di trattamento. Tuttavia, non appaiono così ‘sani’ da poter essere arrestati e custoditi in carcere senza un accertamento psichiatrico”. Lo denuncia il presidente della Società italiana di psichiatria forense che, Enrico Zanalda, che dopo l’agguato mortale alla psichiatra di Pisa, Barbara Capovani, sollecita le Istituzioni a risposte concrete, a partire dal conferire un maggior potere ai giudici tutelari e nuove strutture educative”.

“Queste persone attribuiscono il loro disagio interno alla società o ad alcune categorie di questa che diventano il loro persecutore; hanno delle idee così bizzarre che difficilmente vengono considerati sani. Talvolta si mimetizzano in gruppi o associazioni alternative in cui ci sono correnti di pensiero come quella antipsichiatrica, terrapiattisti, cercatori di Ufo che comprendono persone rispettabili e tutt’altro che violente. E’ un argomento delicato perché da un lato non si riescono a prevenire omicidi di sanitari come quello di Pisa, e dall’altro non si vuole impedire alle persone di manifestare il proprio dissenso o pensiero in qualunque ambito anche molto originale. Bisogna impedire però – spiega Zanalda – che dal dissenso si passi alla rabbia e da questa alla violenza che viene agita da quei soggetti meno dotati intellettivamente che non riescono a dominare l’impulso violento”.

“Bisognerebbe poter contenere e rieducare queste persone dal momento in cui diventano reiteratamente minacciose, individuando delle soluzioni restrittive che non sono né il carcere né la Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza). Molti dei pazienti in Rems non hanno una malattia psichiatrica certa: si tratta di detenuti assegnati alla Rems per disturbi di personalità antisociale e dipendenza da sostanze o marginalità sociale, che non vanno confuse con le malattie mentali che possono usufruire dei percorsi residenziali nelle strutture di cura”.

“Le Rems – continua Zanalda – dovrebbero accogliere solo autori di reato giudicati, in maniera definitiva, infermi o seminfermi di mente, socialmente pericolosi e non adatti a soluzioni meno restrittive”. Sui 709 ospiti ricoverati nelle 31 Rems distribuite sul territorio nazionale, oltre la metà sono destinatari di misure provvisorie, analoghe alla custodia cautelare in carcere. In molti casi si tratta di detenuti non affetti da una patologia mentale conclamata che vengono ‘etichettati’ come psichiatrici e assegnati alle Rems senza avere un’indicazione clinica. Persone che sottraggono posti a chi ne ha davvero bisogno e che dovrebbero andare in carcere o essere presi in carico da altri servizi sociosanitari rieducativi. Per queste ragioni si può ritenere non necessario aumentare i posti nelle Rems ma poter indirizzare le persone con disturbo antisociale di personalità in altre situazioni rieducative. Tra queste già esistono le ‘case di lavoro’ sottoutilizzate e sottorappresentate. Per curare bisogna prevenire ma non vi sono strumenti per poter limitare pazienti con noti comportamenti violenti prima che venga commesso un grave reato”.

“L’accesso nelle carceri, nelle case di lavoro o nelle Rems – prosegue il presidente degli psichiatri forensi – avviene solo successivamente a un reato grave. Vi è la necessità di strutture comunitarie nuove, educative e contenitive il cui accesso prescinde dalla condanna ma potrebbe attuarsi attraverso la segnalazione al Giudice tutelare da parte delle agenzie deputate alla tutela e alla cura della persona, come già avviene in molti paesi dell’Unione europea. E’ necessario pertanto realizzare nuovi percorsi rieducativi – conclude Zanalda – in particolare per quei soggetti con disturbo antisociale di personalità che non beneficiano di trattamenti psichiatrici tradizionali. Per loro risulterebbero utili percorsi contenitivi e di rieducazione di lunga durata a cui se non costretti non si sottopongono. Il problema della psichiatria trattamentale – conclude – è un tema estremamente attuale tanto che durante il recente convegno della Psichiatria Forense si è discusso su come individuare nuovi modelli di intervento da proporre alle Istituzioni come risposta concreta a questa nuova emergenza”.

Colazione, chi la evita è a rischio di declino cognitivo

(da M.D.Digital)   Precedenti studi hanno delineato la correlazione degli effetti avversi del saltare la colazione con la funzione cognitiva. Tuttavia, la maggior parte di questi studi si è concentrata sugli effetti a breve termine; ad oggi, l’effetto a lungo termine del saltare la colazione sulla funzione cognitiva tra gli anziani rimane poco chiaro. In un recente studio prospettico di coorte condotto su una coorte di 712 adulti anziani (età media 70.8 anni), è stata indagata la correlazione tra saltare la colazione una o più volte alla settimana e il declino del punteggio cognitivo (definito come diminuzione del punteggio del Mini-Mental State Examination MMSE) di due o più punti nel periodo osservato. Durante il follow-up 135 dei 712 partecipanti hanno evidenziato un calo del punteggio cognitivo.

L’analisi statistica ha confermato che il tasso di incidenza del declino del punteggio cognitivo era significativamente più alto in chi faceva a meno del primo pasto della giornata (rapporto del tasso di incidenza (IRR), 2.10). Ulteriori aggiustamenti del punteggio di propensione relativi all’evitamento della colazione rispetto ai parametri di base (età, sesso, abitudine al fumo e al consumo di alcol, indice di massa corporea, reddito familiare, livello di istruzione, sintomi depressivi, ipertensione, diabete, sonniferi, attività fisica, apporto calorico e cognizione di base) hanno prodotti risultati coerenti (IRR, 2.21). Per quanto riguarda l’assunzione giornaliera di gruppi di alimenti, chi saltava la colazione consumava una quantità significativamente inferiore di verdura, frutta e pesce rispetto a chi faceva colazione. In conclusione, i dati sembrano quindi deporre a favore del fatto che che saltare la colazione si associa a un declino del punteggio cognitivo tra gli anziani.

(Rika Ishizuka, et al. Breakfast Skipping and Declines in Cognitive Score Among Community-Dwelling Older Adults: A Longitudinal Study of the HEIJO-KYO Cohort. J Geriatr Psychiatry Neurol 2023; 36: 316-322. Doi: 10.1177/08919887221135551) 

ENPAM: Contributi e adempimenti sospesi per medici e dentisti delle zone alluvionate

L’Enpam ha sospeso e rinviato fino a cinque mesi il termine per adempimenti e pagamento dei contributi previdenziali per i medici e dentisti delle zone di Emilia Romagna, Marche e Toscana colpite dall’alluvione del maggio scorso.

Il provvedimento dell’Ente di previdenza, in accordo con le disposizioni del ‘Decreto legge Alluvione’ (61/2023), riguarda tutti gli iscritti che al 1° maggio 2023 avevano residenza, sede legale o sede operativa nel territorio dei Comuni interessati dall’alluvione e riguarda gli adempimenti e i versamenti dovuti, con scadenze fino al 31 agosto 2023.

Nello specifico, sono rinviati i pagamenti delle rate dei contributi di Quota A 2023, Quota B 2022 (redditi 2021) e le rate dei provvedimenti di regolarizzazione contributiva. In termini pratici, agli iscritti Enpam interessati, che hanno attivato il pagamento automatico dei contributi direttamente sui loro conti correnti, non verranno addebitate le rate sospese.

Le rate sospese saranno poi recuperate, senza applicazione di sanzioni e interessi, in un’unica soluzione con scadenza 30 novembre 2023, secondo le modalità di pagamento che ciascun iscritto aveva scelto in precedenza.

Inoltre i medici agli odontoiatri delle aree alluvionate potranno dichiarare all’Enpam i redditi libero professionali (modello D) entro il 20 novembre, anziché entro il 31 luglio come tutti gli altri.

Nei prossimi giorni, gli iscritti Enpam interessati dalla sospensione degli adempimenti e dal pagamento dei contributi riceveranno una comunicazione via email con tutti i particolari.

Stop al rilascio delle certificazioni digitali Covid interoperabili dalla piattaforma nazionale del Ministero della Salute

(da DottNet)    Dal primo luglio è scaduto il regolamento n 953/2021 che stabilisce il quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione test e guarigione da Covid (Eu Digital Covid Certificate – Eu Dcc). In ogni caso, la certificazione già emessa dalla piattaforma nazionale potrà essere ancora utilizzata anche se la loro interoperabilità potrebbe non essere garantita in caso di scadenze tecniche del certificato di firma. Ma, avverte il Ministero, tenuto conto che alcuni Paesi richiedono ancora per l’ingresso l’Eu Dcc o, in alternativa, la prova di avvenuta vaccinazione o guarigione o test negativo, il rilascio della relativa certificazione, su richiesta dell’interessato per i casi i cui sussiste questa necessità, dovrà avvenire anche il lingua inglese. In ogni caso tutte le informazioni sui prerequisiti di ingresso dei Paesi sono disponibili sul sito Viaggiare sicuri del ministero degli affari esteri e/o sui siti governativi dei paesi meta del viaggio.

Punture insetti, da Sima una guida pratica per difendersi

(da Doctor33)   “Aumentano in Italia le specie di insetti che possono rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana e, a causa dei cambiamenti climatici, cresce la popolazione di zanzare e zecche presenti sul nostro territorio”. Lo afferma la Società italiana di Medicina ambientale (Sima) che lancia oggi una guida pratica per difendersi da morsi e punture e aiutare i cittadini ad intervenire correttamente in caso di contatto.
“Il commercio globalizzato rappresenta il principale veicolo di trasporto di virus, batteri, insetti e animali, che viaggiano assieme a persone e cose da una parte all’altra del mondo – spiega il presidente Sima, Alessandro Miani -. Anche in Italia si assiste alla diffusione di nuove specie di insetti come imenotteri, cimici asiatiche, cavallette africane, scarabei giapponesi, introdotte sul nostro territorio grazie alle nuove frontiere del commercio. Al tempo stesso i cambiamenti climatici, caratterizzati da un innalzamento delle temperature associato ad una diversa distribuzione delle piogge, facilita il proliferare sul nostro territorio di insetti e animali”.
Con l’arrivo dell’estate, e per aiutare i cittadini a proteggere da morsi e punture, intervenendo correttamente in caso di contatto con insetti, la Società italiana di Medicina ambientale ha realizzato una guida utile. Si parte dalle zecche. “Il loro habitat è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, dove il clima è fresco e umido. L’anidride carbonica – osservano gli esperti Sima – emessa dal corpo umano attira questi parassiti che possono attaccarsi alla nostra pelle per succhiare il sangue. Le zecche possono essere vettori di malattie trasmissibili all’uomo quali la borreliosi di Lyme, l’ehrlichiosi, le febbri bottonose da rickettsiae, la tularemia, la febbre Q, la babesiosi, l’encefalite virale ed anche la febbre emorragica Crimea-Congo.
Come difendersi? “Indossare abiti chiari che rendono più facile l’individuazione delle zecche, coprire braccia e gambe, evitare di strusciare l’erba lungo il margine dei sentieri, non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta. Utilizzare prodotti contro le zecche sugli animali domestici”, suggerisce Sima.
Cosa fare in caso di puntura. Non utilizzare mai alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati. La zecca- ricordano i medici Sima – deve essere rimossa dolcemente con una pinzetta, prestando la massima attenzione a non schiacciare il corpo della zecca, per evitare il rigurgito che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni. Dopo la rimozione disinfettare la zona, evitando di toccare a mani nude la zecca. In caso di comparsa di sintomi di malattia (febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni) rivolgersi subito al proprio medico curante”.
Per quanto riguarda la zanzara tigre. “Nel nostro paese le specie di zanzare sono circa 60, a fronte delle oltre 3000 presenti in tutto il mondo – osserva la Sima – Tra queste la più temibile è la zanzara tigre, che prolifera nei luoghi dove vi sono raccolte d’acqua (secchi, annaffiatoi, sottovasi, caditoie, tombini). Tra le malattie trasmesse all’uomo da queste zanzare, ve ne sono alcune molto gravi, come i virus dengue, chikungunya e febbre gialla”. Come difendersi? “Eliminare il loro habitat, evitando accumuli di acqua in sottovasi, annaffiatoi, bidoni – avvertono gli specialisti – innaffiare giardini e piante direttamente con le pompe; trattare ogni 7-10 giorni con prodotti specifici a uso domestico le parti esterne delle case dove si raccoglie l’acqua; utilizzare repellenti contro la zanzara tigre a base di principi attivi tra i quali deet e icaridina. Nei luoghi al chiuso usare vaporizzatori elettrici contro le zanzare, tenendo ben arieggiati i locali”. Cosa fare in caso di puntura? Non grattarsi, in modo da evitare di espandere l’urticante presente attorno alla puntura iniettato dalla zanzara; utilizzare prodotti specifici che alleviano il prurito, facilmente reperibili in commercio; apporre un cubetto di ghiaccio sulla puntura. In caso di gonfiori particolarmente importanti, consultare il farmacista o il medico”, spiegano.
Api, vespe e calabroni. “Le punture di api, vespe e calabroni provocano, nella maggior parte dei casi, una reazione locale dovuta al veleno iniettato dall’imenottero, con una manifestazione cutanea di pochi centimetri di diametro, dolore, rossore e gonfiore. Le più aggressive sono le vespe – avverte Sima – il cui habitat naturale è rappresentato da alberi, spazi del tetto, cataste di legna, ristagni d’acqua, cespugli, raccoglitori per i rifiuti. Circa il 10% delle persone punte da tali insetti ha importanti reazioni come orticaria generalizzata, nausea, vomito, dispnea e difficoltà respiratoria, calo di pressione. In alcuni casi può manifestarsi un vero e proprio shock anafilattico con grave calo della pressione arteriosa che può portare anche al decesso”.
Come difendersi? “Installare zanzariere su porte e finestre; provvedere a una corretta gestione dei rifiuti e degli alimenti; evitare l’abbandono incontrollato di sostanze organiche (in particolare zuccheri, carni, e altre sostanze proteiche) fortemente attrattive per api, vespe e calabroni; mantenere la calma e non tentare mai di scacciarle con gesti bruschi della mano, che possono indurre l’insetto a pungere”, suggeriscono i medici dell’ambiente. Cosa fare in caso di puntura? “Se d’ape è necessario togliere subito il pungiglione, aiutandosi con una pinzetta; per tutte le punture, applicare del ghiaccio per ridurre l’infiammazione prodotta dal veleno; non grattarsi per evitare di introdurre batteri che possono causare un’infezione; se la reazione è estesa utilizzare subito un cortisonico e un antistaminico – conclude Sima – Se la reazione è grave è necessario chiamare tempestivamente il pronto soccorso”.

Malattia e infortuni, tutele per chi fa libera professione

(da enpam.it)  I liberi professionisti hanno diritto all’indennità di malattia e infortunio dall’Enpam.   La tutela copre anche i professionisti che lavorano in convenzione con il Ssn o sono dipendenti da un ospedale o da una clinica ma svolgono parallelamente la libera professione versando i contributi alla Quota B dell’Enpam. 

L’indennità è agganciata al reddito libero professionale, è calcolato su base giornaliera e copre dal 31° giorno dalla data dell’infortunio e della malattia. Questa tutela spetta per un periodo massimo di 24 mesi (anche non continuativi nell’arco degli ultimi 48 mesi). 

Possono chiedere l’assegno di malattia o infortunio gli iscritti che hanno tre anni solari (1° gennaio – 31 dicembre) di iscrizione e contribuzione alla Quota B, di cui uno nell’anno che precede la malattia o l’infortunio. Per i professionisti che versano la Quota B con l’aliquota intera del 19,5 per cento il sussidio è pari all’80 per cento del reddito dichiarato con il Modello D (al netto quindi dell’importo già assoggettato alla Quota A). 

Per chi versa ridotto il sussidio viene rideterminato tenendo conto della percentuale versata, per esempio se si versa il 2 per cento l’indennità equivale a circa un decimo di quella prevista per i professionisti che versano l’aliquota piena. La base di calcolo tiene conto della media dei redditi dichiarati con il Modello D negli ultimi tre anni precedenti alla malattia o all’infortunio. Per esempio per la malattia del 2023 si considera la media dei redditi prodotti nel 2021, 2020, 2019, con un importo giornaliero massimo indennizzabile di 185 euro (la cifra viene aggiornata ogni anno).

Maggiori informazioni al LINK    https://www.enpam.it/2023/malattia-e-infortuni-tutele-per-chi-fa-libera-professione/

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