Il “j’accuse” dei neonatologi: “L’Italia non è un paese per bambini, serve cambio di rotta”

I neonati non sono ancora al centro degli obiettivi del nostro Paese e continueranno a non esserlo se non si cambia rotta rapidamente, con politiche strutturali di sostegno alla famiglia e soprattutto ai giovani. L’assegno unico universale ha rappresentato un grande passo avanti, ma da solo non basta. La denatalità non può essere considerato un problema tra gli altri. Non è una questione meramente demografica ma sociale, economica e culturale.   Leggi L’articolo completo al LINK

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Odontoiatria “Troppi 1.400 laureati l’anno. Non corrispondono alle richieste del mercato del lavoro”

(da DottNet – riproduzione parziale)   “Ogni anno contiamo mediamente 1.400 laureati in Odontoiatria, è un numero altissimo che non corrisponde alle reali richieste del mondo del lavoro. Il problema è che molte regioni sovrastimano il loro fabbisogno formativo, ossia di quanti odontoiatri hanno effettivamente bisogno, e il risultato è che molti laureati finiscono per essere sottoccupati. E’ necessario prestare attenzione a questa situazione e rivedere il fabbisogno formativo così da consentire ai nuovi laureati di essere assorbiti dal mondo del lavoro”. A dirlo è Brunello Pollifrone, presidente della Commissione Albo Odontoiatri di Roma, sottolineando come dal controllo generale della programmazione annuale sfugga poi tutta quella quota di studenti che si laurea all’estero “andando ad aumentare ancora di più il numero di nuovi odontoiatri che, così, non riesce a trovare occupazione”. 

Quello del fabbisogno formativo è stato uno dei temi al centro della tre giorni dedicata al futuro dell’Odontoiatria italiana svoltasi lo scorso weekend a Roma alla presenza dei presidenti delle Commissioni Albo Odontoiatri degli Ordini. Sempre sul fronte formazione e mercato del lavoro il summit degli odontoiatri ha tenuto a ribadire il valore della laurea in Odontoiatria “che è di per sé una laurea specialistica”, ha ricordato Pollifrone. “Ancora oggi, invece- ha detto il presidente della Cao Roma- ci troviamo a raccogliere le lamentele di molti colleghi che non riescono a partecipare ai concorsi pubblici perché viene richiesta loro la specializzazione, una specializzazione che di fatto però già hanno. E’ un aspetto importante da ribadire con forza”. 

Novità nella riscossione contributi quota A Enpam 2023

(da enpam.it)  Dal prossimo anno cambieranno radicalmente le modalità di riscossione. Con l’obbligo di utilizzare il sistema pubblico PagoPA, sarà consentito solo il versamento in unica soluzione, con scadenza aprile.  Mentre ancora si sta concludendo il pagamento dei contributi minimi Enpam 2022 (l’ultima rata scade il 30 novembre) è già giunto il momento di occuparsi degli importi richiesti per il prossimo anno.  Infatti, all’interno del bilancio di previsione dell’Enpam per l’esercizio 2023, che sarà approvato dall’Assemblea Nazionale alla fine di novembre, dovrà essere esposto l’importo dei contributi minimi obbligatori che tutti i medici e gli odontoiatri dovranno pagare anche nel 2023 in conseguenza dell’iscrizione all’Albo Professionale.   Conformemente a quanto previsto dall’art. 3 del Regolamento del Fondo di Previdenza Generale, il contributo dovuto alla “Quota A” è determinato in misura fissa e per fasce di età, e viene annualmente rivalutato “in misura pari al 75% dell’incremento percentuale fatto registrare dal numero indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati elaborato dall’Istituto Centrale di Statistica fra il mese di giugno del secondo anno precedente a quello di pagamento ed il mese di giugno dell’anno immediatamente precedente il pagamento medesimo, maggiorato di un punto e mezzo percentuale”.

Al fine di determinare l’importo dei contributi da porre in riscossione nell’anno 2022 si è proceduto in questo modo:

– è stato preso come base di partenza l’incremento percentuale dell’indice Istat fatto registrare fra giugno 2021 e giugno 2022, pari a + 7,8%;

– si è provveduto a determinare il 75% di tale percentuale (+ 7,8% diventa + 5,85%).

A questo punto l’aliquota ottenuta è stata maggiorata di un ulteriore 1,5%, arrivando all’aliquota finale del 7,35%, sulla base della quale sono stati incrementati i contributi del 2022. Pertanto, i contributi da porre in riscossione per l’anno 2023 sono risultati i seguenti:

€ 257,73 per tutti gli iscritti fino al compimento del 30° anno di età;

€ 500,26 per tutti gli iscritti dal compimento del 30° anno di età fino al compimento del 35° anno di età;

€ 938,75 per tutti gli iscritti dal compimento del 35° anno di età fino al compimento del 40° anno di età;

€ 1.733,72 per tutti gli iscritti ultraquarantenni e fino al mese di compimento del 68° anno di età.

Per gli studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia ed in Odontoiatria non ancora iscritti all’Albo (dal 5° anno di corso in poi), l’ammontare annuo del contributo di “Quota A” corrisponde alla metà di quello previsto per gli iscritti fino ai 30 anni e, pertanto, per l’anno 2023, è pari ad € 128,87. Ricordiamo che in questo caso l’iscrizione all’Enpam è volontaria, ma molto consigliata, per aumentare la propria copertura previdenziale e godere dei benefici riservati agli iscritti (sussidi assistenziali e coperture assicurative in primis).   Infine, l’importo del contributo dovuto per il 2023 da parte degli iscritti che, entro il 31 dicembre 1989, avevano presentato istanza di ammissione al beneficio della contribuzione ridotta, in quanto titolari di altra copertura previdenziale obbligatoria, è pari ad € 938,75.

Considerando che per il 2023 il contributo di maternità è stato fissato, per tutti gli iscritti (ad eccezione degli studenti) in 69,70 euro, il pagamento ordinario complessivo che gli iscritti non aventi riduzioni per età si troveranno nella prossima cartella in riscossione alla data del 30 aprile 2022, sarà pari ad € 1.803,42.  

Dal prossimo anno cambieranno anche radicalmente le modalità di riscossione. Con l’obbligo di utilizzare il sistema pubblico PagoPA, sarà consentito solo il versamento in unica soluzione, con scadenza aprile. La dilazione in quattro rate sarà sostituita dal pagamento in otto rate (da aprile a novembre) ma soltanto in caso di domiciliazione, sistema certamente molto comodo ma sgradito ad una certa fascia di iscritti, che hanno una certa avversione a consentire interventi esterni non singolarmente autorizzati sul proprio conto corrente.    Tuttavia, se non si vuole correre il rischio di dover pagare tutto l’importo in una volta sola, la strada della domiciliazione resta l’opzione migliore. Per attivarla, occorre compilare l’apposito modulo online direttamente dall’area riservata del sito Enpam entro e non oltre il 31 marzo di ciascun anno; è possibile richiederla anche dopo, ma in quel caso la domanda avrà effetto dall’anno successivo. Con la domiciliazione per la Quota A scatta in automatico anche quella per la Quota B (contributi proporzionali al reddito libero professionale prodotto).

Medici di medicina generale ‘vittime’ predilette della burocrazia

(da M.D. Digital)  Il carico burocratico e la condizione economica da un lato, lo stress e il bilanciamento con la vita privata dall’altro: su questi fattori sembra giocarsi oggi, a due anni e mezzo dall’inizio della pandemia, la situazione professionale dei medici italiani. A indagare il loro vissuto, lo studio svolto da ‘MioDottore’ – piattaforma leader nella prenotazione online di visite mediche e parte della Unicorn Docplanner. Alla survey, svolta nel periodo di luglio-agosto 2022 in collaborazione con PKE, azienda leader nella gestione dei database della Sanità e nelle strategie di marketing per le aziende farmaceutiche, hanno partecipato complessivamente 694 medici, tra specialisti e medici di famiglia, e i risultati offrono una istantanea delle criticità vissute, dei desideri e delle prospettive sul futuro della professione.

I medici di medicina generale non sono appagati dalla professione. Medici specialisti e medici di medicina generale sembrano vivere in modo quasi opposto la propria condizione professionale. Se il 72% degli specialisti si dichiara soddisfatto dal proprio lavoro, lo stesso non vale per i medici di famiglia: solo 3 su 7 si dicono appagati dalla professione (29%). Tra le cause di questo malcontento, in primis, il carico burocratico, ritenuto il fattore meno soddisfacente da più della metà dei rispondenti (56%), seguito da un trattamento economico non adeguato (18%). Più nel dettaglio, la burocrazia impatta negativamente sul vissuto dei medici di medicina generale: per il 77% di loro è proprio questo il fattore più frustrante, contro il 41% degli specialisti. Questi ultimi lamentano, invece, in maniera maggiore l’aspetto economico: per il 23% dei medici specialisti lo stipendio non è adeguato (aspetto riportato da solo 1 medico di medicina generale su 10). Meglio invece la comunicazione con i pazienti, ritenuta buona dal 58% degli intervistati. Particolarmente appagati dalla relazione con i propri assistiti sono gli specialisti (69%), mentre circa la metà (55%) dei medici di famiglia intravedono un margine di miglioramento anche nell’aspetto comunicativo.

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