Chi vive nelle aree più disagiate consuma più farmaci. Il primo rapporto Aifa sulle “Disuguaglianze sociali nell’uso dei farmaci”

Il direttore dell’Agenzia del farmaco Magrini: “In particolare per i farmaci utilizzati per il diabete, l’ipertensione, le dislipidemie, l’iperuricemia e la gotta sono infatti proprio i soggetti residenti nelle aree più deprivate a far registrare i più alti tassi di consumo pro capite; non è quindi l’uso del farmaco ciò che discrimina lo stato socioeconomico, quanto piuttosto la condizione di salute associata al proprio status. E probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti (che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto)”     Leggi L’articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=98209&fr=n

Cesena: Monitor Engineering srl ricerca Medici

La ditta Monitor Engineering srl, via Ravennate 959 Cesena, svolge la propria attività nell’ambito della Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.

Nella la sua attività svolge anche corsi di Primo Soccorso, sia nuovi che di aggiornamento, in conformità al D.M. n. 388/03 presso Aziende di ogni categoria e Istituti scolastici.

Con la presente si chiede la disponibilità di Medici per svolgere tali corsi.

Dott. Ing. Italo Delli Ponti

Monitor Engineering S.r.l.
Via Ravennate, 959 – Cesena (FC)
0547/631253

3482226989
i.delliponti@monitorengineering.com
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Esitazione vaccinale. Come sconfiggerla in 4 mosse. Lo studio dell’Università Cattolica

Gli ‘esitanti’ del vaccino, oltre a non proteggersi, stanno rallentando il raggiungimento dell’immunità di gregge e contribuiscono al persistere della pandemia di Covid-19. Uno studio internazionale pubblicato su EclinMedicine-The Lancet condotto dall’Università Cattolica, campus di Roma, in collaborazione con New York Medical College, Università di Belgrado e Università di Verona, analizza le ragioni del fenomeno e propone delle possibili soluzioni.    Leggi L’articolo completo al LINKhttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=97929&fr=n

Anestesisti, ‘oltre 90% pazienti in terapia intensiva non è vaccinato’

(da Adnkronos Salute) – “Oltre il 90% di chi è oggi in terapia intensiva negli ospedali italiani è non vaccinato, sono per la maggior parte persone con un’età medio-alta ma si vede anche qualche giovane”. A dirlo all’Adnkronos Salute è Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti). “Entrare in rianimazione Covid vuol dire avere una prognosi a rischio decesso o invalidità grave – avverte la presidente -. Sopravvivere con una tracheotomia o con danni funzionali respiratori è molto dura. Quindi non capisco davvero come, a fronte di effetti avversi rarissimi delle vaccinazioni, ancora ci siano persone che non vogliono vaccinarsi e rischiare anche di morire”.    “Si parla spesso di terapia intensiva – prosegue Petrini – ma anche chi è in semi-intensiva ha una sintomatologia medio-grave con strascichi come una fibrosi polmonare, e se questi pazienti hanno un’età avanzata rischiano una compromissione di vari organi e apparati. Per questo è ancora più importante che le persone ancora non immunizzate si convincano e facciano il vaccino”.

200 riviste mediche contro il cambiamento climatico

(da Univadis)   di Cristina Ferrario (Agenzia Zoe)    Non c’è tempo da perdere: bisogna agire subito per contrastare il cambiamento climatico che sta già mostrando i suoi effetti deleteri anche sulla salute umana. “Così come è successo per la pandemia di Covid-19, nella quale sono stati messi in campo sforzi e risorse senza precedenti a livello globale, per contrastare la crisi climatica serve un impegno simile” scrivono gli autori di un editoriale pubblicato in contemporanea su oltre 200 tra le principali riviste scientifiche che si occupano di salute e medicina tra le quali il Lancet, British Medical Journal e New England Journal of medicine, solo per citarne tre tra i più noti.   Si tratta di una vera e propria call to action rivolta in particolare ai decisori politici perché vengano prese misure efficaci per contrastare l’emergenza climatica e rispettare gli obiettivi stabiliti già negli accordi di Parigi sul clima del 2015, ovvero mantenere l’innalzamento delle temperature globali al di sotto dei 2°C rispetto all’era pre-industriale, puntando in realtà a contenere tale incremento sotto gli 1,5 °C.  Ogni incremento di temperatura, seppur apparentemente insignificante, può causare danni enormi alla salute dell’ambiente e di conseguenza a quella dell’uomo, visto il legame indissolubile tra le due. “I danni legati a un aumento di 1,5 °C sono stati ben definiti, ma non esiste una soglia di incremento che possiamo considerare sicura” spiegano gli autori dell’editoriale. “Siamo convinti che solo cambiamenti fondamentali ed equi nelle attuali società potranno invertire la rotta attuale” aggiungono, ricordando alcuni delle conseguenze negative del cambiamento climatico sulla salute dell’uomo.

Negli ultimi 20 anni, per esempio, la mortalità legata al calore negli over 65 è aumentata del 50% e più, senza contare che le alte temperature hanno favorito lo sviluppo di problemi di disidratazione, la diffusione di infezioni tropicali e zoonosi, le allergie, le complicanze cardiache e polmonari, i problemi di salute mentale, la malnutrizione e la mortalità in genere.  “Non dobbiamo dimenticare che questi effetti negativi si fanno sentire in modo più intenso sulle persone più vulnerabili: bambini, anziani, soggetti più poveri o minoranze etniche” precisano gli autori che poi affermano: “I paesi che hanno contribuito meno a questa emergenza ne stanno pagando le maggiori conseguenze”.  Da qui l’importanza di un impegno chiaro da parte dei paesi più ricchi, anche alla luce del fatto che “nessuna nazione, seppur ricca, può considerarsi immune da questi effetti negativi” e che, come è emerso chiaramente con la pandemia, “a livello globale siamo forti come il più debole dei membri del gruppo”.  Dal punto di vista operativo, secondo gli autori non bastano le buone intenzioni, quali per esempio gli accordi per limitare le emissioni di gas serra già firmati da numerose nazioni a livello mondiale. “Le promesse non bastano, servono investimenti economico-finanziari equi e mirati e un cambiamento dello stile di vita delle nazioni più ricche” spiegano.

  Questa presa di posizione comune delle riviste scientifiche non ha precedenti. Arriva a meno di un mese dalla pubblicazione di un allarmante rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) secondo il quale l’aumento della temperatura globale si è intensificato a un ritmo tale che il limite di aumento di temperatura di 1,5°C dall’epoca preindustriale potrebbe essere superata tra il 2021 e il 2040 (attualmente è già +1,1°C rispetto al periodo 1850-1900).  L’iniziativa arriva alla fine del mese di luglio 2021 più caldo mai osservato dalle stazioni meteorologiche, segnato da fenomeni climatici estremi (cappa di calore in Nord America, incendi boschivi in ​​Siberia, Algeria, Turchia, alluvioni ein Germania e in Belgio).

“Per combattere il cambiamento climatico deve esserci una sinergia tra le azioni a livello globale e quelle a livello individuale” spiega Paolo Vineis, epidemiologo dell’Imperial College di Londra. “A livello globale serve una proficua collaborazione politica tra i Paesi più industrializzati, che porti alla drastica riduzione delle emissioni di combustibili fossili, e che potrebbe senz’altro rallentare l’evolversi di cambiamenti climatici radicali. A livello individuale si dovrebbero modificare le abitudini alimentari, con una sensibile riduzione dei consumi di carne e un forte riorientamento verso uno stile di vita che migliori lo stato di salute generale delle persone”

I No Vax? Bambini che hanno paura di una puntura

(da Quotidiano Sanità)   Gentile Direttore,
la letteratura scientifica a causa del diffondersi di casi di Covid-19 da variante virale Delta (o Indiana B.1.167.2) in tutto il mondo e in Italia dove si avvicina al 90% dei casi, ha dovuto aggiornare la protezione dei vaccini contro l’infezione dal SARS-CoV-2. Infatti, oggi se non sempre prevengono l’infezione, prevengono: il decorso grave della malattia, la terapia intensiva e la morte nel 95%-97% dei malati.
Proteggono anche i soggetti anziani, oltre gli 80 anni e con le patologie che indeboliscono l’organismo, dalla variante Delta che determina elevate cariche virali infettive, 1000 volte maggiori delle precedenti, per cui è più contagiosa, più letale, una “Variant of Concern” (VOC). Dall’India, dove ha avuto origine, si è diffusa e secondo l’OMS oggi è presente in oltre 135 paesi, compresi Stati Uniti, Brasile, Pacifico occidentale e l’Italia.
Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità dal 4 aprile (quando la vaccinazione è stata estesa a tutti gli adulti) al 18 luglio e pubblicato poco dopo, ha evidenziato che la vaccinazione previene:

– l’infezione nel 70,2% dei vaccinati con una sola dose;
– l’infezione nel 88,2% dei vaccinati con ciclo completo;
– l’ospedalizzazione nell’81% con ciclo incompleto e nel 95% con ciclo completo;
– i ricoveri in terapia intensiva nell’89% con ciclo incompleto e nel 97% con ciclo completo;
– il decesso nell’80% dei casi con ciclo incompleto e nel 96% con ciclo completo.
Ulteriori dati significativi: nelle ultime settimane Giugno – inizio Luglio i NON VAX hanno determinato:
– 88% di tutti i casi di Covid-19; 95% di ospedalizzazioni; 97% ricoveri in terapia intensiva; 96% dei decessi;
– negli ultimi 30 giorni il tasso di ospedalizzazione nei non vaccinati è stato circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo (28 contro 3 per 100.000 abitanti).
– riduzione anche dell’età media degli ospedalizzati per la Covid-19: 48 anni al ricovero; 59 anni all’ingresso in terapia intensiva; 78 anni al decesso. Tale risultato è dovuto al notevole numero di anziani, i più fragili, vaccinati (in Italia al 21 luglio il 93% degli ultraottantenni, ha ricevuto due dosi di vaccino) ma come già riportato per ridurre gli effetti della Covid -19 sono oggi indispensabili, per alcuni vaccini, due dosi.
Tutto ulteriormente conferma che:
– i vaccini sono efficaci;
– limitano la circolazione del virus, prevenendo malattie, morti e nuove varianti insensibili ai nostri vaccini.
Vi sono pertanto fondati motivi per ritenere che il rifiuto delle vaccinazioni è causa della quarta ondata, QUELLA DEI NO VAX! con gli effetti avversi che ne derivano e il rischio di varianti resistenti ai vaccini.
Purtroppo, secondo lo studio della Fondazione Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica con l’Università Tor Vergata – Roma, la pandemia Covid-19 ha generato sulla “rete”, nell’ultimo anno, un’enorme infodemia. Sono infatti proliferate ogni giorno migliaia di notizie inaffidabili, le così dette “fake news” sui vaccini riguardanti: effetti avversi (49,3%), natura sperimentale (18,2%), composizione (11,3%), interessi economici dei produttori (10,9%), effetti dannosi sulla popolazione. In 7 mesi, da Novembre 2020 a Maggio 2021, i post dei NO-VAX con enorme disinformazione hanno raggiunto cifre enormi. Negli USA, per l’inserimento della politica, è stata anche segnalata una loro aggressione antiscientifica (Hotez PJ).
I NO VAX hanno persino cercato di paragonare l’invito a vaccinarsi alla “Shoah”. La Senatrice Liliana Segre, che ha vissuto anche “sulla sua pelle” i campi di concentramento tedeschi, ha detto: “follia paragonare la persecuzione ebraica alle disposizioni sui vaccini .. follie, in cui il cattivo gusto s’incrocia con l’ignoranza“.
Il modo migliore per evitare l’evoluzione delle varianti è vaccinare TUTTI, perché le mutazioni compaiono quando il virus, passando da un ospite all’altro, muta per migliorare la sua qualità di vita. Solo l’interruzione totale previene le sue mutazioni, come dimostrato anche recentemente da illustri ricercatori (Rella SA et al. 2021 https://doi.org/10.1038/s41598-021-95025-3 ). Questa è la maggiore preoccupazione per la salute pubblica, una vera spada di Damocle. Infatti il virus potrebbe diventare resistente ai vaccini che ci proteggono dalla malattia, dalla morte.
Chi rappresenta lo stato ha il dovere di fare la scelta migliore per tutelare la salute del maggior numero di cittadini e ha deciso di seguire criteri scientifici accreditati optando per i vaccini che hanno dato brillanti risultati anche se messi in discussione da persone prive di conoscenze scientifiche e di memoria storica: delle moltissime malattie e morti dell’epoca pre-vaccinale.
Si potrebbe ipotizzare, come già ripotato (Caramia G.), che chi rifiuta i vaccini, potrebbe essere libero di farlo ma deve tenere presente che l’Etica Medica Ippocratica è evoluta, si è aggiunta l’Etica Manageriale con il dovere morale di non sprecare risorse. È a tutti noto, che le vaccinazioni costano pochi Euro le abbiamo avute gratuitamente ma se i NO VAX, per loro personali opinioni fuori da ogni rigore scientifico, finiscono in ospedale e/o in terapia intensiva, la comunità dovrà pagare cifre enormi che mancheranno per prestazioni e ricoveri a altri malati, cosa ingiusta e non pattuita con chi si è vaccinato. Se poi non si riuscisse a raggiungere l’immunità di gregge e/o a controllare l’infezione, come potrebbe accadere, per i molti NO VAX non vaccinati, ci troveremo di fronte ad una situazione drammatica, inimmaginabile.
Agli insegnanti consiglierei la lettura di un recente articolo sul sito dei CDC americani dal quale emerge la contagiosità della variante delta, l’importanza della vaccinazione, l’aderenza al mascheramento degli insegnanti. In una scuola elementare della California un insegnante ha contagiato 22 suoi alunni non vaccinati per l’età, altri otto casi, genitori e fratelli degli alunni, e un insegnante. I NO VAX? sembrano dei bambini che hanno paura della puntura e la lotta contro i vaccini, che hanno fatto scomparire il Vaiolo e si spera fra non molto la Polio, è anacronistica, retriva, anti storica: è lottare contro i progressi della scienza, un ritorno all’oscurantismo.
Prof. Giuseppe Caramia
Primario Emerito di Pediatria e Neonatologia
Azienda Ospedaliera Materno Infantile “G. Salesi”, Ancona

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