Interpello medici per disponibilità ad incarichi di continuità assistenziale

Buongiorno,

la nostra U.O. ha necessità di  reperire medici da utilizzare nel servizio di continuità assistenziale per far fronte a molteplici esigenze (tenuto conto in particolare dell’ imminente ingresso di numerosi incaricati CA in scuola di specialità e nel CFSMG).

Per quanto sopra, si chiede l’inoltro della  presente mail ai vostri  iscritti, che potranno inviare la loro disponibilità agli incarichi di cui sopra all’indirizzo continuita.assistenziale@auslromagna.it.

Per eventuali ulteriori informazioni è possibile rivolgersi ai numeri 0541/707081/707732

Cordiali saluti

Mauro Menghini

Azienda USL della Romagna
U.O. Gestione Giuridico Economica Professionisti Convenzionati
Continuità Assistenziale – Emergenza Territoriale
Via Coriano 38 – 47924 Rimini

Tel.: 0541/707504-707052-707731  Fax: 0541/707060

RICERCA MEDICI PER ATTIVITA’ SANITARIA

la società New Help ricerca personale medico da impiegare per attività H24 di primo soccorso (non pronto soccorso) in grande azienda ubicata nel territorio di Ravenna.  

Il contratto di lavoro è annuale, con retribuzione parametrata alle ore di lavoro svolte ed i turni di lavoro sono concordati e stabiliti su base annua. La Società mette a disposizione dei professionisti una polizza infortuni ed i corsi di formazione certificati. 

Se interessati vi preghiamo di mandare il Vostro CV all’indirizzo e-mail: segreteria@bernasconi.pro o di telefonare al numero 051-5870824 o 051-263131 

In attesa di un Vs. cortese riscontro siamo a porgere i più cordiali saluti.  

Dott. Tommaso Bernasconi 

I pazienti con depressione hanno più possibilità di contrarre il Covid

(da DottNet)   I pazienti con depressione e disturbi mentali sono ‘i più fragili tra i fragili’, ovvero a maggior rischio di contrarre Covid-19 nelle forme più gravi tali da richiedere ospedalizzazione e ricovero in terapia intensiva. E’ la conclusione di due importanti metanalisi pubblicate su Jama Psychiatry e su Lancet Psychiatry, che portano la Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia (SINPF) a chiedere agli esperti riuniti a Roma al G20 sulla salute, “priorità per la terza dose di vaccino” per questi pazienti.  Il primo studio, condotto su 21 studi e 91 milioni di persone, conferma l’associazione tra Covid-19 e disagio mentale che avrebbero in comune fattori di rischio come una possibile alterazione della funzione immunitaria, obesità, diabete, malattie cardiovascolari, spesso osservate in questa categoria di malati.

La seconda metanalisi, condotta su 23 studi per un totale di 1,5 milioni di pazienti Covid-19 provenienti da 22 paesi, conferma che le persone con disturbi mentali sono state più esposte ad aggravamento, sia per riduzione accesso alle cure che essere soggette a forme gravi di Covid-19. Tra queste persone, più del 3,3% (43.938) presentavano disturbi mentali e avevano un rischio aumentato di mortalità da Sars-CoV-2. “I pazienti che soffrono di depressione sono stati dimenticati in questi 20 mesi di emergenza pur essendo i più fragili – dichiara Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf -. La riduzione dell’accesso alle cure, in contemporanea con il peggioramento del 40% dei casi di sintomatologia depressiva e ansiosa di questi mesi, ha creato un corto circuito dimostrando l’enorme fragilità di questi pazienti. La ragione, secondo recenti studi potrebbe dipendere da alterazioni immuno-infiammatorie, alla base di alcuni problemi psichiatrici, che accomunano dunque i disagi mentali al Covid, o alla maggiore frequenza di comorbilità e stili di vita poco salutari”.

In quest’ottica, conclude Matteo Balestrieri, co-presidente Sinpf, “la possibilità di un intervento precoce, di tipo diagnostico e terapeutico, è fondamentale per arginare il diffondersi della patologia psichica”.

I danni da lavoro ambulatoriale su schiena e collo di dentisti ed igienisti dentali

International Journal of Environmental Research and Public Health. 

Lo studio dimostra che l’attività clinica espone odontoiatri ed igienisti dentali a numerosi rischi per la salute, tra i quali lo sviluppo di disordini e patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico.  “La prolungata posizione mantenuta mediante attivazione isometrica della muscolatura posteriore del rachide, i movimenti statici in abduzione e/o elevazione delle braccia, le vibrazioni, le prolungate applicazioni di forza, le torsioni ed inclinazioni di testa e busto, ecc… -spiega ad Odontoiatria33 la professoressa Gandolfi- sottopongono i sistemi muscolare e scheletrico a prolungato sforzo, a ininterrotta tensione, a errata biomeccanica del movimento ed a notevole stress/affaticamento fisico e mentale”.  E i dati raccolti non sono certo rassicuranti visto che il 59.9% del campione soffre di dolori lavoro-correlati al collo, il 52% all’area lombare, il 43.3% alle spalle, il 37.7% all’area dorsale ma che anche polsi, gomiti e caviglie sono colpiti da problematiche algiche.L’incidenza delle problematiche, spiegano i ricercatori, è proporzionale al numero di ore di attività ambulatoriale, con maggiore incidenza per 30-40 ore settimanali, al numero di anni di attività professionale, con maggiore incidenza per operatori in attività da 21-40 anni.  Tuttavia anche i neolaureati in fase di apprendimento e consolidamento delle competenze odontoiatriche ne sono particolarmente colpiti. Le operatrici donne presentano sempre disordini muscoloscheletrici di portata quasi doppia rispetto agli uomini.

Il 60% degli Odontoiatri ha sofferto di problematiche algiche al collo negli ultimi 12 mesi ed il 45-56% alla zona lombare. Il 15.4% ha riportato importanti problematiche al collo negli ultimi 12 mesi che hanno costretto alla sospensione temporanea della professione. Il 17.8% degli Igienisti Dentali ha invece presentato criticità alla zona lombare.   Problemi che potrebbero essere se non del tutto evitati, in buona parte certamente attenutati se i professionisti adottassero una corretta posizione ergonomica durante le ore di lavoro ed effettuassero specifica attività fisica. Per questo alla Clinica Odontoiatrica di Bologna hanno pensato di “educarli” fin da subito, attivando un progetto ad hoc.  “La prevenzione, intesa come acquisizione universitaria delle capacità professionali mai disgiunta dalla conoscenza delle linee guida dell’ergonomia odontoiatrica e dalla applicazione delle stesse durante l’apprendimento universitario, rappresenta un potente mezzo di riduzione del rischio”, ricorda la prof.ssa Gandolfi .

I numerosi stress meccanici e fisiologici non possono essere completamente esclusi per la tipologia di attività, che richiede precisione in aree scarsamente visibili e con tipologia di manovre che influiscono sulla fisiologia e sul benessere dell’odontoiatra”.   Lo studio, promosso dal Progetto Ergonomia, Posturologia e Yoga therapy svolto per il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria e per il Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’Università di Bologna, ha inoltre evidenziato la scarsa conoscenza dell’ergonomia odontoiatrica, delle cause anatomico-funzionali dello sviluppo del dolore e della mancata conoscenza di tecniche di mobilizzazione compensatoria, di detensionamento muscolare e decompressione scheletrica.   All’interno di un Dipartimento dedicato alle Scienze Biomediche e NeuroMotorie (DIBINEM, Dipartimento di Eccellenza MIUR diretto dalla Prof.ssa Lucia Manzoli), non poteva mancare una particolare attenzione agli aspetti neuromotori ed anatomico-funzionali correlati alla salute ed al benessere dei nostri studenti, futuri professionisti odontoiatrici.   “Nella Clinica Odontoiatrica di Bologna -dice la prof.ssa Gandolfo- gli studenti di Odontoiatria e di Igiene Dentale partecipano al Progetto inserito nel programma curriculare, apprendendo – anche tramite una fondamentale attività esperienziale (pratica fondamentale del programma per acquisire consapevolezza corporea e capacità di auto-analisi) – il razionale che sottende l’ergonomia odontoiatrica. In tal modo costruiscono le proprie capacità e conoscenze professionali con consapevolezza e controllo posturale”.  “E’ un Progetto innovativo – conclude- che ha ricevuto l’appoggio del Direttore vicario Prof. Lorenzo Breschi e del Decano della Clinica Odontoiatrica Prof. Carlo Prati – che la Prof.ssa Gandolfi sta programmando di estendere anche nei corsi post-laurea dell’Alma Mater come i Master universitari. Obiettivo importante dei percorsi formativi in Dentistry presso l’Università di Bologna vuole essere l’attenzione al benessere ed alla salute degli odontoiatri ed igienisti dentali”. 

Ad agosto spesi 20 milioni per i no vax in terapia intensiva

(da DottNet)   Ad agosto, sono stati spesi 20 milioni di euro per pazienti no vax in terapia intensiva. La provocazione lanciata dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, di fare pagare le cure Covid ai no-vax (omai oltre il 90% del totale dei pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva) ha rilanciato il tema del peso economico del ‘no’ al vaccino per il Servizio sanitario nazionale e quindi per la comunità. Secondo una stima elaborata dall’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac) per l’Adnkronos Salute, “ad agosto sono stati spesi oltre 20 milioni di euro per i pazienti non vaccinati ricoverati in terapia intensiva”, come spiega Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Aaroi-Emac.   Ma come si arriva a questa stima? “Partiamo dal dato dei non immunizzati in terapia intensiva che il 94% del totale – ricorda Vergallo – Un giorno di degenza in rianimazione può variare tra circa 1.500 a circa 4.500 ma diciamo che il costo medio è almeno 2.200. Ad agosto il numero medio di ricoveri giornalieri in terapia intensiva Covid è stato di circa 320 pazienti (ieri sono stati 544 ndr), quindi in totale ad agosto sono stati spesi circa 22 milioni di euro. Questa ‘spesa’ è ripartibile così: 94% per i non immunizzati e 6% per i vaccinati, quindi 20,6 mln nel primo caso e 1,2 mln per i secondi”. “Se i non immunizzati si fossero invece vaccinati avremmo evitato di buttare tanti soldi – ammonisce Vergallo – Pensiamo solo a quanto ancora siamo in ritardo con il recupero delle liste d’attesa per le altre malattie che, purtroppo, non si sono mai fermate”.    “Purtroppo c’è uno zoccolo duro di italiani che è contro il vaccino – avverte Vergallo – all’inizio ero per una ‘moral suasion’ rispetto a queste persone ma gli ultimi accadimenti mi fanno propendere per un sostegno all’obbligo vaccinale. Abbiamo provato di tutto, il Green pass doveva incentivare le immunizzazione degli scettici e sta funzionando, ma c’è una fetta di over 40-50 che fa resistenza. Ma – conclude – se vogliamo uscire dalla pandemia lo strumento è il vaccino altrimenti il bene della salute pubblica verrà messo in crisi da una fetta di popolazione che impedirà anche l’immunità di comunità”.    Quanto all’idea lanciata dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, di far pagare le cure Covid ai no-Vax “l’abbiamo letta come una provocazione ma la vediamo non praticabile anche se oggi oltre il 90% dei ricoveri Covid in terapia intensiva è di persone non vaccinate”.   Tornando al virus, “assisteremo ad un aumento dei casi in terapia intensiva ancora per qualche settimana, ma è davvero difficile fare delle previsioni per l’autunno perché ci sono troppi fattori in ballo”, spiega ancora facendo il punto della situazione. La Sicilia, già in zona gialla, “è la Regione coi numeri peggiori per quanto riguarda ricoveri in intensiva di pazienti Covid” ma anche la Sardegna “rischia la zona gialla”. “Su scala nazionale – prosegue Vergallo – la media di occupazione dei posti letto in rianimazione è al 6% e al 7% quella per le aree non critiche”, laddove le soglie massime, fissate dai nuovi parametri per il passaggio in zona gialla, sono rispettivamente del 10% e del 15%.   Uno dei punti ‘critici’, secondo gli anestesisti, “è il numero reale dei posti letto Covid in terapia intensiva oggi disponibili, pensiamo che in questi mesi siano stati ridotti per riportarli nella gestione ordinaria”. Ma cosa accadrà nei prossimi mesi nelle rianimazioni? “E’ arduo immaginarlo – rimarca il presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani – ci sono tanti fattori: le varianti più contagiose, l’efficacia dei vaccini e la loro durata, l’andamento della diffusione del contagio, la riapertura delle scuole e di tutte le attività lavorative. Quindi – conclude – immaginare oggi quale sarà l’effetto di questi fattori sugli ospedali è molto difficile”.

Strumenti digitali, sovrappeso e attività fisica nei bambini

(da Univadis)   Un utilizzo di frequente di strumenti digitali in un campione di preadolescenti  di 11 anni aumenta il rischio di essere sovrappeso all’età di 14. Nello studio, l’associazione è presente solo tra i preadolescenti che facevano meno di 6 ore a settimana di attività fisica nel tempo libero. I risultati suggeriscono, secondo gli autori, che un’adeguata quantità di attività fisica nel tempo libero durante la preadolescenza possa proteggere dall’impatto di utilizzo  elevato di strumenti digitali, inevitabilmente legati a uno stile di vita più sedentario.  Secondo un recente studio prospettico su larga scala, l’attività fisica nel tempo libero durante la preadolescenza può modificare l’associazione tra l’uso di strumenti digitali e il rischio di essere in sovrappeso nell’adolescenza. In particolare, si è visto che un utilizzo intensivo di strumenti digitali a 11 anni aumenta il rischio di essere in sovrappeso 3 anni dopo, e che tale rischio non cresce nei preadolescenti che facevano almeno 6 ore di attività fisica nel tempo libero.   Una delle problematiche sanitarie globali più gravi, spiega l’articolo pubblicato sul Journal of Physical Activity and Health, è l’alta prevalenza di obesità tra bambini e adolescenti, che ha conseguenze negative a lungo termine sia a livello individuale sia sociale. “Alti livelli di utilizzo di supporti digitali si associano all’eccesso di peso già nell’infanzia e nell’adolescenza, eppure le prove di una relazione causale o a lungo termine restano scarse e contraddittorie” spiegano gli autori. “Inoltre, l’influenza dell’attività fisica su questa relazione è ancor meno studiata” precisano.   L’analisi fa parte dello studio Finnish Health in Teens che ha reclutato 4.661 partecipanti con età media di 11,1 anni all’esordio e 13,6 anni al follow-up, classificati come adolescenti di peso normale o in sovrappeso/obesi. Mediante un questionario via web i partecipanti hanno autoriportato l’uso di strumenti digitali e l’attività fisica nel tempo libero, classificata con un livello basso (da 0 a 5 ore a settimana), moderato (da 6 a 8) e alto (almeno 9 ore). È da questi o natura utilizzati in un contesto sedentario, si associano a un maggior rischio di essere in sovrappeso 3 anni dopo. Il rischio però aumenta solo tra i ragazzini con un livello attività fisica nel tempo libero basso ma non tra quelli con un livello moderato o alto.     “I nostri risultati sottolineano l’importanza dell’attività fisica tra i giovani per ridurre, o addirittura eliminare, il rischio futuro di eccesso di peso, soprattutto tra i giovani che passano molto tempo su strumenti digitalii” affermano i ricercatori. I dati ottenuti sono particolarmente importanti per definire i rischi a cui vanno incontro i più piccoli dopo questo periodo pandemico caratterizzato da un utilizzo intensivo di mezzi digitali e da una riduzione drastica delle opportumità di movimento, rischi che dovranno essere presi in considerazione nella messa a punto delle future strategie di contenimento del contagio.

(Engberg E, Leppänen MH et al. Physical Activity Among Preadolescents Modifies the Long-Term Association Between Sedentary Time Spent Using Digital Media and the Increased Risk of Being Overweight. Journal of Physical Activity and Health. DOI: 10.1123/jpah.2021-0163.)

Covid, Tar Lecce conferma sospensione medico no vax

(da fimmg.org)     Il Tar di Lecce ha confermato con decreto la sospensione dall’esercizio professionale e dal servizio presso la Asl di Brindisi di un medico non vaccinato. I giudici amministrativi hanno respinto il ricorso della dottoressa specificando che «nel giudizio di bilanciamento dei contrapposti interessi, la posizione della ricorrente e il diritto dell’individuo, sotto i vari profili evidenziati, debbono ritenersi decisamente recessivi rispetto all’interesse pubblico sotteso alla normativa», nel contesto emergenziale «legato al rischio di diffusione della pandemia da Covid-19». La camera di consiglio per una trattazione più approfondita della vicenda è stata fissata per il 15 settembre prossimo. Secondo i giudici, inoltre: «è in facoltà della ricorrente – è specificato – conseguire la cessazione di tutti i lamentati effetti pregiudizievoli adempiendo all’obbligo vaccinale» ritenuto un «presupposto necessario ed imprescindibile per l’esercizio della professione». Nel giudizio si è costituito il consiglio dell’ordine dei medici di Brindisi. Non si è costituita in giudizio la Asl.

Certificati di esenzione dai vaccini antiCovid: chi ne ha davvero diritto ?

(da Univadis)    Le circolari del ministero della Salute n. 35309 del 4 agosto 2021 e 35444 del 5 agosto 2021 sulla composizione dei vaccini antiCovid contengono anche le informazioni per identificare coloro che possono legittimamente richiedere un certificato di esonero dalla vaccinazione. Per fare chiarezza su questo argomento delicato (sono numerosi i casi di assistiti che richiedono l’esonero senza averne i requisiti), la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) ha realizzato un documento in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute, utile per i medici di famiglia e i medici vaccinatori.  “L’obiettivo di questo documento è dare indicazioni precise e inequivocabili » ha spiegato il presidente della SIMG Claudio Cricelli. Le ambiguità che spesso lasciano adito a interpretazioni sbagliate, dubbi e perplessità”.  Di seguito abbiamo riassunto gli elementi essenziali del documento, al fine di fornire una guida rapida al medico che si deve confrontare con la richiesta di un certificato di esenzione.

Gli aspetti burocratici 

Il ministero della Salute ha disciplinato, con queste circolari, il rilascio dei “certificati di esenzione alla vaccinazione anti-Covid-19” a chi ha condizioni cliniche specifiche e documentate che impediscono di ricevere la vaccinazione o completare il ciclo vaccinale e a chi ha ricevuto il vaccino Reithera nell’ambito della sperimentazione, al fine di ottenere il green pass europeo. Fino al 30 settembre 2021, salvo ulteriori disposizioni, sono validi anche a livello nazionale i certificati di esclusione vaccinale già emessi dai Servizi Sanitari Regionali.

La certificazione di esenzione può essere rilasciata solo se la vaccinazione stessa deve essere posticipata o sconsigliata per la presenza di specifiche condizioni cliniche documentate.

Fino al 30 settembre 2021, le certificazioni potranno essere rilasciate direttamente da:

a. medici vaccinatori dei Servizi vaccinali ;

b. medico responsabile del centro di sperimentazione in cui è stata effettuata la vaccinazione, nel caso di cittadini che hanno ricevuto il vaccino ReiThera.

c. medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che abbiano aderito alla campagna vaccinale, cioè che abbiano le credenziali per inserire i dati nei sistemi Regionali e Nazionali.

l medico che rilascia l’esenzione deve registrare nel proprio software le motivazioni alla base di tale decisione per future verifiche e monitoraggio. Tali motivazioni non possono essere contenute nel certificato di esenzione rilasciato all’interessato.

Se la richiesta proviene da un assistito che non ha una idonea documentazione, lo stesso dovrà essere inviato a valutazione e decisione da parte dello specialista; inoltre, la circolare del ministero, per aiutare i medici vaccinatori nella valutazione dell’idoneità alla vaccinazione, prevede che le Regioni individuino presso i Centri Vaccinali o altri centri ad hoc le modalità di presa in carico dei casi dubbi e un gruppo tecnico regionale di esperti in campo vaccinale. La certificazione deve essere rilasciata a titolo gratuito, avendo cura di archiviare la documentazione clinica relativa, anche digitalmente, per il monitoraggio delle stesse.

Motivi di rinvio più comuni

Si tratta di condizioni per le quali è preferibile posticipare la vaccinazione. Non rappresentano né controindicazione né precauzione ma una opportunità considerando la protezione già garantita dalla recente infezione o i rischi di possibile trasmissione dei soggetti in quarantena o con sintomatologia compatibile con COVID-19:

a. Paziente di recente affetto da infezione asintomatica o malattia accertata da SARS-CoV-2 laddove non siano trascorsi almeno tre mesi dal primo tampone positivo.

b. Paziente con malattia di COVID-19 recente che abbia ricevuto terapia con anticorpi monoclonali laddove non siano trascorsi almeno tre mesi dal trattamento.

c. Soggetto in quarantena per contatto stretto fino al termine del periodo di isolamento.

d. Soggetto con sintomi sospetti di COVID-19 fino al risultato del tampone

e. Paziente con malattia acuta severa non differibile (esempio evento cardiovascolare acuto, epatite acuta, nefrite acuta, stato settico o grave infezione di qualunque organo/tessuto, condizione chirurgica maggiore)

Queste condizioni non necessitano di alcuna certificazione di esenzione. I casi a e b hanno diritto al green pass di guarigione valido 6 mesi, mentre la valutazione della opportunità di vaccinazione per i casi c e d avverrà rispettivamente alla fine della quarantena o al termine del percorso diagnostico.

Controindicazioni

Controindicazione specifica nei confronti di uno o più dei vaccini attualmente utilizzati in Italia:

ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti (nota 1) ed in particolare

il polietilene-glicole-2000 PEG contenuto nel vaccino Comirnaty- (Pfizer-Biontech)

il metossipolietilene-glicole-2000 (PEG2000 DMG) (I PEG sono un gruppo di allergeni noti che comunemente si trovano in farmaci, prodotti per la casa e cosmetici),

la trometamina (componente di mezzi di contrasto radiografico e di alcuni farmaci somministrabili per via orale e parenterale) contenuta nel vaccino Spikevax (Moderna)

il polisorbato contenuto nei vaccini COVID-19 a vettore virale Vaxzevria (AstraZeneca) e Janssen (Johnson&Johnson). lI polisorbato 80 è una sostanza ampiamente utilizzata nel settore farmaceutico e alimentare ed è presente in molti farmaci inclusi vaccini e preparazioni di anticorpi monoclonali. PEG e polisorbato sono strutturalmente correlati e può verificarsi ipersensibilità cross-reattiva tra questi composti

soggetti che hanno manifestato sindrome trombotica associata a trombocitopenia in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria;

soggetti che in precedenza hanno manifestato episodi di sindrome da perdita capillare con Vaxzevria o Janssen

In caso di reazione allergica grave alla prima dose di un vaccino COVID-19 si può considerare la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione; tuttavia, vista la possibilità di reazioni crociate tra componenti di vaccini diversi, è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione rischio/beneficio individuale.

La vaccinazione antiCOVID-19 non è controindicata in gravidanza. Qualora, dopo valutazione medica, si decida di rimandare la vaccinazione, alla donna in gravidanza potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione.

La sindrome di Guillain-Barré è stata segnalata molto raramente dopo somministrazione di Vaxzevria e Janssen. Qualora insorta entro 6 settimane dalla vaccinazione, senza altra causa riconducibile, è prudente non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino. Potrà essere comunque considerato l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione.

Precauzioni

Una precauzione è una condizione nel ricevente che può aumentare il rischio di gravi reazioni avverse o che può compromettere la capacità del vaccino di indurre un’adeguata risposta immunitaria. In generale, quando è presente una precauzione può essere necessario approfondire il singolo caso valutando il rapporto beneficio/rischio. La maggior parte delle persone che al momento della seduta vaccinale abbia una precauzione alla vaccinazione antiCOVID-19 può essere vaccinata ma in alcuni casi deve essere presa in considerazione la consultazione con il medico curante o con uno specialista per determinare se la persona può ricevere la vaccinazione in sicurezza.

Esempio: casi molto rari di miocardite e pericardite sono stati osservati dopo somministrazione di vaccini a mRNA. La decisione di somministrare la seconda dose in persone che hanno sviluppato una miocardite/pericardite dopo la prima deve tenere conto delle condizioni cliniche dell’individuo e deve essere presa dopo consulenza cardiologica e un’attenta valutazione del rischio/beneficio. Laddove si sia deciso di non procedere con la seconda dose di vaccino anti COVID-19 a mRNA, può essere considerato l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione.

La reazione allergica immediata ad altro vaccino o farmaco è considerata una precauzione ma non una controindicazione in questo caso la valutazione del rischio è condotta per tipo e gravità della reazione e l’attendibilità delle informazioni, tenendo in considerazione la consultazione con il medico curante o con uno specialista per determinare se la persona può ricevere la vaccinazione in sicurezza.

False controindicazioni

Sono alcune patologie, sintomi o condizioni erroneamente considerati vere controindicazioni quando in realtà non precludono la vaccinazione. Esse quindi non danno diritto a certificato di esenzione.

Si riportano qui le più comuni a titolo esemplificativo:

L’allattamento non rappresenta una controindicazione alla vaccinazione anti COVID-19.

Le persone con storia di paralisi di Bell possono ricevere qualsiasi vaccino COVID-19 autorizzato da EMA.

Le persone con malattie autoimmuni possono ricevere qualsiasi vaccino COVID-19 autorizzato da EMA.

In assenza di specifiche controindicazioni, i pazienti immunocompromessi e gli oncologici in corso di radio-chemioterapia non presentano controindicazione alla vaccinazione anti COVID-19. I vaccini COVID-19 attualmente autorizzati da EMA non sono vaccini vivi e quindi possono essere somministrati in sicurezza; le evidenze suggeriscono che la risposta immunitaria alla vaccinazione COVID-19 potrebbe essere ridotta in queste persone.

Persone con una storia di gravi reazioni allergiche non correlate a vaccini o farmaci iniettabili, come allergie al cibo, agli animali domestici, al veleno di insetti, all’ambiente o al lattice, possono essere vaccinate, così come coloro con storia di allergie ai farmaci orali o di storia familiare di gravi reazioni allergiche, o che potrebbero avere un’allergia più lieve ai vaccini (nessuna anafilassi).

Vaccini Covid, Oms: no a terza dose

(da Doctor33)   La priorità al momento deve essere quella di aumentare le coperture nei Paesi che ancora non hanno avuto accesso ai vaccini, motivo per cui Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Oms afferma che «i dati, al momento, non indicano il bisogno di una terza dose». Secondo l’esperta iniziare con i ‘booster’ con buona parte del mondo ancora non immunizzata potrebbe essere addirittura controproducente: «Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei paesi ricchi, perché non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti». La posizione è stata ribadita da Bruce Aylward, un altro esperto dell’Oms. «Ci sono abbastanza vaccini per tutti, ma non stanno andando nel posto giusto al momento giusto. Due dosi devono essere date ai più vulnerabili in tutto il mondo prima che i richiami vengano dati a chi ha completato il ciclo, e siamo ben lontani da questa situazione». Intanto, la Cina ha azzerato domenica i contagi a diffusione interna a un mese circa dall’accertamento di metà luglio del focolaio di variante Delta del Covid emerso all’aeroporto di Nanchino. È quanto ha riportato la Commissione sanitaria nazionale, secondo cui i casi importati sono stati 21 di cui 5 nel Guangdong, 4 a Shanghai, 3 sia a Tianjin sia nello Yunnan, 2 a Pechino e uno ciascuno nelle province di Shanxi, Zhejiang, Henan e Sichuan. La più grave recrudescenza in Cina della pandemia da mesi, guidata dalla variante Delta altamente contagiosa, è stata portata sotto controllo con test di massa e blocchi mirati alle attività.

1 71 72 73 74 75 212