Comunicato video per campagna vaccinale OMCEO Ravenna – Liceo Classico Alighieri

Alla FNOMCEO – Roma

All’ENPAM – Roma

Agli OMCEO – Loro sedi

Si trasmette il comunicato con preghiera di pubblicazione e divulgazione nei modi che le SS.VV. riterranno più opportune, relativo alla pubblicazione sul canale istituzionale dell’Ordine dei Medici di Ravenna del video a favore della campagna vaccinale anti COVID-19. Si ringrazia sin d’ora. Stefano Falcinelli, Presidente dell’OMCEO di Ravenna.

https://www.omceo-ra.it/news/aggiornamenti/news/275-il-tempo-dei-costruttori-video-campagna-vaccinale-covid

COMUNICATO:

Il percorso di Potenziamento biomedico, nato dalla collaborazione tra il Liceo classico “Dante Alighieri” e l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Ravenna, è un progetto innovativo, realizzato in base alle norme dell’autonomia scolastica, che ha permesso agli studenti delle classi 3A e 3B dell’indirizzo classico di approfondire argomenti di grande attualità e interesse tra i quali quelli relativi al sistema immunitario e alle vaccinazioni, con la finalità trasversale di far acquisire loro quegli strumenti indispensabili per discriminare tra informazione e disinformazione.

Le attività, riconosciute anche nell’ambito dei “Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento,” coordinate e curate dalle docenti di Scienze Naturali, Chimiche e Biologiche, professoresse Chiara Pini e Mariella Gulfo, e dal Dott. Marco Montanari, medico referente dell’Ordine per il progetto, sono state realizzate in forma di webinar, di lezioni frontali e di laboratori pratici virtuali.

Il video, tra i prodotti finali del progetto, vuole rappresentare una testimonianza tangibile di cittadinanza attiva e di educazione alla diffusione della cultura scientifica.

“Il tempo dei costruttori “ è lo spunto nato dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui va tutta la nostra stima e riconoscenza.

Che cosa significa essere costruttori per studenti liceali?

I ragazzi hanno approfondito il significato del termine “costruire” e compreso che si riferiva a qualcosa di più elevato, di più ampio, ai principi della nostra carta costituzionale e dunque al valore del bene comune cui tutti i cittadini debbono concorrere.

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale “ (art. 2 C.)

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica…..” (art.9 C.)

“…. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” 

(art. 4 C.)

Limitarsi a riconoscere diritti non basta a garantirne l’effettivo esercizio, occorre che al riconoscimento di un determinato diritto corrisponda l’adempimento di un dovere da parte di qualcun altro.

“Costruttori” sono coloro che per intelligenza, passione, responsabilità si impegnano alla formazione di una nuova cittadinanza che si sostanzia in azioni orientate all’informazione, alla formazione e all’azione.

In quest’ottica, per gli educatori, assume rilevanza e significato l’insegnamento dell’educazione civica introdotto in forma sperimentale nel curricolo obbligatorio.

In quest’ottica, gli studenti del Liceo classico Dante Alighieri hanno pensato di donare il loro contributo come ambasciatori della salute alla comunità ravennate e non solo.

Da un incontro organizzato tra gli scriventi da una preziosa e instancabile collaboratrice quale la professoressa Chiara Ercolani, in una calda giornata di luglio dello scorso anno, è nato dunque un progetto per il quale si ringraziano il Dott. Marco Montanari per la passione coinvolgente e la professionalità, le professoresse Chiara Pini e Mariella Gulfo per la guida sapiente e attenta con cui hanno preparato gli studenti e gli studenti che hanno partecipato a tutte le attività del progetto fino alla realizzazione del presente video.

Il Dirigente Scolastico

Prof.ssa Giuseppina Di Massa

Il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Ravenna

Dott. Stefano Falcinelli

Al via il primo test clinico per la cannabis contro l’emicrania

(da DottNet)   Per la prima volta un test clinico cercherà di verificare l’efficacia della cannabis come terapia dell’emicrania. La sostanza è usata contro questa patologia da migliaia di anni, sottolineano i ricercatori dell’università di San Diego nel comunicato di annuncio, ma non c’erano mai stati studi organizzati. Ai partecipanti al test sarà dato ‘random’ il trattamento con Thc o Cbd, due principi attivi della cannabis, una combinazione dei due o un placebo. La sperimentazione sarà condotta in doppio cieco, cioè con i ricercatori che daranno la terapia e valuteranno gli effetti non sapendo quale trattamento il paziente studiato ha ricevuto. Al momento sono 20 i partecipanti, che dovrebbero arrivare a 90 entro la fine del trial. “Molti pazienti che soffrono di emicrania l’hanno avuta per molti anni senza parlarne con un medico – sottolinea Nathaniel Schuster, uno dei ricercatori -. Ora quando ci chiedono se la cannabis funziona contro la malattia non abbiamo nessun dato sperimentale per rispondere”.  Negli ultimi anni sono sempre di più i test clinici che provano l’efficacia di alcune sostanze per curare malattie.  Pochi giorni fa ad esempio uno studio ha dimostrato che l’mdma, principio attivo dell’ecstasy, può curare i sintomi del disturbo da stress post traumatico se associato alla psicoterapia.

Dl Covid. Via libera definitivo alla Camera. Lo ‘scudo penale’ per gli operatori sanitari è legge

L’approvazione è arrivata con 311 voti favorevoli e 47 contrari. L’articolo 3-bis del provvedimento prevede che fatti di cui agli articoli 589 e 590 del codice penale, commessi nell’esercizio di una professione sanitaria e che trovano causa nella situazione di emergenza, saranno punibili solo nei casi di colpa grave. Ai fini della valutazione del grado della colpa, il giudice dovrà tenere conto anche della limitatezza delle conoscenze scientifiche sulle patologie da Sars-Cov-2 e sulle terapie appropriate, nonché della scarsità delle risorse umane e materiali disponibili.  Leggi L’articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=95851&fr=n

OMS, lavorare più di 55 ore a settimana aumenta rischi ictus e morte

(da AdnKronos)  Lavorare 55 ore o più a settimana aumenta il rischio ictus del 35% e quello di morte del 17%, rispetto alle 35-40 ore di lavoro a settimana. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) insieme all’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), in una ricerca pubblicata su ‘Environment International’. Nel 2016, rilevano le due organizzazioni, 398mila persone sono morte per ictus e 347mila per una malatia cardiaca dopo aver lavorato almeno 55 ore a settimana. Tra il 2000 e il 2016 il numero di decessi per malattie cardiache legate a orari di lavoro prolungati è aumentato del 42%, dato che si attesta al 19% per gli ictus. Maggiormente colpiti sono stati gli uomini (il 72% dei decessi riguarda i maschi), le persone che vivono nella regione del Pacifico occidentale e nel Sud-Est asiatico e i lavoratori di mezza età o più anziani. La maggior parte dei decessi registrati riguardavano persona di età compresa tra 60 e 79 anni che avevano lavorato almeno 55 ore a settimana quando avevano tra i 45 e i 74 anni. Il numero di persone che lavorano con orari di lavoro prolungati, sottolineano Oms e Oil, è in aumento e rappresenta attualmente il 9% del totale della popolazione mondiale: questo trend espone ancora più persone a un rischio di handicap o di decesso prematuro legato al lavoro. Questa analisi, evidenziano le due organizzazioni internazionali, arriva mentre la pandemia del Covid-19 ha messo in evidenzia la gestione del tempo di lavoro e ha accelerato le evoluzioni suscettibili di creare un aumento dell’orario di lavoro. “La pandemia – commenta il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – ha considerevolmente cambiato il modo in cui molte persone lavorano. Il telelavoro è diventato una norma in numerosi settori di attività facendo ‘scomparire’ i confini tra casa e lavoro. D’altronde, numerose aziende sono state costrette a ridurre o interrompere le loro attività per risparmiare soldi e le persone che continuano a lavorare finiscono per avere un orario di lavoro prolungato”. 

Il 97% dei sanitari vaccinati non può trasmettere il virus. Indagine dell’Ordine dei medici di Torino

Su un campione di 5.823 operatori (medici, infermieri, psicologi, farmacisti…) sottoposti a tampone dopo la vaccinazione per un periodo di osservazione di circa tre mesi, il 96,93% non ospitava il virus nelle prime vie aeree, quindi non era potenziale veicolo di contagio. Su 11.910 operatori solo l’1,41% ha dichiarato di avere contratto il virus dopo la vaccinazione.  Leggi L’articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=95784&fr=n

Gli impianti dentali: età e condizioni generali di salute

(da DottNet)   Nonostante il miglioramento della salute generale nelle persone anziane, la perdita di denti è ancora un problema piuttosto diffuso nella fascia di popolazione superiore a 65 anni. La diminuzione del numero di denti nella popolazione più anziana è causa di difficoltà nella masticazione, della scelta di alimenti sempre più morbidi e meno nutrienti e di una generale riduzione della qualità della vita.

Tuttavia, la sostituzione dei denti con una protesi su impianti non è particolarmente diffusa nella popolazione più anziana. Le ragioni sono varie: timore dell’intervento per inserirli, costi troppo alti, paura di un fallimento.Si ritiene comunemente che i processi di guarigione nel paziente anziano possano essere rallentati, in realtà questa convinzione non è reale anche se la presenza di malattie croniche o farmaci potrebbero costituire un piccolo rallentamento della guarigione. Le percentuali di successo degli impianti dentali, infatti, nei pazienti con più di 65 anni dopo 5 e 10 anni sono molto simili a quelle ritrovate nella popolazione generale (Srinivasan et al., 2017, Etöz et al. 2021). Anche sopra i 75 anni la sopravvivenza degli impianti resta del tutto simile (96% a 5 anni) alla popolazione più giovane (Bertl et al. 2019).

Più che l’età dunque, sono le condizioni generali che vanno attentamente considerate. Tra queste la presenza del diabete non compensato, deficit immunitari, l’assunzione di alcuni medicinali ma anche condizioni locali come la parodontite o l’impossibilità di mantenere una corretta igiene orale a causa della ridotta manualità. Al contrario dell’età più avanzata, un’età molto giovane rappresenta una vera controindicazione all’inserimento degli impianti. Se è vero che più raramente i denti vengono persi in gioventù, alcune condizioni possono richiedere la sostituzione di denti nei piccoli pazienti. Nell’infanzia e nell’adolescenza sono più frequenti i traumi dentali e alcuni denti poi possono essere congenitamente mancanti. L’inserimento degli impianti, però, andrebbe posticipato alla fine della crescita scheletrica poiché, se inseriti troppo presto, potrebbero avere una posizione finale non idonea, visto che il paziente continua a crescere e gli impianti non possono essere spostati. Il risultato a distanza di tempo sarà scadente e non armonico rispetto al resto della dentatura, se non addirittura dannoso (Mankani et al 2014).

La fine della crescita non è facile da determinare. L’osso delle arcate dentarie continua a crescere anche oltre i 18 anni (Bernard 2004). Alcune criteri possono aiutare ad identificare la fine della crescita: una crescita in altezza inferiore a 0.5 cm per 2 anni, la valutazione radiografica del polso, la precisa corrispondenza tra radiografie del cranio ad oltre 6 mesi di distanza. L’inserimento precoce può essere considerato solo per gravi patologie in cui molti o tutti i denti sono mancanti congenitamente e, seppur consapevoli delle possibili complicanze, la scelta di impianti può essere un compromesso accettabile in considerazione dei bisogni speciali di questi piccoli pazienti (Heuberer et al. 2015). In conclusione, gli impianti dentali non sono una soluzione a qualsiasi età ma sarà l’odontoiatra con una serie di valutazioni cliniche e radiologiche a poter indicare il momento giusto per il loro eventuale inserimento.

Medicina di Genere. Entra in campo l’Osservatorio OMCeO Forlì-Cesena

La Medicina di Genere si può definire come quella branca della medicina che studia le differenze biologiche e socioculturali tra uomini e donne e l’influenza di questi fattori sullo stato di salute e di malattia, nonché sulla risposta alle terapie.  La Legge “Lorenzin” del 2018 ha disposto la predisposizione di un piano volto alla diffusione della medicina di genere  L’intenzione è quella di garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal SSN in modo omogeneo sul territorio nazionale, considerando, appunto, le differenze derivanti dal sesso e dal genere

La FNOMCeO e l’Istituto Superiore di Sanità se ne stanno occupando attivamente, con specifiche commissioni e azioni di promozione, come si può vedere al LINK https://portale.fnomceo.it/medicina-di-genere-fnomceo/  e tre anni fa la stessa FNOMCeO ha promosso un corso di aggiornamento/FAD sulla Medicina di Genere.

Il nostro Osservatorio Pari Opportunità e Medicina di Genere ha ideato una inchiesta on line per stimolare i colleghi ad approfondire queste tematiche ed allo stesso tempo per raccogliere informazioni sullo stato delle conoscenze e della sensibilità dei professionisti su questo argomento.

Il Questionario, rigorosamente anonimo, è disponibile a questo LINK

https://forms.gle/57RLYV97AdhpNnxV6

Invitiamo tutti gli iscritti a dedicare pochi minuti del loro tempo per rispondere.

Dott.ssa Paola Possanzini

Coordinatrice Commissione Pari Opportunità e Medicina di Genere

Dott. Michele Gaudio

Presidente OMCeO Forlì-Cesena

Dott. Gian Galeazzzo Pascucci

Coordinatore Commissione Comunicazione ed Informazione

AstraZeneca-Pfizer, mix vaccini funziona: studio su Nature

da AdnKronos)    Combinare, nella campagna vaccinale, Pfizer-BioNTech e AstraZeneca produce “una potente risposta immunitaria contro il virus Sars-CoV-2”. E’ quanto hanno evidenziato i risultati preliminari di uno studio spagnolo, condotto dal Carlos III Health Institute di Madrid, su 663 volontari e pubblicato su ‘Nature’. Una sperimentazione condotta nel Regno Unito, per verificare la strategia di mixare i due vaccini, aveva già dato rassicurazioni sulla sicurezza e presto fornirà ulteriori dati sulle risposte immunitarie. La speranza dei ricercatori è che la strategia di ‘mix & match’ dei vaccini, “possa semplificare gli sforzi di immunizzazione per i paesi che affrontano forniture fluttuanti dei vari vaccini”, sottolinea lo studio. Ad aprile lo studio ‘Combivacs’ ha arruolato 663 persone che avevano già ricevuto una prima dose del vaccino AstraZeneca. Due terzi dei partecipanti allo studio, in modo casuale, hanno ricevuto dopo 8 settimane il richiamo con il vaccino mRNA prodotto da Pfizer. Un gruppo di controllo di 232 persone non ha ancora ricevuto la seconda dose. Dopo la seconda dose, i partecipanti hanno iniziato “a produrre livelli di anticorpi molto più elevati rispetto a prima e questi anticorpi nei test di laboratorio sono stati in grado di riconoscere e inattivare Sars-CoV-2 – rileva lo studio – I partecipanti che non hanno ricevuto il richiamo non hanno registrato alcun cambiamento nei livelli di anticorpi”.

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