Vaccino: ‘green pass’ già da prima dose, validità 9 mesi

(da AGI) Il ‘green pass’, il certificato verde che fungerà da passepartout una volta in vigore (per spostarsi tra regioni di colore diverso, ma anche per partecipare a eventi, convegni, eventi civili e religiosi) avrà una validità di 9 mesi (non sei quindi, come inizialmente ipotizzato), e, altra novità rispetto a quanto previsto, sarà rilasciato già dopo la prima dose. E’ quanto prevede il dl Covid pubblicato in Gazzetta Ufficiale e in vigore dal 19 Maggio. Il pass (su cui è ancora in corso la discussione a livello europeo per varare un documento comune che consenta di spostarsi anche tra Paesi) verrà rilasciato “anche contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino e ha validità dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale”.  Una volta fatto il richiamo, la stessa certificazione automaticamente diventa valida per i successivi nove mesi. La durata effettiva, insomma, è variabile perché legata alla tempistica prevista per i richiami. Il documento è rilasciato, “su richiesta dell’interessato – come prevede il dl di aprile – in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria ovvero dall’esercente la professione sanitaria che effettua la vaccinazione e contestualmente alla stessa, al termine del prescritto ciclo (passaggio questo modificato, come detto, nel nuovo decreto, ndr), e reca indicazione del numero di dosi somministrate rispetto al numero di dosi previste per l’interessato. Contestualmente al rilascio, la predetta struttura sanitaria, ovvero il predetto esercente la professione sanitaria, anche per il tramite dei sistemi informativi regionali, provvede a rendere disponibile detta certificazione nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato”.  Oltre che per avvenuta vaccinazione, si potrà ottenere anche dopo la guarigione dal Covid o dopo un tampone: nel primo caso lo rilascerà il medico di medicina generale oppure la struttura ospedaliera dove si è stati curati. Nel caso di certificazione per tampone negativo (molecolare o antigenico), viene rilasciato dal laboratorio dove è stato effettuato.

I vaccini Covid sono sicuri in gravidanza e non danneggiano la placenta

(da DottNet)    I vaccini Covid sono sicuri in gravidanza e non danneggiano la placenta, che è un po’ come la ‘scatola nera’ di un aeroplano, un indicatore dell’andamento della gestazione. A rassicurare e’ uno studio della Northwestern University, pubblicato su ‘Obstetrics & Gynecology’.   In particolare, si vuole smentire una credenza che perlomeno negli Usa si è diffusa attraverso i social, secondo cui il vaccino può potenzialmente innescare una risposta immunologica che induce la madre a rifiutare il feto. “I risultati ci portano a credere che non succeda ” spiega Jeffery Goldstein, uno degli autori dello studio. Per arrivare a una conclusione positiva sulla sicurezza dei vaccini i ricercatori hanno raccolto placente da 84 pazienti vaccinate e 116 non vaccinate che hanno partorito al Prentice Women’s Hospital di Chicago, esaminandole patologicamente da intere e dopo la nascita microscopicamente.  La maggior parte delle pazienti immunizzate aveva ricevuto vaccini Moderna o Pfizer durante il terzo trimestre.  “Se qualcosa va storto con una gravidanza – evidenzia Goldstein – di solito vediamo cambiamenti nella placenta che possono aiutarci a capire cosa è successo. Da ciò che possiamo dire, il vaccino Covid non la danneggia”. Lo scorso maggio, gli stessi studiosi hanno invece evidenziato in una ricerca che le placente di donne risultate positive al virus durante la gravidanza hanno mostrato prove di lesioni, in termini di flusso sanguigno anormale tra madre e bambino in utero. Il messaggio dei ricercatori e’ quindi che le pazienti incinte che vogliono essere vaccinate per evitare di contrarre la malattia dovrebbero sentirsi sicure nel farlo. Lo scorso aprile, sempre lo stesso team di ricerca ha pubblicato uno studio che mostra che le donne incinte producono anticorpi COVID dopo la vaccinazione e li trasferiscono con successo ai loro feti.

Covid: da Garante privacy linee guida per vaccinazione in luoghi di lavoro. Dovrà essere assicurato rispetto competenze tra il medico competente e il datore di lavoro

(da AdnKronos)   Il Garante per la privacy ha adottato un documento di indirizzo sulla vaccinazione nei luoghi di lavoro, per fornire indicazioni generali sul trattamento dei dati personali, in attesa di un definitivo assetto regolatorio. “La realizzazione dei piani vaccinali – si legge nella nota – per l’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Covid-19 nei luoghi di lavoro, prevista dal protocollo nazionale del 6 aprile 2021, costituisce un’iniziativa di sanità pubblica, ragione per la quale la responsabilità generale e la supervisione dell’intero processo rimangono in capo al Servizio sanitario regionale e dovrà essere attuata nel rispetto della disciplina sulla protezione dei dati”. “Anche per la vaccinazione sul luogo di lavoro – prosegue il Garante -dovrà essere assicurato il rispetto del tradizionale riparto di competenze tra il medico competente e il datore di lavoro, messo in evidenza nel documento sul ruolo del medico competente in materia di sicurezza sul luogo di lavoro, da oggi disponibile sul sito dell’Autorità”. Nel documento di indirizzo il Garante precisa che2 le principali attività di trattamento dati – dalla raccolta delle adesioni, alla somministrazione, alla registrazione nei sistemi regionali dell’avvenuta vaccinazione- devono essere effettuate dal medico competente o da altro personale sanitario appositamente individuato”.    Nel quadro delle norme a tutela della dignità e della libertà degli interessati sui luoghi di lavoro, infatti, non è consentito al datore di lavoro raccogliere direttamente dai dipendenti, dal medico competente, o da altri professionisti sanitari o strutture sanitarie, informazioni relative all’intenzione del lavoratore di aderire alla campagna o alla avvenuta somministrazione (o meno) del vaccino e ad altri dati relativi alle sue condizioni di salute. Tenuto conto dello squilibrio del rapporto tra datore di lavoratore e dipendente, il consenso del lavoratore non può costituire in questi casi un valido presupposto per trattare i dati sulla vaccinazione così come non è consentito far derivare alcuna conseguenza, né positiva né negativa, dall’adesione o meno alla campagna vaccinale.

Efficacia del 95% dei vaccini contro il Covid-19 con punte del 100% già con la prima dose di AstraZeneca.

Il primo studio Italiano sui dati real-world condotto dall’Università di Ferrara  Lo studio conferma l’elevata efficacia (del 95% circa) dei vaccini contro il Covid-19. Tutti i vaccini si sono rivelati molto efficaci, anche contro la variante inglese. Gli autori riportano il 95% di contagi in meno, 99% di malati con sintomi in meno tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati. Il vaccino AstraZeneca sembra avere un’efficacia che sfiora il 100%, anche dopo una singola dose.  Leggi L’articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=95553&fr=n

Una singola dose di vaccino dimezza il rischio di trasmissione

(da DottNet)   Una singola dose del vaccino COVID-19 prodotta da Pfizer o AstraZeneca riduce il rischio di una persona di trasmettere SARS-CoV-2 ai loro contatti più stretti di ben la metà, secondo un’analisi di oltre 365.000 famiglie nel Regno Unito.    Sebbene i vaccini abbiano dimostrato di ridurre i sintomi del COVID-19 e le malattie gravi, la loro capacità di prevenire la trasmissione del coronavirus non è stata chiara. Kevin Dunbar, Gavin Dabrera ei loro colleghi della Public Health England a Londra hanno cercato casi in cui qualcuno è stato infettato da SARS-CoV-2 dopo aver ricevuto una dose di uno dei due vaccini. Hanno quindi valutato la frequenza con cui quegli individui hanno trasmesso il virus ai contatti familiari.   Il team ha scoperto che le persone che erano state vaccinate per almeno 21 giorni potevano ancora risultare positive al virus. Ma la trasmissione virale da questi individui ad altri nelle loro famiglie era del 40-50% inferiore rispetto alla trasmissione nelle famiglie in cui la prima persona che risultava positiva al test non era stata vaccinata. I risultati per i due vaccini erano simili. I risultati non sono ancora stati sottoposti a peer review.

Enpam: via al bando 2021 per i mutui prima casa

(da enpam.it)   L’Enpam ha dato il via libera al nuovo bando dell’anno 2021 per la concessione di mutui ipotecari ai propri iscritti. La Fondazione intende in questo modo sostenere i giovani medici e odontoiatri interessati all’acquisto o alla ristrutturazione di una prima casa oppure di un’unità immobiliare da adibire a studio professionale. Il mutuo può essere chiesto anche dagli iscritti riuniti in associazione o in società di professionisti, purché tutti i componenti abbiano i requisiti previsto dal bando.

LA GARANZIA DI ESSERE MEDICO   L’ammissione alla richiesta di mutuo è riservata agli iscritti e ai medici in formazione (specializzandi e corsisti di Medicina generale) con un’età non superiore ai 40 anni. L’obiettivo principale dell’Enpam infatti è quello di favorire tutti quei soggetti che, al momento, non verrebbero considerati idonei alla concessione di un mutuo da parte del sistema bancario.  “In questo senso – ha commentato con soddisfazione il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti – prosegue il nostro impegno nel dare sostegno ai giovani professionisti per avviare un percorso personale o professionale in tempi rapidi e con garanzie minime”.

QUANTO SI POTRA’ CHIEDERE     Agli iscritti la cui richiesta di mutuo sarà accetta si applicherà un tasso di interesse pari a 1,7 per cento annuo, comprensivo di tutte le spese.   Sarà possibile chiedere fino a 300mila euro, cifra che potrà servire a finanziare l’acquisto, la costruzione o la ristrutturazione dell’immobile fino all’80 per cento del valore.  Per la ristrutturazione il limite massimo è fissato invece in 150mila euro.   Da notare che l’immobile deve trovarsi nel Comune dove si risiede o si svolge l’attività lavorativa principale e non deve appartenere alle categorie residenziali di lusso. 

REQUISITI    Potranno presentare domanda di mutuo tutti i medici e gli odontoiatri che non hanno già finanziamenti o mutui pagati dalla Fondazione, che sono in regola con i versamenti, e non presentano una rateizzazione da regime sanzionatorio in corso.  Inoltre, è richiesto almeno un anno d’iscrizione e di contribuzione effettiva.   Tra le altre condizioni da rispettare, non si dovrà aver ottenuto l’assegnazione o la locazione con patto di futura vendita e riscatto di un altro alloggio e non si dovrà essere proprietari di un altro immobile nel Comune dove si risiede o dove si svolge l’attività lavorativa principale.

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