Victor Insurance – polizza del medico vaccinatore

Buongiorno

sono lieto di informarvi che abbiamo attivato una nuova collaborazione con Victor Insurance che colloca la polizza del medico vaccinatore con un premio di €200, anche a garanzia dei medici in pensione richiamati per il programma di vaccinazione Covid19.

A disposizione per qualsiasi chiarimento porgo i migliori salut

Nicola D’Alessandro

AXA Assicurazioni e Investimenti

Agenzia Generale di Forlì – Sgarzani & C. Srl

Sede: Viale A.Gramsci 148 – 47122 Forlì (FC)

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ENPAM: Quota A rinviata di un mese (ma resta a rate)

La Fondazione Enpam ha rinviato di un mese il termine per il pagamento della Quota A 2021. La scadenza inizialmente prevista per il 30 aprile è stata spostata al 31 maggio.

La decisione è stata presa per dare tempo a tutti i medici e dentisti che ritengono di averne diritto, di fare domanda per l’esonero dei contributi previdenziali previsto dallo Stato con l’ultima legge di Bilancio. Quest’aiuto riguarda i professionisti che nel 2019 hanno avuto un reddito inferiore a 50mila euro e che nel 2020 hanno avuto un calo di fatturato o dei corrispettivi di almeno un terzo.

NUOVE DATE

Il rinvio riguarda anche la seconda rata della Quota A, che viene spostata al 31 luglio. Restano invece invariate le altre scadenze.

Diversamente dall’anno scorso, quest’anno pur essendoci un rinvio, il pagamento potrà avvenire in quattro volte.

Riepilogando, nel 2021 le date per il pagamento della Quota A saranno:

  • 31 maggio (prima rata o rata unica, per chi paga in unica soluzione)
  • 31 luglio (seconda rata)
  • 30 settembre (terza rata)
  • 30 novembre (quarta rata)

Chi ha attivato la domiciliazione bancaria riceverà l’addebito diretto sul conto corrente in queste date. Invece chi ha preferito mantenere l’opzione dei bollettini, potrà pagarli appena saranno disponibili nell’area riservata, anche prima delle scadenze indicate.

PER CHI CHIEDE L’ESONERO

Diverso il caso se si hanno i requisiti per mettere i contributi previdenziali a carico dello Stato.  Per chi chiederà l’esonero dai contributi entro il 15 maggio, l’addebito diretto verrà infatti sospeso. Allo stesso modo chi avrà fatto domanda di esonero non dovrà pagare i bollettini. Il tutto temporaneamente, nella speranza che nel frattempo arrivi il decreto attuativo che ancora manca per rendere certi gli importi massimi e le condizioni affinché Enpam possa accordare ufficialmente l’esonero a chi ne ha diritto.

WhatsApp per lavorare? No, grazie. Ecco perché è uno strumento fragile e insicuro

(da Il Fatto Quotidiano – di Umberto Rapetto)  “Te lo giro su WhatsApp” è una delle frasi più comuni, ricorrente come il prezzemolo nelle ricette di cucina o almeno nelle espressioni che sottolineano una presenza insistente, magari eccessiva o addirittura fuori luogo. Le relazioni personali sono state facilitate (anche se stravolte nella loro componente “umana”) dal frequente o addirittura costante ricorso alla messaggistica istantanea. Per contaminazione quasi naturale anche molti rapporti di lavoro hanno rapidamente trovato in WhatsApp un comodo strumento che – pur non professionale – poteva risultare efficiente (non efficace e tanto meno idoneo, attenzione!) nelle dinamiche quotidiane. WhatsApp ha così rapidamente conquistato una leadership incrinata solo dalla famelicità di dati di Mark Zuckerberg e dei suoi accoliti che con la pianificazione di nuove voraci regole di utilizzo hanno messo in fuga una larga fetta dell’utenza, ma nonostante le orribili premesse continua a costituire uno degli strumenti cui la gente fa abitualmente ricorso.  E’ fin troppo ovvio, e persino pleonastico, evidenziare che la “sicurezza” e la “privacy” si sono ferocemente contese il ruolo di Cenerentola nell’inquietante fiaba che aziende, enti pubblici e organizzazioni di qualsivoglia genere sono chiamati a vivere tutti i giorni.    Comodità (forse più compiutamente “pigrizia”) e parsimonia (leggasi “tirchieria” o semplicemente naturale predisposizione ad avvalersi di soluzioni gratuite) hanno dirottato il traffico dei più diversi contenuti (testi, documenti, immagini, video…) nelle vene di WhatsApp e di tante altre applicazioni utili per sentirsi vicini, connessi o comunque “partecipi”.

Non preoccupa certo lo scambio di comunicazioni “facete” dei gruppi di ex-colleghi che non esitano a spedire foto e filmati con cui esprimono una vocazione ginecologica non soddisfatta nel corso della carriera, ma spaventano i dialoghi “business-oriented” in cui gli interlocutori dimenticano di essere loro tragicamente “nudi” dinanzi ad un pubblico dai contorni indefiniti. Su WhatsApp hanno così cominciato a viaggiare (oltre a popputi ritratti capaci di deformare il display e all’immancabile gentleman di colore con tre gambe come un tavolino da seduta spiritica) una valanga di elementi la cui criticità non fatica a turbare chi finora sorrideva. Prescindendo dagli invii “erronei” che fanno pervenire ai destinatari meno opportuni i messaggi che – indirizzati a ben altre persone – era preferibile non muovessero nella direzione sbagliata, la questione è caustica anche per la “corrispondenza” deliberatamente inoltrata e correttamente recapitata.  Lo smartphone ha rapidamente conquistato il ruolo di propaggine dell’ufficio e – senza nemmeno rendersene conto – ne ha assunto la corrispondente morfologia: le cartelle sono equivalenti ai cassetti della scrivania, ma non sempre esistono serratura e chiave per proteggerne il contenuto. Questa prima mutazione non è stata coscientemente rilevata dagli interessati, che non si sono nemmeno accorti del “peso specifico” di quel che spediscono o ricevono immaterialmente attraverso quel dispositivo.

Molta gente non si rende conto della fragilità dell’ecosistema virtuale in cui è stata catapultata da una evoluzione tecnologica subita passivamente e guardata solo negli entusiasmanti aspetti positivi. Ecco quindi scattare la molla del “mi sbrigo subito” e “faccio prima” che porta a servirsi di WhatsApp non solo per scherzare con amici e parenti, ma per assicurarsi una sorta di tessuto connettivo i cui gangli sono destinati a muovere “materiale” che probabilmente è meritevole di differente attenzione e di un briciolo di cautela in più.  Un progetto, una offerta economica, un accordo commerciale, un disegno tecnico, un qualunque file in formato “Office”, un’immagine di un prodotto in lavorazione: la lista potrebbe proseguire all’infinito e non riuscirebbe ad elencare le opportunità di spedizione.

Se non si crede alla violabilità di certi sistemi di comunicazione, si provi a pensare a qualcosa di banale. Non si facciano voli pindarici. Si immagini banalmente cosa succede se il destinatario smarrisce o si fa rubare il telefonino. Qualcuno riterrà questa considerazione esagerata. Nulla da imputargli. Insensibile? Niente affatto. Probabilmente non conosce nessuno cui hanno fregato lo smartphone zeppo di informazioni che era meglio non finissero in giro.

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