Covid. Soggetti obesi rispondono meno al vaccino.

Lo evidenziano i dati dello studio dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire) e dell’Istituto Dermatologico San Gallicano (Isg) di Roma condotto su 250 operatori sanitari vaccinati. A fronte di una buona risposta anticorpale al vaccino nel 99% dei vaccinati (risultati migliori tra le donne e i più giovani) la risposta si è dimezzata nei soggetti sovrappeso o obesi. Leggi L’articolo completo al LINKhttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=93047&fr=n

Uno spray nasale potrebbe impedire il contagio da Sars-CoV-2

(da Doctor33)    Un antivirale a base di lipopeptidi da spruzzare nel naso è stato in grado di bloccare la trasmissione di Sars-CoV-2 nei furetti, e potrebbe prevenire l’infezione nelle persone esposte al nuovo coronavirus, comprese le varianti più recenti, secondo uno studio pubblicato su Science. «Le persone che non possono essere vaccinate o che non sviluppano l’immunità potranno trarre particolare beneficio dallo spray. L’antivirale è facilmente somministrabile e, sulla base della nostra esperienza con altri virus respiratori, darebbe una protezione immediata che potrebbe durare per almeno 24 ore» spiegano Matteo Porotto, della Columbia University e della Università della Campania Luigi Vanvitelli, Caserta, e Anne Moscona, della Columbia University, autori senior dello studio.
Il lipopeptide antivirale è poco costoso da produrre, ha una lunga durata di conservazione e non necessita di refrigerazione, e proprio per queste caratteristiche si distingue dagli altri approcci antivirali in fase di sviluppo, inclusi molti anticorpi monoclonali, e potrebbe essere particolarmente utile nelle popolazioni rurali, a basso reddito e difficili da raggiungere. Porotto e Moscona hanno precedentemente creato lipopeptidi simili per prevenire l’infezione di cellule da altri virus, e quando è emerso Sars-CoV-2, hanno adattato i loro progetti alla nuova minaccia. I lipopeptidi agiscono impedendo a un virus di fondersi con la membrana cellulare del suo ospite. Per fondersi, il nuovo coronavirus dispiega la sua proteina spike prima di contrarsi in un fascio compatto. Il composto riconosce lo spike di Sars-CoV-2, si incunea nella regione dispiegata e impedisce alla proteina spike di adottare la forma compatta necessaria per la fusione. Negli esperimenti sui furetti, il lipopeptide è stato somministrato nel naso di sei furetti. Coppie di furetti trattati sono stati quindi sistemati in gabbie con due furetti di controllo che avevano ricevuto uno spray nasale salino, e un furetto infettato da Sars-CoV-2. Dopo 24 ore, nessuno dei furetti trattati è stato contagiato, mentre tutti gli animali di controllo sono risultati altamente infetti. Il lipopeptide è stato testato anche su cellule infettate con una gamma di varianti Sars-CoV-2, e ha funzionato in maniera efficace. Gli autori sperano di passare presto a test sull’uomo.
(Science 2021. Doi: 10.1126/science.abf4896   http://doi.org/10.1126/science.abf4896 )

Ricerca, un sanitario su tre soffre di stress post traumatico

(da Adnkronos Salute) – Ansia, rabbia, esaurimento emotivo e depressione: gli operatori sanitari che in questi mesi hanno curato i pazienti Covid-19 mostrano segni evidenti di burnout e sindrome post traumatica da stress. Una condizione che interessa un sanitario su tre. Lo rivela una ricerca che ha anche dimostrato come il trattamento psicoterapico Emdr (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) su medici, infermieri, operatori socio assistenziali e volontari, possa assicurare un netto immediato miglioramento. Lo studio è stato condotto dall’Associazione per l’Emdr in Italia. Si tratta del primo lavoro italiano che testimonia l’efficacia di questa terapia per l’elaborazione del trauma vissuto dagli operatori sanitari nel corso della pandemia. La ricerca, che sarà presentata in un webinar domani, ha coinvolto 744 persone (di cui 157 non sono stati trattati) sottoposti a quattro differenti tipologie di trattamento Emdr (de visu, di gruppo, on-line e individuali di gruppo).

I dati sono stati raccolti in 17 ospedali e Rsa. Dallo studio è emerso inoltre che il 71,2% degli operatori sanitari ha avuto livelli di ansia superiori al cut-off. In relazione al burnout, più del 60% ha riportato livelli da moderati a elevati di esaurimento emotivo; il 74,4% ha riportato livelli da moderati a elevati di ridotta realizzazione personale; livelli moderati ad elevati di depersonalizzazione si sono presentati in più del 25%. Livelli clinici di depressione sono stati identificati nel 26,8% dei partecipanti, livelli clinici di ansia nel 31,3% e livelli clinici di stress nel 34,3%. Infine, il 36,7% ha riportato sintomi di stress post-traumatico. La ricerca sarà presentata in un webinar domani, alle 19.  “Dall’indagine è emerso che le caratteristiche di evitamento, intrusività e ipereccitazione in questi soggetti sono al di sopra della soglia patologica, dimostrando uno stato traumatico”, spiega Marco Pagani, del Consiglio nazionale delle ricerche. Mentre, continua, “dopo il trattamento le condizioni di stress, ansia, umore, rabbia, sonno e aiuto mostrano un miglioramento significativo negli operatori reclutati, un miglioramento raddoppiato rispetto a quello percepito nei soggetti non trattati al semplice passare del tempo. Differenze sono state riscontrate tra i diversi ospedali e trattamenti, mentre non sono emerse differenze significative tra donne e uomini nella risposta alla terapia”.

Per Isabel Fernandez, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Emdr Italia, “è necessario tutelare e supportare la salute mentale e il benessere degli operatori sanitari in prima linea, con interventi di supporto psicosociale sia durante che al termine della pandemia. Durante l’emergenza Coronavirus i fattori di rischio per lo sviluppo di reazioni da stress traumatico sono aumentati moltissimo: dal contatto con i pazienti infetti, allo stress fisico causato dai dispositivi di protezione, allo stato di allerta costante, ai turni di lavoro più lunghi, al timore di contagiare amici e parenti. Per questo, oltre a promuovere strategie di protezione nei luoghi di lavoro, si rende necessario intervenire con un supporto psicologico specifico come Emdr, anche all’interno dei servizi sanitari e in ospedale, per facilitare il recupero, il ripristino di una serenità lavorativa e della routine quotidiana”.

1 92 93 94 95 96 212