Covid, studio GB: chi guarisce è immune in media 5 mesi

(da Ansa.it e Fimmg.org)   La maggior parte delle persone contagiate dal Covid-19 e poi guarite resta protetta per almeno 5 mesi successivi dal rischio di ammalarsi nuovamente. È quanto indica uno studio condotto a campione dal Public Health England, organismo pubblico della sanità britannica, che evidenzia peraltro come una percentuale, ancorché minoritaria, non risulti immune dal rischio di essere nuovamente colpita dal virus. I ricercatori hanno rilevato che l’83% dei guariti dal Covid-19 ha meno possibilità di riammalarsi, un tasso d’immunità medio molto alto grazie alla duratura presenza di anticorpi rilevata nell’organismo, che riducono il rischio di un secondo contagio ma non quello di trasmissione del virus. Lo studio è stato condotto attraverso il monitoraggio di oltre 20mila operatori sanitari, tra giugno e novembre 2020, compreso personale clinico in prima linea: tramite test regolari è stato possibile misurare la quantità di anticorpi residui da un’infezione passata. La dottoressa Susan Hopkins, responsabile della ricerca, ha dichiarato alla Bbc che i risultati appaiono molto incoraggianti dal momento che l’immunità sembra durare più di quanto alcuni medici e scienziati avevano inizialmente ipotizzato.

Covid, via libera a nuovi indennizzi e tutele aggiuntive

(da enpam.it)   Dopo mesi di incertezza segnati da discriminazioni subite e richieste di chiarimenti, prima della fine dell’anno l’Enpam è riuscita a portare a casa nuovi significativi risultati in favore degli iscritti colpiti dall’emergenza Covid.

RESTITUITI 25 MILIONI AGLI ISCRITTI     Negli ultimi giorni di dicembre, l’Enpam ha potuto erogare ulteriori 25 milioni di euro a circa 57mila camici bianchi, per un importo medio di 440 euro, a integrazione dei Bonus Enpam ed Enpam Plus già corrisposti nei mesi scorsi.  Non una nuova tranche di aiuti, ma la restituzione di quanto sottratto dalla “tassa sulla solidarietà” imposta sugli aiuti erogati dall’Enpam a seguito dell’emergenza Covid-19.  Un risultato per cui la Fondazione si era battuta, sancito dalla norma inserita nella versione definitiva del decreto legge “Ristori” pubblicata la vigilia di Natale in Gazzetta ufficiale.  “Sui bonus che avevamo destinato a medici e odontoiatri con nostre risorse lo Stato ha rinunciato ad incamerare imposte – ha commentato con soddisfazione Alberto Oliveti, presidente della Fondazione Enpam -. Abbiamo quindi subito disposto un ulteriore bonifico ai nostri iscritti, corrispondente proprio alle ritenute d’acconto che eravamo stati costretti a fare”.

“Su questo aspetto – ha aggiunto Oliveti – il Parlamento ha fatto giustizia. Era evidente infatti che i sussidi statali, che abbiamo anticipato per conto dello Stato e che già in partenza erano esentasse, e i bonus che abbiamo finanziato come Enpam erano analoghi nella sostanza. Non aveva senso dunque che medici e odontoiatri in difficoltà pagassero le tasse su quelli finanziati con risorse della Fondazione”.

NUOVI INDENNIZZI STATALI    Insieme alla restituzione del “maltolto”, nei primi giorni dell’anno l’Enpam ha anche potuto inviare a circa 2mila iscritti i bonifici relativi agli indennizzi statali per i mesi di marzo, aprile e maggio 2020, per un importo totale di 3,6 milioni di euro circa.  Si tratta di camici bianchi a cui l’indennizzo era stato negato in un primo tempo a causa di una contraddittoria norma del governo che penalizzava i professionisti iscritti anche all’Inps e che fu cancellata dopo le proteste dell’Enpam e dell’Adepp, l’associazione degli enti di previdenza privati. Indennizzo che ora è stato possibile riconoscere dopo l’arrivo di un chiarimento del ministero del Lavoro.

LE NUOVE TUTELE     Infine, lo scorso 31 dicembre l’Enpam ha finalmente ottenuto il via libera dai ministeri vigilanti alle due delibere approvate dal cda lo scorso 23 aprile 2020 e che rinforzano le tutele degli iscritti deceduti in attività in seguito al Covid-19, portando da 10 a 20 gli anni di contribuzione aggiuntiva, e quella che estende le tutele per gli immunodepressi.  Gli stessi ministeri hanno invece bocciato la delibera Enpam che istituiva la possibilità per i liberi professionisti di richiedere un anticipo fino al 15 per cento dell’intera pensione ordinaria maturata.

IN ATTESA DI APPROVAZIONE   Restano in attesa di approvazione le ultime due misure deliberate dal Cda prima di Natale e riguardanti il sostegno alle spese funerarie e l’indennità per i liberi professionisti contagiati.

VACCINO-VIGILANZA COVID-19. Guida per il cittadino e Sintesi indicazioni per gli operatori sanitari.

Covid: fumo aumenta il rischio di infezioni gravi

(da AGI)   Il fumo è associato a un rischio più elevato di insorgenza di sintomatologie gravi in caso di infezione da SARS-CoV-2. Lo conferma uno studio, pubblicato sul ‘British Medical Journal Thorax’, condotto dagli esperti del King’s College di Londra, che tra i fumatori hanno riscontrato il 14 per cento di probabilità in più di sviluppare febbre, tosse persistente e difficoltà respiratorie, e il 50 per cento in più di manifestare più di dieci sintomi contemporaneamente, tra cui tosse, febbre, perdita dell’olfatto, del gusto o dell’appetito, difficoltà respiratorie, dolori muscolari, affaticamento, disturbi intestinali o annebbiamento. “Questo studio – afferma Mario Falchi, ricercatore capo e docente senior presso il King’s College di Londra – fornisce la prima prova conclusiva, basata sull’osservazione reale, del fatto che fumare rappresenti un rischio più elevato per la salute in seguito al contagio da Covid-19”. Il team ha analizzato i dati di 2,4 milioni di partecipanti che hanno scaricato e utilizzato l’app ZOE del King’s College di Londra, 220.135 dei quali, circa l’11 per cento, erano fumatori. Diversi studi precedenti suggerivano che l’abitudine del fumo fosse associata a una minore probabilità di contrarre il nuovo coronavirus e di manifestare sintomatologie gravi. “Alcuni rapporti hanno suggerito un effetto protettivo del fumo sul rischio di Covid-19 – sostiene l’esperto – il che è stato piuttosto sconcertante, viste le nostre conoscenze dei danni che il tabacco può provocare all’organismo. Gli studi in quest’area, tuttavia, possono essere facilmente influenzati da pregiudizi nel campionamento, nella partecipazione e nelle risposte dei soggetti testati. I nostri risultati mostrano chiaramente che i fumatori corrono un rischio maggiore di sviluppare un numero significativamente più elevato di sintomi associati al nuovo coronavirus”. I partecipanti hanno presentato vari dati sulla propria persona, oltre che sui sintomi sperimentati e sui risultati dei test effettuati.

Locatelli: la mascherina va indossata anche dopo aver fatto il vaccino

(da DottNet)  La mascherina va indossata anche dopo aver fatto il vaccino anti Covid perché “non sappiamo se chi è vaccinato possa trasmettere l’infezione oppure no”, mentre il cambio di vaccino tra prima e seconda dose “può esser fatta solo in casi del tutto eccezionali”. A rispondere ad alcune delle più frequenti domande sul vaccino è Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e componente del Cts, durante la trasmissione Agorà, su Rai 3.     Tanto per il vaccino di Moderna, che per quello di Pfizer, i dati degli studi pubblicati mostrano che la somministrazione delle due dosi “protegge nel 95% casi dallo sviluppo di malattia con sintomi, quello che non si sa è la capacità di prevenire l’infezione asintomatica, non abbiamo ancora dati sufficienti per capire se da immunità sterilizzate. Ciò significa che un vaccinato potrebbe acquisire un’infezione senza sintomi e trasmetterla, per questo è importante che continui a indossare la mascherina”. Quanto invece alla possibilità, per chi riceve un tipo di vaccino, di aver somministrata la seconda dose di un altro tipo, Locatelli precisa che “non è stata data un’indicazione di intercambiabilità tra vaccini, e quindi potrà esser fatto solo in casi del tutto eccezionali”.   Per quanto riguarda invece i luoghi in cui è possibile somministrare le dosi, il presidente del Css ricorda: viste le caratteristiche particolari di conservazione a bassissime temperature del vaccino Pfizer attualmente disponibile in Italia, “finora sono stati individuati 300 siti per la somministrazione, ma successivamente incrementeranno fino a 1.500. Allora il ruolo delle asl e il coinvolgimento dei medici di famiglia sarà importantissimo”. Quanto, infine, agli effetti collaterali, Locatelli, da poco vaccinato, afferma: “io non ho avuto assolutamente nessun problema, neppure il dolore sul sito di iniezione, che potrebbe essere considerato tra i normali effetti collaterali, insieme a lieve febbre o dolori osteoarticolari”.

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