Restrizione calorica, elisir di lunga vita

(da Nutrienti e Supplementi)   La Società Italiana di Medicina Interna interviene nel dibattito di questi giorni sul tema digiuno/longevità, con una nota in cui tende a fare chiarezza sul ruolo che la restrizione calorica può giocare nella protezione delle funzioni cellulari. Ne abbiamo parlato con Giorgio Sesti, presidente Simi e Alessandro Laviano, associato di Medicina interna alla Sapienza, Università di Roma.

Prof. Sesti, che ruolo gioca l’alimentazione nei processi di invecchiamento?

I meccanismi responsabili dell’invecchiamento sono in gran parte noti e si cominciano a mettere a punto anche alcune strategie per contrastarlo e modularlo. Tra queste, una delle più importanti è proprio l’alimentazione o, meglio, l’alimentazione contenuta, cioè mangiare meno, senza arrivare alla denutrizione e deprivarsi di nutrienti essenziali. I meccanismi di protezione finora individuati sono tutti legati alla restrizione calorica. Limitare l’apporto di cibo, infatti, fa entrare le cellule in modalità protezione e questo consente loro di resistere meglio agli insulti esterni. Allo stesso tempo, le cellule a dieta soddisfano le proprie necessità attraverso una sorta di auto-cannibalismo, definito autofagia, delle componenti invecchiate e poco funzionali. In pratica, dunque, la restrizione calorica attiva una sorta di pulizia interna che, oltre a rimuovere componenti deteriorati e potenzialmente pericolosi, stimola anche la rigenerazione cellulare.

Cosa si intende esattamente per restrizione calorica?

Per ottenere effetti benefici, è sufficiente ridurre del 20-40% le calorie introdotte con la dieta. Mangiare di meno, ma sempre in modo controllato, induce un reset del nostro metabolismo a un livello più basso e, consumando di meno, si determina minor usura. Da un punto di vista pratico, la restrizione calorica si può attuare secondo diversi approcci, da adattare alle esigenze del singolo e alle sue possibilità. Va, però, detto che si tratta di estrapolazioni teoriche di quanto osservato su modelli cellulari e animali oltre che su marcatori surrogati di longevità in salute. Al momento, infatti, per nessuno di questi approcci esiste la dimostrazione scientifica che ne documenti in modo definitivo l’efficacia nell’allungare la vita in salute, perché i risultati degli studi in corso si potranno osservare solo tra qualche decennio. Alcune evidenze preliminari che questo accada anche nell’uomo vengono dallo studio Calerie di recente pubblicato su Nature aging: una restrizione calorica del 25% rallenta i processi di metilazione del Dna, legati a tanti processi di invecchiamento, già dopo appena due anni.

Quali sono, allora, oggi, le strade percorribili, alla luce dei dati a disposizione?

Innanzitutto, va sottolineato come il cibo, al di là delle calorie, abbia anche un elevato valore simbolico. Per non parlare del suo effetto consolatorio: questo rende molto difficile seguire un regime di stretta restrizione calorica per lunghi periodi di tempo. Per questo, gli scienziati di settore sono alla ricerca di modalità alternative e meno penalizzanti. Una di queste è la restrizione selettiva degli alimenti ultra-raffinati: numerose evidenze epidemiologiche suggeriscono che una dieta ricca di alimenti ultra-raffinati è associata ad aumentato rischio di sviluppare malattie cronico-degenerative e precoce declino cognitivo.

Un’altra possibile strada è quella del digiuno intermittente, attualmente di gran moda per la perdita di peso. Nell’ottica della restrizione calorica anti-aging, un approccio efficace potrebbe essere quello di alternare giorni di quasi digiuno, a giorni in cui ci si alimenta in quantità normale, per esempio secondo la formula 5:2. L’argomento è al centro di tante controversie, anche non strettamente scientifiche, ma è serissimo, tanto da trovare spazio anche su pubblicazioni del gruppo Nature. C’è poi la via della dieta mima-digiuno, che consiste nell’effettuare ogni 3-4 mesi, cicli di 5 giorni di una dieta ipocalorica, formulata in modo da riprodurre gli effetti metabolici del digiuno. Questo faciliterebbe l’aderenza alla prescrizione dietetica.

Prof. Laviano, tra le proposte emergenti c’è il time-restricted eating. Di che si tratta?

Visto che il primo induttore di attività cellulare è la luce, questo approccio suggerisce di restringere la finestra temporale nella quale ci si può alimentare a meno di 12 ore, meglio se a 8-10 ore, sincronizzandola con la luce solare. Il tutto almeno 5 giorni a settimana. È noto che mangiare tardi la sera si associa a un maggior rischio di patologie cronico-degenerative, mentre mangiare con la luce naturale sembra ridurre lo stato infiammatorio e potrebbe facilitare il dimagrimento. Un recentissimo lavoro sperimentale, suggerisce inoltre che potrebbe essere proprio la fame ad attivare i meccanismi di protezione, ma non è chiaro se questo succeda anche nell’uomo.

Prof. Sesti, quanto è pericoloso, in quest’ambito, il fai da te?

Modificare la dieta e il proprio peso corporeo può anche sortire effetti opposti e influenzare negativamente la propria età biologica. È il motivo per cui questi approcci, soprattutto i più sperimentali, devono essere sempre adottati su indicazione del medico e da lui monitorati per avere una visione globale dei rischi e dei benefici.

Che conclusioni si sente di trarre?

La dieta anti-aging è soprattutto una dieta restrittiva in termini di calorie, da assumere in una finestra temporale ristretta. Non ci sono invece grandi prove scientifiche dell’esistenza di alimenti anti-aging, con l’eccezione dell’acqua e degli alimenti ricchi di poliamine quali, per esempio, formaggi fermentati e germe di grano. Al contrario, non si dispone al momento di prove relative all’effetto anti-aging di tanti alimenti di moda come il kefir, le bacche di Goji o di Açai. Insomma, in linea con i dettami del galateo, quando ci si siede a tavola, se si vuole augurare lunga vita ai nostri commensali, dovremmo astenerci dall’augurare buon appetito.

Sussidi Bambino anche ai papà

(da Enpam.it)  In caso di nascita di figli, l’Enpam darà un sussidio non più solo alle mamme, ma anche ai padri. E se entrambi i genitori sono camici bianchi il bonus verrà moltiplicato per due.  L’importo base è di 2mila euro per ogni figlio di medico oppure di odontoiatra (che diventano 4mila per chi contribuisce da libero professionista da almeno tre anni). Il contributo di neo-natalità è destinato alle spese dei primi dodici mesi di vita, come quelle di baby sitting e di asilo nido.   “Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto – ha commentato il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti –. Del resto, la crisi della natalità è una vera problematica per la previdenza del futuro, ed è nostro dovere dare un segnale. Con ogni probabilità non sarà un aiuto economico a cambiare scelte di vita, ma di certo un bonus permetterà ai professionisti di poter conciliare meglio lavoro e famiglia, e di vivere più tranquilli l’esperienza della genitorialità”.

La novità dell’estensione della tutela ai genitori di entrambi i generi è stata approvata dall’Enpam lo scorso ottobre e questo mese ha ricevuto il via libera dei ministeri vigilanti. Oggi il Consiglio di amministrazione ha approvato il bando per i sussidi per i nati nel 2022 e 2023. Le domande si potranno presentare a partire dal 26 giugno prossimo.  L’anno scorso, quando potevano presentare domanda solo le mamme medico, a beneficiare della misura sono stati 1.600 bambini.    Il sussidio di neo-natalità Enpam per i medici e gli odontoiatri è subordinato a limiti di reddito familiare ed è cumulabile con altre misure che sono garantite a tutti, come il bonus asilo nido che lo Stato distribuisce tramite l’Inps (minimo 1.500 euro fino ai tre anni d’età).

Scaduto: Bando avviso pubblico per conferimento incarichi di LAVORO AUTONOMO per MEDICO presso il servizio di MEDICINA TRASFUSIONALE

Si informa che nel sito http://www.aulss4.veneto.it/concorsi/avvisi è pubblicato il seguente bando:

  • avviso pubblico, per titoli ed colloquio, per il conferimento di incarichi di LAVORO AUTONOMO ex art. 7, comma 6, decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, di MEDICO presso il servizio di MEDICINA TRASFUSIONALE.

La scadenza è fissata per il 31.12.2023 per consentire all'amministrazione di formulare periodiche e distinte graduatorie cadenza settimanale, quindicinale e mensile.

Gli interessati possono presentare domanda collegandosi al sito https://aulss4veneto.iscrizioneconcorsi.it.

Al fine di poter acquisire il maggior numero di candidature possibile, si chiede cortesemente di dare la massima diffusione al bando, anche trasmettendolo a tutti gli iscritti tramite newsletter, laddove attiva.

Si ringrazia per la collaborazione e si porgono i più cordiali saluti.

Irene Caselotto

Ufficio Concorsi

AULSS 4- "Veneto Orientale"

Piazza De Gasperi, 5

30027 San Donà di Piave (VE)

tel. 0421 228281 - 228284 - 228286

e-mail: ufficio.concorsi@aulss4.veneto.it

Abbuono crediti ECM per i sanitari colpiti dall’alluvione

(da Odontoiatria33)   “I crediti formativi ECM del triennio 2023-2025, si intendono già maturati in ragione di un terzo di quelli previsti per tutti i professionisti sanitari che hanno svolto in maniera documentata la loro attività professionale nei territori dei Comuni durante il periodo dell'emergenza. Il conseguimento di tali crediti è computato proporzionalmente al periodo di attività svolta su base annua”. 
E’ questo uno dei provvedimenti contenuti nel Decreto sull’emergenza alluvione approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 maggio con il quale vengono stanziati oltre 2 miliardi di euro, al fine di garantire il soccorso e l’assistenza alle popolazioni e alle aziende colpite dall’alluvione e di procedere rapidamente al superamento della fase emergenziale. 

Selfie e smartphone al sole mettono a rischio gli occhi

(da DottNet)   Fissare direttamente il sole, anche per pochi secondi, alla ricerca dell'inquadratura perfetta per scattarsi un selfie può creare un danno, anche irreversibile, alla retina come quando si osserva un'eclissi solare senza specifici occhiali. Un danno alla retina può essere causato anche dall'uso prolungato di smartphone e tablet al sole: lo schermo, agisce infatti, da superficie riflettente indirizzando i raggi solari sugli occhi dove possono produrre un effetto degenerativo. È quanto segnalano gli esperti dalla Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso), riuniti a Roma per il secondo congresso nazionale.    Casi di danni agli occhi correlati a un eccessivo uso di tablet o smartphone sotto un'intensa luce solare sono descritti in letteratura: di recente sul Journal of Medical Case Reports è stato presentato il caso di un uomo di trent'anni che ha riportato danni permanenti alla retina dopo avere trascorso tre ore a leggere sul tablet durante una gita in montagna; lo stesso era accaduto a una ragazza di venti anni che aveva trascorso due ore a guardare il telefono in spiaggia.   "Sono chiari esempi di maculopatia solare, una condizione determinata dall'assorbimento da parte della retina e dell'epitelio pigmentato di una elevata energia radiante", spiega Scipione Rossi, direttore dell'Oftalmologia all'ospedale San Carlo di Nancy di Roma e segretario tesoriere Siso.    "Nei casi più gravi le cellule nervose in pochi giorni possono formare uno scotoma, una macchia nera al centro dell'occhio. La lesione può essere permanente e causare una riduzione della visione centrale irreversibile", aggiunge l'esperto. "Per questo è opportuno evitare selfie sotto il sole senza specifiche protezioni perché gli occhiali da sole non sono sufficienti a filtrare in modo adeguato le radiazioni luminose. Va anche limitato l'uso prolungato di tablet e smartphone senza indossare occhiali da sole", conclude Rossi.

L’allenamento cardio protegge da mortalità per influenza o polmonite

(da M.D.Digital)   Secondo una ricerca statunitense pubblicata online sul 'British Journal of Sports Medicine', l'esercizio aerobico regolare, popolarmente noto come "cardio", è collegato a un rischio significativamente inferiore di morte per influenza o polmonite, anche a livelli settimanali inferiori a quelli raccomandati. Ma potrebbe esserci un livello al di sopra del quale gli effetti si stabilizzano o, nel caso delle attività di rafforzamento muscolare, diventano potenzialmente dannosi, suggeriscono ancora i risultati.
Per un soggetto adulto il consiglio che viene fornito è quello di un allenamento per almeno 150 minuti a settimana di intensità moderata o di 75 minuti di intensità vigorosa, con attività fisica aerobica o una combinazione equivalente più attività di rafforzamento muscolare di intensità moderata o maggiore almeno due volte a settimana.
L'esercizio aerobico sostenuto, che include camminata veloce/veloce, nuoto, corsa e salire le scale, aumenta la frequenza cardiaca e aumenta la sudorazione. Le attività di potenziamento muscolare prevedono l'utilizzo di pesi e bande di resistenza, esercizi come squat, affondi e flessioni ma anche attività di giardinaggio pesante.
Oltre al contributo per il mantenimento di una condizione di buona salute fisica, i nuovi dati indicano che l'attività fisica regolare può anche proteggere dalla morte per influenza o polmonite.
In questo lavoro i ricercatori hanno voluto scoprire se specifici tipi e quantità di attività fisica potessero essere associati a questa riduzione del rischio, utilizzando le risposte di 577.909 adulti che avevano preso parte al National Health Interview Survey (NHIS) tra il 1998 e il 2018.
Agli intervistati è stato chiesto quanto spesso hanno trascorso 10 o più minuti in attività aerobiche di intensità vigorosa e di intensità leggera o moderata e quanto spesso svolgessero attività di rafforzamento muscolare.
Ogni persona è stata quindi classificata in base al livello di attività aerobica raccomandata + obiettivi settimanali di rafforzamento muscolare: nessuno dei due; raggiungimento dell'obiettivo di attività aerobica; raggiungimento l'obiettivo di potenziamento muscolare; raggiungimento di entrambi gli obiettivi.
Sono stati definiti cinque livelli di attività fisica: inferiore a 10, 10–149, 150–300, 301–600 e più di 600 minuti/settimana di attività fisica da moderata a vigorosa; e meno di 2, 2, 3, 4-6 e 7 o più sessioni/settimana di attività di rafforzamento muscolare.
La metà degli intervistati (50.5%) non ha raggiunto nessuno degli obiettivi settimanali. Quanto bene lo hanno fatto differiva in modo significativo in base a fattori sociodemografici e di stile di vita, condizioni di salute coesistenti pregressa vaccinazione per influenza e/o polmonite.Un terzo (34%) era aerobicamente inattivo e più di tre quarti (78%) ha riportato meno di 2 sessioni settimanali di attività di rafforzamento muscolare.
Durante un periodo medio di monitoraggio di 9 anni, 81.431 partecipanti sono deceduti; 1516 di questi decessi sono stati attribuiti a influenza e polmonite. Coloro che hanno raggiunto entrambi gli obiettivi di attività fisica settimanale raccomandati avevano quasi la metà (48%) del rischio di morire di influenza o polmonite rispetto ai loro coetanei che non hanno raggiunto nessuno dei due, dopo aver tenuto conto di fattori potenzialmente confondenti. Raggiungere solo l'obiettivo di attività aerobica è stato associato a un rischio inferiore del 36%, dopo aver tenuto conto di fattori potenzialmente influenti, mentre raggiungere solo l'obiettivo di rafforzamento muscolare non è stato associato ad alcuna differenza significativa di rischio. In termini quantitativi, l'aumento di 10-149, 150-300 e 301-600 minuti/settimana di attività fisica aerobica era associato, rispettivamente, a rischi inferiori del 21%, 41% e 50%, rispetto a nessun aumento. Ma non è stato riscontrato alcun vantaggio aggiuntivo oltre i 600 minuti settimanali.
"Sebbene 10-150 minuti/settimana sia spesso etichettato come attività fisica 'insufficiente' perché al di sotto della durata raccomandata, può comunque conferire benefici per la salute rispetto all'inattività”, suggeriscono i ricercatori.
Quando si trattava di attività di rafforzamento muscolare, rispetto a meno di 2 sessioni settimanali, il raggiungimento dell'obiettivo settimanale di 2 era associato a un rischio inferiore del 47%, ma 7 o più sessioni erano associate a un rischio maggiore del 41%.
(Webber BJ, et al. Leisure-time physical activity and mortality from influenza and pneumonia: a cohort study of 577 909 US adults. Br J Sports Med 2023. doi:10.1136/ bjsports-2022-106644.)