Certificazioni, delle reiterate assenze risponde anche il medico che li ha rilasciati

(da Doctor33)     Del danno erariale causato da un dipendente pubblico per l'indebita percezione del salario ricevuto in carenza di controprestazione lavorativa, per assenze giustificate mediante presentazione di certificati medici falsamente rappresentanti un perdurante stato morboso, risponde anche il medico di famiglia che li ha rilasciati. ( avv. Ennio Grassini - www.dirittosanitario.net)

Farmaci senza fustella, il Mmg che li detiene rischia fino a tre anni di reclusione

(da Doctor33)     «È indispensabile non abbiate tra i vostri farmaci confezioni prive delle fustelle ovvero già erogate dal Servizio sanitario». Il messaggio urgente e accorato ai medici di famiglia arriva dal segretario Fimmg veneto Domenico Crisarà, dopo che i Nas hanno denunciato 13 generalisti padovani per la detenzione di confezioni senza fustella. I farmaci, non scaduti, erano stati consegnati da familiari di assistiti deceduti per distribuirli a pazienti meno abbienti, o comunque ad altri assistiti, come accade per i campioni che il medico detiene: una consuetudine dettata dalla volontà di non sprecare un bene che può salvare vite ma che la legge italiana proibisce. «È necessario -continua l'appello di Crisarà ai colleghi- che i pazienti che vi danno l'opportunità di riutilizzare questi farmaci senza fustella siano invitati a contattare il Servizio farmaceutico dell'Ulss per farsi fornire indirizzo e orari di accettazione perché sono solo le farmacie ospedaliere a ritirare quelle confezioni». Già, per quei medicinali l'alternativa al contenitore dei rifiuti della farmacia non è nello studio del medico. Un decreto del 6 luglio 1999 ("linee direttrici in materia di distribuzione di medicinali per uso umano") e ulteriori linee guida del 2013 sulla distribuzione - per la verità più attinenti al grossista - impongono norme severissime di tracciabilità.

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Le persone “gufo” muoiono prima di quelle “allodole”

(da AGI)  Coloro che tendono ad andare a letto tardi la sera e a svegliarsi tardi la mattina, i cosiddetti "gufi", hanno un rischio maggiore di morire prima delle "allodole", cioè delle persone che hanno una naturale preferenza ad andare dormire presto e alzarsi prima. Lo ha scoperto un nuovo studio della Northwestern Medicine e dell'Università del Surrey nel Regno Unito (Regno Unito), pubblicato sulla rivista 'Chronobiology International'. Lo studio, che ha preso in esame i dati di quasi mezzo milione di britannici, ha rilevato che i gufi hanno il 10 per cento di rischio in più di morire rispetto alle allodole. In pratica, 50mila persone del campione analizzato avevano più probabilità di morire in un periodo di tempo analizzato dagli studiosi, di circa 6 anni e mezzo. "I nottambuli che cercano di vivere in un mondo di allodole possono avere conseguenze sulla salute del loro corpo", ha detto Kristen Knutson, professore associato di Neurologia alla Northwestern University Feinberg School of Medicine e una delle autrici dello studio. Precedenti studi su questo argomento si sono concentrati sui piu' alti tassi di disfunzione metabolica e malattie cardiovascolari tra i gufi, ma questo è il primo a considerare il rischio di mortalità. "Questo e' un problema di salute pubblica che non puo' piu' essere ignorato", ha detto Malcolm von Schantz, professore di cronobiologia all'Università del Surrey. "Dovremmo discutere di consentire ai tipi serali di iniziare e finire di lavorare più tardi, se possibile, e abbiamo bisogno di più ricerche su come possiamo aiutare i tipi serali a far fronte allo sforzo maggiore di mantenere il loro orologio biologico in sincronia con il tempo solare", ha aggiunto.

Le prescrizioni di statine non rispettano la parità di genere

(da M.D.Digital)   Meno della metà delle donne che hanno avuto un attacco cardiaco ricevono la prescrizione di una statina ad alta intensità, a testimoniare che il sesso femminile ha molte meno probabilità di ricevere un'adeguata prevenzione secondaria con farmaci che, a piena ragione, possono definirsi dei veri e propri salvavita. Il divario persistente nel trattamento delle malattie cardiache tra donne e uomini continua nonostante la dimostrata efficacia di questo tipo di prevenzione e i recenti sforzi per ridurre le differenze di trattamento fra i sessi.  
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Sanità senza medici? Anche i giudici dicono ‘no’ Fnomceo: “Saremo curati da medici centenari”

La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) esprime “amara soddisfazione” per le sentenze del Tar di Bari  (566, 569, 571, 572 del 2018, Seconda Sezione, presidente Adamo) che hanno bocciato le dotazioni organiche delle Asl approvate dalla giunta Vendola tra 2011 e 2012, e nei fatti tuttora vigenti, perché non garantiscono la presenza del numero minimo di medici necessari a coprire i Livelli essenziali di assistenza. In particolare, condivide il principio della sentenza secondo cui il vincolo finanziario «resta un mezzo, non certo il fine delle scelte politico-amministrative della Regione in materia sanitaria». Ancora durante l’ultimo Consiglio nazionale, la Federazione ha ribadito che la tutela del diritto alla salute dei cittadini si garantisce se il sistema sanitario persegue obiettivi di salute e non obiettivi di bilancio, come purtroppo è accaduto negli ultimi anni a causa di un modello aziendalista di gestione della Sanità. Con i risultati che tutti conosciamo: sempre meno medici, sempre più anziani, sempre più ‘sfruttati’. Sino ad arrivare, a breve, al collasso del sistema, che non sarà più in grado di garantire ai cittadini un’assistenza di qualità.
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Troppo alcol accorcia la vita anche di 4-5 anni. Gli esperti: non bere più di un litro di vino o tre litri di birra a settimana

(da Quotidiano Sanità)   Sarebbero tutte da rivedere al ribasso le attuali soglie di sicurezza per il consumo di bevande alcoliche, stando ai risultati di una ricerca appena pubblicata su 'Lancet'   E forse andrebbero anche uniformati visto che gli attuali limiti raccomandati per il consumo di alcol sono molto diversi tra una nazione e l’altra.  Angela Wood (Dipartimento di Salute Pubblica, Università di Cambridge) e colleghi, allo scopo di definire meglio le soglie di sicurezza per il consumo di bevande alcoliche, cioè quelle associate al minor rischio di mortalità per tutte le cause e di malattie cardiovascolari, hanno analizzato i dati relativi a circa 600 mila bevitori attivi residenti in 19 nazioni ad alto reddito e senza pregresse patologie cardiovascolari.  
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