Violenza a medici, Anelli (Fnomceo): perdita di prestigio del ruolo sociale

(da Doctor33)   «Una società che aggredisce i suoi medici, i suoi insegnanti aggredisce se stessa, rinnegando il passato e negandosi il presente e il futuro». Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) commenta così in una nota le recenti aggressioni contro medici e altri operatori sanitari registrate lo scorso fine settimana a Palermo, Napoli e Cerignola, e quelle contro i professori picchiati a Torino e a Palermo.  «Vedo un parallelo - osserva - tra quanto accade a noi medici e le aggressioni ai docenti e al personale delle scuole. Episodi - sostiene- che sono frutto di una cultura generalizzata secondo la quale la sanità, la scuola, sono visti alla stregua di supermarket: prendo quello che mi piace, secondo i miei desideri». Per Anelli «stiamo assistendo a un imbarbarimento culturale, legato anche alla perdita di prestigio e del ruolo sociale di alcune figure tradizionalmente considerate autorevoli». «I medici, i docenti sono, come e prima ancora dei cittadini - puntualizza Anelli - vittime dei tagli, delle disorganizzazioni, dei malfunzionamenti del sistema e sono dalla loro stessa parte, nel volere e nell'agire per cambiare le cose. Il presupposto di ogni diritto è il dovere etico, deontologico, giuridico, sociale di chi è chiamato, per ruolo, a garantirlo». «Ma perché medici e insegnanti possano esercitare appieno il loro dovere occorre un punto di partenza indispensabile in ogni relazione: occorre rispetto. Se i due pilastri della salute e dell'istruzione vengono banalizzati, se sono erosi alle fondamenta perché aggrediamo, per prossimità, chi li rappresenta, crolla tutto il tessuto sociale», conclude.

I rischi degli abusi di paracetamolo contro l’influenza

(da DottNet)   Molto spesso prescritto e ampiamente usato ma non privo di effetti collaterali, il paracetamolo è il 're dei farmaci da banco'. Considerato praticamente 'innocuo' e alleato per tanti piccoli problemi, dalla febbre al mal di testa, spesso ne viene assunto troppo e senza rendersene conto.    A mettere in luce il rischio di abuso, in particolare per ridurre i sintomi influenzali, è un doppio studio pubblicato sul 'British Journal of Clinical Pharmacology', che ricorda come questo farmaco comunque non possa curare dal virus ma solo attenuarne gli effetti.    Il primo studio ha coinvolto 14.481 adulti negli USA mettendo in luce che tra il 2011 e il 2016 il 6,3 per cento di chi ha fatto uso di paracetamolo ha esagerato con il dosaggio, un dato che, per esser compreso nel suo impatto, va proiettato sui milioni di persone che assumono il medicinale ogni giorno.   Inoltre durante la stagione influenzale c'è una probabilità del 24% maggiore di superare le dosi raccomandate, a volte anche per lunghi periodi di tempo, mettendo a rischio fegato e reni. "I farmacisti dovrebbero avvertire gli utenti di seguire le istruzioni di dosaggio indicate, in particolare durante la la stagione influenzale", ovvero "quando le persone hanno più probabilità di trattare i sintomi con prodotti a base di paracetamolo", "a volte senza conoscerne il contenuto", concludono i ricercatori dell'Università di Pittsburg.    Tra i Paesi europei è la Francia a detenere il primato per il consumo di questo antipiretico e analgesico. In uno studio condotto tra il 2006 e il 2015 l'uso del paracetamolo è aumentato del 53 per cento e dal 2008 in poi versione con dosaggio di 1000 milligrammi. Mentre la versione da 500 milligrammi ha subito un calo nelle vendite del 20%. "Anche se prescritti e molto usati, nessun analgesico è privo di effetti collaterali e la dose deve essere sempre rispettata", commenta l'autrice della ricerca, Karima Hider-Mlynarz

Italia sempre più anziana, aumentano ictus e demenze

(da AGI)  L'Italia è sempre più anziana: aumentano ictus, lesioni del midollo spinale e sclerosi multipla. E soprattutto, entro 25 anni le demenze negli over 80 raddoppieranno. Se ne parla a Trieste, presso il Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima, durante il 18 Congresso Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica - SIRN, presieduto dal Prof Carlo Cisari, Presidente SIRN. Al centro dell'attenzione, ictus, robotica, disabilità: questi i principali filoni seguiti. Cinquecento gli specialisti presenti. "L'invecchiamento della popolazione e' tipicamente accompagnato da un aumento del carico delle malattie non trasmissibili - spiega il Dr. Stefano Paolucci, Direttore U.O. complessa Riabilitazione Solventi Fondazione S. Lucia - IRCCS di Roma - come quelle cardiovascolari, il diabete, la malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttive e problemi muscoloscheletrici.
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Interstizio submucosale, l’anatomia umana si arricchisce di un nuovo organo

(da Doctor33)  Una caratteristica precedentemente sconosciuta dell'anatomia umana, che però potrebbe avere implicazioni nella funzione di organi e tessuti e nei meccanismi di molte patologie, è stata presentata in uno studio pubblicato su Scientific Reports. «Gli interstizi submucosali, in precedenza pensati come densamente riempiti di collagene, sono in realtà compartimenti pieni di liquido e interconnessi tra loro.
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Contrordine, la pasta non fa ingrassare

(da AGI)   La pasta, uno dei piatti forti del made in Italy, è da tempo accusata di essere tra i principali responsabili dell'epidemia di obesità. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista BMJ Open, invece, l'ha definitivamente assolta. I ricercatori del St. Michael's Hospital di Toronto hanno infatti scoperto che, a differenza della maggior parte dei carboidrati "raffinati", che vengono rapidamente assorbiti nel flusso sanguigno, la pasta ha un basso indice glicemico. Questo significa che provoca minori aumenti dei livelli di zucchero nel sangue rispetto a quelli causati dal consumo di alimenti con un alto indice glicemico. Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi hanno effettuato una revisione sistematica e una meta-analisi di tutte le evidenze disponibili, ricavate da studi randomizzati controllati. Hanno così identificato 30 studi che hanno coinvolto quasi 2.500 persone che hanno mangiato pasta invece di altri carboidrati come parte di una dieta sana a basso indice glicemico. "Lo studio ha rilevato che la pasta non ha contribuito all'aumento di peso o all'aumento del grasso corporeo", ha detto l'autore principale dello studio, John Sievenpiper. "In realtà l'analisi ha mostrato una leggera perdita di peso, quindi contrariamente alle preoccupazioni, forse la pasta può essere parte di una dieta sana a basso indice glicemico", ha aggiunto. Le persone coinvolte nelle sperimentazioni cliniche hanno mangiato in media 3,3 porzioni di pasta alla settimana invece di altri carboidrati. Una porzione equivale a circa mezzo bicchiere di pasta cotta. Ebbene, hanno perso circa mezzo chilo per tutto il periodo di follow-up durato in media 12 settimane. "Ora possiamo dire con una certa sicurezza che la pasta non ha un effetto negativo sugli esiti del peso corporeo quando viene consumata come parte di un regime alimentare sano", ha concluso Sievenpiper.