L’uso prolungato di antibiotici aumenta il rischio di adenoma colorettale
(da Doctor33) Un uso prolungato di antibiotici potrebbe aumentare il rischio di sviluppare cancro del colon-retto, secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista specialistica Gut. Lo studio mostra che l'assunzione massiccia di antibiotici aumenta in modo considerevole la possibilità che si formino polipi nel colon, che sono precursori di formazioni neoplastiche.
Depressione del medico: i fattori di rischio pesano di più
(da M.D.Digital) Cosa accade quando è il medico ad essere depresso? Come si comportano quando i giorni bui si trasformano in settimane, e a volte anche in mesi? Esistono dei fattori specifici che portano alla depressione nel medico? Quali trattamenti i medici cercano o evitano? La realtà è che quello che molti medici depressi fanno è … niente. Oppure provano rimedi che in realtà non aiutano. In una recente indagine è stato chiesto a un gruppo di medici se avessero sperimentato episodi di depressione durante la loro carriera e, in caso affermativo, che tipo di intervento hanno scelto per uscire. Questi in sintesi i risultati: il 33% ha deciso per un aiuto professionale, il 27% si è affidato all'autocura, il 14% ha avuto comportamenti autodistruttivi, il 10% non ha fatto alcunché, il 6% ha cambiato lavoro, il 5% si p autoprescritto dei farmaci, il 4% ha dichiato un generico altro, l'1% si è rivolto alla preghiera. Per quanto riguarda la terapia, al maggior parte dei medici ha tentato opzioni multiple. Tuttavia, la maggior parte non ha preso nessuna misura per mesi se non addirittura per anni prima di decidersi finalmente a fare qualcosa (e talvolta questo si è tradotto in autolesionismo).
Segnalazione iniziativa EuroMedi
La Federazione, con la comunicazione n. 86 del 2016, ha già invitato a NON SOTTOSCRIVERE la modulistica di cui trattasi.
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Contro le allergie alimentari arriva un vaccino in cerotto
(da DottNet) Quasi come se fossero malattie infettive, anche per le allergie alimentari ci si può 'vaccinare', o meglio 'desensibilizzare' con l'esposizione a quantità controllate dell'allergene. Dal concetto, nato peraltro in Italia, di 'immunizzazione orale' si potrebbe passare presto a quella cutanea, attraverso un cerottino da applicare sulla pelle. I risultati dei primi test su questo metodo sono stati presentati al Congresso annuale della World Allergy Organization promosso dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Negli studi finora eseguiti questi cerotti aumentano la tolleranza per arachidi e per latte. Il trattamento, hanno spiegato gli esperti al congresso, viene ben tollerato senza reazioni allergiche sistemiche, ma in alcuni pazienti è stato osservato un aumento delle reazioni cutanee eczematose locali. Il cerotto sfrutta il fatto che la pelle ha una potente attività immunitaria, ma allo stesso tempo l'assenza di vascolarizzazione dell'organo in superficie riduce notevolmente il rischio di reazioni sistemiche. Il cerotto contiene una quantità controllata dell'allergene che stimola la risposta immunitaria, 'abituando' l'organismo al contatto. "Forse in un prossimo futuro vaccineremo i nostri bambini allergici con un cerottino sulla pelle - afferma Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -. Sempre più avanzate sono poi le immunoterapie specifiche per l'allergia alimentare, che si evolvono ad una integrazione con immunomodulatori naturali quali i probiotici per migliorare la loro efficacia". Proprio l'allergia al latte, uno delle due allergeni per cui si sta sperimentando il cerotto, è uno dei temi principali trattati dal congresso, che inizierà il lavoro per la revisione delle linee guida su questo problema. "L'allergia al latte è la prima a comparire nell'età infantile con una frequenza che varia tra lo 0.7 ed il 2.5% - spiega Fiocchi. Questo significa che in Italia tra i 3500 ed i 12500 bambini l'anno sono allergici all'alimento cardine per la loro crescita. Le tappe per gestire l'allergia al latte sono tre: sospettarla, diagnosticarla, stabilire una dieta appropriata. Non dovunque, nel mondo, questo avviene nello stesso modo". Una raccomandazione degli esperti è che non ci si può affidare a metodiche alternative per la diagnosi: solo il dosaggio delle IgE specifiche, il test cutaneo e soprattutto il test da carico sono in grado di smascherare una allergia al latte. Un capitolo cercherà anche di razionalizzare il tema dei sostituti del latte da usare, che non sono tutti uguali. "Se in molte parti del mondo si usa prevalentemente il latte di soia per sostituto - spiega l'esperto - in Europa si usano di più gli idrolisati di latte, in Italia l'idrolisato di riso ed in Arabia il latte di cammella. Insomma, Paese che vai atteggiamento che trovi"