Anche il medico va multato se parla al cellulare in auto

E’ annunciata per questa settimana la comparsa sulle nostre strade di macchine telelaser, sia fisse che portatili, in grado di rilevare a grande distanza se un guidatore sta usando il cellulare, sia se il veicolo è in moto sia se è fermo ad un incrocio. Le sanzioni sono: ritiro immediato della patente e multa da 180 a 680 euro. Chi usa gli auricolari deve tenere un orecchio libero, altrimenti incorre nella medesima sanzione. Nel caso di uso del cellulare con il viva voce, reggendolo con una mano, si subisce la medesima sanzione, aggravata dalla condizione di guida con una mano sola, multa da 161 euro e 5 punti dei detrazione  Ricordiamo a tutti i colleghi che NESSUNA ESENZIONE ALLA MULTA E’ PREVISTA PER I MEDICI, ai sensi della sentenza nr. 21266 del 08/10/2014 della Corte di Cassazione, che sostenne che neanche le "urgenze" scusano l'utilizzo del cellulare al volante, convalidando una multa inflitta ad una dottoressa di Padova per avere usato, alla guida, un telefonino non dotato di auricolare. A nulla era servito alla professionista, specializzanda in medicina cardiovascolare, chiedere l'esimente dello «stato di necessità» in quanto nell'occasione - è stata la tesi difensiva - avrebbe ricevuto una telefonata urgentissima dal diretto superiore che la contattava per ricevere informazioni su una paziente in pericolo di vita. E adesso non c’è “solo” una multa, come nel 2014, ma il ritiro immediato della patente.....

Burnout medici, vocazione e impegno come antidoti secondo due studi Usa

(da Doctor33)  Quella che talvolta viene avvertita come vocazione è sempre stata uno degli elementi caratterizzanti la professione medica; altre volte è comunque presente un senso di forte impegno dovuto alla consapevolezza dell'importanza del lavoro svolto. Ora due nuovi studi mostrano come questi aspetti siano in grado di motivare i medici e di proteggerli, almeno in parte, dal burnout, sempre più spesso associato ai pesanti carichi di lavoro e di stress a cui i medici sono sottoposti. Il primo è stato coordinato da Audiey C. Kao, dell'Ethics standards group dell'American medical association, che ha dichiarato: «Se la pratica della medicina non è vista come un lavoro personalmente gratificante e al servizio di un bene superiore, ne possono risentire le sue prestazioni e, cosa ancora più importante, la qualità delle cure che i pazienti ricevono». Kao e colleghi hanno condotto un sondaggio in tutti gli Stati Uniti a cui hanno risposto 2.263 medici e che ha posto in relazione il burnout professionale con il "senso di chiamata", definito come attitudine a "impegnare la propria vita in un lavoro personalmente significativo che serve ad uno scopo sociale".   Ebbene, il 28,5% dei partecipanti ha riferito di aver sperimentato qualche grado di burnout, e proprio gli appartenenti a questa fascia hanno dichiarato molto più spesso degli altri di non avvertire una particolare vocazione per la medicina, di non ritenere il proprio lavoro come uno degli aspetti fondamentali della propria vita e di non credere che di rendere il mondo un posto migliore per il fatto di svolgere la professione medica. Il secondo studio, riportato sul Journal of General Internal Medicine, sottolinea ulteriormente l'importanza dei fattori interiori rispetto a quelli esterni, inclusi quelli economici, nel generare un senso di benessere nei medici. Anche in questo caso si è trattato di un sondaggio che ha coinvolto 1.289 medici statunitensi; la convinzione di essere stati chiamati a svolgere il loro lavoro si è fortemente associata alla percezione di una vita significativa e a un maggiore impegno nella relazione personale e diretta con i pazienti. (1) Jager, Andrew J. et al. Mayo Clinic Proceedings, Volume 92 , Issue 3 , 415 - 422. (2) Tak, H.J., Curlin, F.A. & Yoon, J.D. J GEN INTERN MED (2017). Renato Torlaschi

Medici e operatori sanità, il cambio abiti da lavoro va retribuito

(da Dott.Net)  Il cambio degli abiti da lavoro per infermieri, medici e professionisti della Sanità deve essere retribuito, lo stabilisce la Sentenza 583/2015 del Tribunale di Ascoli Piceno dopo la battaglia portata avanti dai professionisti impiegati nella Sanità marchigiana. Infermieri, medici e OSS sono obbligati ad uno specifico abbigliamento da lavoro e malgrado si tratti di pochi minuti anche indossare il camice occupa del tempo, che inevitabilmente crea una forzatura degli orari di lavoro, oggetto di una recente revisione.  Il diritto al conteggio del cambio camice dei lavoratori del SSN delle Marche è però il diritto di ogni infermiere e professionista della Sanità italiana, anche degli operai obbligati ad indossare protezioni per la sicurezza sul luogo di lavoro. La Sentenza potrebbe assumere un valore aggiunto e fungere da precedente anche non soltanto per i dipendenti del SSN. Vediamo cosa prevede la normativa sul cambio di abiti negli orari di lavoro.
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Salute in rete: il decalogo contro le bufale

(da Doctor33)   Dieci regole d'oro per aiutare gli internauti a districarsi tra le migliaia di informazioni sulla salute in rete. A pensarci sono stati i giornalisti dell'Unamsi (Unione nazionale medico-scientifica di informazione), stimolati all'iniziativa dagli oncologi del Cipomo (Collegio italiano dei Primari oncologi medici ospedalieri), particolarmente sensibili al rischio bufale on line proprio sul tema tumori. Un vero e proprio vademecum utile al lettore per riconoscere rischi, pericoli e trabocchetti, sottoscritto da altre otto società scientifiche (Società italiana di medicina generale (Simg), Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico facciale (Sio e Chcf, Società oftalmologica italiana (Soi), Associazione medici endocrinologi (Ame), Società italiana di psichiatria (Sip), Società italiana di urologia (Siu), Sindacato medici pediatri di famiglia (Simpef).
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