Medici di famiglia in pensione un anno più tardi?

(da ilmessaggero.it)   I medici di famiglia potranno andare in pensione più tardi. Ha ricevuto disco verde l'emendamento della Lega al decreto Pa che apre alla possibilità per i medici di base di lavorare fino a 71 anni. «Le aziende del Servizio sanitario nazionale, fino al 31 dicembre 2026, possono prorogare, con il consenso degli interessati e comunque non oltre un anno successivo al raggiungimento del limite di età previsto dalla legge, il rapporto con il personale medico in regime di convenzionamento con il Ssn», così recita l'emendamento inserito nella legge di conversione del provvedimento.     La Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) prevede che 7.345 medici di base raggiungeranno tra il 2024 e il 2027 il limite di età per la pensione fissato a 70 anni. Oggi mancano sul territorio più di 5.500 medici di medicina generale. Non sorprende perciò che in molte regioni, soprattutto quelle più grandi, la ricerca di un medico di famiglia sia diventata una caccia al tesoro. E a fronte degli oltre settemila pensionamenti che la Fimmg vede arrivare la situazione rischia di peggiorare ulteriormente, anche perché i giovani medici che scelgono di intraprendere questo tipo di carriera sono diventati una manciata. Ogni cittadino iscritto al Ssn ha diritto però a essere assistito da un medico di base, attraverso il quale poter accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Lea, i livelli essenziali di assistenza.

Vaccinazione contro l’herpes zoster: una possibile strategia per ridurre il rischio di demenza

(da pharmastar.it)    Uno studio pubblicato su Nature ha offerto nuove evidenze sul possibile legame tra il virus dell'herpes e lo sviluppo della demenza, analizzando l'effetto della vaccinazione contro l'herpes zoster - utilizzata per prevenire il fuoco di Sant'Antonio e la nevralgia post-erpetica - sulla riduzione del rischio di questa patologia neurodegenerativa. I ricercatori hanno osservato che la somministrazione del vaccino era associata a una diminuzione del 20% della probabilità di ricevere una diagnosi di demenza, con un effetto più pronunciato nelle donne rispetto agli uomini.   Questi risultati rafforzano l'ipotesi che alcuni vaccini possano avere effetti immunologici off-target, influenzando processi biologici al di là della loro indicazione primaria. Un'opportunità unica per valutare l'impatto dell’immunoprofilassi Lo studio – coordinato da Pascal Geldsetzer, Dipartimenti di Medicina ed Epidemiologia e Salute della Popolazione, Università di Stanford in California - ha sfruttato una condizione unica presente in Galles, dove l'assegnazione del vaccino contro l'herpes zoster è stata determinata rigidamente in base alla data di nascita.   Gli individui nati prima del 2 settembre 1933 risultavano esclusi per tutta la vita, mentre coloro che erano nati a partire da questa data potevano ricevere il vaccino per almeno un anno.  Questa distinzione ha consentito ai ricercatori di confrontare gruppi di persone pressoché identiche per caratteristiche generali, con l'unica differenza rappresentata dalla possibilità di ricevere o meno il vaccino.  L'analisi dei dati sanitari elettronici ha mostrato che la vaccinazione era estremamente limitata tra coloro che erano nati prima del 2 settembre 1933, con una copertura dello 0,01%. Al contrario, tra chi era nato appena dopo quella data, la percentuale di vaccinati saliva al 47,2%. Questa netta differenza ha fornito un'opportunità ideale per valutare gli effetti del vaccino, riducendo al minimo le interferenze derivanti da fattori confondenti. Analisi statistica rigorosa con risultati affidabilità Attraverso un approccio basato sulla regressione a discontinuità, i ricercatori hanno esaminato la probabilità di ricevere una nuova diagnosi di demenza nel corso dei sette anni successivi alla vaccinazione. I risultati hanno evidenziato una riduzione del rischio di 3,5 punti percentuali, corrispondente a una diminuzione relativa del 20%. Inoltre, l'effetto protettivo risultava più marcato tra le donne, suggerendo possibili differenze di risposta immunitaria tra i sessi.  Per confermare la validità di questi risultati, gli studiosi hanno ampliato l'analisi includendo un'altra popolazione, quella combinata di Inghilterra e Galles, e hanno utilizzato un set di dati differente: i certificati di morte. Questa ulteriore verifica ha mostrato una correlazione tra la vaccinazione contro l'herpes zoster e una ridotta incidenza di decessi con demenza indicata come causa principale, suggerendo che l'effetto del vaccino non si limitava alla prevenzione della diagnosi, ma poteva avere un impatto più ampio sulla progressione della malattia.  Nuovo tassello nella comprensione del legame tra herpesvirus e neurodegenerazione   L'ipotesi che i virus neurotropici, come quelli della famiglia degli herpesvirus, possano contribuire allo sviluppo della demenza è stata oggetto di crescente interesse scientifico negli ultimi anni. Alcuni studi hanno suggerito un possibile ruolo dell'infezione virale nella neuroinfiammazione, un processo che potrebbe favorire l'accumulo di proteine anomale nel cervello e la degenerazione dei neuroni. Questo nuovo studio rafforza tali ipotesi, fornendo prove più solide che indicano una possibile interazione tra la risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione e i meccanismi biologici alla base della demenza.  Grazie all'utilizzo di un esperimento naturale che ha ridotto le interferenze derivanti da fattori confondenti, i ricercatori hanno potuto fornire evidenze più robuste rispetto agli studi precedenti basati su associazioni statistiche.  Se ulteriori ricerche confermeranno questi risultati, la vaccinazione contro l'herpes zoster potrebbe rappresentare una strategia preventiva complementare per ridurre il rischio di demenza nelle popolazioni anziane. (Eyting M, Xie M, Michalik F, Heß S, Chung S, Geldsetzer P. A natural experiment on the effect of herpes zoster vaccination on dementia. Nature. 2025 Apr 2. doi: 10.1038/s41586-025-08800-x. Epub ahead of print)

Carenza medici. AMOlp: “Medici liberi professionisti penalizzati, esclusione ingiustificata”

(da Quotidiano Sanità)    In un Sistema Sanitario sempre più in crisi, alle prese col gravissimo problema delle liste di attesa, non è più accettabile la costante, ingiustificata e ideologica esclusione del medico libero professionista dal circuito terapeutico evoluto e dalle certificazioni. Allo stato attuale vengono costantemente mortificate decine di migliaia di medici nel quotidiano svolgimento del proprio lavoro, ma soprattutto milioni di cittadini che ad essi liberamente si rivolgono”. La denuncia arriva dall’Associazione medici odontoiatri liberi professionisti (AMOlp), che chiede un cambio di passo. Per AMOlp, “impedire l’accesso a piani terapeutici, certificazioni per esenzione e per gravidanze a rischio ingolfa inutilmente il servizio sanitario pubblico e crea un forte disagio nei pazienti. Più volte è stato sottolineato e spiegato in tutte le sedi istituzionali, politiche e sanitarie che i costi a carico dello Stato sarebbero pari a zero e che tutti i flussi prescrittivi e certificativi verrebbero costantemente controllati così come avviene per chi opera nel pubblico”. Nella nota a firma del presidente Sergio Di Martino l’associazione lancia dunque l’appello: “E’ arrivato il momento di rimuovere le discriminazioni nei confronti dei medici liberi professionisti, motivandole soprattutto con il "mantra" del controllo della spesa, negando un diritto sancito dal codice deontologico medico che impone di fornire la migliore cura possibile al paziente. Continuare a lavorare come medici al cinquanta per cento è contrario al progresso scientifico che corre e si evolve molto più rapidamente dei burocrati di Stato”.    Per AMOlp è necessario “un atto di coraggio e di correttezza intellettuale per superare inutili e anacronistiche barriere, andando verso una sanità inclusiva che dia pari dignità a tutte le sue forme, sia esse pubbliche e sia esse private, garantendo la necessaria integrazione tra le diverse componenti, nel prioritario interesse dei pazienti”, conclude Di Martino.

Scoperto legame tra dieta ricca di sale e depressione

(da AGI)  Un nuovo studio pubblicato su 'The Journal of Immunology' ha rivelato che una dieta ricca di sale (HSD) induce sintomi simili alla depressione nei topi, stimolando la produzione di una proteina chiamata IL-17A. Questa proteina è stata precedentemente identificata come un fattore che contribuisce alla depressione in studi clinici sull''uomo. "Questo lavoro supporta interventi dietetici, come la riduzione del sale, come misura preventiva per le malattie mentali. Apre anche la strada a nuove strategie terapeutiche che prendono di mira l''IL-17A per curare la depressione", ha affermato il dott. Xiaojun Chen, ricercatore presso la Nanjing Medical University che ha guidato la ricerca. "Ci auguriamo che queste scoperte incoraggino le discussioni sulle linee guida per il consumo di sale", ha affermato il dott. Chen. I ricercatori hanno anche identificato un tipo di cellula immunitaria chiamata cellule T gamma-delta (cellule ??T) come un''importante fonte di IL-17A nei topi alimentati con HSD, che rappresentano circa il 40% delle cellule che producono IL-17A. L''esaurimento delle cellule ??T ha alleviato significativamente i sintomi depressivi indotti da HSD, identificando un altro possibile metodo di trattamento. L''assunzione elevata di sale è onnipresente nella dieta occidentale, con i fast food che spesso contengono 100 volte più sale di un pasto cucinato in casa. L''HSD è già un importante problema di salute pubblica in quanto è collegato a malattie cardiovascolari, autoimmuni e neurodivergenti. Inoltre, anche la depressione maggiore è un problema di salute pubblica significativo con una prevalenza nel corso della vita del 15-18% e un posto tra le prime 10 cause di morte negli Stati Uniti.

Simg: position paper societario sull’uso pratico dell’intelligenza artificiale

(da DottNet)    Fornire un riferimento autorevole per i medici di famiglia italiani, chiamati sempre più spesso a confrontarsi con tecnologie innovative che promettono di migliorare l’assistenza sanitaria. Questo l’obiettivo del nuovo Gruppo IA costituito dalla Simg che ha redatto un Position Paper, ( https://www.dottnet.it/file/108988/ai-simg ) primo nel suo genere all’interno della Simg, per offrire una panoramica sui benefici e sui rischi derivanti dall’adozione di strumenti basati sull’IA e tracciare linee guida per un corretto utilizzo delle tecnologie emergenti nel rispetto dei più elevati standard etici.  “L’Intelligenza Artificiale rappresenta un’opportunità straordinaria per rafforzare la qualità della nostra pratica clinica e per dare risposte sempre più tempestive e accurate ai bisogni dei cittadini - spiega Alessandro Rossi, Presidente Nazionale Simg - con questo nuovo Gruppo di Lavoro, la Simg intende guidare e supportare i medici di famiglia nell’adozione di tecnologie che possano migliorare l’assistenza, garantendo al contempo l’autonomia professionale del medico e la centralità del paziente. Siamo convinti che l’IA, se governata in modo trasparente ed etico, possa favorire il progresso dell’intero sistema sanitario.” Il Position Paper illustra in particolare: - Le sfide regolatorie e l’importanza di strutturare politiche di governance chiare e nazionali, in linea con il futuro regolamento europeo “AI Act”. - I principi di utilizzo responsabile, che includono la supervisione clinica, la tutela della privacy e la garanzia di equità nell’accesso alle cure. - L’esigenza di formare adeguatamente i medici di famiglia, affinché possano interpretare correttamente i suggerimenti forniti dalle piattaforme di IA. - L’importanza della collaborazione tra governo, istituzioni sanitarie, università e società scientifiche per definire standard e metodi di validazione clinica. “Siamo in una fase cruciale per la Medicina Generale - sottolinea Iacopo Cricelli, Responsabile del Gruppo IA Simg - gli algoritmi di apprendimento automatico e i modelli di linguaggio (LLM) possono affiancarci nelle diagnosi e nelle decisioni terapeutiche, ma vanno implementati con grande senso di responsabilità. Il nostro obiettivo è promuovere una formazione specifica, coinvolgendo i medici di famiglia nell’utilizzo delle più aggiornate soluzioni tecnologiche, in modo da garantire le migliori risposte possibili ai reali bisogni dei pazienti nel più alto rispetto degli standard di sicurezza. La posizione della Simg è chiara: sì all’innovazione, purché sia supportata da rigore scientifico, valutazione del rischio e controllo umano.” Un nuovo punto di riferimento per la Medicina Generale La nascita del Gruppo IA, spiega la Società, vuole essere un momento di svolta per la professione: un punto di aggregazione dove medici, ricercatori ed esperti di tecnologie digitali possano confrontarsi e condividere esperienze, buone pratiche e strumenti operativi. Il Gruppo lavorerà in sinergia con le principali Istituzioni, promuovendo iniziative di formazione e momenti di incontro per garantire la migliore applicazione possibile dell’IA all’interno degli studi di Medicina Generale. Nei prossimi mesi, la Simg avvierà quindi un percorso di diffusione e approfondimento dei contenuti del Position Paper, tramite webinar e corsi di formazione ECM dedicati. Saranno inoltre istituiti tavoli di confronto con partner istituzionali e aziende specializzate, con l’obiettivo di favorire progetti sperimentali e di ricerca che possano validare sul campo l’efficacia degli strumenti di IA nel miglioramento dell’assistenza

Neo-natalità, dall’Enpam un sostegno per padri e madri medico

(da enpam.it)    Si è aperto il bando 2025 per i sussidi dell’Enpam, l’ente di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri, a supporto della neo-natalità. I sussidi, che possono arrivare fino a 8mila euro a figlio, servono per sostenere le spese per il primo anno di vita dei nuovi nati (ad esempio per baby-sitting e asilo nido), o per i primi 12 mesi di ingresso nel nucleo familiare, nel caso di affidamenti e adozioni.  Possono fare domanda non solo le dottoresse neomamme, ma anche i medici e i dentisti padri e gli studenti dei corsi di laurea in Medicina e in Odontoiatria che si sono iscritti facoltativamente all’Enpam. La tutela è infatti estesa anche ai padri, ormai da due anni. E, visti i numeri, la novità è piaciuta se si considera che le domande presentate dai padri medico in un anno sono quintuplicate passando da 150 a 783. FINO A 8 MILA EURO PER FIGLIO Inoltre, se entrambi i genitori sono iscritti Enpam, il sussidio, che è di 2mila euro, raddoppia e si cumula.  In più, un ulteriore raddoppio dell’importo scatta nel caso a fare domanda sia una coppia di iscritti Enpam, liberi professionisti, con 3 anni di anzianità nella gestione di Quota B.  Il sussidio spetta per ogni figlio nato. Quindi, per fare un esempio, nel caso entrambi i genitori siano iscritti alla Quota B e abbiano due gemelli, l’aiuto totale alla fine sarà di 16mila euro. REQUISITI Per il sussidio Enpam bisogna essere in regola con il pagamento dei contributi e rispettare dei requisiti di reddito. Quest’anno, il limite di reddito per una mamma o un papà single con un figlio è di 62.255,44 euro, per una coppia alle prese con il primo figlio 70.037,37 euro, oppure 77.819,30 euro per una coppia con due figli.  Il limite è di 101.165,09 euro se la coppia ha un disabile in famiglia, oltre a due figli. Da ricordare che il sussidio a supporto della neo-natalità della Fondazione è cumulabile con altre misure che sono garantite a tutti, come il bonus asilo nido che lo Stato distribuisce tramite l’Inps (minimo 1.500 euro fino ai tre anni d’età). DA 1,5 A 12 MILIONI DI EURO Per la statistica, sono stati 3.025 i sussidi riconosciuti nel 2024, di cui 18 sono andati a studentesse del V o VI anno di Medicina che si sono iscritte all’Enpam.  Più in generale, dal 2017 – quando lo stanziamento a copertura delle misure a supporto della neo-natalità era di 1,5 milioni di euro – Enpam ha supportato la nascita e i primi mesi di vita di 11.242 bebè.  Per il bando 2025, l’ente di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri quest’anno ha confermato i 12 milioni di euro stanziati l’anno scorso.  Curiosità: i parti gemellari negli ultimi otto anni sono stati 249, quelli trigemellari 6. FARE DOMANDA Fino alle 12 del 26 giugno, attraverso l’area riservata di Enpam.it, si può fare domanda del sussidio per tutti i bambini che sono nati nel corso del 2024 e fino alla scadenza del bando. Per le nascite o gli arrivi in famiglia dopo il 26 giugno, si potrà far domanda l’anno prossimo.