Sanità, Cimo Fesmed: nei programmi elettorali ignorati i problemi di medici e ospedali

(da Doctor33)    Nei programmi elettorali dei partiti in corsa alle elezioni politiche le parole medico e ospedale compaiono «zero» volte o «poco più». È quanto denuncia il sindacato Cimo-Fesmed che ha passato in rassegna le proposte delle forze in campo e, alla luce dell’esito dell’analisi, dà un «giudizio negativo» sui contenuti riguardanti la sanità ospedaliera. «È evidentemente caduto nel vuoto l’appello che la Federazione, un paio di settimane fa, aveva rivolto ai partiti e alle coalizioni», commenta il sindacato che, per voce del presidente Guido Quici esprime «amarezza, delusione e rabbia». Il sindacato dei medici aveva chiesto di inserire nei programmi elettorali «proposte concrete e realistiche» in grado di superare i problemi del Servizio sanitario nazionale. Invece, spiega Cimo-Fesmed, «i capitoli dedicati alla tutela della salute risultano in buona parte superficiali, demagogici e talmente inconsistenti da risultare irrealizzabili. Nessun cenno alla necessità di aumentare i posti letto, i Livelli essenziali di assistenza (Lea) non vengono mai citati, nessuna soluzione alla crisi dei Pronto soccorso (se non la promessa di ‘incentivi’ da parte del Movimento 5 Stelle), qualche impegno ad abbattere le liste d’attesa ma senza prevedere soluzioni innovative che possano realmente superare un problema grave che il Paese si trascina da anni», elencano i rappresentanti dei camici bianchi.

Così come risulta essere «pari quasi a zero», segnala il sindacato, «lo spazio riservato a medici e ospedali, senza alcun cenno alle condizioni di lavoro massacranti per tutto il personale sanitario». Cimo-Fesmed ha guardato nei programmi elettorali dei vari partiti partendo dalla ricerca di alcune parole chiave. «Per capire quanto la cosiddetta ‘questione medica’ e la sanità ospedaliera siano ignorate da chi si contende il prossimo governo del Paese – spiega il sindacato – la parola ospedale/ospedali è del tutto assente dai programmi di centrodestra, Pd e M5S; compare invece una volta nel programma di Azione-Italia Viva (che intende ‘assicurare un continuum assistenziale tra casa del paziente, territorio, ospedale e viceversa’) e 3 volte nel programma di Europa Verde e Sinistra Italiana (che vorrebbe superare ‘il vecchio modello centrato sull’attesa e sull’ospedale’ e affiancare chi combatte ‘apparati burocratici incancreniti o complici del malaffare’ come fatto all’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli)».

La parola medico/medici, continua il sindacato, invece «non compare mai nei programmi di centrodestra e Movimento 5 Stelle; è presente 2 volte nel programma del Pd (nella premessa in cui si ricorda ‘l’abnegazione di tanti medici, infermieri e operatori sanitari’ durante la pandemia e nella promessa di ‘incentivare la presenza sul territorio dei Medici di medicina generale e degli infermieri di comunità’); ricorre 2 volte nel programma di Azione-Italia Viva (che cita i ‘medici di laboratorio’ e i ‘medici di Medicina generale’ rispettivamente nei progetti di revisione della Medicina generale e di contrasto alla mancata aderenza ai piani terapeutici); e infine 5 volte nel programma di Europa Verde e Sinistra Italiana (che propone il ‘superamento delle convenzioni nazionali dei medici di famiglia’, ‘l’introduzione di medici sentinella per l’ambiente’ e ‘la piena attuazione della Legge 194 anche attraverso normative che consentano solo a personale infermieristico e medico non obiettore di partecipare ai concorsi pubblici’)». «Pensavamo che la pandemia avesse finalmente acceso i riflettori sulle criticità dell’ospedalità pubblica e che fosse finalmente giunto il momento di invertire la rotta – conclude Quici che è a capo della Federazione a cui aderiscono Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed, ed è vicepresidente Cida (Confederazione italiana dei dirigenti ed alte professionalità) – Invece era solo una momentanea illusione, scandita da elogi, riconoscimenti e applausi rimasti gesti senza conseguenze. Ne prendiamo atto».

Obesità infantile, cibo spazzatura dilaga sui social

(da DottNet)   Le grandi marche internazionali di cibi e bevande, tra le cause dell’obesità infantile, ‘seducono’ gli utenti di social media su TikTok perché diventino per loro ambasciatori tipo influencer. Il social ha più di 7 milioni di utenti in Australia ed era prevedibile che cercassero di sfruttare il mercato emergente di under 18. Una nuova ricerca australiana ha esaminato la presenza su TikTok di 16 marchi alimentari e i risultati suggeriscono che queste puntano sui giovanissimi, usando tattiche pubblicitarie ‘insidiose’.  Attraverso l’analisi di oltre 500 video, i ricercatori della Deakin University di Canberra hanno constatato che le compagnie cercano di influenzare gli utenti, spesso attraverso ‘sfide’, che mettano in mostra i loro prodotti. Un esempio è la campagna globale condivisa miliardi di volte, in cui le star del calcio Lionel Messi e Paul Pogba palleggiano mentre si passano al volo barattoli di Pepsi, incoraggiano i follower a creare e a diffondere video simili. Sul suo sito web, il social media ha sottolineato che ha attratto “centinaia di migliaia di giovani”.  Situazione analoga negli Usa, dove gli utenti di Tik Tok erano incoraggiati a imparare una danza per poi eseguirla dentro un ristorante Burger King e condividerla online, per ottenre in cambio un hamburger per un dollaro. La responsabile dello studio Kathryn Backholer, dell’Institute for Health Transformation dell’università stessa, descrive le campagne come “una strategia incredibilmente insidiosa, con gravi conseguenze per la crescente obesità tra i giovanissimi”. Le cifre dell’Australian Bureau of Statistics indicano che il 67% degli adulti sono già o quasi in sovrappeso. Se la tendenza continuerà, entro il 2030 potrà essere in sovrappeso la gran maggioranza degli adulti. I sostenitori della salute pubblica chiedono da tempo che la pubblicità del cibo spazzatura sia proibita in Tv durante le ore di visione dei bambini, una misura promossa dai Verdi da almeno 15 anni, finora senza successo. La National Obesity Strategy, sostenuta dal governo federale, indica l’imposizione di un giro di vite sulla pubblicità del junk food, come un importante passo avanti per ridurre l’obesità infantile.

Covid-19, anche i pazienti lievi hanno sintomi neurologici a distanza

(da Doctor33)   Molti pazienti, anche lievi, con Covid-19 hanno sintomi neurologici, anche nuovi, fino a più di un anno dall’infezione dal Sars-CoV-2.  La maggior parte dei casi di Long-Covid continua ad avere nebbia cerebrale, affaticamento e qualità della vita compromessa più di un anno dopo l’infezione iniziale, sono questi i risultati di un più ampio follow-up pubblicati sulla rivista Annals of Clinical and Translational Neurology. Sorprendentemente, in alcuni casi, compaiono nuovi sintomi che non esistevano prima, inclusa la variazione della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e sintomi gastrointestinali, indicando che potrebbe esserci un’apparizione tardiva della disfunzione del sistema nervoso autonomo in quei pazienti.     I ricercatori hanno valutato l’evoluzione dei sintomi neurologici in 52 adulti che avevano sintomi lievi da Covid-19 e non sono stati ricoverati in ospedale. La loro età media era di 43 anni, il 73% erano donne e il 77% aveva ricevuto almeno una dose di vaccino. Questi pazienti sono stati seguiti per un periodo compreso tra 11 e 18 mesi dalla loro infezione iniziale. La maggior parte dei pazienti ha continuato a manifestare sintomi neurologici debilitanti a una media di 14,8 mesi dall’esordio dei sintomi, in alcuni casi manifestandone di nuovi nel tempo.
Complessivamente, tra la prima valutazione e quella di follow-up, non vi è stato alcun cambiamento significativo nella frequenza della maggior parte dei sintomi neurologici, tra cui nebbia cerebrale (81% contro 71%), intorpidimento/formicolio (69% contro 65%), cefalea (67% contro 54%), vertigini (50% contro 54%), visione offuscata (34% contro 44%), acufene (33% contro 42%) e affaticamento (87% contro 81%).
Gli unici sintomi neurologici che sono diminuiti in modo significativo nel tempo sono stati la perdita del gusto (63% contro 27%) e dell’olfatto (58% contro 21%).
Al contrario, la frequenza cardiaca e la variazione della pressione sanguigna (35% contro 56%) e i sintomi gastrointestinali (27% contro 48%) sono aumentati alle valutazioni finali rispetto al momento do conclusione della malattia. Tutti i pazienti, anche quelli che hanno riportato miglioramenti soggettivi nel recupero delle funzioni cognitive e dell’affaticamento, hanno avuto gli indici che misurano la qualità della vita che sono rimasti inferiori rispetto alla popolazione media degli Stati Uniti.    Riguardo alla vaccinazione, i ricercatori non hanno visto differenze sui sintomi del Long-Covid tra i pazienti vaccinati e non, tuttavia -visti comunque i vantaggi sulla possibilità di infettarsi e sviluppare la malattia grave- i ricercatori continuano ad incoraggiare i pazienti a farsi vaccinare secondo le raccomandazioni delle autorità sanitarie.

Tenere lo stesso medico può salvarti la vita

(da Focus.it)   Nel prendersi cura della propria salute, la continuità è la chiave di tutto: farsi visitare sempre dallo stesso medico non solo riduce lo stress da check-up, ma può addirittura salvarci la vita – indipendentemente dal tipo di specializzazione del dottore in questione.   

La fedeltà paga (ovunque). I ricercatori dell’Università di Exeter (Regno Unito) hanno analizzato (https://bmjopen.bmj.com/content/8/6/e021161) i risultati di 22 studi sul tema condotti in 9 Paesi, con sistemi sanitari differenti. Tra questi, 18 (l’81,8% del totale) riportavano livelli di mortalità significativamente ridotti per chi faceva riferimento con continuità a una stessa figura sanitaria.    Gli studi si sono basati su riferimenti temporali diversi e hanno usato parametri differenti per misurare il concetto di continuità e le cause di mortalità: non è stato pertanto possibile stabilire di quanto si riduca il rischio di morte per i pazienti più costanti. Uno degli studi ha per esempio seguito (https://www.ajmc.com/view/patients-with-diabetes-in-pay-for-performance-programs-have-better-physician-continuity-of-care-and-survival)oltre 396 mila pazienti con diabete a Taiwan, ed evidenziato che in coloro che si facevano curare da uno stesso medico con continuità, la mortalità (precoce) risultava dimezzata.

Le possibili ragioni. I benefici non riguardano soltanto chi ha un ottimo rapporto con il medico di base, ma anche chi si fa seguire con continuità da medici specialisti, psichiatri e chirurghi. Quella rilevata è una correlazione che andrà ulteriormente indagata: studi passati hanno dimostrato che chi vede spesso lo stesso medico ha più alti livelli di soddisfazione, ne segue più volentieri i consigli, fa più spesso prevenzione e ha in genere meno bisogno di ricoveri ospedalieri.  

Ma è anche vero che chi ha problemi di salute tende ad avere bisogno di più visite da figure professionali diverse – la relazione si potrebbe spiegare anche così. Il beneficio della continuità, concludono gli esperti, sta nella possibilità di condividere con lo specialista timori e perplessità, e di farsi “cucire” addosso una terapia personalizzata.

Enpam cede il ramo d’azienda di Enpam Real Estate dedicato al property e facility management

(da Enpam.it)  Enpam comunica l’avvenuta cessione del ramo d’azienda della società Enpam Real Estate specializzato in property e facility management.  L’operazione fa seguito alla dismissione del patrimonio immobiliare di proprietà diretta dell’ente previdenziale dei medici e degli odontoiatri.  “Siamo orgogliosi di aver creato valore, facendo nascere un’azienda, Enpam Real Estate, capace di gestire innumerevoli immobili sparsi in Italia, di rapportarsi con migliaia e migliaia di inquilini e di rispondere alle esigenze dei committenti in maniera flessibile rendendo anche possibili operazioni straordinarie epocali. Va ricordato che in meno di un decennio EnpamRe ha gestito vendite a privati e a fondi per oltre 2 miliardi di euro – dice Alberto Oliveti, presidente di Fondazione Enpam –. Oggi, portata a termine la sua missione per il nostro ente previdenziale, questo ramo d’azienda viene valorizzato dal mercato. Le manifestazioni d’interesse ricevute da più parti ci onorano e siamo felici che ad acquistare sia un primario operatore che intende rafforzarsi. Alla squadra di dirigenza e a tutti i dipendenti di EnpamRe va il nostro grazie per l’ottimo lavoro fatto e un augurio per un futuro di crescita”.   Insieme al business di property e facility management, sono stati trasferiti anche 41 dipendenti di EnpamRe srl, che la società acquirente ha assunto a tempo indeterminato.  Nell’ultimo decennio Enpam Real Estate ha accompagnato la vendita dapprima del patrimonio residenziale romano di Enpam e da ultima l’operazione Project Dream, con l’acquisto di un importante portafoglio di immobili, in prevalenza in Lombardia, da parte di un fondo internazionale.   Nata come società “in-house” per fornire servizi all’Enpam, nel tempo EnpamRe ha acquisito nuovi clienti sul mercato immobiliare, diventando così appetibile per investitori specializzati.   La cessione del ramo d’azienda è stata seguita dall’amministratore unico di EnpamRe Luigi Mario Daleffe e dal direttore generale Leonardo Di Tizio, con l’assistenza di Deloitte per gli aspetti finanziari, dello studio Leone e Associati per gli aspetti legali (avvocati Luca Leone e Paola Conio), del professor Federico Ghera per le questioni lavoristiche e dal professor Stefano Petrecca di CBA per i profili fiscali.

1 104 105 106 107 108 432