Salute orale. Nei bilanci di salute compilati dai pediatri entra la valutazione di malformazioni dento-scheletriche. Accordo Andi-Fimp

(da Quotidiano Sanità)   Oltre 28.000 Odontoiatri insieme a 6.700 Pediatri di base per un progetto condiviso rivolto a quattro milioni di giovani pazienti e dedicato ad educazione sanitaria, prevenzione e medicina di territorio, per una crescente vicinanza con i cittadini. Sono stati questi i temi principali trattati nel corso dell’incontro nei giorni scorsi presso la Sede del Ministero della salute, tra il Sottosegretario alla salute, On. Marcello Gemmato, il Presidente dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI), Carlo Ghirlanda e il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), Antonio D’Avino, alla presenza dell’On. Matteo Rosso, del Direttore generale ANDI, Michele Nardone e del Sottosegretario alla Segreteria nazionale ANDI, Claudio Lollobrigida.

In un contesto dove assume un ruolo sempre maggiore la trasversalità tra le diverse branche della medicina, come sottolineato da Carlo Ghirlanda – riporta una nota congiunta – sono particolarmente significative le iniziative che le due realtà associative hanno illustrato al Sottosegretario di Stato relativamente all’attivazione di percorsi di prevenzione e cura rivolti alla corretta presa in carico degli individui in età evolutiva, momento fondamentale per intercettare e prevenire problematiche che potrebbero pregiudicare salute e qualità della vita futura. Nello specifico, è stata rappresentata l’intenzione di inserire nei bilanci di salute una valutazione, appositamente predisposta da ANDI per l’intercettazione da parte del Pediatra di famiglia di eventuali malformazioni dento-scheletriche. Sulla base di quanto rilevato dal Pediatra, per una corretta e puntuale diagnosi, sarà l’Odontoiatra a confermare la necessità di una terapia ortodontica sul giovane paziente. Ciò, in linea con il concetto di bilanci di salute intesi come interventi medici personalizzati. Altra tematica posta sul tavolo di lavoro quella relativa ai disturbi dello spettro autistico, sui quali è stata manifestata da ANDI e FIMP la volontà di realizzare percorsi comuni di informazione e formazione.

Un colloquio di ampio respiro, nel quale l’On. Marcello Gemmato ha condiviso le azioni illustrate dalle due Associazioni, evidenziando la volontà politica, ampiamente corrisposta dalle professioni, di promuovere iniziative territoriali nelle quali la Medicina di prossimità, oggi presente con Odontoiatri e Pediatri, preveda il coinvolgimento della Medicina di famiglia, per poter esprimere una efficace attività di educazione sanitaria e prevenzione primaria. Il Sottosegretario, On. Marcello Gemmato ha condiviso pienamente le iniziative rappresentate dalle due Associazioni, volte a rafforzare l’idea di prevenzione della salute già nelle fasce più giovani di popolazione. L’On. Gemmato si è, infine, fatto promotore di ulteriori azioni volte ad incentivare in modo specifico la progressiva riqualificazione delle aree urbane con maggiori necessità.

Specialisti esterni, rinviato al 30 giugno il versamento del 4%

(da enpam.it)   L’Enpam ha rinviato al 30 giugno il termine per versare il nuovo contributo del 4 per cento a carico degli specialisti che esercitano in strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale.  Resta invece fissato al 31 marzo il consueto termine per il pagamento del contributo del 2 per cento che invece è a carico delle strutture sanitarie. Queste strutture da quest’anno avrebbero dovuto riversare anche i contributi a carico dei medici ma il Tar del Lazio per il momento ha sospeso quest’obbligo. Le società contestano il ruolo di “sostituto” per conto dell’Enpam, cioè di dover trattenere i contributi dai compensi dei medici per poi riversarli all’ente previdenziale.

Il Tar, con l’ordinanza cautelare n. 58 del 2024, ha comunque confermato l’obbligo per i medici specialisti esterni e ha scritto esplicitamente che l’Enpam potrebbe liberamente disporre che “il versamento del contributo avvenga direttamente da parte dei singoli professionisti entro la data del 31 marzo 2024”.  Tuttavia, il Consiglio di amministrazione dell’ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri ha deciso di rinviare comunque la scadenza a giugno per non penalizzare i professionisti.

Nel frattempo l’Enpam, come già annunciato, sta studiando misure per alleggerire il peso sui medici e sui dentisti di questo nuovo contributo del 4 per cento. Il rinvio concede più tempo per giungere a una possibile modifica

Manca 30% medici di famiglia, già 4 milioni gli italiani senza

(da Adnkronos Salute)  Italia sempre più ‘a corto’ di medici di famiglia: manca il 30% dei professionisti necessari. Una situazione che comporta un sovraccarico per i camici bianchi in servizio, ai quali viene chiesto di aumentare il numero dei loro assistiti. Ma ci sono anche situazioni, in aree geografiche svantaggiate in particolare al Nord, in cui già i cittadini si ritrovano senza dottore di fiducia, “possiamo stimare circa 4 milioni di italiani in queste condizioni”, spiega all’Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), in merito alla vicenda del servizio di medico di famiglia a pagamento, proposto in Veneto da un gruppo di sanità privato che fonda la sua proposta proprio sulla carenza dei medici convenzionati.   “Ad oggi – sottolinea Paolo Misericordia, responsabile centro studi Fimmg – manca il 30% dei professionisti necessari a coprire il fabbisogno dell’assistenza territoriale. Nella maggior parte dei casi per le sedi vacanti si sopperisce aumentando il numero degli assistiti per i colleghi attivi, con un’evidente disagio per i pazienti e anche per i colleghi. Nelle Marche, per esempio, abbiamo perso 300 medici su 1.200, ma nessun assistito è rimasto senza dottore. Ciascuno di noi, però, ha aumentato a 1.400 il numero di assistiti garantendo il servizio”. Ci sono però alcune aree “geograficamente più difficili, in cui i cittadini non riescono ad avere il proprio dottore. Si tratta di situazioni limite per le quali è difficile avere dati puntuali”.

Si possono stimare, però, “tra i 3 e i 4 milioni gli italiani senza medico di famiglia”, aggiunge Scotti secondo cui il rischio è che i numeri aumentino decisamente “se consideriamo chi va in pensione in confronto con chi uscirà dalle scuole di specializzazione, entro tre anni il 25% della popolazione italiana si troverà senza l’assistenza primaria sul territorio”. Non solo. “Senza un deciso cambiamento, in 5 anni potrebbero essere più di 15 milioni gli italiani senza medico di famiglia, per effetto dei 15.000 medici che andranno in pensione, sostituiti da solo 5.000 nuovi ingressi nel prossimo quinquennio”, conclude Scotti che sottolinea come “il problema non si può risolvere, come qualcuno pensa, attraverso la sola riorganizzazione e la telemedicina perché la prossimità, la vicinanza al paziente e il rapporto di fiducia necessitano la presenza concreta del medico e non si inventano”.

Telemedicina, 90 mila postazioni a giugno

(da IlSole24Ore)  I motori della telemedicina sono ufficialmente accesi: il 2024 sarà il primo anno in cui gli italiani potranno beneficiare delle cure on line targate Servizio sanitario nazionale. Le prime saranno erogate da metà anno con l’obiettivo minimo previsto dal Pnrr di raggiungere entro la fine del 2025 almeno 300mila italiani, ma l’ambizione è raggiungerne oltre 800mila l’anno dopo e cioè nel 2026. Si tratterà in particolare di pazienti colpiti da malattie croniche e in particolare diabetici, malati di tumore o chi è colpito da patologie respiratorie, cardiologiche e neurologiche. Nel frattempo, i prossimi mesi serviranno per attivare le circa 90mila postazioni di telemedicina – in sostanza i computer con i software appositi – a cui potranno accedere oltre 400mila tra medici specialisti, medici di famiglia, pediatri, infermieri e altri operatori sanitari con le quali verranno erogate televisite (le visite appunto a distanza), i teleconsulti (il consulto cioè tra più sanitari su un caso) e i telemonitoraggi (il monitoraggio a distanza dei parametri vitali del paziente). Il piano per far girare i motori della Telemedicina ha visto arrivare in porto alcune importante tappe nelle ultime settimane: innanzitutto l’aumento delle risorse che sono cresciute da 1 miliardo a 1,5 miliardi dopo la revisione a novembre scorso con Bruxelles del Pnrr e la rimodulazione dei fondi aumentando così il target finale dei pazienti da raggiungere (da 200mila a 300mila), poi a fine dicembre – come previsto sempre dai target Ue del Pnrr – è stato adottato da ogni Regione un progetto regionale di telemedicina con la definizione dei piani operativi contenenti il fabbisogno per i servizi. Infine a inizio gennaio c’è stato il collaudo della piattaforma nazionale di Telemedicina – l’infrastruttura messa a punto da Engineering e Almaviva dove gireranno le prestazioni – a cui sono seguite le gare ora in corso, attraverso le Regioni capofila Lombardia e Puglia, con cui verranno aggiudicati tra marzo e giugno prossimi il software e l’hardware e cioè i servizi minimi di telemedicina e le 90mila postazioni. «Da metà dell’anno con l’attivazione delle postazioni le Regioni potranno cominciare ad erogare le prestazioni di telemedicina», conferma il presidente dell’Agenas (l’Agenzia per i servizi sanitari regionali che è anche Agenzia per la Sanità digitale) Enrico Coscioni. Che sottolinea come «infermieri, pediatri, medici di famiglia e medici specialisti oltre agli altri professionisti sanitari potranno lavorare su queste 90mila postazioni». Ma dove saranno attivate? «Le postazioni saranno disponibili nelle case di comunità, negli ospedali e negli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri, e in oltre 6mila nelle farmacie rurali: serviranno a monitorare pazienti cronici come chi ha lo scompenso, i broncopatici o i i diabetici, ma anche chi ha malattie degenerative», conclude Coscioni.

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