L’obesità fa male al cuore, il peso ‘ruba’ 6 anni di vita

(da AGI – riproduzione parziale)  Si stima che entro il 2035 metà della popolazione mondiale sarà in sovrappeso o obesa raggiungendo i 3,36 miliardi. L”obesità è una malattia che provoca importanti patologie cardiovascolari. Sono almeno 400.000 gli italiani con obesità e scompenso cardiaco, due patologie legate a doppio filo ed entrambe in continua crescita nel nostro Paese, dove gli obesi sono circa 6 milioni e i pazienti con insufficienza cardiaca oltre 1 milione. I chili di troppo sono spesso il primo passo sulla strada che porta allo scompenso e si stima che fino all”80% dei pazienti con scompenso cardiaco e frazione di eiezione preservata, pari alla metà dei casi, sia anche obeso. La combinazione è molto pericolosa, perché può aumentare fino all”85% il rischio di eventi cardiovascolari fatali, “rubando” almeno 6 anni di aspettativa di vita. Lo ricordano gli esperti in occasione dell”84esimo congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), a Roma fino al 17 dicembre, sottolineando che l”aspettativa di vita e quella di salute dei pazienti obesi sono più basse rispetto a chi è normopeso.

Il paradosso è nato perché l”indice di massa corporea non è l”indicatore più adeguato della reale obesità che si misura meglio con un metro: il girovita deve essere meno di 88 cm nelle donne e 102 cm negli uomini, ma soprattutto deve misurare meno di metà dell”altezza, per la salute del cuore e non solo. Il 2023 è stato però l”anno della svolta per le terapie: è ora possibile trattare i pazienti con scompenso cardiaco con un farmaco specifico anti-obesità, semaglutide, ottenendo un miglioramento dei sintomi e della funzionalità oltre che una riduzione significativa del peso corporeo. “Scompenso cardiaco e obesità sono due epidemie in rapidissima crescita: l”insufficienza cardiaca oggi colpisce oltre un milione di italiani e si stima un incremento del 30% dei casi entro il 2030?, osserva Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC e direttore della scuola di specializzazione in malattie dell”apparato cardiovascolare dell”Università Federico II di Napoli. “L”aumento dei casi è trainato in parte dall”incremento dell”aspettativa di vita, perché la prevalenza della patologia raddoppia a ogni decade di età e dopo gli 80 anni lo scompenso colpisce il 20% della popolazione. Tuttavia l”insufficienza cardiaca – continua – ha anche l”obesità fra le sue cause principali perché i chili in eccesso comportano, fra le altre cose, un incremento dell”infiammazione generale, un maggiore stress su metabolismo e sistema cardiovascolare e un aumento del grasso viscerale anche a livello cardiaco”.

Stress e ansia rafforzano i tumori e indeboliscono le cure

(da DottNet)   Il cancro si nutre di emozioni negative e le “sfrutta” per proteggersi dagli attacchi del sistema immunitario che tentano di fermarlo. E’ per questo che lo stress, l’ansia e la depressione possono compromettere l’esito dei trattamenti immunoterapici, rendendoli meno efficaci e la cura dello stato emotivo diventa centrale come l’uso delle altre terapie. A dimostrarlo è uno studio condotto dal Netherlands Cancer Institute di Amsterdam e recentemente pubblicato sulla rivista ‘Nature Medicine’. I risultati sono stati discussi in occasione della nona edizione dell’Immunotherapy e Melanoma Bridge che si è conclusa il 6 Dicembre, alla presenza dell’autore del lavoro, Christian U. Blank. Questi studi non riguardano il melanoma ma indicazioni in tal senso arrivano anche da ricerche sul tumore al polmone non a piccole cellule e sul tumore del colon. Paolo Ascierto, presidente del convegno e direttore del dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, spiega che “lo stress può favorire la crescita e la resilienza del tumore, sia attraverso la produzione di una serie di ormoni (come il cortisolo) che lo ‘nutrono’, sia promuovendo la creazione di un microambiente vantaggioso per la proliferazione di metastasi e sia ‘indebolendo’ e ‘corrompendo’ le cellule del sistema immunitario.   Il supporto psicologico dall’inizio del percorso di cura può dunque avere una triplice funzione: da un lato può migliorare la qualità della vita del paziente, dall’altro può ridurre il ‘nutrimento’ del tumore e dall’altro ancora sostenere e tutelare la risposta ai trattamenti immunoterapici”.   “E’ quindi indispensabile che lo stato emotivo e psicologico del paziente non venga trascurato, ma bisogna considerarlo a tutti gli effetti parte integrante del percorso di cura”, evidenzia Ascierto

I pericoli delle feste natalizie: più morti per cause cardiache e aumento delle malattie cardiocircolatorie

(da Univadis – riproduzione parziale)  La stagione di Natale, è sempre attesa con ansia ma è anche una delle più pericolose per la nostra salute. Molti studi sottolineano come questa stagione, caratterizzata dal consumo di cibi con un’alta percentuale di grassi, calorie, sale in eccesso e alcol, aumentati rischi cardiovascolari.   Secondo l’America Heart Association gli ultimi giorni dell’anno sono quelli con il maggior numero di decessi dovuti a infarto del miocardio. Questo fenomeno è supportato da ricerche condotte nell’ultimo decennio. Come conclude uno  studio americano del 2004, il 25 dicembre è il giorno dell’anno con il maggior numero di decessi per infarto.  

Questi risultati sono molto simili a quelli riportati in un altro articolo del ‘British Medical Journal’ (https://www.bmj.com/content/363/bmj.k4811 che ha esaminato i dati registrati nella popolazione svedese nel corso di 16 anni. Secondo i loro risultati, durante le festività natalizie si è registrato un aumento complessivo del 15% degli infarti del miocardio, che è salito al 37% il 24 dicembre, con un’incidenza maggiore nelle persone di età superiore ai 75 anni, con diabete o malattie cardiovascolari preesistenti.  Per evitare questi esiti fatali, in linea con l’American Heart Association, anche la Fondazione spagnola per il cuore (FEC) ha lanciato le sue raccomandazioni per prendersi cura del cuore nei prossimi giorni ed evitare che l’assunzione sproporzionata di sale, alcol, zuccheri e grassi produca scompensi nell’organismo, generando gravi problemi nei pazienti con fattori di rischio cardiovascolare. 

Tra i gruppi più vulnerabili a soffrire di questo tipo di disturbi ci sono, tra gli altri, i pazienti con pressione alta, insufficienza cardiaca, cardiopatia ischemica, angina pectoris e i diabetici, che sono suscettibili di squilibri nei livelli di glucosio nel sangue. Per ridurre al minimo questi rischi, gli esperti raccomandano di ricordare ai pazienti di controllare e adattare la dose di insulina e il contenuto di carboidrati di ogni pasto.  Oltre ai profili più vulnerabili, anche le persone sane che non presentano rischi cardiovascolari dovrebbero controllare la propria dieta.

Durante il periodo natalizio, le persone tendono a consumare molte più calorie del solito, determinando un aumento di peso che di solito incrementa il grasso viscerale, aumentando il rischio di malattie del cuore e dei vasi cerebrali. Secondo la stessa FEC, durante le festività il colesterolo è uno degli indicatori di rischio che aumenta di più, raggiungendo un incremento fino al 10%. 

Comunicazione agli iscritti: le novità fiscali del 2024

Con l’approssimarsi del nuovo anno lo Studio Bertoni&Partners ci comunica che può essere utile ricordare agli iscritti le novità fiscali che interessano anche il nostro settore.

Dal 1/1/2024 l’obbligo di fatturazione elettronica viene estesa a tutti i contribuenti (salvo unicamente le sole fatture sanitarie verso pazienti persone fisiche private), inclusi:

– contribuenti in regime dei minimi

– contribuenti in regime forfettario

– associazioni che hanno optato per il regime forfettario di cui alla legge 398/1991 

Si potranno utilizzare i servizi gratuiti messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate nel sito “fatture e corrispettivi” accedendo alla propria area riservata, oppure ci si potrà dotare di uno dei numerosi software presenti sul mercato.

Per chi necessitasse ricordiamo che sul nostro sito:

Consulenza fiscale

si possono trovare le proposte di convenzione pervenute a vantaggio di tutti gli iscritti per la consulenza contabile, fiscale e societaria. 

Addio alla ricetta cartacea. Che cosa cambia con il decreto semplificazioni

(da Doctor33)  Addio per sempre alla ricetta di carta e prolungata la validità ad un anno delle ricette per i malati cronici. Queste alcune delle principali novità previste per la farmaceutica dal decreto legislativo su “Razionalizzazione e semplificazione delle norme in materia di adempimenti tributari”, approvato dal Consiglio dei ministri il 19 Dicembre. ”Ad iter concluso e ratifica delle norme, ci avvieremo verso la prima vera semplificazione per la medicina generale iniziando ad erodere la montagna di burocrazia, poco consona al nostro ruolo, che ci assilla ogni giorno. La semplificazione sulle ricette nel prescrivere una terapia cronica una sola volta all’anno, darà più tempo al medico di svolgere il suo lavoro e semplificherà la vita al cittadino che non sarà costretto ad andare ogni due mesi dal proprio medico curante”. Commenta così il decreto Angelo Testa, presidente nazionale del Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (Snami).

Le prescrizioni saranno in formato elettronico, e non più cartaceo, sia per i farmaci a carico del Ssn sia per quelli a pagamento. Inoltre, “nella prescrizione di medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale per la cura di patologie croniche – si legge nella bozza del provvedimento – il medico prescrittore può indicare nella ricetta dematerializzata ripetibile, sulla base del protocollo terapeutico individuale, la posologia e il numero di confezioni dispensabili nell’arco temporale massimo di dodici mesi”. Una novità che semplifica non poco la vita di chi fa i conti con una malattia cronica. “Il medico prescrittore, qualora lo richiedano ragioni di appropriatezza prescrittiva – si precisa – può sospendere, in ogni momento, la ripetibilità della prescrizione ovvero modificare la terapia”. Le prescrizioni – si legge in una nota – saranno quindi ripetibili in modo illimitato, garantendo una maggiore flessibilità per i pazienti mentre tutte le ricette elettroniche, introdotte durante la pandemia e prorogate fino al 31 dicembre 2024, diventeranno strutturali. È il farmacista a informare “l’assistito sulle corrette modalità di assunzione dei medicinali prescritti” consegnando “un numero di confezioni sufficiente a coprire trenta giorni di terapia, in relazione alla posologia indicata”. Sempre il farmacista, “nel monitoraggio dell’aderenza alla terapia farmacologica, qualora rilevi difficoltà da parte dell’assistito nella corretta assunzione dei medicinali prescritti, segnala le criticità al medico prescrittore per le valutazioni di competenza”. Il ministro della salute, di concerto con il ministro dell’Economia, dovrà adottare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, un decreto per definire “le ulteriori modalità applicative e le procedure informatiche necessarie”.

”La norma va nella direzione chiesta più volte alla politica dal nostro sindacato – puntualizza Gianfranco Breccia, segretario nazionale Snami- ma non basta, ora bisogna approvare l’abolizione della certificazione per i primi 3 giorni di malattia. Ogni cittadino dovrà auto dichiarare malattia se la patologia rientra nelle prime 72 ore di assenza”. A tale proposito, ”Ricordiamo – aggiunge Gennaro Caiffa, vicesegretario nazionale Snami – che la stragrande maggioranza dei certificati emessi sono inferiori ai 3 giorni, un obbligo per il medico di medicina generale che aumenta la burocrazia, che toglie tempo alla clinica ed abbassa notevolmente la qualità di cure fornite ai pazienti”. ”Chiediamo alla politica – conclude Testa – di licenziare l’iter di tutto ciò nel più breve tempo possibile perché il tutto sia solo l’inizio verso una vera semplificazione burocratica, soprattutto quella a ‘costo zero’, cavallo di battaglia dello Snami”. Nel decreto semplificazioni sono previste misure anche contro la carenza dei farmaci: in caso di interruzione, temporanea o definitiva, della commercializzazione di una confezione di medicinale, il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio (Aic) deve comunicarlo all’Aifa entro i 2 prima dell’interruzione della commercializzazione del prodotto, e non più 4 mesi come avveniva precedentemente. La comunicazione “è rinnovata in caso di prolungamento del periodo di interruzione”.

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