Vaccino contro Hpv, revisione Cochrane dimostra efficacia e sicurezza

(da Doctor33)   L’efficacia e la sicurezza del vaccino contro l’Hpv hanno ricevuto in questi giorni una conferma di alta qualità dal punto di vista delle evidenze scientifiche. A sancirla, infatti, è una revisione comparativa indipendente del gruppo Cochrane, che ha esaminato 26 studi condotti complessivamente su oltre 73.000 ragazze e donne. Si è osservato prima di tutto che gli effetti collaterali di una certa rilevanza sono stati rari e simili a quelli riscontrati in coloro che avevano ricevuto un placebo o un altro tipo di vaccino. In ogni caso non si è registrato nessun decesso e neppure eventi avversi gravi, come aborti spontanei o decessi. Sul fronte dell’efficacia della vaccinazione, i ricercatori scrivono che «esistono prove di elevata sicurezza che i vaccini Hpv proteggono dal precancro cervicale ragazze vaccinate tra i 15 ei 26 anni di età».
È l’ennesimo dato a favore di una vaccinazione che aveva già dimostrato la sua validità in diverse ricerche, tanto da ottenere il supporto dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «In Italia, nei Lea 2018 è prevista tutta una parte relativa alla vaccinazione contro l’Hpv sia per quanto riguarda le ragazze che i ragazzi, – ricorda Carmine Pinto, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) – abbiamo tutte le condizioni, sia normative che culturali, perché anche nel nostro Paese questo processo possa andare avanti. L’aspetto culturale è in questa fase particolarmente importante, c’è un aumento della consapevolezza che tuttavia deve ancora crescere e su cui bisogna lavorare a livello informativo. Oggi non c’è più bisogno di interventi normativi, nella sanità pubblica si fa molto ma l’azione culturale richiede tempo e non è semplice visto che qui non si parla di malati e a volte è difficile convincere genitori e ragazzi ad aderire ai programmi di vaccinazione». Pinto spiega che i dati sulla copertura vaccinale non sono recentissimi e indicano una grande variabilità tra regione e regione, legata molto all’offerta ma anche alla compliance delle persone giovani a rispondere alla lettera di invito alla vaccinazione. «È comunque indubbio il valore protettivo del vaccino, soprattutto di quello multivalente che è oggi disponibile, – ribadisce il presidente Aiom – non soltanto per prevenire il tumore della cervice dell’utero e della vulva nella donna ma anche per il tumore del pene nell’uomo e, in entrambi i sessi, per il tumore dell’orofaringe».

Gli impianti dentali si ‘ammalano’ come denti, entro 2025 boom casi

(da AdnKronos Salute)  Anche gli impianti dentali, come i denti, si ‘ammalano’. E nei prossimi anni si stima un forte aumento dei casi in Europa. Lo indica uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Periodontology, condotto all’Università di Pisa da Filippo Graziani, docente al dipartimento di Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’Area critica e presidente eletto della Federazione Europea di parodontologia. “Nel nostro studio abbiamo stimato l’andamento dei casi sia di parodontite, sia di perimplantite, la patologia che colpisce gli impianti dentali”, spiega Graziani. E i risultati indicano che, “da qui al 2025, la parodontite rimarrà stabile nel numero complessivo di casi, mentre la diffusione delle patologie collegate agli impianti dentali crescerà in maniera rilevante, di pari passo con la diffusione dell’implantologia”.  La parodontite colpisce 743 milioni di persone nel mondo e rappresenta la sesta malattia cronica più frequente a livello globale. Nella ricerca sono stati interpellati 113 esperti europei sulle previsioni più probabili in ambito parodontale nei prossimi anni. Per condurre l’indagine è stato utilizzato il metodo Delphi, un metodo iterativo che si svolge attraverso più fasi di formulazione e valutazione delle opinioni di un gruppo di esperti su un dato argomento e serve a far emergere una visione completa e condivisa sul tema di interesse. “Livelli elevati di placca, abitudine al fumo e presenza di parodontite sono associate a un rischio maggiore di sviluppare perimplantite – conclude Graziani – Tuttavia questi indicatori possono essere messi sotto controllo prima del trattamento. Infine, se attuato un corretto programma di mantenimento professionale, 3-4 controlli all’anno, si può ridurre l’incidenza della patologia e assicurarne un successo più duraturo”.

Fattori di rischio per sindrome coronarica acuta nella donna giovane

(da Cardiolink)  La sindrome coronarica acuta (SCA) è un evento raro nella donna giovane. Per questo motivo, gli autori di questa ricerca hanno valutato un gruppo di giovani donne con SCA, al fine di identificare i fattori di rischio che predispongono alla comparsa di eventi coronarici in giovane età nel sesso femminile. Sono state incluse nell’analisi 1941 donne con SCA in età ≤45 anni (SCA_≤45), confrontate con due gruppi di controllo: 4275 donne con SCA all’età di 63-64 anni (SCA_63-64) e 1170 giovani donne sane senza coronaropatia (≤45S).

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Diabetoporosi, una nuova entità nosologica

(da M.D.Digital)   L’osso fragi(da M.D.Digital)   L’osso fragile del paziente diabetico. Si tratta di una condizione evidenziata in numerosi studi epidemiologici, che hanno sottolineato l’impatto dei rischio fratturativo in questi soggetti, nei quali la frattura può verificarsi anche con un decennio di anticipo rispetto a quanto accade nella popolazione generale. A parità di età il rischio di frattura è da 3 a 5 volte più elevato in caso di diabete di tipo 1 del 50% più alto nel diabete di tipo 2, ed è tanto più evidente quanto maggiore è la durata della malattia o il controllo della stessa non è soddisfacente.  

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Fnomceo, se a ‘vendere bufale’ è un medico denunciatelo a Ordine

(da (AdnKronos Salute)  “Contro le bufale, rivolgetevi ai medici che hanno un percorso di formazione specifico che li rende in grado di disinnescarle. Ma se è proprio un medico a sostenere terapie o indicazioni non fondate scientificamente, segnalatelo all’Ordine professionale”. E’ l’appello di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, che oggi ha presentato a Roma la campagna ‘Una bufala ci seppellirà’, contro le fake news. “Gli Ordini dei medici – ha spiegato Anelli – sono tenuti a vigilare sul fatto che in ogni caso i camici bianchi devono essere aderenti alle evidenze scientifiche. E se è proprio un medico a seminare disinformazione, interveniamo. Negli ultimi anni sono fortemente aumentate le sanzioni comminate dagli ordini, ci sono state anche due o tre radiazioni”. Ma questa, paradossalmente, per Anelli “non è una notizia solo negativa. Vuol dire che la sensibilità dei pazienti e dei cittadini, che spesso segnalano situazioni anomale, è cresciuta”.

Nuove regole sulla privacy, si profila normativa più semplice per i medici.

(da Doctor33)  Niente data protection officer per il medico di famiglia single, e forse niente consenso al trattamento dei dati per il fascicolo sanitario. Si profila una normativa più semplice con il decreto di attuazione del Regolamento europeo, ma il condizionale resta d’obbligo. Entro il 25 maggio solo gli enti sanitari che trattano dati su larga scala devono nominare un DPO, professionista che fa da tramite tra professionisti e aziende titolari di trattamento e adempimenti al regolamento e segnala al Garante eventuali situazioni non in linea. Il decreto di attuazione del regolamento – è la novità che si fa strada – dovrebbe poi abrogare alcune norme strategiche del codice della privacy sul consenso al trattamento dati.
Responsabili protezione dati – Gli ospedali stanno designando i DPO, che possono essere loro dipendenti ma anche reclutati all’esterno con un contratto di servizio, e devono renderli pubblici al Garante che avrà l’elenco dei nuovi profili. Il Garante sta per mettere online una procedura per informarlo delle nomine man mano effettuate, intanto ha prodotto un fac-simile in pdf per “impratichirsi”. Non è obbligato a dotarsi di DPO chi esercita in forma individuale – il medico single -mentre lo sono (dall’articolo 37 del regolamento) coloro che gestiscono dati sanitari su larga scala o la cui attività richiede il monitoraggio sistematico dei soggetti trattati; i medici che gestiscono le cronicità -e in Lombardia sono già in coop – però potrebbero rientrare e, per la verità, il regolamento Ue raccomanda di designare il DPO anche in situazioni dove non c’è uno specifico obbligo.
Gestione del rischio – Di qui al 25 bisogna invece mettersi in regola con il registro dei trattamenti e il Garante ha postato un tutorial (http://www.garanteprivacy.it/regolamentoue/dpia/gestione-del-rischio ) Entro il 21 dovrebbe uscire il decreto di adeguamento con l’ok delle camere per gestire le urgenze, i cui contenuti sono in via di ufficializzazione. Ci si occuperà pure delle nuove regole per il consenso al trattamento dati, che non parrebbe più un “must”. Se inizialmente era previsto come passaggio obbligato ai fini della compilazione del fascicolo sanitario elettronico e del patient summary, ora ci sarebbero forti dubbi, l’Unione Europea sarebbe per uno snellimento degli iter.
Consenso – Il Regolamento Ue abroga gli articoli 76,81,83 e 84 della legge 196/03; per l’articolo 76, i sanitari nell’effettuare prestazioni a tutela della salute di un paziente devono chiedergli il consenso, anche a voce ma in tal caso annotandolo. Fin qui potevano non averlo solo se si tratta di tutelare la salute di terzi o della collettività, ad esempio quarantena in caso di malattia contagiosa o trattamenti obbligatori (da autorizzare dal Garante e dal consiglio superiore di sanità a meno di emergenze obiettive). Inoltre il codice chiedeva al medico che raccoglie il consenso di informare sempre i colleghi in predicato di entrare in contatto con il paziente. Ora il Regolamento suppone che l’ok al trattamento sia implicito nei rapporti di cura implicanti: diagnosi, assistenza o terapia sanitaria; finalità di medicina preventiva e del lavoro; gestione dei sistemi e servizi sanitari e sociali; motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica. Altre abrogazioni riguardano l’articolo 83 che vieta di chiamare i pazienti per nome in sala d’attesa, impone agli sportelli d’introdurre distanze tra chi è “sotto” e chi attende, e di evitare che le informazioni sensibili nel colloquio con il sanitario siano ascoltate da terzi. Inoltre, vieta che il paziente riceva visite da parenti che non vuole vedere, e impone il segreto professionale anche agli sportellisti, non tenuti. I Mmg – Paolo Misericordia di NetMedica su FimmgLazio Tv ha sottolineato due cose: il sindacato Fimmg sta per mettere online un software da scaricare con una guida alla compilazione per capire dove si è in regola e dove no e come rimediare, già in rete i requisiti per iscriversi; inoltre, ci sarebbe una disponibilità del Garante di ragionare con la professione sulle procedure per gestire i dati al meglio, «Fimmg potrebbe proporre un documento per condividere modalità operative».

Medico odontoiatria, per il Ministero della Salute si può utilizzare la denominazione

(da Odontoiatria33)   Si chiude una “questione” mai chiarita sulla quale da tempo la FNOMCeO, ed in particolare la CAO, si erano espressi affermativamente: ovvero se il laureato in odontoiatra può definirsi medico odontoiatra. Ultima, in ordine cronologico, ad esprimersi era stata la CAO attraverso una Circolare del 2014 in cui si sosteneva che “la dizione medico odontoiatra possa essere corretta e non soggetta ad alcuna criticità deontologica anche in riferimento al laureato al corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria”.  Ma mancava il pronunciamento ufficiale, in tal senso, del Ministero della Salute che è arrivato nei giorni scorsi dalla Direzione Generale delle professioni sanitarie. Il pronunciamento si era reso necessario dopo la richiesta avanzata alla FNOMCeO dai medici che operano all’interno dell’Esercito sul fatto se potessero essere equiparate le due figure e di conseguenza anche le carriere di odontoiatra, inteso come iscritto al solo apposito Albo, con quella di medico.  Un nuovo parere in tal senso, come spiega ad Odontoiatria33 il presidente CAO Raffaele Iandolo (nella foto), era stato inviato dalla FNOMCeO ai richiedenti a fine marzo (vedi al link sotto) nel quale veniva evidenziato “che nell’ ambito del quadro legislativo e giurisdizionale non possano ritenersi accettabili sperequazioni nell’inquadramento di carriera fra il medico e l’odontoiatra”. Parere FNOMCeO, sottoscritto dal presidente della Federazione Filippo Anelli e della CAO Raffaele Iandolo, che è stato veicolato poi dal SUSO al Ministero della Salute attraverso un interpello che ne chiedeva la conferma. Ministero che prima di pronunciarsi ha coinvolto per un parere nuovamente la FNOMCeO ed anche il Gruppo Tecnico sull’Odontoiatria, dove vi è stato un confronto che ha coinvolto anche le Società scientifiche ed i Sindacati odontoiatrici, acquisendo come propria la posizione della FNOMCeO.  “Finalmente il Ministero –continua il presidente Iandolo- ha accolto e fatto propria la nostra posizione autorizzando l’utilizzo della dizione di medico odontoiatra per gli iscritti all’Albo degli odontoiatri”.  “Questo pronunciamento –conclude il presidente CAO- risulta importantenon solo ai fini dalle carriere negli ambiti pubblici ed ospedalieri, ma può essere un passo avanti verso l’equiparazione delle due professioni anche dal punto di vista della formazione universitaria, visto che ora entrambe le professioni hanno un percorso di sei anni. E questo può essere un ulteriore passo per equiparare i percorsi formativi in modo che si possa arrivare alla possibilità per il laureato in medicina, o in odontoiatria, di integrare i crediti formativi universitari che mancano per acquisire la laurea in medicina (per l’odontoiatra) o quella in odontoiatria (per il laureato medico), senza dover completare l’intero percorso universitario”.

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