Influenza, iniziata ufficialmente la stagione: per i medici vaccinazione è obbligo morale

(da Doctor33)   La stagione influenzale del 2017/2018 è ufficialmente iniziata con il primo isolamento del virus influenzale a Palermo e, come afferma Aurelio Sessa, presidente regionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) della Lombardia, da questo momento la sensibilità della diagnosi da parte dei medici che partecipano alla sorveglianza epidemiologica sale di colpo. «La contemporanea presenza in un paziente di febbre elevata, di un sintomo respiratorio e di uno sistemico permette al medico sentinella di fare diagnosi di influenza clinica». Tra medici di medicina generale e pediatri di famiglia, i medici sentinella sono oltre mille e un centinaio partecipa anche alla sorveglianza virologica, potendo fare un tampone faringeo o nasale ai pazienti per identificare il ceppo di virus presente.
Quello individuato a Palermo è A/H3N2: «è contenuto nel vaccino – dice Sessa – ed è il sottotipo che maggiormente è circolato la scorsa stagione. Come lo scorso anno, l’isolamento del virus è avvenuto prima del solito e potrebbe configurare un anticipo della stagione influenzale, con il picco proprio durante le vacanze di Natale. Quello di Palermo, tuttavia, potrebbe essere un caso sporadico e in questo momento ogni previsione sarebbe prematura». Ciò che è davvero importante è difendersi con la vaccinazione, specie per alcune categorie di cittadini: «Se gli anziani rispondono sempre bene all’appello, non così avviene per gli operatori sanitari – denuncia l’esponente Simg – la percentuale di copertura è molto bassa, tra il 10% e il 20 %, mentre dovrebbe essere del 100%. È una vaccinazione raccomandata ma non obbligatoria, ma io lo definisco un obbligo morale; un medico si deve vaccinare perché viene a contatto spesso con persone malate e può essere un portatore di virus. Penso non solo ai medici di famiglia, ma anche ai colleghi ospedalieri che hanno contatti con pazienti assolutamente fragili». All’estero non è dovunque così e Sessa ricorda che «negli Usa, dalla pandemia del 2009, le direzioni ospedaliere non permettono di lavorare ai medici che non si sono vaccinati e quest’anno, in Inghilterra, i medici che non si vaccinano devono rendere ufficialmente conto delle proprie motivazioni».

Ministero Salute, Iss e Coni lanciano Campagna “Salute, sport e movimento fisico”.

(da Quotidiano Sanità)  Stimati risparmi di 2 mld per il Ssn grazie ai benefici dell’attività fisica In Italia solo il 50% degli adulti raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica e la sedentarietà colpisce più del 32% degli italiani. Il Sud va peggio del Nord. Aumentano così i rischio di insorgenza di malattie croniche e i costi sociali sotto forma di spese sanitarie aggiuntive, assenze lavorative e morti premature. “Il movimento è salute! … a tutte le età” è quindi il claim della nuova campagna con Spot televisivi trasmessi nelle tre reti della Rai.  Leggi l’articolo completo al LINK

Obbligo di POS e multa di 30 euro per i medici che non accetteranno il pagamento

(da DottNet e Fimmg.org)    Alla fine la sanzione è stata confermata: i medici, e i professionisti in genere nonché negozianti e altre figure, che non accetteranno il bancomat o la carta di credito per i pagamenti, anche se si tratta di un caffè, avranno una multa di 30 euro. L’obbligo del POS, pur essendo stato introdotto già da parecchio tempo, non aveva prodotto grandi risultati poiché finora era mancato un sistema sanzionatorio finalizzato ad incentivare l’uso della moneta elettronica.

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Età pensionabile, Anaao: medici fanno lavoro usurante. Deroghe anche per loro

(da Doctor33)  Quelle degli infermieri sono attività usuranti, quelle dei medici no. A questa conclusione si arriva se si scorre l’elenco delle categorie di lavori usuranti per le quali il Governo ha prospettato deroghe all’innalzamento dell’età pensionabile. Lo sottolinea una nota di Anaao Assomed che osserva come non siano chiari «i criteri oggettivi di analisi dell’usura lavorativa, al di là della tradizionale distinzione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale».  «Tra le attività usuranti» sottolinea la nota «sono, giustamente, comprese quelle degli infermieri impegnati nei turni o nelle sale operatorie ma, con un salto illogico, ne sono esclusi i Medici, impegnati negli stessi turni e frequentatori abituali delle stesse sale operatorie. Eppure il loro lavoro è obbligato ad essere performante, perché con la salute delle persone, che non è una merce, non si può scherzare, e la responsabilità di decisioni vitali da assumere in frazioni di secondo costa “fatica”, malgrado il progresso della tecnica e delle conoscenze, o forse anche a causa sua».
«I medici» continua la nota Anaao «non sono secondi a nessuno per l’impegno in turni, guardie, reperibilità, lavoro notturno e festivo, esposizioni a rischi, stress psicofisico. E, a differenza degli infermieri, il cui orario di lavoro settimanale è pari a 36 ore, hanno un debito orario di 38 ore settimanali, in molti ospedali superato per quasi un mese all’anno con ferie non godute che si misurano cumulativamente in anni. Non a caso la comunità europea ha richiamato l’Italia al rispetto dell’orario massimo di lavoro per i medici italiani. Non può essere accettata una ennesima e immotivata discriminazione, che non tiene conto nemmeno della sicurezza delle cure rese ai cittadini, per pregiudizio ideologico e sistematica avversione ai Medici italiani che già hanno la più alta età media al mondo e che, unici in tutto il pubblico impiego, sono costretti al lavoro notturno fino quasi a 70 anni. Ad onta di evidenze scientifiche che hanno più volte segnalato il disagio lavorativo dei medici, sempre silenziato quando si parla di benefici previdenziali, e del fatto che l’età anagrafica dei curanti non è una variabile estranea o “indipendente alla efficacia ed alla sicurezza delle cure. La verità» conclude la nota «è che i Medici pubblici sono davvero stanchi, non solo sul piano fisico ma soprattutto su quello della tenuta dell’assetto psichico ed emotivo, necessari a prendersi cura degli altri. E stanchi di essere considerati dalla Politica l’ultima ruota del carro rispetto non solo al rinnovo del Ccnl, avviato per tutti ma non per loro, ma anche ad una età di quiescenza che disconosce la gravosità e la rischiosità del loro lavoro. Il Governo rifletta bene. Non riconoscere il lavoro usurante dei Medici porta all’usura l’intero Ssn».

Troppi farmaci a over 65, inutile 1 su 4: arriva un algoritmo

(da DottNet)    Cinque milioni di anziani ogni anno vengono ricoverati per diverse patologie, e ogni volta che lasciano l’ospedale si ritrovano con due nuove prescrizioni di farmaci che si aggiungono a quelli che già assumono. Con il risultato che si passa da una media di cinque a ben sette medicinali da prendere ogni giorno. Così nel giro di tre mesi, a un over 65 su cinque serve un nuovo ricovero per ‘eccesso di pillole’, da cui esce con altri farmaci: un serpente che si mangia la coda e provoca oltre un milione e mezzo di ricoverati ogni 12 mesi. Non solo, in due milioni sperimentano ogni anno una reazione avversa da farmaci, con conseguente aumento di visite mediche e specialistiche. L’allarme arriva dagli esperti riuniti per il Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna, Simi, a Roma dal 27 al 29 ottobre e che da quella sede lanciano un innovativo progetto per tagliare i farmaci inutili in collaborazione con l’Istituto Mario Negri, Policlinico di Milano e il Policlinico di Bari. Proprio dai dati di uno studio dell’Istituto Mario Negri viene fuori che grazie all’uso del software INTERcheck, la probabilità di essere esposti a farmaci potenzialmente inappropriati passa dal 42 al 12%, mentre il rischio di interazioni scende dal 59 al 33%.   Un ausilio, questo, importante per medici e pazienti poichè inserendo nel sistema i medicinali assunti e portati con sè dai pazienti, indica immediatamente se vi sia la possibilità di interazioni e segnala le possibili prescrizioni inutili, oltre ad abbattere i costi che oggi sfiorano i 16 miliardi. Insomma, il 25% dei farmaci sarebbe evitabile, così come il 55% dei ricoveri – dicono dalla Simi – migliorando l’appropriatezza nelle prescrizioni. Ecco perchè nasce il Progetto De-prescribing che ha l’obiettivo di ridurre e sospendere le ‘pillole inutili’ e che coinvolgerà oltre 300 tra medici di medicina generale, internisti e geriatri ospedalieri.  “Il ricovero è un momento cardine ma oggi, anziché essere l’occasione per una revisione critica delle terapie è purtroppo una circostanza in cui il carico di farmaci aumenta”, osserva Franco Perticone, presidente Simi. Alessandro Nobili dell’Istituto Negri rincara la dose: “Stiamo cercando di individuare i metodi più efficaci per interrompere la ‘cascata prescrittiva’ di cui sono vittime gli anziani, anche perché al crescere del numero di farmaci diminuisce fino al 70% l’aderenza alle cure con conseguenze molto negative per la salute dei pazienti”.

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