Ecm, ora è completamente deducibile. Che cosa cambia per liberi professionisti, convenzionati e dipendenti

(da Doctor33)  Iscrizioni, viaggi, vitto e alloggio: i corsi di formazione continua ora sono totalmente deducibili. Ma la chance contenuta nella legge 81 pubblicata il 13 giugno scorso (Gazzetta ufficiale serie generale 135) rischia di fare figli e figliastri svantaggiando i medici dipendenti. Se quest’anno si è continuato a dedurre le spese per corsi di formazione al 50% del loro ammontare con il vecchio criterio sancito dal Testo Unico Imposte sui redditi del 1986, nel 2018 la deducibilità delle spese Ecm sostenute quest’anno sarà integrale, «entro il limite annuo di 10.000 euro» che include sia le spese d’iscrizione a master e a corsi di formazione o di aggiornamento professionale sia le spese per viaggi e soggiorni. Sono poi tutte deducibili entro il limite annuo di 5.000 euro le spese sostenute “per i servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all’auto-imprenditorialità (…) erogati dagli organi accreditati ai sensi della disciplina vigente” e “gli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo fornita da forme assicurative o di solidarietà”. Il vantaggio sussiste se si è lavoratori autonomi, ad esempio dentisti o liberi professionisti puri. Ma negli anni scorsi l’Ecm è stata difficile pure per i dipendenti: turni da non lasciare scoperti causa vuoti in organico, aziende che non investono sulla formazione. In questi casi la legge non fa “volano”.  

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Campagna informativa sui certificati di malattia

Agli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri dell’Emilia Romagna

Al fine di garantire modalità uniformi e corrette degli adempimenti dei medici certificatori e dei lavoratori assenti dal lavoro per malattia, nell’ambito di una campagna informativa estesa sull’intero territorio nazionale, l’INPS ha realizzato un sintetico documento divulgativo.

La locandina e il pieghevole allegati, differenti solo nel formato grafico ma di identico contenuto, sono stati elaborati nell’ottica di fornire uno strumento di facile lettura privilegiando quindi la sinteticità del testo; con la consapevolezza di non aver esaurito il complesso argomento della malattia e dei certificati medici, ci si è soffermati dunque sulle regole principali che medici e lavoratori devono osservare.

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Medici, pensione sempre più magra. Cresce l’attenzione per fondi aperti di categoria

(da Doctor33)   Si chiama tasso di sostituzione e fa sempre più paura ai medici, è il rapporto in percentuale tra ammontare del primo assegno pensionistico e dell’ultimo stipendio percepito. Oltre l’80% dei medici teme che una volta in pensione si prenda tra il 30 e il 50% in meno. Lo afferma un sondaggio degli avvocati di Consulcesi su 2722 medici che scopre come ormai un 51% del campione si sia iscritto a Fondi integrativi previdenziali. Ma attenzione, tre quarti del drappello (39% dei rispondenti) ha preferito un fondo privato, mentre solo un 13% degli intervistati (l’altro quarto di chi ha scelto la previdenza integrativa) ha virato su un fondo della categoria. Sarebbero i medici del Sud (42%) a preferire il privato, seguiti da Nord (39%) e Centro (35%). A tutte e tre le latitudini si teme la pensione povera (81% di spaventati), il 42% dei medici teme di perdere oltre il 50%; il 39% oltre il 30%. Solo il 7% dichiara che avrà sostanzialmente lo stesso reddito attuale. I più pessimisti sono i medici del Nord.

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Un semplice esame neonatale scova cardiopatie alla nascita

(da Adnkronos Salute)  Misurare l’ossigeno nel sangue del bebè appena nato per scovare eventuali cardiopatie congenite: è possibile con un test semplicissimo e non invasivo, che si effettua con il pulsossimetro, una apparecchiatura medica che viene collegato alla manina e al piedino del neonato. L’efficacia di questo test di screening è stata confermata in uno studio multicentrico a cui hanno partecipato 17 diversi centri neonatologici italiani, tra cui l’Unità operativa complessa di neonatologia della Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli, che fa parte del Polo scienze della salute della donna e del bambino, diretto da Giovanni Scambia.

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Politerapia negli anziani: meglio gestirla col paziente, eliminando farmaci non necessari

(da Doctor33)   La politerapia è un problema ben noto nei pazienti anziani e la dimissione dall’ospedale dopo un ricovero può essere un buon momento per eliminare i farmaci inutili e gestire le preferenze espresse dal paziente, secondo un articolo pubblicato su Jama Internal Medicine. Casey Carroll e Ahmed Hassanin, del Department of Internal Medicine alla University of Colorado di Aurora, Stati Uniti, prendono spunto da un caso reale per affrontare questo discorso.

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