Schillaci, ‘mai più medici e infermieri sopraffatti dallo stress’

(da Adnkronos Salute) “La valorizzazione del personale sanitario è un tema che ho riportato al centro dell’agenda politica del Governo da subito. Le misure inserite nel cosiddetto Decreto Bollette costituiscono un primo passo in questa direzione e altri ne compiremo nel corso della legislatura. Ma l’impegno è quello di riuscire a far sì che tutto il nostro personale sanitario si senta gratificato nella sua professionalità. Che nessun medico, infermiere, operatore sociosanitario si senta sopraffatto dallo stress”. Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un videocollegamento con il Congresso nazionale della Fadoi (Federazione dei medici internisti ospedalieri), commentando l’indagine sul burnout dei sanitari presentata al meeting.  “La survey che avete presentato – ricorda il ministro – rileva come il 50% di medici e infermieri che opera nei reparti di Medicina interna presenti uno stato di ‘burnout’ e una percentuale simile vorrebbe licenziarsi purtroppo entro l’anno. Ma c’è anche una larga maggioranza che dichiara di sentirsi gratificata dal proprio lavoro con i pazienti e di aver, nonostante tutto, realizzato molte cose buone nel corso della propria vita lavorativa”.

Per Schillaci, “oltre alla valorizzazione economica, occorre rendere più attrattivo il Servizio sanitario nazionale intervenendo sulla riorganizzazione dei modelli, lavorando a una maggiore appropriatezza prescrittiva e a un miglior utilizzo dei posti letto. Questa è una sfida importante che richiede il contributo di tutti. Sono certo di poter contare sul vostro qualificato aiuto e che tutti insieme – esorta il ministro – potremo difendere i nostri operatori e il nostro SSN”.

Gli inquinanti atmosferici aumentano il rischio di glaucoma

(da Univadis)   Una revisione sistematica e metanalisi ha confrontato l’incidenza delle patologie oculari legate all’età negli adulti esposti a alti e bassi livelli di inquinamento atmosferico. Una quantità più elevata di particolato 2,5 è risultata costantemente associata a glaucoma e glaucoma ad angolo aperto. Secondo gli studi, i livelli di particolato 2,5 sono fortemente correlati al glaucoma sia in modelli a inquinante singolo sia in modelli a inquinante multiplo. La ricerca riporta anche che il glaucoma non risulta collegato ad altri inquinanti atmosferici come l’ozono, il diossido di zolfo o il diossido di azoto in un modello a inquinante multiplo.

(Grant A, Leung G, Freeman EE. Ambient air pollution and age-related eye disease: a systematic review and meta-analysis. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2022;63:17.

Fonte: https://iovs.arvojournals.org/article.aspx?articleid=2783563)

L’attività fisica aiuta a sentire meno dolore

(da DottNet)    L’attività fisica regolare aiuta a sentire meno il dolore e potrebbe rappresentare un ottimo rimedio per controllare il dolore cronico: lo rivela una ampia analisi su oltre 10.000 adulti da cui emerge che le persone fisicamente attive hanno una maggiore tolleranza al dolore rispetto a quelle sedentarie e che quelle con un livello di attività più elevato hanno un livello più alto di tolleranza al dolore.  Condotto da Anders Årnes dell’Università della Norvegia Settentrionale a Tromso, il lavoro è stato pubblicato sulla rivista ‘Plos One’.    Ricerche precedenti hanno suggerito la possibilità che l’abitudine di praticare un livello elevato di attività fisica possa aiutare ad alleviare o prevenire il dolore cronico aumentando la tolleranza al dolore. a questo è il primo studio esaustivo su un ampio campione di individui.   Gli esperti hanno analizzato i dati di 10.732 adulti coinvolti nel Troms› Study – condotto periodicamente in Norvegia. I ricercatori hanno utilizzato i dati di due cicli del Troms› Study, uno condotto dal 2007 al 2008 e l’altro dal 2015 al 2016. I dati comprendevano i livelli di attività fisica auto-riferiti dai partecipanti e i loro livelli di tolleranza al dolore, valutati con un test che prevedeva l’immersione della mano in acqua fredda.   È emerso chiaramente che i partecipanti che hanno dichiarato di essere fisicamente attivi in entrambi i cicli dello Studio di Troms› avevano una maggiore tolleranza al dolore rispetto a coloro che hanno dichiarato uno stile di vita sedentario in entrambi i cicli. I partecipanti con livelli di attività totale più elevati avevano una maggiore tolleranza al dolore e coloro che avevano un’attività più intensa nel 2015/2016 rispetto al 2007/2008 avevano un livello complessivo di tolleranza al dolore più elevato.   Lo studiosuggerisce anche che rimanere fisicamente attivi, diventare attivi o aumentare l’attività è legato a una maggiore tolleranza al dolore. Quindi, rilevano gli esperti, l’aumento dell’attività fisica potrebbe essere una potenziale strategia per alleviare o contrastare il dolore cronico.

Partecipare a eventi culturali fa bene al cuore

(da Univadis)    In questi anni si sono accumulate evidenze sull’effetto di rafforzamento del tempo libero sulla salute (1) e di come la stimolazione culturale di un individuo possa avere effetti specifici sui determinanti relativi della salute simili a quelli ottenuti da un semplice esercizio fisico (2).   Inoltre, prove da studi clinici randomizzati sono a supporto della promozione e facilitazione di stili di vita culturalmente impegnati come elementi essenziali per la longevità (3). Tuttavia, a oggi non è ancora definita quale sia la relazione causale tra attività culturali e le cause più comuni di mortalità (4). Questo anche a causa dei fattori di rischio che spesso variano nel tempo e potrebbero aver agito come confondenti residui negli studi epidemiologici realizzati in passato su disegni tradizionali.

Modelli per l’analisi della sopravvivenza

I metodi standard per l’analisi della sopravvivenza, come il modello di Cox dipendente dal tempo, possono produrre stime distorte quando esistono fattori di confondimento legati al tempo che sono essi stessi influenzati da trattamenti o esposizioni precedenti. I modelli strutturali marginali sono una classe di modelli causali i cui parametri sono stimati attraverso la ponderazione della probabilità inversa del trattamento; questi modelli consentono un aggiustamento appropriato per il confondimento (5).  Il modello strutturale marginale di COX (MSD-COX) consente di stimare l’effetto causale medio del trattamento da dati osservazionali simili a quelli di studi randomizzati controllati al fine di ridurre al minimo il rischio di confusione residua e alcune forme di bias di selezione.   MSD-COX è stato impiegato da un gruppo di ricercatori svedesi per valutare la potenziale associazione causale tra la partecipazione a eventi culturali e la malattia coronarica (CHD) (6)la principale causa di mortalità nel mondo (4).

Esposizione a eventi culturali e rischio di malattia coronarica

Uno studio osservazionale longitudinale svedese ha analizzato una popolazione di 3296 individui rilevando i dati di tre misurazioni separate a intervalli di otto anni per un periodo di 36 anni (6). Sono stati inclusi nell’analisi solo soggetti con tre misurazioni effettuate e senza una diagnosi precedente di CHD all’inizio dello studio.  ll risultato era inteso come tasso di visite (da mai a ogni settimana o più spesso) di gallerie d’arte e musei, cinema, concerti, conferenze e teatri. Per definire il livello di esposizione culturale nei tre periodi di misurazione è stato calcolato un indice di frequenza culturale stratificando separatamente ciascuna delle tre misurazioni nel livello più basso (25%, quartile 1), medio (50%, quartili 2-3) o più alto (25%, quartile 4) di esposizione culturale.  I partecipanti con il più basso livello di esposizione culturale avevano il più alto tasso di incidenza di CHD.   I soggetti con un alto livello di esposizione culturale hanno avuto una riduzione del rischio di CHD di circa il 34% rispetto a quelli con il livello di esposizione culturale più basso.   Quindi la stima dell’effetto causale mediante MSD-Cox ha suggerito un gradiente di diminuzione dei tassi di incidenza di CHD tra gli adulti quando l’esposizione culturale è aumentata.

Alcune interrogativi senza risposta

Gli autori sottolineano come l’associazione causale potenziale tra partecipazione nel tempo libero a eventi culturali e CHD rimane complessa, pur comprendendo fattori ambientali in grado di influenzare i meccanismi epigenetici legati alle malattie cardiovascolari e al diabete mellito di tipo 2.    Dall’analisi dei risultati non è stato possibile verificare se tutte le ipotesi fossero soddisfatte per un’interpretazione causale, limite dovuto anche alla mancanza di diverse informazioni sui più importanti fattori di rischio per CHD (per es. dislipidemia, obesità, rischio familiare e diabete mellito). A stimolo di future ricerche rimangono alcuni interrogativi senza risposta come per esempio: il livello ottimale di esposizione culturale per il rischio di CHD, quali tipi di eventi culturali hanno l’effetto più benefico e qual è il mix ideale di eventi culturali a cui partecipare.    Comunque, è rilevante aver scoperto che chi ha preso parte a più attività culturali aveva meno probabilità di avere malattie coronariche, un dato che dimostra quanto può essere importante una costante disponibilità di risorse culturali nella vita delle persone.

(1.  Caldwell LL. Leisure and health: why is leisure therapeutic? Br J Guid Couns 2005;33:7–26. 

2.  Konlaan BB, Björby N, Bygren LO, Weissglas G, Karlsson LG, Widmark M. Attendance at cultural events and physical exercise and health: a randomized controlled study. Public Health. 2000;114(5):316-319.

3.  Løkken BI, Merom D, Sund ER, Krokstad S, Rangul V. Cultural participation and all-cause mortality, with possible gender differences: an 8-year follow-up in the HUNT Study, Norway. J Epidemiol Community Health. 2020;74(8):624-630. doi:10.1136/jech-2019-213313

4.  WHO. The top 10 causes of death. 2020. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/the-top-10-causes-of-death

5.  Hernán MA, Brumback B, Robins JM. Marginal structural models to estimate the causal effect of zidovudine on the survival of HIV-positive men. Epidemiology. 2000;11(5):561-570. doi:10.1097/00001648-200009000-00012

6.  Johansson SE, Jansåker F, Sundquist K, Bygren LO. A longitudinal study of the association between attending cultural events and coronary heart disease. Commun Med (Lond). 2023;3(1):72. Published 2023 May 24. doi:10.1038/s43856-023-00301-0)

Commissione su colpa medica, ‘solo 3% denunce si conclude con condanna’

(da Adnkronos Salute) – “Gli obiettivi della Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica sono quelli di individuare un perfetto punto di equilibrio tra la piena tutela del paziente e la serenità del medico perché un professionista sereno è di interesse della collettività. Si devono cercare di evitare le aggressioni giudiziarie: il dato statistico dal quale partiamo è che su 100 denunce che si fanno contro i medici solo 3 si concludono con la condanna. Quindi significa che le altre 97 si dimostrano infondate. Ciò porta da una lato all’appesantimento della macchina della giustizia e dall’altra rende i medici più preoccupati mentre che fanno ricorso alla medicina difensiva con gravi spese aggiuntive per il Ssn e disagi per i pazienti che vengono sottoposti ad esami costosi, invasivi e inutili”.  Così all’Adnkronos Salute Adelchi d’Ippolito, presidente della Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, istituita con un decreto del ministro della Giustizia Carlo Nordio e insediata a metà aprile.

“Il punto di equilibrio è garantire la tutela giuridica del paziente e togliere preoccupazione al medico – avverte il magistrato – Per questo è stata istituita una Commissione di altissimo livello che attraverso le audizioni e i contributi che potranno arrivare dai vari soggetti interessati, cercherà di raggiungere questo obiettivo. Abbiamo già ascoltato le associazioni scientifiche dei medici e il presidente della Fnomceo. Proseguiremo nei prossimi giorni anche con le assicurazioni e le associazioni dei pazienti e abbiamo in programma – conclude – anche un approfondimento sulle legislazioni sussistenti negli altri Paesi per esplorare modelli già esistenti”.

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