Il legame fra medico di famiglia e specialista fa aumentare le possibilità di guarigione

(da DottNet)   C’è un legame importante tra il medico di famiglia e lo specialista che fa aumentare le chance di guarigione di un paziente: rinforzando i rapporti di conoscenza tra medici. Infatti, uno studio pubblicato sulla rivista ‘Jama Internal Medicine’ svela che per il paziente va meglio quando il medico di base che ha prescritto una visita specialistica conosce lo specialista di riferimento. Condotto da Maximiliam Pany, lo studio svela che lo specialista si impegna al massimo, comunica più semplicemente ed efficacemente con il paziente e offre cure di migliore qualità quando ha uno stretto rapporto con il medico di medicina generale che ha indirizzato il suo paziente presso di lui. 

L’analisi si basa sulle cartelle cliniche elettroniche di oltre 8.600 pazienti indirizzati dai loro medici di base a consultare uno specialista tra il 2016 e il 2019. Tutti gli invii sono avvenuti in un grande sistema sanitario accademico quale è quello connesso alla prestigiosa Harvard. I ricercatori hanno confrontato le valutazioni dei pazienti sull’assistenza specialistica tra due gruppi di pazienti – quelli visitati da uno specialista che si è formato insieme al medico di base del paziente durante la scuola di medicina o i programmi post-laurea, e i pazienti dello stesso medico di medicina generale visitati da uno specialista che non si è formato con lui – confrontando al contempo le prestazioni dello specialista verso un gruppo di pazienti di altri medici di medicina generale senza legami con lui.

Coronavirus, l’acido ursodesossicolico potrebbe affiancare i vaccini nella prevenzione

(da /www.osservatoriomalattierare.it)  Un nuovo approccio alla prevenzione al Covid-19, in affiancamento alla strategia vaccinale già consolidata, potrebbe arrivare da un farmaco già disponibile sul mercato, usato per il trattamento dei calcoli biliari e anche per il trattamento di una malattia rara epatica autoimmune, la colangite biliare rimitiva. Si tratta dell’acido ursodesossicolico (Udca), un medicinale ad uso orale ormai fuori brevetto, quindi perfino economico. A suggerirlo è uno studio recentemente pubblicato su ‘Nature’ da un team scientifico coordinato dal Dr. Fotios Sampaziotis del Wellcome-Mrc Cambridge Stem Cell Institute dell’Università di Cambridge (UK), che ha indagato le possibilità di prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2 attraverso la modulazione dei recettori dell’ospite virale, come l’ACE2.  

La prima parte dello studio, condotto su organoidi (modelli in miniatura di organi, in questo caso dei dotti biliari umani) identifica uno specifico recettore, FXR, come un regolatore diretto dell’ACE2, recettore a sua volta definito la “porta” che i coronavirus utilizzano per entrare nelle cellule. L’FRXR è risultato estremamente sensibile all’acido ursodesossicolico, che sembra essere in grado di bloccare FCX, chiudendo quindi la “porta” ACE2 e impedendo al coronavirus di entrare nelle cellule.   I ricercatori hanno poi dimostrato che lo stesso processo avviene negli organoidi di polmoni e intestino, i due obiettivi principali di Sars-CoV-2.  Forti dei risultati di laboratorio, hanno quindi voluto valutare l’efficacia del farmaco sugli animali. Negli esperimenti sui criceti esposti al virus è emerso che gli animali trattati con l’acido ursodesossicolico erano protetti dalla variante Delta e avevano un rischio di infezione molto più basso di quelli non trattati con il farmaco.   L’efficacia del farmaco è stata confermata successivamente anche in test su polmoni umani da donatore, già espiantati ma non trapiantabili.  Anche in questo caso, il virus è stato bloccato dal farmaco per le calcolosi biliari: il polmone trattato non si è infettato, mentre l’altro polmone sì.

Sono stati inoltre effettuati dei test su un ristretto gruppo di volontari sani, confermando la potenziale efficacia del farmaco. Ora sarà necessario effettuare degli studi clinici più ampi, ma è plausibile che l’acido ursodesossicolico possa in futuro affiancare i vaccini offrendo un ulteriore protezione, che peraltro potrebbe essere efficace indipendentemente dalle varianti del virus in circolo.

“Questo studio, unico nel suo genere – spiega la prima autrice Teresa Brevini, dottoranda dell’Università di Cambridge – ci ha dato l’opportunità di fare davvero scienza traslazionale”, dal bancone del laboratorio al letto del malato, “sfruttando una scoperta di laboratorio per provare a rispondere a un’esigenza clinica. Usando quasi tutti i possibili approcci a nostra disposizione, abbiamo dimostrato che un farmaco già disponibile chiude la porta d’ingresso al virus e può proteggerci da Covid-19. È importante sottolineare che, poiché questo farmaco agisce sulle nostre cellule” e non sul virus, “non è influenzato dalle mutazioni virali e dovrebbe mantenersi efficace anche quando emergono nuove varianti”.

ECM: ancora un anno per raccogliere i crediti formativi

(da Odontoiatria33)   Tra le norme contenute nel ‘Decreto Milleproroghe’ pubblicato in Gazzetta ufficiale il 29 dicembre scorso anche quella che interviene in materia di formazione professionale continua con l’estensione di un anno (al 31 dicembre 2023) del termine per l’acquisizione dei crediti utili per completare il quadriennio ECM.    Come si legge nel provvedimento, “All’articolo 5-bis del decreto-legge 29 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, le parole: «triennio 2020-2022» sono sostituite dalle seguenti: «quadriennio 2020-2023». 

Provvedimento che non aumenta o riduce il numero di crediti da raccogliere che rimangono 150 (salvo esenzioni o bonus).  Con questo provvedimento, invece delle sanzioni ai sanitari che non hanno raccolto il numero di crediti previsti, a due giorni dalla scadenza del triennio prevista al 31 dicembre 2022, il Governo ha deciso di prorogare di un anno il termine entro cui poter raccogliere i crediti formativi ECM estendendo il triennio formativo, che ora diventa quadriennio (2020-2023). Con buona pace per i dentisti (e altri liberi professionisti) che, invece, avevano dedicato tempo e speso soldi per aggiornarsi e rispettare l’obbligo di aggiornamento professionale nei termini previsti. 

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