Tutti i limiti dell’ECM

(da Univadis, riproduzione parziale)  In mezzo a tanti discorsi sulla disinformazione, mentre invitiamo i cittadini a rivolgersi sempre al proprio medico per ottenere informazioni corrette, sarebbe bene che ciascun professionista della salute si guardasse allo specchio e valutasse quanto le proprie convinzioni e i propri approcci diagnostici e terapeutici sono basati su dati scientifici e non su informazioni di dubbia provenienza, vecchie abitudini o reazioni istintive, indistinguibili da quelle di chiunque non abbia la stessa formazione.   In questo quadro, però, la formazione stessa diventa un problema. Non solo quella universitaria, con i suoi programmi e i vecchi libri ancora adottati da molti docenti, che talvolta contengono concetti largamente superati, ma soprattutto quelle attività ECM che dovrebbero rappresentare, nelle intenzioni, un’importante, fondamentale fonte di aggiornamento per gli operatori sanitari.  Tutti sappiamo che molti di questi corsi presentano importanti limiti nelle loro modalità. Non devo essere l’unica ad avere assistito, al termine di un evento residenziale, alla dettatura delle risposte del questionario da parte dell’organizzatore. Non va meglio con la FAD, di cui comunque è quasi sempre possibile aggirare diverse fasi per arrivare in fondo più rapidamente, senza preoccuparsi troppo di ciò che si è davvero appreso.

La verità è che se a lavoratori già stressati da orari e turni impegnativi si impone per legge di dedicare altro tempo all’acquisizione di 150 crediti annuali, senza distinguere troppo sul come e sul perché, questi inevitabilmente cercheranno quelli che si possono raccogliere gratuitamente e con maggiore facilità, anche a costo di tralasciare lo studio o la lettura di articoli scientifici importanti e attinenti a quel che si trovano a dover fare ogni giorno.  Tra le tante assurdità del sistema attuale, infatti, c’è l’assenza di una correlazione tra il reale valore del corso e il punteggio che può procurare o di un’attinenza tra la propria specializzazione e il contenuto dei corsi frequentati. Partecipare a un importante congresso internazionale poi, vale meno che seguire l’evento sponsorizzato da un’azienda nella propria città, così come essere coordinatore di un importante studio multicentrico osservazionale non vale nulla ai fini della formazione, diversamente da quel che accade per le ricerche di tipo farmacologico, anche se riguardano pochi pazienti con un farmaco fornito dall’industria. Perché?

L’altra, enorme, criticità del sistema è la carenza di corsi davvero indipendenti, mentre la maggior parte subisce l’influsso di aziende farmaceutiche o di altra natura con chiari interessi in gioco. Quasi il 70% del migliaio di provider riconosciuti e inclusi nell’albo nazionale dell’AGENAS sono società, agenzie ed enti privati, mentre solo 9 sono pubblici.  Anche in questo caso, tuttavia, si possono trovare contenuti per lo meno discutibili. Recentemente, per esempio, è stato portato alla mia attenzione un corso organizzato dall’ATS Milano  “sui possibili rischi da esposizione alle Onde Radio e Micro Onde emessi da questi dispositivi (cioè ‘smartphone e altri dispositivi digitali’) e sui comportamenti di protezione che facilmente ciascuno può adottare”. Con i livelli di inquinamento presenti nel capoluogo lombardo, il tasso di fumatori tra gli operatori sanitari e l’emergenza salute mentale esacerbata dalla pandemia, l’impatto, poco più che ipotetico, di questi strumenti sul benessere dei lavoratori sembra veramente trascurabile, e conoscerlo meglio forse non merita i 9 punti ECM garantiti a chi lo frequenterà.  Scorrendo le voci relative alla formazione su internet, soprattutto in giorni di “Black Friday”, sembra inoltre di avere a che fare con l’offerta di detersivi o elettrodomestici, per non parlare di “pacchetti” a costo ridotto che ricordano quelli delle vacanze tutto compreso. È un po’ demoralizzante pensare che l’aggiornamento degli operatori sanitari, colonna essenziale per la salute del paese, dipenda da un simile carnevale di occasioni, senza riguardo per l’importanza dell’obiettivo a cui dovrebbero puntare.

La piattaforma Tech2Doc realizzata da Enpam sarà utilizzata dall’ISS per telemedicina e sanità digitale

(da DottNet – riproduzione parziale) La piattaforma Tech2Doc realizzata da Enpam sarà utilizzata dall’Istituto Superiore di Sanità per fare formazione sui temi della telemedicina e la sanità digitale. “Nostro obiettivo era creare uno strumento fruibile da tutti i medici e gli odontoiatri con una funzione di informazione e divulgazione nel campo della frontiera avanzata della conoscenza, della tecnologia e della scienza medica, e siamo orgogliosi di aver creato il mezzo per una facile diffusione di questi contenuti –  dice il presidente di Fondazione Enpam Alberto Oliveti –. Siamo onorati della scelta da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, che offrirà ai professionisti un’occasione di acquisire competenze validate scientificamente. Del resto perseguire la qualità dell’esercizio professionale è la nostra missione, perché se c’è buon lavoro ci può essere buona previdenza.”   La collaborazione tecnico-scientifica a supporto della piattaforma Tech2Doc è assicurata dal Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’ISS. Il Presidente dell’Istituto, Prof. Silvio Brusaferro, si rallegra dell’iniziativa: “Ringrazio la Fondazione Enpam per aver voluto condividere con l’Istituto Superiore di Sanità l’impegno di contribuire al progresso della sanità digitale in Italia mettendo insieme le competenze e le risorse con nuove modalità e nuove tecnologie, dimostrando ancora una volta il valore della collaborazione tra enti a beneficio del sistema sanitario.”  Firmato l’accordo di collaborazione, iniziano le attività congiunte finalizzate a raggiungere alcuni obiettivi di rilievo per lo sviluppo del corretto utilizzo clinico e assistenziale dei sistemi di telemedicina e per diffondere la conoscenza scientifica delle innovazioni digitali in sanità. Nel primo anno di vita la piattaforma www.Tech2Doc.it ha collezionato 41.000 utenti per un totale di 141.000 contenuti visualizzati. Gli argomenti che hanno riscosso maggiore interesse sono stati Telemedicina, Digital health e Intelligenza artificiale. Tech2Doc coinvolge un bacino di oltre 70 esperti e figure autorevoli provenienti da diversi settori, da quello sanitario alla giurisprudenza. Tra i contenuti già presenti si segnalano 80 videointerviste; 20 descrizioni di casi esemplari (case history); 225 recensioni di articoli autorevoli dal mondo; 360 approfondimenti su altrettante soluzioni digitali già disponibili sul mercato; videopillole e quiz interattivi. 

Corte Costituzionale: legittimo l’obbligo del vaccino per medici, operatori sanitari e over 50

(da DottNet)   La Corte Costituzionale “salva” l’obbligo del vaccino anti Covid introdotto dal governo Draghi nel 2021 per alcune categorie professionali e gli over 50. La Corte ha ritenuto inammissibili e non fondate le questioni poste da cinque uffici giudiziari. La Corte ha in particolare ritenuto inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiamo adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali. Sono state ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario. Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico. È quanto rende noto l’Ufficio comunicazione e stampa della Corte costituzionale, in attesa del deposito delle sentenze. L’udienza in cui era stata trattata la causa aveva vissuto momenti di tensione. Anche se le motivazioni del verdetto arriveranno nelle prossime settimane, è facile supporre che i giudici abbiamo ritenuto prevalente l’interesse alla tutela della salute pubblica su quello dell’autodeterminazione e della libertà dell’ singolo cittadino.    Una montagna di sanzioni che sfiorano i due milioni. Sono scattate ieri per chi era tenuto a vaccinarsi contro il Covid e non l’ha fatto: scadono infatti i 180 giorni fissati per giustificare il mancato adempimento all’obbligo vaccinale. Si tratta di professori, operatori sanitari, forze dell’ordine e over 50 che dovranno pagare multe pari a 100 euro a testa. L’avversione al vaccino è stata più forte in alcune regioni: la maglia nera in termini di multe ai no vax over 50 va al Friuli Venezia Giulia, seguito dalla Calabria e dall’Abruzzo. Mentre tra i territori più virtuosi ci sono Puglia, Lazio, Toscana e Molise, con percentuali delle persone che si sono vaccinate almeno con due dosi che superano il 90% nella fascia di età tra i 50 e i 59 anni. Mentre i no vax tornano a far sentire la loro voce con una protesta proprio davanti alla Consulta in nome della libertà di autodeterminazione: si ritrovano in una cinquantina da tutta Italia, con cartelli e tricolori stretti al collo.

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