Malattie del sangue, scoperto un nuovo gruppo sanguigno.

(da Doctor33)   È stato scoperto un nuovo gruppo sanguigno, si chiama ‘Er’. Lo rileva uno studio del National Health Service Blood and Transplant (Nhsbt) inglese pubblicato sulla rivista ‘Blood’. Secondo lo studio il gruppo sanguigno può indurre le cellule immunitarie ad attaccare le cellule non corrispondenti, cosa che accade quando i gruppi sanguigni sono incompatibili. Gli esperti ritengono che questo potrebbe essere molto utile per medici e infermieri quando hanno difficoltà a diagnosticare il loro paziente.
La morte di due neonati aveva incoraggiato gli scienziati a fare ricerche su un raro gruppo sanguigno individuato per la prima volta nell’uomo 40 anni fa. La scoperta riguarda più in particolare un sottogruppo specifico di Er che apre ora nuove porte alla prevenzione di tragedie simili in un futuro prossimo. I medici si concentrano sui sistemi di gruppo sanguigno ABO e sul fattore Rh, un particolare antigene che alcuni hanno ed altri no. Nel primo caso si parla di Rh positivo, nel secondo di Rh negativo. La familiarità dei sistemi di gruppo sanguigno e del fattore Rh sono cruciali nel caso di trasfusioni di sangue. Tuttavia, l’ampia varietà di antigeni di superficie cellulare e loro varianti, rendono la situazione molto più complessa, mentre poco si sa ancora sul loro impatto clinico. Gran parte dei principali antigeni è stata identificata all’inizio del XX secolo, Er è stato identificato solo nel 1982. Nel 1988 veniva scoperta la versione denominata Erb. Il codice Er3 è stato utilizzato per descrivere l’assenza di Era ed Erb. Quando un globulo è in presenza di un antigene che il nostro corpo non ha classificato come nostro, il nostro sistema immunitario si attiva, inviando anticorpi per segnalare la distruzione delle cellule che contengono l’antigene sospetto. In rari casi, in gravidanza può accadere che i tessuti del feto vengano riconosciuti come estranei e quindi aggrediti. Gli anticorpi generati passano attraverso la placenta, portando alla malattia emolitica nel nascituro. Oggigiorno diversi metodi vengono implementati per prevenire o trattare la malattia emolitica nei neonati.
La manifestazione sporadica di questi rari anticorpi ha reso elusiva la comprensione medica fino ad ora.  Il team di ricercatori guidati dalla sierologa Nicole Thornton del National Health Service Blood and Transplant (NHSBT) del Regno Unito ha analizzato il sangue di 13 pazienti con gli antigeni sospetti. Hanno identificato cinque variazioni negli antigeni Er: le varianti conosciute Era, Erb, Er3 e due nuove Er4 ed Er5. Sequenziando i codici genetici dei pazienti, l’equipaggio e il team sono stati in grado di individuare il gene che codifica per le proteine ​​della superficie cellulare. Sorprendentemente si trattava di un gene già familiare alla scienza medica: PIEZO1. Il gene è già associato a diverse malattie conosciute. L’equipaggio e il team hanno confermato i loro risultati eliminando PIEZO1 in una linea cellulare di eritroblasti, un precursore dei globuli rossi, e testando gli antigeni. PIEZO1 è necessario per aggiungere l’antigene Er alla superficie della cellula. Questo studio mette davvero in evidenza la potenziale antigenicità anche di proteine ​​molto poco espresse e la loro rilevanza per la medicina trasfusionale.

POR (Programma Operativo Regionale ) – FESR 2021-2027 (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale)

Comitato Unitario degli ordini Professionali

dell’Emilia-Romagna

(CUP -ER)

Bologna, lì 26 Ottobre 2022

Cari Colleghi,

riteniamo opportuno informare gli Ordini e Collegi della Regione Emilia-Romagna che è in fase di attivazione il POR (Programma Operativo Regionale ) – FESR 2021-2027 (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), che prevede importanti contributi a supporto del tessuto produttivo della  Regione Emilia-Romagna  tra cui anche i professionisti. Il CUP ER sta seguendo da tempo la concertazione  per la predisposizione degli strumenti preliminari  e i prossimi bandi in corso di preparazione.

E’ previsto in tempi ragionevolmente brevi (probabilmente entro la fine del  2022) un bando di sostegno per progetti rivolti all’innovazione, la digitalizzazione, l’informatizzazione delle attività professionali. Si informano pertanto tutti gli Ordini e Collegi al fine di sensibilizzare gli iscritti per la preparazione di progetti di sviluppo dei propri studi che possano beneficiare degli aiuti previsti dal bando. L’ipotesi è di domande ” a sportello” ossia con finanziamento in ordine di presentazione e contributo a fondo perduto.

Trattasi di informazioni indicative che saranno perfezionate man mano avranno valore di ufficialità. 

Il CUP ER  continuerà nel lavoro serrato con la Regione a fine di ottimizzare le risorse comunitarie a favore di tutti i professionisti del territorio.

Il Presidente

Alberto Talamo 

Salute: i medici imparino a “de-prescrivere” farmaci

da AGI)  I progressi della medicina non si registrano solo in base al numero di pillole prescritte. A volte, per il bene del paziente, è necessario fare marcia indietro, sfoltendo la loro “polifarmacia” e imparare a “de-prescrivere”. Questo è uno dei temi al centro del 123esimo congresso nazionale della Società italiana di medicina interna (Simi) che si è aperto oggi a Roma. “Alcuni studi, condotti nell’ambito del programma REPOSI (REgistroPOliterapie della Società Italiana di Medicina Interna), un network di reparti di medicina interna e geriatria italiani – ricorda Giorgio Sesti, presidente della Simi – hanno messo ben in evidenza il fenomeno della polipharmacy e le sue ricadute.

A rischio di effetti indesiderati sono soprattutto le persone con una ridotta funzionalità renale, condizione comune tra gli anziani”. Uno studio condotto su oltre 5 mila pazienti over 65 del registro REPOSI, ha evidenziato che almeno la metà mostrava una compromissione moderata della funzionalità renale; il 14 per cento una compromissione funzionale grave e infine il 3 per cento molto grave. Tra i pazienti con ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, coronaropatia e scompenso, all’11 per cento veniva prescritto un dosaggio di farmaci inappropriato rispetto alla funzionalità renale. E nel follow up, un’inappropriatezza prescrittiva si associava ad un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause del 50 per cento.   “Il 66 per cento dei pazienti adulti assume 5 o più farmaci e un anziano su tre assume oltre 10 farmaci in un anno (dati OsMed) – ricorda Gerardo Mancuso, vicepresidente nazionale della SIMI – e questa percentuale si è consolidata negli ultimi anni, provocando un aumento delle cause di ricovero per eventi avversi per interazioni farmacologiche. La prescrizione multipla di farmaci talvolta mitiga o annulla i benefeci ed aumenta le complicanze e la mortalità. Nei pazienti anziani il delirium, le cadute, la ipotensione, l’emorragia ed altre condizioni, riconoscono come causa la politerapia. De-prescrivere le molecole farmacologiche è una attività che l’internista deve fare in tutti i pazienti, ma soprattutto negli anziani”. Continua Sesti: “È necessario invertire questa tendenza e inaugurare l’era del ‘deprescribing’. Ma perché questo avvenga, dobbiamo aumentare la consapevolezza di pazienti e medici, in particolare quelli di famiglia e gli internisti, invitandoli, dopo un’anamnesi farmacologica accurata, a ‘sfoltire’ le prescrizioni a cominciare dai loro pazienti più anziani”.

Contratto sanità, no a task shifting da medici a personale sanitario. I sindacati medici protestano

(da Doctor33)   Compiti dei medici dirottati ad infermieri ed altre figure non mediche? I due principali sindacati dei medici ospedalieri, Anaao Assomed e Cimo-Fesmed in un comunicato congiunto dicono no. Il task shifting, “devoluzione” di competenze dal medico a professionisti in genere di costo minore, è sempre più frequente nelle Asl. Ma si sarebbe insinuato nel nuovo contratto del comparto, che include proprio infermieri ed altre 22 professioni sanitarie. In un comunicato congiunto, le due sigle ribadiscono come il personale del ruolo sanitario non possa gestire processi clinico-assistenziali e diagnostici rientranti per legge nel solo alveo delle competenze dei laureati in Medicina e Chirurgia. Eppure, il testo siglato da Aran e sindacati di categoria (in particolare Cgil-Cisl-Uil) e vistato dalla Presidenza del Consiglio per il triennio 2019-21, “introduce nuove tipologie di incarichi di funzione organizzativa e professionale che comportano per il personale del ruolo sanitario anche l’assunzione di specifiche responsabilità” su processi fin qui di pertinenza medica. “Inoltre -recita il comunicato congiunto dei due sindacati- l’eccessiva genericità e ambiguità del testo potrebbe alimentare un conflitto di competenze e di ruoli tra diverse categorie di personale, con possibili ricadute in termini di responsabilità professionale e quindi di contenziosi”.
Il contratto del comparto è ancora in attesa della certificazione della Corte dei Conti e a quest’ultima si indirizzano i due sindacati della dirigenza medica, tenuto conto del fatto che i magistrati contabili, che si pronunciano su “guasti” normativi capaci produrre danno erariale. I due sindacati intendono inoltre rivolgersi all’agenzia per la contrattazione Aran (che cura pure il loro contratto e ne è controparte) attraverso un interpello. «I professionisti sanitari – dichiarano in una nota Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Nazionale Cimo Fesmed – sono fondamentali per assicurare un’adeguata assistenza al paziente nella quale la professionalità degli infermieri ha acquisito nel tempo sempre maggiore rilevanza. Tuttavia, non possiamo rimanere silenti dinanzi all’ennesimo tentativo di affidare attività mediche a figure non mediche, che non hanno le competenze necessarie per effettuare una diagnosi o gestire gli aspetti clinici di una malattia garantendo la sicurezza delle cure. Il fine ultimo del percorso di cura – proseguono i leader sindacali – rimane la salvaguardia della sua qualità e della sua sicurezza che non può prescindere dai ruoli che la legge riserva alle singole figure professionali e dalle rispettive competenze senza che per questo nessuno si possa considerare un attore secondario». «Attendiamo il riscontro della Corte dei Conti e dell’ARAN, ma in ogni caso siamo pronti a ricorrere ad ogni strumento di natura sindacale a nostra disposizione per tutelare le prerogative dei medici e la salute dei pazienti», concludono Di Silverio e Quici.

1 94 95 96 97 98 432