Covid. Draghi ha firmato il Decreto sul green pass. Ecco come funziona e come si potrà ottenere il Certificato Verde Digitale

Sarà la Piattaforma nazionale digital green certificate a validare il rilascio dei certificati che consentiranno gli spostamenti dei cittadini a livello nazionale e all’interno dell’Unione Europea, oltre a facilitare la partecipazione ad eventi pubblici e l’accesso alle strutture sanitarie assistenziali (Rsa). In alternativa alla versione digitale, i documenti potranno essere richiesti al proprio medico di base, al pediatra o in farmacia, utilizzando la propria tessera sanitaria. Si potranno ottenere tramite avvenuta vaccinazione, guarigione dal Covid o esecuzione di un test rapido o molecolare

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Covid: virus del comune raffreddore contrasta Sars-Cov2

(da AGI)   L’esposizione al rinovirus, la causa più frequente del comune raffreddore, può proteggere dall’infezione del virus che provoca il Covid-19. Lo hanno scoperto i ricercatori di Yale in uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Medicine. Secondo gli esperti, il virus respiratorio del raffreddore attiva i geni, stimolati dalla molecola dell’interferone che può fermare la replicazione del virus SARS-CoV-2 nelle vie aeree. “L’attivazione di queste difese, nella fase iniziale dell’infezione da Covid-19, permette di prevenire o curare l’infezione”, ha affermato Ellen Foxman, assistente professore di medicina di laboratorio e immunobiologia presso la Yale School of Medicine e autrice dello studio. Sarebbe utile quindi, somministrare ai pazienti farmaci a base di interferoni. “Ma tutto dipende dai tempi”, ha detto Foxman. Infatti, studi precedenti avevano evidenziato che, nelle fasi avanzate di infezione da Covid-19, alti livelli di interferone sono correlati a una malattia più grave e possono alimentare risposte immunitarie iperattive. In seguito, si è capito che i geni stimolati dall’interferone possono avere un’azione protettiva contro il Covid-19. Il progetto di ricerca di Yale è partito dall’osservazione che i comuni virus del raffreddore possono proteggere dall’influenza. I ricercatori hanno studiato se i rinovirus potevano avere lo stesso impatto positivo contro il virus Covid-19.

Il Parlamento europeo approva il Certificato Covid UE

Dopo la ratifica del Consiglio entrerà in vigore il 1 luglio. Libertà di spostamento per chi è vaccinato o è guarito o con test negativo  Il Parlamento ha dato il via al ripristino della libera circolazione e a uno Schengen pienamente funzionale. Il certificato COVID digitale dell’UE garantirà viaggi sicuri e coordinati quest’estate. Gli Stati dell’UE sono incoraggiati ad astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni, a meno che non siano strettamente necessarie e proporzionate”, ha detto il presidente della commissione per le libertà civili e relatore Juan Fernando López Aguilar.      Leggi L’articolo completo al LINK

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Vaccino COVID-19: la scelta in gravidanza e allattamento

da Univadis)    Le donne in gravidanza con COVID-19 hanno un rischio più elevato rispetto alle donne non gravide con caratteristiche simili di andare incontro ad esiti negativi di salute, con rischi che possono anche essere maggiori per i loro figli. Pertanto, è fondamentale che le donne in gravidanza abbiano l’opportunità di essere vaccinate, in particolare se soddisfano i criteri per la vaccinazione. Tuttavia, poiché le donne in gravidanza sono state escluse dagli studi sulla vaccinazione COVID-19, abbiamo informazioni limitate su efficacia e sicurezza in questo gruppo di persone (1).

Vaccini e gravidanza

L’uso di vaccini per proteggere la donna gravida da malattie infettive è parte integrante della pratica ostetrica di routine. E’ noto che il vaccino contro l’influenza stagionale protegge le madri da malattie gravi e protegge i neonati nei primi mesi di vita. I vaccini contro il tetano, la difterite e la pertosse vengono somministrati in gravidanza tra la 26a e la 34a settimana di gestazione per proteggere la madre e il bambino. Questi vaccini forniscono la migliore protezione contro gli effetti di queste malattie e hanno eccellenti profili di sicurezza supportati da dati di studi su animali e da studi epidemiologici in donne in gravidanza (2). Nel caso di COVID-19, il tempo rappresenta un fattore essenziale da considerare per un buon esito degli interventi di cura.  Per le donne in età riproduttiva, comprese quelle in gravidanza o dopo il parto, la prevenzione di gravi malattie in corso di COVID-19 richiede una risposta tempestiva, che deve considerare le attuali conoscenze sull’efficacia e la sicurezza di questi vaccini (2).

Nonostante i criteri di eleggibilità restrittivi degli studi sui vaccini contro COVID-19, si sono verificate diverse gravidanze dopo la fase di arruolamento, anche perché alcune non sono state rilevate durante lo screening di prevaccinazione. In uno studio Pfizer-BioNTech, si sono verificate 23 gravidanze e 12 nel gruppo vaccino. Nello studio sul vaccino Moderna, sono state segnalate 13 gravidanze, di cui 6 nel gruppo vaccinato. La revisione dell’ente regolatorio degli Stati Uniti (FDA) sulla tossicità riproduttiva per lo sviluppo e perinatale/postnatale del vaccino Moderna ha concluso che il vaccino non ha avuto alcun effetto negativo sulla riproduzione femminile, sullo sviluppo fetale/embrionale o sullo sviluppo postnatale ad eccezione delle variazioni scheletriche che sono comuni e tipicamente si risolvono dopo la nascita senza intervento. Non è ancora disponibile alcun follow-up a lungo termine su queste donne incinte o sui loro figli. Nello studio sul vaccino Janssen, ci sono state 8 e 4 gravidanze rispettivamente nei gruppi vaccino e placebo. C’è stato un aborto spontaneo (gruppo vaccino), un aborto incompleto (gruppo placebo), 2 aborti elettivi (gruppo placebo) e 1 gravidanza ectopica (gruppo vaccino).  Janssen ha presentato uno studio di tossicità riproduttiva sullo sviluppo e perinatale/postnatale in conigli che hanno ricevuto due volte la dose di vaccino umano prima dell’accoppiamento e durante i periodi di gestazione; la revisione della FDA su questo studio ha concluso che il vaccino “non ha avuto effetti negativi sulla riproduzione femminile, sullo sviluppo fetale/embrionale o sullo sviluppo postnatale” (3).

Sicurezza per la donna gravida e il feto 

Per i vaccini mRNA, l’mRNA non entra nel nucleo cellulare e ha un’emivita stimata di 8-10 ore. Il vaccino a vettore virale Janssen è modificato affinchè non possa replicarsi. Questo permette che non ci sia viremia durante la gravidanza e non prevede che il vaccino infetti il ​​feto. Data la breve emivita dell’mRNA del vaccino, è improbabile che venga trasmesso dalla madre al feto durante la gravidanza o al neonato durante l’allattamento. Se l’mRNA del vaccino entra nel latte materno, si prevede che venga scomposto durante il processo digestivo e non è probabile che venga assorbito in uno stato intatto e funzionale. È improbabile che il vaccino a vettore virale Janssen entri nel latte materno poiché la viremia non si verifica dopo la somministrazione. La proteina espressa dall’mRNA probabilmente rimane nel corpo per diversi giorni, in modo simile a quanto previsto con i tradizionali vaccini a base di proteine. È probabile che la proteina espressa rimanga associata alle cellule e quindi ha anche una bassa probabilità di trasmissione al feto durante la gravidanza o al lattante attraverso il latte materno. È improbabile che questi vaccini rappresentino un rischio per la donna incinta, che influiscano sul feto e ciò sembra ammissibile anche durante l’allattamento (3). 

L’insieme di dati acquisiti durante la campagna vaccinale ha portato il Center for Distasse Control and Prevention (CDC) ad orientare all’uso di questi vaccini durante la gravidanza e l’allattamento, in particolare alle donne gravide nel caso in cui fanno parte di un gruppo a cui è stato raccomandato il vaccino.  Il parere è stato supportato dall’analisi dei dati del programma di monitoraggio del CDC sulla sicurezza del vaccino v-safe, che a partire dal 16 febbraio 2021 ha ricevuto la segnalazione di più di 30.000 donne in gravidanza e comprende il monitoraggio di 275 gravidanze completate e 232 nati vivi. Le partecipanti sono stati controllate per aborto spontaneo e nati morti, complicazioni della gravidanza, ricovero in unità di terapia intensiva ostetrica, esiti avversi alla nascita, morte neonatale, ricoveri in nenatologia e difetti alla nascita. Ad oggi, gli esiti della gruppo gravidanza sono paragonabili ai tassi di fondo e sia nelle gravidanze che nei neonati non sono stati osservati esiti inaspettati correlati alla vaccinazione COVID-19 (4) .

Risposta immunologica al vaccino in gravidanza

I vaccini mRNA COVID-19 hanno dimostrato di essere immunogenici, in base alla valutazione delle risposte immunitarie sia umorali che cellulari, nelle donne in gravidanza, in allattamento e non gravide, che non allattavano. Dopo la seconda dose dei vaccini mRNA, il 13% delle donne in gravidanza e il 47% delle donne non gravide ha manifestato febbre. Ci sono dati coerenti a convalida che la vaccinazione provoca risposte anticorpali più elevate rispetto all’infezione (5,6). La rilevazione di anticorpi leganti e neutralizzanti nel sangue cordonale del neonato suggerisce un efficiente trasferimento transplacentare degli anticorpi materni. Come con la raccomandazione per difterite, tetano e la vaccinazione contro la pertosse in gravidanza per proteggere i neonati vulnerabili, la vaccinazione materna COVID-19 in gravidanza può conferire benefici simili ai neonati che potrebbero non essere idonei alla vaccinazione (6). 

Anticorpi post vaccino nel latte materno

Un recente studio ha analizzato, in 84 donne sottoposte volontariamente a vaccino anti-COVID-19, se l’immunizzazione materna provocasse la secrezione di anticorpi SARS-CoV-2 nel latte materno e valutato eventuali potenziali eventi avversi per le donne e i loro bambini (7). I dati documentano una forte secrezione di anticorpi IgA e IgG specifici per SARS-CoV-2 nel latte materno per 6 settimane dopo la vaccinazione. La secrezione di IgA era evidente già 2 settimane dopo la vaccinazione, seguita da un picco di IgG dopo 4 settimane (una settimana dopo la  seconda dose di vaccino).  Gli anticorpi trovati nel latte materno di queste donne hanno mostrato forti effetti neutralizzanti, suggerendo un potenziale effetto protettivo contro l’infezione nel neonato (7).

(1 – McSpedon C Pregnancy and COVID-19 AJN 2021;121:18-20 

2- Riley LE et al Inclusion of Pregnant and Lactating Persons in COVID-19 Vaccination Efforts Ann Int Med 2021;174:701-2

3- Blumberg D et al. COVID-19 Vaccine Considerations during Pregnancy and Lactation Am J Perinatal 2021; 38: 523-28

4- Shimabukuro T. COVID-19 vaccine safety update. Advisory Committee on Immunization Practices(ACIP) presentation March 1, 2021. 

5- Wang  Z, et al. mRNA vaccine-elicited antibodies to SARS-CoV-2 and circulating variants.   Nat 2021;592:616-22.

6- Collier AY et al. Immunogenicity of COVID-19 mRNA Vaccines in Pregnant and Lactating Women. JAMA. Published online May 13, 2021. doi:10.1001/jama.2021.7563

7- Perl SH, et al. SARS-CoV-2–Specific Antibodies in Breast Milk After COVID-19 Vaccination of Breastfeeding Women. JAMA. 2021;325:2013–4)

Covid: infezione può causare disfunzione erettile per mesi

(da AGI) Covid-19 può essere responsabile dell’insorgenza della disfunzione erettile per diversi mesi dopo la ripresa del paziente dalla malattia. Un gruppo di scienziati dell’Università di Miami ha analizzato il tessuto del pene di due pazienti Covid guariti, uno di 65 anni e l’altro di 71 anni d’età, affetti da disfunzione erettile. Stando a quanto riportato dalla rivista ‘World Journal of Men’s Health’, i ricercatori hanno scoperto che virus erano ancora presente nel tessuto del pene analizzato più di sei mesi dopo che i pazienti si erano ammalati. Uno degli uomini ha avuto una forma di Covid-19 grave, tanto che è stato ricoverato in ospedale. L’altro, invece, ha avuto una forma lieve della malattia. Questo, secondo i ricercatori, suggerisce che chiunque si infetti può essere a rischio di sviluppare la disfunzione erettile. Sappiamo che il virus può danneggiare i vasi sanguigni e gli organi interni, ma questa ricerca conclude che può anche bloccare il flusso di sangue ai genitali, rendendo difficile mantenere una vita sessuale attiva. Il virus potrebbe innescare gonfiore e disfunzione nei rivestimenti dei vasi sanguigni che attraversano il corpo e arrivano nel pene. “Abbiamo scoperto che gli uomini che in precedenza non avevano problemi di disfunzione erettile hanno sviluppato una disfunzione erettile piuttosto grave dopo l’inizio dell’infezione da Covid”, dice Ranjith Ramasamy, che ha condotto il piccolo studio. “Questo suggerisce che gli uomini che sviluppano un’infezione da Covid dovrebbero essere consapevoli che la disfunzione erettile potrebbe essere un effetto avverso del virus”, aggiunge, invitando i pazienti con questo problema a rivolgersi al medico.

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