FNOMCEO: attività professionale studi odontoiatrici.

Facendo seguito alla Comunicazione n. 55/20 ed a integrazione della stessa, si rileva che per quanto concerne l’attività professionale degli studi odontoiatrici, ai fini del contenimento del contagio e nell’ottica di evitare gli spostamenti dei cittadini, si raccomanda di svolgere l’attività stessa per le sole urgenze indifferibili e di uniformarsi, quindi, alle prescrizioni più restrittive adottate da alcune Regioni.
Cordiali saluti.

Raffaele Iandolo

Il Presidente CAO Nazionale

 

Filippo Anelli
Il Presidente FNOMCeO

Comunicazione EMA sull’uso di anti-infiammatori non steroidei per COVID-19

(da Univadis e www.aifa.go.it)   L’EMA è venuta a conoscenza di segnalazioni, in particolare dai social media, che sollevano dubbi sul fatto che l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, potrebbe peggiorare la malattia da coronavirus (COVID-19).   Attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L’EMA sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia.  A Maggio del 2019, il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha iniziato una revisione dei farmaci antinfiammatori non steroidei ibuprofene e ketoprofene, a seguito di un’indagine dell’Agenzia Nazionale Francese per la Sicurezza dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari (ANSM) che ha suggerito che l’infezione dovuta alla varicella e alcune infezioni batteriche potrebbero essere aggravate da questi medicinali. Nelle informazioni sul prodotto di molti medicinali FANS sono presenti già delle avvertenze che gli effetti degli anti-infiammatori non steroidei possono mascherare i sintomi di un peggioramento dell’infezione. ll PRAC sta rivedendo tutti i dati disponibili per verificare se siano necessarie misure aggiuntive.    All’inizio del trattamento della febbre o del dolore in corso di malattia da COVID-19 i pazienti e gli operatori sanitari devono considerare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluso il paracetamolo e i FANS. Ogni medicinale ha i suoi benefici e i suoi rischi come descritto nelle informazioni del prodotto e che devono essere prese in considerazione insieme alle linee guida Europee, molte delle quali raccomandano il paracetamolo come opzione di primo trattamento nella febbre e nel dolore.   In accordo alle linee guida nazionali di trattamento, i pazienti e gli operatori sanitari possono continuare a utilizzare FANS (come l’ibuprofene) come riportato nelle informazioni del prodotto approvate. Le raccomandazioni attuali prevedono che questi medicinali vengano utilizzati alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile.   I pazienti che hanno qualsiasi dubbio devono rivolgersi al proprio medico o al farmacista. Attualmente non ci sono ragioni per interrompere il trattamento con ibuprofene, in base a quanto riportato sopra. Ciò è particolarmente importante per i pazienti che assumono ibuprofene o altri FANS per malattie croniche.  A seguito della revisione dei dati di sicurezza dell’ibuprofene e del ketoprofene, l’EMA sottolinea la necessità di condurre tempestivamente studi epidemiologici, al fine di fornire adeguate evidenze sugli effetti dei FANS sulla prognosi della malattia da COVID-19. L’Agenzia sta contattando le sue controparti ed è pronta a supportare attivamente tali studi, che potrebbero essere utili per formulare eventuali raccomandazioni terapeutiche future.   Una volta conclusa la revisione del PRAC, l’EMA fornirà ulteriori informazioni come opportuno.

Coronavirus, Fnomceo: mancano linee guida univoche per le cure a casa

(da Doctor33)    Mancano linee guida univoche per i medici di Medicina generale per l’utilizzo anche sul territorio delle terapie contro il Covid-19. La denuncia arriva dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) Filippo Anelli.    «Se i pazienti sono tenuti a casa fino a che la concentrazione di ossigeno nel sangue scende sotto una certa soglia – spiega – è indispensabile dotare tutti i medici di base di un adeguato numero di saturimetri per monitorare i pazienti in quarantena a casa».
Anelli chiede le linee guida e i protocolli diagnostici anche in una lettera formale al presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, al presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, e a presidente e direttore dell’Aifa Domenico Mantoan e Nicola Magrini.  «Sempre più pazienti con Covid-19 sono gestiti al loro domicilio – spiega Anelli – si tratta dei cosiddetti paucisintomatici, con un quadro clinico non grave. In alcune zone più in difficoltà come la Lombardia questo vale anche per pazienti in condizioni più critiche, anche con polmonite fino a che non compromette in modo significativo l’ossigenazione del sangue». E spiega: «Per questo è fondamentale che i medici di medicina generale abbiano indicazioni univoche sui protocolli terapeutici da seguire sul territorio». Anelli sottolinea poi che l’altra questione fondamentale è quella dei protocolli diagnostici: «Se i pazienti sono tenuti a casa fino a che la concentrazione di ossigeno nel sangue scende sotto una certa soglia, è assolutamente indispensabile dotare tutti i medici di medicina generale di un adeguato numero di saturimetri per monitorare in tempo reale i pazienti domiciliati».
Il presidente di Fnomceo afferma quindi di supportare la richiesta già messa in campo dal segretario generale della Federazione italiana dei medici di Medicina generale, Silvestro Scotti e dal presidente nazionale del SIS118

Infezione da SARS-CoV-2 nei bambini: cosa insegnano le osservazioni cinesi

(da M.D. Digital)  Una recente revisione di oltre 72mila casi di infezione da SarS-CoV-2, condotta dal Chinece Centre for Disease Control and Prevention, ha mostrato che meno dell’1% dei casi riguardava bambini di età inferiore a 10 anni. Al fine di determinare l’evoluzione della malattia nei bambini i ricercatori hanno valutato bambini infetti da SARS-CoV-2 e trattati presso l’ospedale pediatrico di Wuhan. Sono stati osservati e seguiti sia bambini sintomatici sia soggetti asintomatici che avevano avuti contatti noti con persone nelle quali era sospettata o confermata l’infezione da SARS-CoV-2. Sono stati effettuati tamponi nasofaringei e della gola per la ricerca dell’Rna virale.  Dei 1391 bambini valutati e testati dal 28 gennaio al 28 febbraio 2020, sono risultati infetti 171 soggetti (12.3%). L’età media dei bambini infetti era 6.7 anni e la febbre era presente nel 41.5% dei casi. Altri segni e sintomi comuni comprendevano tosse ed edema faringeo. Un piccolo gruppo di bambini (n=27, pari a 15.8%) non presentava alcun sintomo di infezione né tanto meno segni radiologici di polmonite. Altri 12 bambini presentavano invece segni radiologici di polmonite ma in assenza di sintomi clinici di infezione. Durante il ricovero è stato necessario il ricorso a supporto di terapia intensiva e ventilazione meccanica in tre casi, nei quali erano presenti comorbilità (idronefrosi, leucemia, intussuscezione).  Questo rapporto indica che, a differenza dei pazienti adulti, la maggior parte dei bambini infetti sembra avere un decorso clinico più lieve. Ma poiché le infezioni asintomatiche non sono rare, la determinazione del potenziale di trasmissione da questi pazienti asintomatici è di estrema importanza in un ottica di applicazione delle migliori misure per il controllo della pandemia in corso.

(Lu X, et al. NEJM 2020; doi:10.1056/NEJMc2005073)

Covid 19, Enpam paga la quarantena. Ecco le differenze nelle tutele tra dipendenti e convenzionati

(da Doctor33)   Medici di famiglia figli di un Dio minore ai fini delle tutele economiche? Per il momento pare di sì. L’Enpam ha varato nuove norme per coprire il disagio economico dei medici convenzionati che vanno in quarantena. Non senza aver segnalato al governo una discriminazione a vantaggio di chi è dipendente pubblico del servizio sanitario. In caso di malattia da Covid-19 i medici e i sanitari dipendenti mantengono la retribuzione integrale, è scritto nel decreto legge 9/2020 all’articolo 19, e la quarantena è parificata a ricovero ospedaliero quindi lo stipendio resta. Il problema si pone per i medici di famiglia, di continuità assistenziale ed emergenza territoriale, oltre che per i pediatri e gli specialisti ambulatoriali.    Per i Mmg e di emergenza convenzionati, in caso di malattia a coprire gli oneri del sostituto i primi 30 giorni interviene la polizza assicurativa stipulata da Enpam e finanziata da una trattenuta mensile sui compensi pari allo 0,72%, dal 31° giorno interviene direttamente l’Enpam. La situazione è in qualche modo simile  per pediatri e specialisti ambulatoriali.
Ma in caso di quarantena? La polizza assicurativa vigente per i primi 30 giorni non prevede una voce specifica. La Fondazione ci ha pensato con una decisione ora al vaglio dei ministeri competenti (Lavoro ed Economia), ma subito prima aveva chiesto al governo una norma che consentisse al Ssn di farsi carico degli oneri di sostituzione dei medici di famiglia o del mancato guadagno dei medici di continuità assistenziale (pagati ad ore), al pari di quanto accade con i dipendenti. Nulla è avvenuto. Se non che di fatto dal 10 marzo la fattispecie della quarantena non esiste più. Infatti, per evitare di sguarnire i turni lavorativi, i reparti, gli studi della medicina generale, su richiesta del governatore del Veneto Luca Zaia, il governo all’articolo 7 del decreto legge 14/2020 contempla che gli operatori sanitari del Ssn entrati in contatto con pazienti positivi continuino a lavorare e che l’attività sia sospesa solo in caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per Covid-19, e in questo caso si rientra direttamente nella fattispecie della malattia.   In pratica, il caso di quarantena fin qui può aver riguardato alcuni medici di famiglia lombardi e veneti; ma in futuro non si può dire e le leggi possono cambiare.
Per inciso, il caso della quarantena fino al 13 marzo non era disciplinato per nessuna categoria di medici convenzionati mentre per i liberi professionisti il CdA Enpam ha deciso di erogare il sussidio sostitutivo del reddito come previsto nei casi di calamità naturale (82,78 euro al giorno) per far fronte ai mancati guadagni da chiusura studio. Per la cronaca, la quarantena è il secondo fronte di frizione che si apre tra Enpam e Governo Conte a seguito delle misure contro il Covid. Il primo nasce dall’indennità di 500 euro al mese per 3 mesi: per i lavoratori autonomi che hanno fermato l’attività è possibile accedervi, ai professionisti iscritti ad altre casse no. Enpam ha fatto notare che sia la Fondazione sia Inps contribuiscono al Fondo da cui l’indennità è tratta quindi la disparità di trattamento non si giustifica. Per tutta risposta il governo Conte ha dato vita a un secondo fondo di ultima istanza per i professionisti, che arrivano “dopo” gli altri.
Che la differenza tra operatori del Ssn dipendenti e convenzionati in tempi di coronavirus stia pesando un po’ lo conferma indirettamente una circolare Inail a chiarimento del decreto Cura-Italia. Il decreto Cura Italia, afferma la circolare, equipara la malattia da coronavirus a malattia professionale per la quale l’Asl deve avviare la procedura Inail per l’indennizzo. In effetti, l’articolo 42 spiega che nei casi accertati di infezione da Covid 19 in occasione di lavoro, entra in gioco il medico certificatore che redige il certificato di infortunio, e le tutele Inail sono erogate anche per il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria dell’infortunato. La malattia decorre dal giorno in cui il tampone è riscontrato positivo. La disposizione si applica ai datori di lavoro pubblici, come il Servizio sanitario nazionale, e privati. La nota peraltro risponde «alle richieste avanzate da alcune direzioni regionali in tema di gestione delle assenze dal lavoro del personale dipendente». Il medico convenzionato ha altre coperture Enpam (primi 30 giorni e, per gli infortuni, tutela dell’inabilità parziale o totale permanente), ma da qui a dire che non rientri del tutto ce ne correrebbe. Inail si fa riserva di ulteriori indicazioni “anche all’esito di alcune proposte normative avanzate dall’istituto”.

Ricetta medica via mail o telefono: via libera all’ordinanza

 

8da DottNet)    “Ho firmato un’ordinanza per la dematerializzazione delle ricette mediche, con l’attribuzione di un codice; i cittadini non dovranno più andare da un medico di base, ma avranno un codice in farmacia per ritirare i farmaci”. Lo ha detto il commissario Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione civile.Ricetta medica via email o con messaggio sul telefono, dunque, senza più la necessità di ritirare fisicamente, e portare in farmacia, il promemoria cartaceo. “Dobbiamo fare di tutto per limitare gli spostamenti e ridurre la diffusione del virus Covid-19. Puntiamo con forza sulla ricetta medica via email o con messaggio sul telefono. Un passo avanti tecnologico che rende più efficiente tutto il Sistema sanitario nazionale”, dice Speranza commentando la firma, in queste ore, da parte del Capo Dipartimento della Protezione Civile dell’ordinanza. Al momento della generazione della ricetta elettronica da parte del medico prescrittore – si legge nell’ordinanza – l’assistito può chiedere al medico il rilascio del promemoria dematerializzato ovvero l’acquisizione del Numero di Ricetta Elettronica tramite:

  1. a)trasmissione del promemoria in allegato a messaggio di posta elettronica, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore la casella di posta elettronica certificata (PEC) o quella di posta elettronica ordinaria (PEO);
  2. b)comunicazione del Numero di Ricetta Elettronica con SMS o con applicazione per telefonia mobile che consente lo scambio di messaggi e immagini, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore il numero di telefono mobile;
  3. c)comunicazione telefonica da parte del medico prescrittore del Numero di Ricetta Elettronica laddove l’assistito indichi al medesimo medico il numero telefonico”.

Nella stessa ordinanza, disposta di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con l’intesa del presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, vengono disciplinate anche tutte le modalità operative per farmacie e Asl per i farmaci distribuiti in modalità diverse dal regime convenzionale e per i medicinali che richiedono un controllo ricorrente dei pazienti.

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