Corso Fnomceo su Covid-19: disponibile l’ebook Attivate due sezioni sul Portale destinate a Covid-19

Qual è la ‘carta d’identità’ del nuovo Coronavirus? Come si trasmette? Quali sono le misure che la popolazione deve adottare per limitare la diffusione del contagio? E in che modo comunicarle ai cittadini? Infine, come possono gli operatori sanitari lavorare in sicurezza?

A queste e altre domande risponde il corso di Formazione a Distanza della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri “Covid-19, la malattia da nuovo coronavirus (SARS-Cov-2)”. Gratuito, aperto a medici e odontoiatri, eroga 7,8 crediti Ecm e, dal 22 febbraio scorso è già stato frequentato da 16.726 sanitari.

Ora i contenuti del corso – che vengono aggiornati periodicamente – sono stati raccolti in un ebook, disponibile in diversi formati e scaricabile gratuitamente sul Portale www.fnomceo.it, a questo LINK.  Il testo è edito da Zadig, la redazione è a cura di Maria Rosa Valetto, medico e giornalista scientifica. Autrici sono Nicoletta Scarpa,giornalista scientifica, Donatella Sghedoni, medico, e la stessa Maria Rosa Valetto.

E, sempre https://dottoremaeveroche.it/tutte-le-risposte/sul Portale Fnomceo, sono state attivate due nuove sezioni: l’una destinata a raccogliere le comunicazioni istituzionali del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e della stessa Fnomceo; l’altra, che rimanda alla serie di schede sul tema prodotte da Dottoremaeveroche.it, il sito ‘anti-fake news’ rivolto a medici e cittadini.

Coronavirus. Dall’ISS alcuni suggerimenti per gestire lo stress

L’Istituto superiore di sanità ha tradotto in italiano alcune infografiche dell’Oms con i suggerimenti per gestire la tensione derivante dall’emergenza. “Cercare informazioni solo su fonti attendibili (Ministero della Salute, Iss, Oms), non consultare in modo ossessivo i social o i canali che presentano scenari catastrofici. È bene mantenere uno stile di vita sano (non fumare, non bere), anche dovendo stare a casa e continuare a sentire gli amici e la famiglia per telefono o per mail”.    Leggi la notizia completa al LINK

Coronavirus. Bloccare l’ondata epidemica. Ecco a che cosa servono le misure di distanziamento sociale. Lo spiega l’ISS

Dall’isolamento, all’individuazione e alla sorveglianza dei contatti, fino alla quarantena, alla chiusura di scuole e luoghi di lavoro o all’adozione di lezioni scolastiche, universitarie e lavoro a distanza. L’obiettivo è ridurre la velocità di diffusione del virus, spostando in avanti nel tempo il picco epidemico e ‘spalmando’ i casi su un arco temporale più lungo. Questo porterà benefici riducendo la pressione sul sistema sanitario   Leggi la notizia completa al LINK

Pronto Soccorso del Bufalini, dal 7 marzo 2020 unico punto di accesso tramite la camera calda

Unica modalità di accesso al Pronto Soccorso dell’ospedale Bufalini di Cesena sarà tramite il portellone della camera calda, sia per il paziente trasportato in ambulanza o in automobile, sia per il paziente che vi accede a piedi.

La misura, adottata nell’ambito delle disposizioni per la gestione dell’emergenza sanitaria Coronavirus, ha lo scopo di favorire il lavoro del personale di Pronto Soccorso addetto alle funzioni di pre-triage e triage.

Si sottolinea che il punto di accesso unico è riservato ai soli pazienti di Pronto Soccorso,  e non può essere utilizzato come entrata in Ospedale alternativa agli altri punti di accesso (ingresso principale e ingresso lato monte)

Enpam al governo: garantire retribuzione a tutti i medici in quarantena

L’Enpam ha chiesto al governo di mantenere la retribuzione anche ai medici e agli odontoiatri convenzionati messi in quarantena, come già deciso per i dipendenti pubblici.   L’articolo 19 del decreto legge 9/2020 non fa distinzione fra coloro che sono messi in quarantena, al fine di garantire la salute pubblica, poiché entrati in contatto con soggetti infetti e coloro che sono affetti (in maniera sintomatica o asintomatica) da Covid-19. I medici dipendenti pubblici che si trovano in una qualsiasi di queste situazioni sono considerati come se fossero ricoverati in ospedale, e dunque conservano lo stipendio.  “Invece i medici che svolgono servizio pubblico per il Servizio sanitario nazionale in regime di convenzione, non vengono tutelati dallo Stato se posti in quarantena – osserva il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti –. Ad esempio, un medico di guardia o un medico convenzionato del 118 che entrano in contatto con un paziente affetto, vengono posti in quarantena ma perdono la retribuzione”.  Buttando il cuore oltre l’ostacolo, Enpam ha comunque annunciato che tutti i medici in prima linea saranno tutelati, sulla base dell’autorizzazione data dal ministro del Lavoro Catalfo nel corso di un incontro diretto avvenuto il 25 febbraio.   “In quell’incontro si è parlato tuttavia della sola zona rossa formalmente intesa, ma questa è un’emergenza nazionale e per i sanitari andrebbe considerata zona rossa ogni luogo del territorio italiano in cui entrano in contatto con il Covid-19”, continua Oliveti.

De Masi, il coronavirus è stato un grande test di sociologia

(da DottNet)   L’epidemia del coronavirus che sta mettendo sotto assedio la vita di tante persone è una vicenda inedita in questi anni connessi e digitali e pone non solo interrogativi medico-scientifici. “E’ anche un grande e prezioso esperimento sociologico. Ci fa capire che viviamo in un grande vicinato unico in cui le cose risuonano in modo rapido. Il modello per il futuro ha come pilastri la globalizzazione e la tecnologia”: è questo il parere di Domenico De Masi, professore emerito di sociologia del lavoro all’Università La Sapienza di Roma, a ‘Coronavirus – il punto’ dell’ANSA.  “Sotto la pressione di fatti imprevisti e di forte rilevanza – aggiunge il sociologo – scopriamo una serie di cose che avremmo potuto capire per conto nostro e con l’agio del tempo a disposizione. Penso alla dimensione globale – osserva – proprio mentre si parlava da più parte di una crisi della globalizzazione, la globalizzazione è esplosa in tutta la sua forza. Stiamo capendo che una cosa che avviene in una remota regione della Cina risuona da noi e rimbalza altrove. Ma penso anche all’importanza di lavorare da casa quando il lavoro lo consente – sottolinea De Masi – Si risparmia tempo e denaro, si può programmare la giornata e la vita e c’è meno inquinamento in città. In altri paesi il 10-15% dei lavoratori fa smart working, in Italia solo 500mila lavoratori su 23 milioni, una percentuale irrisoria dovuta ad una serie di motivi di carattere culturale”.    “Oggi le tecnologie ci consentono di interagire e le vedo in maniera ottimistica per le relazioni sociali, anche tra i ragazzi, non favoriscono l’isolamento. E nel caso del coronavirus sono fondamentali – riflette De Masi – Mentre si sta in quarantena con il corpo imbrigliato in quattro mura, la mente può spaziare dovunque interagendo. Abbiamo la fortuna, nella sfortuna, che questa situazione è capitata quando c’è Internet”. Un’esperienza ansiogena e globale come quella che stiamo vivendo può modificare la nostra società?     “Quello che sta avvenendo in questi giorni è un prezioso esperimento sociologico. E’ un passaggio ulteriore in una società post-industriale che rispetto a quelle precedenti non ha un modello teorico e vive un disorientamento totale – spiega il sociologo – Di certo stiamo capendo che il modello per il futuro ha come pilastri la tecnologia e la globalizzazione e abbiamo il beneficio di capire che siamo in un grande vicinato unico in cui le cose risuonano in modo rapido. E’ stato anche interessante vedere come gli italiani, che prima sono stati drastici con i cinesi, ora si lamentano perché all’estero fanno cose analoghe con noi. Così come è stato interessante notare un eccesso di allarmismo anche in una città razionale come Milano che si è presentata come un modello assoluto di convivenza, non ci si sarebbe aspettato un infantilismo di questo genere. Questo – conclude De Masi – è anche dovuto al fatto che non si è creata una regia centrale che obbligasse le regioni a fare le regioni. In un momento di urgenza, il comando centrale spetta allo Stato che prende decisioni per tutti, senza che tutti parlino, anche di fatti medici di cui non sanno nulla”.

CORONAVIRUS: GRAZIE AGLI OPERATORI DEI NOSTRI OSPEDALI E SERVIZI SANITARI!

La Presidenza della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della Romagna, certa di interpretare tutti i romagnoli, vuole ringraziare dirigenti, medici, infermieri e tecnici, dipendenti e convenzionati, che operano nei nostri ospedali e nei servizi sanitari per il lavoro svolto in questi giorni di difficoltà, e per la professionalità e il senso di responsabilità dimostrati ancora una volta.

La nostra riconoscenza si estende ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di Libera Scelta, alle Forze dell’Ordine, ai gruppi Volontari e a tutti coloro che in questi giorni stanno facendo fronte, anche solo veicolando corrette informazioni, a questa difficile situazione.

Ci preme esprimere pubblicamente la nostra gratitudine perché, con il vostro lavoro e i servizi che ogni giorno assicurate alle nostre comunità, siete garanzia per tutti i cittadini, ai quali, assumendo tutte le precauzioni del caso, state consentendo di fare una vita quasi normale.

Attraverso il coordinamento della Regione Emilia – Romagna, rispondendo ai Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il lavoro efficiente e pronto dell’ASL Romagna, le Istituzioni romagnole hanno dimostrato di sapere collaborare, per questo ringraziamo anche le Prefetture che si sono fatte tramite del coordinamento necessario e indispensabile in casi come questo.

Ancora dobbiamo fare attenzione e tenere alta la guardia, per questo saranno decisive responsabilità e collaborazione non solo del Servizio Sanitario e delle Istituzioni, ma di tutti i concittadini e le concittadine, nel rispetto delle indicazioni di comportamento e delle limitazioni che anche per i prossimi giorni ci saranno date.

Siamo fiduciosi.

La Presidenza della CTSS della Romagna

Coronavirus e anamnesi del paziente: le limitazioni per la privacy

(da Odontoiatria33)     L’emergenza COVI-19 e le tutele di salute pubblica si devono raccordare anche con quelle della tutela della privacy, almeno secondo quanto indicato dal Garante che attraverso una comunicazione  (https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9282117) pubblicata il 3 marzo 2020, si esprime sulle attività di raccolta di dati in merito alla presenza di sintomi da nuovo Coronavirus e degli ultimi spostamenti dei lavoratori.  L’Autorità sottolinea che “i datori di lavoro devono astenersi dal raccogliere, anche attraverso specifiche richieste al singolo lavoratore o indagini non consentite, informazioni sulla presenza di eventuali sintomi influenzali del lavoratore e dei suoi contatti più stretti o comunque rientranti nella sfera extra lavorativa. La finalità di prevenzione dalla diffusione del Coronavirus deve infatti essere svolta da soggetti che istituzionalmente esercitano queste funzioni in modo qualificato”.
E per i pazienti che si recano nello studio odontoiatrico?
“Premetto che mi trovo solo parzialmente d’accordo con la posizione assunta dal Garante, essendo questa una situazione eccezionale in cui, a parer mio, la salvaguardia della tutela dei terzi e gli obblighi del 2087 cc giustificano modalità di trattamento dei dati diversi rispetto all’ordinario”, ci dice l’avvocato Silvia Stefanelli che ha curato parte dei contenuti della sezione dedicata al nuovo regolamento europeo sulla privacy a disposizione degli abbonati ad Odontoiatria33 a questo link. http://www.odontoiatria33.it/news/   Se da una parte il Garante sottolinea l’obbligo, da parte dei dipendenti, di segnalare al datore di lavoro qualsiasi situazione di pericolo per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, come ci si deve comportare con i pazienti che si rivolgono allo studio odontoiatrico?
“Consiglio di apporre in sala d’attesa una informativa in cui viene chiesto al paziente di informare il personale  o l’odontoiatra se si sono recati di recente in zone in cui sono presenti focolai del virus o se hanno i sintomi, elencandoli, magari motivando il cartello con il fatto che questi pazienti potranno richiedere al personale una mascherina di protezione”, consiglia l’avvocato Stefanelli che ricorda.
“Già per tutte quelle patologie o situazioni cliniche, come ad esempio l’Aids, il dentista non può richiedere al paziente di indicare se ne è affetto o meno, quindi anche per il Coronavirus ci si dovrà comportare allo stesso modo. D’altronde lo studio odontoiatrico già mette in atto, per tutti i pazienti, tutte quelle procedure previste per evitare la diffusione di infezioni ben più gravi”.
Nella comunicazione il Garante invita a rispettare le misure di prevenzione generale alle quali ciascun titolare della protezione dei dati personali dovrà attenersi per assicurare l’accesso dei visitatori a tutti i locali aperti al pubblico nel rispetto delle disposizioni d’urgenza indicate dal Ministero della Salute.
Garante che invita tutti i titolari del trattamento dei dati personali “ad attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della salute e dalle istituzioni competenti per la prevenzione della diffusione del Coronavirus, senza effettuare iniziative autonome che prevedano la raccolta di dati anche sulla salute di utenti e lavoratori che non siano normativamente previste o disposte dagli organi competenti”.

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