Prime linee guida italiane sull’uso dell’Ai in cardiologia

(da M.D.Digital)  La Società italiana di cardiologia (Sic) ha firmato un documento di consenso sull’impiego dell’Intelligenza artificiale (Ai) in cardiologia, sottolineandone l’utilità nella diagnosi precoce di malattie come, per esempio, l’ipertensione o lo scompenso cardiaco e l’impiego per una valutazione più accurata di elettrocardiogrammi ed ecocardiogrammi, ma anche di risonanze magnetiche e Tac, così da diagnosticare e monitorare meglio i pazienti.

Il documento, presentato in occasione del Congresso Sic 2024, prende in esame gli utilizzi di Ai e machine learning in cardiologia, ne sottolinea le grandi potenzialità a partire dal monitoraggio serrato dei pazienti ad alto rischio ricoverati con malattie cardiache: un ampio studio su quasi 16 mila pazienti pubblicato di recente su Nature Medicine, per esempio, ha dimostrato che la mortalità a tre mesi può ridursi del 31% associando l’Ai all’elettrocardiogramma per identificare i casi con una maggiore probabilità di andare incontro a un evento fatale.

“Uno studio su 362 pazienti sottoposti a Ecg prima dell’arrivo in ospedale – osserva Ciro Indolfi, past-president della Sic – ha dimostrato un’accuratezza del 99% nell’identificare i casi più seri, con tempi di valutazione medi di appena 37 secondi, circa quattro volte inferiori a quelli di un medico in carne e ossa, che hanno accorciato ad appena 18 minuti l’intervallo fra l’arrivo in clinica e la procedura di rivascolarizzazione”.

Il documento di consenso sottolinea che l’impiego di algoritmi di machine learning e Ai potrebbe anche migliorare la diagnosi di malattie come l’ipertensione e lo scompenso cardiaco, che potrebbero inoltre essere gestite in maniera più adeguata grazie all’accuratezza dell’Ai nella classificazione del rischio dei pazienti e quindi nella scelta fra le possibili terapie.

Tuttavia, avverte Indolfi, “esistono anche criticità di cui tenere conto utilizzando l’Ai, non solo perché sono necessarie altre e più ampie ricerche per validarne le potenzialità e gli usi nella pratica clinica, ma soprattutto per gli aspetti etici e normativi su cui è necessario riflettere. Molti algoritmi, specialmente quelli basati sul deep learning, operano spesso come “black box” prendendo decisioni sulla base di calcoli complessi da decrittare per un umano, che quindi possono rendere difficile riconoscere eventuali errori o bias. È poi “altrettanto fondamentale interrogarsi sulle modalità di introduzione dell’Ai per definire bene di chi siano le responsabilità di scelte dettate dagli algoritmi: la Fda classifica i prodotti di Ai software come dispositivi medici, il regolamento ‘Ai act’ dell’Unione Europea 2024/1689 impone Ai produttori e agli sviluppatori specifici obblighi e caratteristiche in merito agli usi dell’Ai, per esempio proibendo applicazioni di Ai che potrebbero porre rischi troppo elevati”.

Una guida per l’uso dei medici di famiglia, vademecum realizzato dalla Fimmg di Roma

(da www.corriere.it)  Anche il medico di famiglia va “usato” bene. Dovrebbe essere interpellato dal cittadino in modo appropriato e non per ottenere servizi che esulano dalle sue competenze, esempio un certo tipo di certificati, la prescrizione per un ricovero ospedaliero, una ricetta che il professionista non è d’accordo di rilasciare in scienza e coscienza. È piuttosto frequente invece che i nostri più diretti interlocutori per la salute debbano sottrarsi a pretese ingiustificate, magari col rischio di essere malmenati per il diniego. Da qui nasce il manuale per l’uso del medico di medicina generale edito dai diretti interessati. «Servirà a facilitare il rapporto tra noi e la cittadinanza», ne spiega l’intento Pierluigi Bartoletti, segretario della FIMMG di Roma.

Ecco alcune informazioni del manuale (in vendita su Amazon). Cambio del medico: è un diritto del paziente cambiarlo rivolgendosi alla sede distrettuale di appartenenza oppure on line. Basta consultare gli elenchi degli studi ancora disponibili nella propria Asl. Un genitore può chiedere di iscrivere il figlio con più di 6 anni. Certificati: a titolo gratuito il medico può rilasciarne solo 2: malattia Inps (al cospetto della persona interessata) per i lavoratori dipendenti, idoneità all’attività sportiva non agonistica dietro presentazione di elettrocardiogramma. Esenzioni: ogni anno il medico riceve dal ministero delle Finanze l’elenco degli assistiti con un reddito inferiore a determinate soglie, non soggetti al ticket. Antibiotici: l’uso eccessivo è diventato un problema serio perché genera il fenomeno della resistenza. Significa che un antibiotico non funziona contro i batteri causa dell’infezione. Si raccomanda di assumerli con responsabilità solo se prescritti dal medico e completando l’intero trattamento. Non devono essere presi per raffreddore e influenza. Le prescrizioni sono personalizzate. Non conservare le pillole inutilizzate e smaltire quelle scadute. Mai «passarli» a terze persone. Gastroprotettori: servono a proteggere lo stomaco da eventuali danni prodotti da altri farmaci, reflusso gastroesofageo, gastrite, ulcera. Seguire le indicazioni del medico rispettando tempi e posologia. A questa categoria appartengono 5 molecole. Storia: i medici di famiglia sono nati nel 1978 con la legge 833 che ha istituito il Servizio pubblico nazionale. Ogni cittadino avrebbe avuto il suo dottore (convenzionato con l’Ssn). Hanno sostituito il medico della mutua e, per chi non era assicurato, il medico che garantiva un numero di prestazioni limitato.

INPS provinciale mette a disposizione un indirizzo e-mail per assistenza su nuova certificazione disabilità e propone incontro online per Mercoledì 6 febbraio 2025

Nella giornata di ieri il Direttore di Sede Dr Aldo Manella e la Responsabile CML Forlì-Cesena Dr.ssa Gloria Bissi hanno inviato alla nostra attenzione una comunicazione in cui INPS di Forlì-Cesena mette a disposizione dei medici certificatori l’indirizzo mail dedicato URP.Forli@inps.it al quale poter recapitare le richieste di chiarimenti e informazioni in merito al certificato medico introduttivo, indicando in oggetto “SPERIMENTAZIONE”, ciò per facilitare la tempestività del trattamento della comunicazione.

Nella stessa comunicazione, che alleghiamo sotto, si propone un incontro in collegamento da remoto dalla sede INPS Provinciale di Forlì rivolto a tutti i medici interessati, per il giorno il 6 febbraio 2025, nella fascia oraria 12.30-14.00 per facilitare la partecipazione, al fine di fare il punto della situazione nel nostro territorio a circa un mese dall’avvio della fase sperimentale.  Per incontro cliccare su partecipa alla riunione.

Comunicazione INPS

Partecipa alla riunione

Analisi Eurostat, i medici italiani sono i più anziani d’Europa

(da Ansa.it)    Non solo demotivati e chiamati a fronteggiare fenomeni di violenza crescente in corsia, ma anche i più vecchi in Europa. Nell’Ue è infatti l’Italia il Paese con la quota record più alta di medici di 65 anni o più, pari al 26,7%. Il dato emerge da una analisi di Eurostat sul personale medico europeo nel 2022 e, per l’Italia, rappresenta un segnale preoccupante in un quadro complessivo in cui il Servizio sanitario nazionale risulta già fortemente gravato da varie criticità. Al problema delle lunghe liste di attesa e della ‘fuga’ di medici e infermieri spesso verso il privato per vedersi garantiti stipendi migliori, si aggiunge dunque anche l’allarme per l’imminente ‘gobba pensionistica’ che, hanno più volte avvertito i sindacati di categoria, minaccia di mettere ulteriormente in ginocchio il sistema acuendo la carenza di medici, già critica specie per alcune specializzazioni. La conseguenza del primato di ‘medici più attempati’ in Europa porterà infatti, da qui al 2030, come stimato dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), all’uscita dal Servizio sanitario nazionale per andare in pensione di 78.252 dei 227.921 medici attualmente operativi, con un apice della gobba pensionistica che è stato già raggiunto nel 2024 per i medici di Medicina Generale e verrà raggiunto nel 2025 per gli ospedalieri e gli specialisti ambulatoriali. L’età dei professionisti è un problema anche per altri due Paesi, che seguono l’Italia nella classifica Eurostat: dopo gli italiani, i medici più vecchi sono quelli dell’Ungheria (22,4%) e dell’Estonia (22,3%). La Germania ha invece la quota più alta di medici di età compresa tra 55 e 64 anni, pari al 36,1%, seguita da Bulgaria (33,9%) e Lettonia (27,4%). Al contrario, Malta ha la percentuale più alta di medici giovani, pari al 46,1%, seguita da Romania (34,6%) e Paesi Bassi (29,7%). A livello europeo la quota di medici in età di età pari o superiore ai 55 anni è pari al 40%, segnala poi Eurostat. L’agenzia statistica Ue stima poi che nel 2022 ci fossero 1,83 milioni di medici in attività e, tra questi, oltre 481.000 erano medici generalisti. A livello europeo i Paesi Bassi sono il Paese con il più alto rapporto di medici di base, con 183,4 ogni 100.000 persone, seguiti da Irlanda (174,1), Austria (146,1) e Cipro (137,7). Il rapporto in Italia è di 80,07 medici di base ogni 100mila abitanti.

Studio Gb, ogni sigaretta accorcia la vita di 20 minuti

(da DottNet)     Ogni sigaretta fumata rischia di accorciare in media di 20 minuti l’aspettativa di vita di chi l’accende. Almeno secondo una stima aggiornata di ricercatori medici dell’University College London (Ucl), prestigioso ateneo della capitale britannica, allegata a un appello pubblico rivolto ai fumatori, in vista dell’anno nuovo, per incoraggiarli a smettere di fumare come proposito per il 2025.  Nel loro studio, ripreso fra gli altri dal Guardian, i ricercatori calcolano che un singolo pacchetto consumato può sulla carta rubare 7 ore di vita.

Ma sottolineano anche, in positivo, che – abbandonando il vizio dal primo gennaio – chiunque fumi 10 sigarette al giorno potrebbe ragionevolmente sperare di riguadagnare un giorno di vita in più entro l’8 dello stesso mese; una settimana entro il 5 febbraio; e un mese entro il 5 agosto. Il fumatore medio che non smette, ha ammonito Sarah Jackson, ricercatrice capo del gruppo di studio su alcol e tabacco alla Ucl, può invece perdere “circa un decennio di vita: 10 anni di momenti preziosi da condividere con le persone che amiamo”.

Il fumo è indicato da tempo dai medici come una delle cause principali di morte evitabile nel mondo; solo nel Regno Unito è associato ogni anno al decesso prematuro di 80.000 persone e di circa un quarto di tutte le diagnosi di cancro, anche se – ammettono gli specialisti – non mancano fumatori che vivono a lungo. La ricerca dell’Ucl è stata commissionata dal ministero della Sanità britannico, sullo sfondo dell’impegno degli ultimi governi per rafforzare le restrizioni anti-fumo sull’isola, in particolare fra i più giovani. Essa modifica in peggio una precedente stima, frutto di uno studio pubblicato nel 2000 sul British Medical Journal (Bmj), che indicava in 11 minuti di vita perduti il costo potenziale di ciascuna sigaretta fumata.

Il certificato di malattia è a carico dell’odontoiatra curante: alcune precisazioni della CAO Nazionale

(da Odontoiatria33)     Tutti gli iscritti all’Albo dei medici ed a quello degli odontoiatri possono redigere certificati di malattia (per assenze inferiori a 10 giorni).   A chiarirlo era stata la Circolare n.88 della FNOMCeO del 2020. A ritornare sull’obbligo degli odontoiatri di redigere il certificato di malattia ai propri pazienti, se vi sono i presupposti clinici per farlo, è la CAO Nazionale in una circolare inviata ai Presidenti provinciali a firma del presidente Raffaele Iandolo.

Chiarendo che l’obbligo a redigere il certificato di malattia spetta al medico curante, “inteso come il medico che ha operato sul paziente creando i presupposti per l’astensione dal lavoro” la Circolare CAO sottolinea come siano, quindi, “inclusi anche gli odontoiatri liberi professionisti”.

Sottolineando come non ci siano spazzi interpretativi, la CAO nazionale ricorda che “questa procedura è prevista oltre che dall’ art 55 septies del D.Lgs. 165/01 introdotto dall’art 69 delD.Lgs.150/09 anche dagli articoli 24 e 78” e sottolinea come il Ministero della Salute, interpellato, abbia ribadito che “la certificazione di malattia non può essere delegata ad altri colleghi che non avendo operato su quel paziente non hanno gli estremi per una corretta valutazione del caso”.

Per poter certificare l’assenza del lavoratore (pubblico e privato) per malattia è però necessario essere accreditati nel Sistema Tessera Sanitaria.

Ricordando che le credenziali per accedere al Sistema TS per inviare il certificato sono le stesse che si usano per l’invio dei dati per le fatture precompilate, la CAO Nazionale informa che le stesse credenziali possano essere richieste al proprio Ordine Provinciale.“Qualora mancassero i presupposti tecnici di trasmissione per via telematica –chiarisce a Circolare- è possibile rilasciare la certificazione cartacea in cui si precisa che l’utilizzo della forma cartacea è dovuto ad un malfunzionamento temporaneo del sistema informatico”. “Il certificato –continua la CAO Nazionale- deve comunque contenere tutti i dati obbligatori (art. 8 del DPCM 26 marzo 2008). A questo punto spetterà al lavoratore trasmettere all’INPS il documento entro 2 giorni”.

La documentazione cartacea, viene precisato, “oltre a non essere un’alternativa applicabile se non per giustificati motivi, ha un suo format che va rispettato, è a rischio errore e comporta disagi al paziente, mentre la via telematica ha un percorso guidato a prova di errore”. Ricordato l’obbligo e che la mancata trasmissione telematica del certificato prevede una sanzione, la CAO Nazionale informa che questa sanzione varrebbe “solo per i medici convenzionati, ma non per i liberi professionisti”. Sanzione indicata in una Circolare l’INPS che prevede l’illecito disciplinare e il licenziamento per il medico dipendente e la decadenza della convenzione con il SSN per i convenzionati.

Ma indipendentemente da chi è soggetto alle sanzioni, ma questo lo sottolineiamo noi, una certificazione non corretta potrebbe comportare per il paziente lavoratore il non riconoscimento della tutela economica di malattia da parte dell’INPS, ovvero potrebbe perdere lo stipendio per i giorni di malattia non certificati.

Infine un’ulteriore precisazione della CAO Nazionale: “Gli odontoiatri liberi professionisti possono rilasciare il certificato di malattia telematico nel caso di una prognosi non superiore a 10 giorni. Tuttavia, solo con riferimento ai lavoratori del settore privato, per il riconoscimento della prestazione economica di malattia erogata dall’INPS, resta valida la certificazione prodotta da medici non appartenenti al SSN o con esso convenzionati anche nei casi di assenza per malattia superiori a dieci giorni e nei casi”.

1 2 3 299