Istituto della Comunicazione di svolgimento di attività sanitaria artt. 10 e 11, LR 22/2019 – Ulteriore proroga termini per la presentazione della Comunicazione di svolgimento di attività sanitaria, nonché del termine di adeguamento ai requisiti di cui alla DGR 1919/2023

Si dispone al 31/12/2024 il rinvio dei termini per la presentazione della Comunicazione di svolgimento di attività sanitaria per tutti gli studi professionali/studi associati/polistudi, siano essi:
– esistenti al 20/12/2023;
– equiparati a quelli esistenti (ai sensi della nota interpretativa P.G.30/09/2024.1090990.U);
– avviati dopo il 20/12/2023 e in esercizio dopo tale data che non abbiano ancora presentato la prescritta Comunicazione in attesa dei chiarimenti forniti con la nota interpretativa P.G.30/09/2024.1090990.U;
– in corso di avvio negli ultimi mesi del 2024.
Si dispone al 31/12/2025 il rinvio dei termini per l’adeguamento ai requisiti (non derogabili) previsti dalla DGR 1919/2023 e nota interpretativa P.G.30/09/2024.1090990.U, degli studi professionali/studi associati/polistudi di cui al capoverso precedente, esclusi i casi in cui, a seguito di controlli, sia accertata la presenza di condizioni che possano pregiudicare la tutela della salute dei cittadini (art. 11, comma 3, LR 22/2019).

Proroga_Termini_Comunicazione_att_sanitaria

Influenza. Via libera negli Usa al primo vaccino spray ‘fai da te’

(da Quotidiano Sanità)  Via libera negli Usa al primo vaccino ‘fai da te’ contro l’influenza stagionale. Si chiama FluMist, è in formato spray nasale e si può fare senza bisogno di rivolgersi a un operatore sanitario.  È possibile auto-somministrarselo, oppure farselo ‘spruzzare’ da un’altra persona, purché over 18.  FluMist, di MedImmune, è un vaccino a virus attenuato approvato per la prevenzione dell’influenza da virus influenzali A e B nelle persone di età compresa fra 2 e 49 anni, spiega la Food and Drug Administration statunitense. Viene utilizzato in modo sicuro ed efficace da diversi anni. L’ente regolatorio Usa lo ha infatti autorizzato nel 2003 per l’uso dai 5 ai 49 anni, e nel 2007 ha incluso anche i bambini dai 2 ai 5 anni. Finora, però, doveva essere somministrato da un operatore sanitario. Da oggi, invece, le opzioni diventano due: il vaccino può essere somministrato da un operatore sanitario in contesti sanitari (farmacie comprese), oppure può essere auto-somministrato o somministrato da un assistente non sanitario di età pari o superiore ai 18 anni. Per ottenerlo è comunque necessaria una prescrizione medica.

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Long Covid pediatrico: può durare anche tre anni e impedire la ripresa della vita normale

(da fimmg.org)   È il lavoro di follow-up più lungo mai effettuato finora in età pediatrica sulle conseguenze dell”infezione da SARS CoV-2 nella popolazione pediatrica ed ha prodotto una serie di risultati importanti, su più fronti. Condotto su circa 1.300 pazienti di età compresa tra 0 e 18 anni, seguiti presso l”Ambulatorio del Post-Covid pediatrico del Gemelli, lo studio, pubblicato su ‘eClinical Medicine’, rivista parte di The Lancet Discovery Science, si è focalizzato sui casi di Long Covid pediatrico, comparsi dopo la prima infezione o dopo le reinfezioni e sulla loro durata. Obiettivo del lavoro era descrivere le caratteristiche del Long Covid nei pazienti in età pediatrica, di valutare la presenza di fattori in grado di predire il rischio di sviluppare Long Covid e di valutare il ruolo del vaccino nel prevenire il Long Covid, il rischio di reinfezioni o la comparsa di malattie autoimmuni.

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I telefoni cellulari non sono collegati al cancro al cervello

(da DottNet)      I telefoni cellulari non sono collegati ai tumori al cervello e alla testa, anche se utilizzati a lungo o nel corso di molti anni. Lo ribadisce una revisione completa dei dati disponibili, commissionata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicata sulla rivista ‘Environment International’.    I cellulari, come tutto ciò che utilizza la tecnologia wireless, inclusi laptop e tv, emettono radiazioni elettromagnetiche a radiofrequenza, o onde radio. Sulla base di alcuni primi studi che mostravano che poteva esserci una possibile associazione con il cancro al cervello derivante dall’uso di questi telefoni per molte ore, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Oms ha designato i campi a radiofrequenza dei cellulari come un ‘possibile’ rischio di cancro, categoria in cui rientrano centinaia di altri agenti e ben diversa da sostanze ‘certamente’ cancerogene come il fumo.

Da allora sono stati pubblicati molti altri studi di coorte più approfonditi che hanno avuto risultati diversi. In ultimo la nuova revisione sistematica guidata dall’Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency (Arpansa), che ha esaminato oltre 5000 studi, tra cui sono stati identificati i più rigorosi dal punto di vista scientifico. L’analisi finale ha incluso 63 studi osservazionali sugli esseri umani pubblicati tra il 1994 e il 2022, rendendola la revisione più completa finora condotta. “Abbiamo concluso che le prove non mostrano un collegamento tra telefoni cellulari e cancro al cervello o altri tumori alla testa e al collo”, ha affermato l’autore principale, il professore associato Ken Karipidis, vicepresidente della Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti.    La revisione non ha trovato infatti alcuna associazione tra l’uso del cellulare e il cancro, nessuna associazione con l’uso prolungato (utilizzo per 10 anni o più) né con la quantità di utilizzo (il tempo trascorso al telefono). Lo dimostra il fatto che “anche se l’uso del cellulare è salito alle stelle, i tassi di tumore al cervello sono rimasti stabili”, ha affermato Karipidis.

Gli agrumi possono combattere la malattia parodontale?

(da Odontoiatria33)  E’ noto come la malattia parodontale sia una malattia infiammatoria causata da un’infezione batterica parodontale patogena che colpisce la salute orale e interna. Una buona igiene orale è essenziale per la prevenzione, ma la maggior parte dei prodotti per l’igiene orale da banco sono disinfettanti che possono essere irritanti. Questo li rende inadatti all’uso da parte di bambini piccoli e anziani, che sono suscettibili alla malattia parodontale.

Per trovare un antibatterico che sia facile da usare ed efficace nel prevenire la malattia parodontale a tutte le età, il professor Shigeki Kamitani della Graduate School off Human Life and Ecology dell’Università Metropolitana di Osaka ha guidato un gruppo di ricerca per verificare l’effetto antibatterico di sette diversi composti.   Il prunina laurato (Pru-C12) e i suoi analoghi sono stati testati contro il batterio parodontale patogeno, Porphyromonas gingivalis.

Questo composto derivato da sostanze naturali ha mostrato una significativa attività antimicrobica, suggerendo il suo potenziale come trattamento per le malattie parodontali, in particolare per la sua azione contro batteri dannosi della cavità orale.   I risultati hanno mostrato che, sebbene molti dei composti abbiano inibito la crescita batterica, Pru-C12, che può derivare da biomassa come le piante di agrumi e componenti derivati dalla noce di cocco, ha avuto il più alto effetto antimicrobico.   Tre degli inibitori più potenti hanno anche inibito la formazione di biofilm. Inoltre, Pru-C12 ha inibito il riassorbimento osseo alveolare in un modello sperimentale di parodontite di topo per infezione da P. gengivalis.  Questi risultati, hanno sottolineato i ricercatori, possono essere utili nello sviluppo di prodotti per l’igiene orale per la prevenzione e il controllo della malattia parodontale e dei disturbi correlati.

Il medico di carta

Ndr: Oggi pubblichiamo questa lettera inviata da un collega a “Quotidiano Sanità” la settimana scorsa. In essa si possono leggere le difficoltà e le complicazioni recenti dei medici territoriali, non a caso, rispettivamente, in aumento (le complicazioni burocratiche) e in diminuzione (i medici territoriali)

Gentile Direttore,
provo a spiegare il senso di stanchezza e demotivazione che mi assale quando leggo la posta e trovo la solita sconcertante mail della mia azienda. L’ultima perla amministrativa arriva per Ferragosto, evidentemente cerca di eludere l’attenzione in un clima di caldo festaiolo: le deiezioni amministrative richiedono tempo e luogo giusto, così si spacciano per robetta da poco. Per quanto, l’odore, rimane lo stesso. La perla riguarda la richiesta e autorizzazione di trasferimento dei pazienti dall’abitazione ad una struttura di ricovero, quali RSA, Ospedale o Ospedale di Comunità.
All’inizio della mia folgorante carriera di medico di base, bastava una telefonata al Suem 118 per organizzare il trasporto in ambulanza. Poi, per volontà insondabili ma sicuramente di ampio spessore burocratico, veniva richiesta opportuna impegnativa rossa da consegnare ai congiunti del paziente da trasferire. Poi, la creatività dell’amministratore di turno ha ideato e voluto un modulo che inizialmente constava di una sola pagina, di rapida compilazione da consegnare ai congiunti di cui sopra, pochi dati salienti e pochi minuti dedicati, ma da aggiungere a tutta una serie di altri moduli che nel totale fa una pila di cartaceo a cui dedicarsi a fine giornata. Ma negli insondabili circuiti neuronali degli amministratori, deve essere scattata una profonda crisi di impegno istituzionale di stampo tecnico-scientifico, perché sotto Ferragosto, il modulo è raddoppiato: due pagine, con i dati anagrafici, fiscali, clinico-anamnestici, fenotipo e posizione geografico-logistica del paziente e, sicuramente in futuro, qualche dato genetico.

Se questa fosse una delle poche incombenze burocratiche, sarebbe accettabile, ma si aggiunge a tutta una serie di altre corbellerie che calano dall’alto dell’empireo aziendale senza alcuna preventiva consultazione o discussione: solo diktat a cui obbedire “uso ad obbedir, tacendo”, come recita il motto dei Carabinieri. Ma la desolante stanchezza e frustrazione, nascono da quello che si evince da questi diktat: la considerazione con cui veniamo trattati noi medici di base. Ignoranti e muti compilatori di moduli perché è risaputo che il nostro impegno clinico non è riconosciuto da nessuno, siamo gli sfaccendati che aprono bottega solo tre ore al giorno e, talmente in basso nella squadra del SSN, da esserne esclusi e impiegati per la compilazione di ricette, certificati e moduli.
Gli uscieri o portinai del SSN. Noi puliamo le scale e i capi decidono come e quando.
Dopo quasi quaranta anni di professione, mi arrivano mail con i report di prescrizione farmaceutica con i “consigli” per moderare la spesa, quando anche mia nonna sa che la maggior parte della prescrizione è indotta dai medici specialisti, quelli bravi che nessuno controlla perché bravi.
Noi asini del ricettario abbiamo bisogno di un supplemento di istruzioni dai farmacisti della USL laureati l’altro ieri. Sempre da asini, ci viene ordinato un atto notarile in triplice copia per trasferire un paziente. Sempre da asini, l’azienda ci organizza incontri sulle prescrizioni incongrue di esami imaging e di laboratorio, perché non sappiamo ancora prescrivere, dopo quaranta anni, ignorando con pervicacia quanto sbagliata sia la nostra posizione contrattuale che ci pone costantemente nei ricatti prescrittivi di pazienti e medici specialisti privati.
Tutto questo, non è solo offensivo, e su questo ormai da anni abbiamo chinato la testa rassegnati, ma produce stanchezza e demotivazione. Quella voglia di mollare tutto se non fosse per quanto dovuto ai pazienti e alla nostra professione in cui crediamo ancora, nonostante tutto.
Una volta, quando incontravi un collega medico di base, la domanda era: quando vai in pensione? Ora la domanda è: cosa farai dopo morto?
Dott. Enzo Bozza
Medico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)

Giornata sicurezza paziente, priorità di salute globale. Come ridurre gli errori diagnostici

(da Doctor33)   Il 16% dei danni prevenibili nei sistemi sanitari è dovuto a errori diagnostici. Ridurli è necessario perché una diagnosi ritardata, errata o mancata può prolungare la malattia, causare disabilità, il decesso e maggiori costi sanitari. Migliorare la diagnosi per la sicurezza del paziente, “Improving diagnosis for patient safety”, con il claim “Get it right, make it safe (fai la cosa giusta e rendila sicura), è il tema scelto per la VI Giornata della sicurezza dei pazienti World Patient Safety Day 2024 che si celebra in tutto il mondo e che è stata istituita dalla 72a Assemblea mondiale della sanità e promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per riconoscere la sicurezza dei pazienti come una priorità di salute globale e richiamare l’attenzione di tutti: pazienti e famiglie, operatori sanitari, decisori politici e società civile, sul ruolo essenziale della sicurezza delle persone assistite. “La sicurezza dell’assistito è un pilastro fondamentale della qualità delle cure ed è un diritto inalienabile di ogni persona. In un mondo in rapida evoluzione, con sistemi sanitari sempre più complessi, è nostro dovere garantire che la sicurezza rimanga al centro di ogni nostra azione e decisione. Oggi, più che mai, riconosciamo l’importanza di un approccio olistico alla sicurezza delle cure”, dichiara Rocco Bellantone, Direttore dell’ISS, in occasione della giornata mondiale.

“La sicurezza dei pazienti è la bussola che guida il lavoro delle aziende sanitarie e degli ospedali italiani per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, in tutti gli angoli del Paese e per ogni fase della prevenzione, diagnosi e cura. La totalità (95%) delle aziende sanitarie ha infatti definito procedure specifiche per la riduzione degli errori clinici e la gestione delle anomalie, come emerso da una recente indagine Fiaso, realizzata con l’Università Cattolica di Roma. Un impegno straordinario che vogliamo valorizzare oggi, in occasione della sesta Giornata mondiale per la sicurezza delle cure e della persona assistita, ‘World Patient Safety Day’, promossa dall’Oms”. Così in una nota Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere. “Bisogna infatti raccontare – puntualizza – lo sforzo quotidiano delle strutture per migliorare i processi diagnostici garantendo la sicurezza dei pazienti, a partire dalla prevenzione degli errori, favorendo l’indispensabile alleanza tra cittadini, istituzioni e operatori della sanità. Asl e ospedali sono in prima linea per assicurare il ‘clinical risk management’, cioè la gestione del rischio clinico in ambito sanitario, attraverso strategie fondamentali per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e garantire la sicurezza dei pazienti. Una sfida che deve coinvolgere tutti, ma che deve includere anche un efficace governo della domanda di prestazioni. Senza appropriatezza – avverte Migliore – non può esserci vera sicurezza della cura e dell’assistenza. Un tema ancora più attuale in questo momento, perché tutto ciò che facciamo per migliorare la qualità delle cure contribuisce certamente anche a ridurre i possibili episodi di aggressioni a medici e operatori sanitari”.”Assicurare la sicurezza del paziente e prevenire gli errori diagnostici e terapeutici – conclude – oltre a essere un fondamentale obiettivo per la tutela della salute dei cittadini, consente di minimizzare il rischio di contenzioso e anche le pesanti ricadute economiche a carico delle aziende sanitarie, che si trovano spesso in regime di autoassicurazione”.

L’Italia è uno dei Paesi con la più alta aspettativa di vita al mondo e si trova di fronte a sfide significative per il futuro del suo sistema sanitario. Si stima che entro il 2050 gli ultrasessantacinquenni rappresenteranno il 35,9% della popolazione, con un’aspettativa di vita media di 82,5 anni. Sebbene questa longevità rappresenti un traguardo importante, la bassa natalità e l’invecchiamento della popolazione pongono questioni urgenti di sostenibilità economica e di gestione della salute pubblica. Teresa Calandra, Presidente della FNO TSRM e PSTRP, in occasione dell’evento celebrativo della VI Giornata nazionale della sicurezza della persona assistita e delle cure, ha sottolineato che “la sicurezza della persona assistita e delle cure è una priorità per la salute globale, è un tema centrale per tutti i professionisti sanitari e coinvolge tutte le aree: prevenzione, diagnosi, terapia, riabilitazione e cura. “Non nuocere” è il principio più importante per qualsiasi servizio sanitario. Tuttavia, i dati statistici e la letteratura mostrano che il peso dei danni prevenibili alle persone assistite è enorme. Dobbiamo lavorare affinché la maggior parte degli errori che provocano danni che non derivano dalle pratiche di un singolo professionista sanitario o di un gruppo di questi, ma piuttosto da fallimenti nel sistema o nei processi che portano tali professionisti a commettere errori, possano essere prevenuti per la salute globale”.

 

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