Certificati sportivi: le regole da seguire

(da DottNet)   Ha destato sicuramente scalpore l’inchiesta dei Nas sui certificati sportivi e di cui abbiamo dato ampia risonanza. Alla luce di ciò vediamo dunque di fare chiarezza sull’argomento in concomitanza con la ripresa delle attività scolastiche e sportive. Tre sono le categorie interessate:

– Per l’attività sportiva agonistica, l’idoneità può essere certificata dai medici della Federazione medico-sportiva italiana (che sono in possesso del diploma di specializzazione in Medicina dello sport) e dal personale e dalle strutture pubbliche e private convenzionate, con le modalità fissate dalle Regione d’intesa con il Coni. In questo caso il certificato non solo è obbligatorio e oltre a quanto richiesto dalla visita per il certificato non agonistico, necessita di ulteriori accertamenti. Ad esempio: elettrocardiogramma sotto sforzo; esami del sangue; esame delle urine; test respiratorio; test visivo.

– L’ idoneità all’attività sportiva non agonistica, può essere invece rilasciata dai medici di medicina generale o i pediatri di libera scelta solo relativamente ai propri assistiti, oppure dai medici iscritti alla Federazione Medico Sportiva Italiana sia soci ordinari, vale a dire specialisti in medicina dello sport, sia soci aggregati, vale a dire non specialisti in medicina dello sport, ma comunque tesserati per la  Federazione Medico Sportiva Italiana; in tale caso sul certificato dovrà risultare il numero di iscrizione alla Federazione stessa. Nessuna altra figura o equipollenza è contemplata.  La visita medica consiste in: misurazione della pressione; elettrocardiogramma a riposo; analisi dello stato di salute del paziente.

– Per l’attività ludica amatoriale non è prevista alcuna figura specifica, né alcun titolo specifico oltre alla laurea in medicina e relativa abilitazione e iscrizione all’Ordine dei Medici.

Subito un decreto contro la violenza su medici e personale sanitario

(da M.D. Digital)  “È passato tanto tempo, troppo dalla morte di Paola Labriola. Sei anni di quotidiani episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari, senza che la politica sia stata in grado di dare risposte adeguate ad un fenomeno che è ormai un’emergenza sociale” – ha dichiarato, in occasione della recente conferenza stampa della Giornata nazionale sulla violenza contro gli operatori sanitari, Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della FNOMCeO. “Non bastano più le parole e le commemorazioni. È giunto il momento di agire in modo pragmatico. Il disegno di legge giace alle Camere da troppo tempo. Per questo chiedo al neo Ministro della Salute Roberto Speranza di avere più coraggio”.
Intanto si continuano a registrare episodi di violenza soprattutto nei Pronto Soccorso, come quello accaduto lunedì 16 settembre nel PS dell’Ospedale San Paolo di Napoli.   Un uomo che aveva accompagnato la moglie a ginecologia, spazientito per l’attesa ha dato calci e pugni ai due sanitari. Poi è fuggito con sua moglie.

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Un importante riconoscimento per il nostro Ordine

Martedì 17 Settembre, nel corso della manifestazione ” Workshop annuale Wellness Valley ” tenutasi a Cesena, il nostro Ordine è stato insignito del riconoscimento ” eccellenza della Wellness Valley” assieme agli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Ravenna e Rimini. Nella motivazione si legge “In questi anni gli Ordini dei Medici della Romagna sono stati protagonisti di uno straordinario impegno per l’educazione della popolazione e la formazione della classe medica sulla Cultura del Wellness e dei sani stili di vita per la prevenzione delle patologie croniche e il miglioramento della qualità della vita. È grazie a questo impegno, ad esempio, che la Romagna può vantare il triplo della popolazione che usa la bicicletta per gli spostamenti quotidiani rispetto alla media nazionale, il 14,5% in meno della popolazione residente sedentaria rispetto al resto d’Itali, il 40% di medici che consigliano ai propri pazienti di fare attività fisica (+9.1% rispetto alla media italiana) e il 58% che consigliano di perdere peso (+10,4% rispetto alla media italiana).”   Il riconoscimento è stato consegnato alla presenza del Governatore della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e dei  Sindaci di Cesena e Rimini

Cuore e condizioni meteo. Esiste un legame tra clima e infarto ed è possibile effettuare previsioni con giorni di anticipo

Basse temperature, maggiore umidità e giornate meno piovose in inverno e temperature più elevate in estate aumentano la probabilità di infarto. Lo dice uno studio recentemente pubblicato su International Journal of Cardiology da un gruppo di ricercatori italiani coordinati dal Professor Francesco Versaci, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, che spiega: “Riuscire a prevedere con anticipo i giorni considerati con ‘bollino rosso’ per infarto offre la possibilità di prevenzione dei pazienti a maggior rischio e ulteriori possibilità organizzative per il sistema dell’emergenza sanitaria”  Leggi l’articolo completo al LINK

http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=76868&fr=n

Vaccinazione anti-HPV: ci sono evidenze dell’effetto gregge

(da Univadis)   L’introduzione della vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV) ha avuto un impatto notevole sulla frequenza delle infezioni da HPV e delle neoplasie intraepiteliali cervicali di grado 2 o superiore (CIN2+) tra le ragazze e le giovani donne e sulla frequenza dei condilomi anogenitali tra ragazze e ragazzi e giovani adulti di entrambi i sessi.

Descrizione dello studio    Si tratta dell’aggiornamento di una metanalisi del 2015.  Sono stati inclusi 65 articoli pubblicati tra il 2014 e il 2018 che avevano stimato incidenza o prevalenza di un endpoint legato all’HPV: infezione genitale da HPV (n=23), condilomi anogenitali (n=29), CIN2+ confermata istologicamente (n=13).  Dal confronto tra la frequenza nel periodo pre-vaccinazione e quella nel periodo post-vaccinazione è stato calcolato il rischio relativo (RR) dei diversi endpoint.  Fonti di finanziamento: WHO, Canadian Institutes of Health Research, Fonds de recherche du Québec – Santé.

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Smettere di fumare dopo un evento cardiovascolare riduce notevolmente il rischio di recidive e la mortalità da tutte le cause

(da Cardiolink)  Questo studio ha analizzato la relazione tra l’interruzione dell’esposizione tabagica e il rischio di recidive e di mortalità in pazienti con un precedente evento cardiovascolare. Nello studio sono stati inclusi 4673 pazienti che avevano avuto un evento cardiovascolare nei precedenti 12 mesi; l’età media era di 61 ± 8.7 anni. Tra i pazienti arruolati, un terzo dei soggetti fumatori aveva interrotto l’esposizione tabagica dopo il primo evento. Durante il follow-up, di durata mediana pari a 7.4 (3.7–10.8) anni, 794 pazienti sono deceduti e 692 hanno presentato recidive cardiovascolari. Rispetto ai pazienti che avevano continuato a fumare, quelli che avevano interrotto l’esposizione tabagica hanno mostrato un minor rischio di recidive cardiovascolari (HR 0.66, 95% CI 0.49–0.88) e di mortalità da tutte le cause (HR 0.63, 95% CI 0.48–0.82). Inoltre, i pazienti che avevano smesso di fumare vivevano in media 5 anni di più e presentavano gli eventi cardiovascolari 10 anni più tardi. Un miglioramento della sopravvivenza è stato osservato anche nei pazienti che avevano avuto il primo evento ad un’età > 70 anni, nei quali la sopravvivenza è risultata paragonabile a quella di ex-fumatori o non fumatori. Pertanto, smettere di fumare dopo un evento cardiovascolare, indipendentemente dall’età del primo evento, riduce significativamente il rischio di recidive e la mortalità cardiovascolare. In particolare, la riduzione del rischio cardiovascolare è più marcata di quella osservata con qualunque altro trattamento farmacologico dei fattori di rischio, per cui dovrebbe essere considerato un obiettivo fondamentale del trattamento di tutti i pazienti vasculopatici.

(Van den Berg MJ et al. Am Heart J. 2019 Jul;213:112-122. doi: 10.1016/j.ahj.2019.03.019..)

Diagnostica per immagini in costante crescita nonostante i richiami a un uso ponderato

(da Doctor33)  Uno studio pubblicato su JAMA mette in evidenza che, nonostante una vasta campagna mirata ai professionisti sanitari affinché riducano il ricorso alla diagnostica per immagini, i tassi di utilizzo di TC, risonanza magnetica e altri tipi di esame di imaging continuano ad aumentare sia negli Stati Uniti che nella regione canadese dell’Ontario. I ricercatori di tre grandi centri accademici statunitensi hanno valutato oltre 135 milioni esami di imaging nel più grande studio di questo tipo mai portato avanti, e si dicono preoccupati che questa crescita sia dovuta a un abuso di tali metodiche. «La diagnostica per immagini è una parte importante dell’assistenza sanitaria, ma può anche portare a danni ai pazienti come riscontri accidentali, sovra-diagnosi, ansia ed esposizione alle radiazioni, con conseguente aumento del rischio di cancro» afferma Rebecca Smith-Bindman, della University of California San Diego, prima autrice dello studio. I ricercatori hanno analizzato i modelli di imaging tra il 2000 e il 2016 in un gruppo eterogeneo di pazienti adulti e pediatrici arruolati in sette sistemi sanitari statunitensi e nel sistema sanitario pubblico in Ontario. Ebbene, la crescita annuale di TC, risonanza magnetica ed ecografie è stata più alta negli anni tra il 2000 e il 2006, ma anche dopo tale periodo l’utilizzo ha continuato ad aumentare di anno in anno, e tra il 2012 e il 2016 si è vista una crescita annuale dell’1-5% per la maggior parte delle fasce di età e la maggior parte dei test sia negli Stati Uniti che in Ontario. L’unica eccezione è stato l’uso della TC nei bambini, che è diminuito negli Stati Uniti dal 2009-2013 ed è poi rimasto stabile, ed è in riduzione in Ontario dal 2006. I tassi di imaging per TC e risonanza magnetica sono risultati più alti negli Stati Uniti che in Ontario, ma questo divario si sta ora colmando. Gli autori osservano che il potenziale uso eccessivo dei test diagnostici è stato affrontato nella campagna “Choosing Wisely”, lanciata nel 2012 dall’American Board of Internal Medicine Foundation, e che altre iniziative hanno creato incentivi per scoraggiare l’uso eccessivo di diagnostica per immagini riducendo i tassi di rimborso per determinati esami, ma che in base a questi risultati pare che tali provvedimenti non siano stati del tutto efficaci.
(JAMA 2019. doi: 10.1001/jama.2019.11456  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31479136

Tumori: in Emilia Romagna, nasce numero verde per le urgenze

(da AGI)  Sarà presto attivato un numero verde dedicato, presso il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, attivo alla sera, dalle 20 fino alla mattina, nei giorni festivi e nei fine settimana, in grado di rispondere a tutti – uomini e donne – su qualunque tipo di neoplasia. Una sorta di “pronto soccorso” telefonico per le urgenze, con medici specialisti per dare risposte o consigli a chi ne ha bisogno, anche negli orari più imprevedibili. È una proposta, pienamente condivisa dalla Regione, dell’associazione bolognese Loto onlus, che si occupa nello specifico di tumore dell’ovaio, aiutando le pazienti e operando perché ci sia sempre più informazione su questa patologia. Patologia che vede, a livello nazionale, circa 5.200 nuovi casi l’anno, di cui 350-400 in Emilia-Romagna.

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