“Profilassi antibiotica sì, profilassi antibiotica no”. Un manifesto dei pediatri d’emergenza per contrastarne l’abuso nei bambini

Gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati in età pediatrica, soprattutto per il trattamento delle infezioni respiratorie: somministrati nel 42% dei bambini di età inferiore ad 1 anno, nel 66% di quelli di 1 anno, nel 65% tra i 2 e i 5 anni, nel 41% tra i 6 e gli 11 anni e nel 33% degli adolescenti tra i 12 e i 13 anni. Siamo tra i Paesi europei con maggiori livelli di antibiotico-resistenza.  Leggi l’articolo completo al LINK

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Come cambiano i titoli degli articoli scientifici

(da Univadis)  Nei titoli delle riviste scientifiche negli ultimi 40 anni si è ridotta l’enfasi sui trattamenti e i processi delle malattie, separando sempre più i pazienti dalle loro condizioni. L’analisi ha inoltre mostrato uno spostamento di attenzione dall’individuo alle popolazioni e una sempre maggiore attenzione alla medicina basata sulle prove.

Descrizione dello studio     Con un’analisi qualitativa basata sui dati ricavati da 302.293 studi estratti da PubMed e pubblicati su JAMA, Lancet, Annals of Internal Medicine, BMJ e New England Journal of Medicine dal primo gennaio 1976 al 31 dicembre 2015 si sono cercate le tendenze prevalenti nel linguaggio medico.  In quelli pubblicati su JAMA è stata condotta un’analisi di frequenza generale, in tutte e 5 le riviste invece ci si è concentrati sull’uso di un linguaggio centrato sul paziente nei trial clinici del primo periodo (1976-1980) rispetto al più recente (2011-2015). Outcome: variazione nella frequenza e nella proporzione del numero di parole singole o in coppia centrate sui pazienti nei titoli delle riviste.

Risultati principali     Nell’analisi sulla frequenza dei termini nei 50.277 titoli di JAMA si è trovato un declino delle coppie di parole riferite a un linguaggio causale (da −2,42/100.000 a −2,03/100.000 parole; false discovery rate [FDR] <0,01), un aumento del numero di riferimenti ai pazienti al plurale piuttosto che al singolo (da 6,92/100.000 parole a 11,4/100.000 parole; FDR, <0,01).  Si è inoltre osservata una tendenza a separare i pazienti dalla loro malattia. Per esempio, si parla meno di “diabetici” e sempre più di “pazienti con diabete” (−2,21/100.000 parole; FDR, <0,01).   Nell’analisi sulla frequenza dei termini di tutte e 5 le riviste, sono stati individuati 3.125 titoli (range 193-932 per giornale).  Con l’eccezione del New England Journal of Medicine, le parole chiave di un approccio centrato sul paziente sono aumentate in maniera significativa (aumento assoluto 18,9-34,3%; P<0,001 per 3 riviste, P=0,01 per 1 rivista).

Perché è importante    Il cambiamento nel linguaggio anche a livello scientifico rispetta un approccio sempre più rispettoso del paziente come individuo e non solo come caso clinico.

(Chen G, Pather S et al. Trends in the Use of Common Words and Patient-Centric Language in the Titles of Medical Journals, 1976-2015. JAMA Network Open 2019; 2: e191083. doi:10.1001/jamanetworkopen.2019.1083

Una moderata forza fisica riduce il rischio di diabete di tipo 2 negli adulti

(da Doctor33)  Secondo uno studio pubblicato lo scorso 11 marzo sulla rivista ‘Mayo Clinic Proceedings’, la forza muscolare moderata è associata a una riduzione del rischio di diabete mellito di tipo 2, in maniera indipendente dai livelli di fitness cardiorespiratorio. Tenendo conto dei risultati della ricerca, gli autori vogliono incoraggiare le persone ad effettuare piccole sessioni di allenamento per migliorare la resistenza fisica, senza che sia necessariamente complicato. «È possibile ottenere un buon allenamento di resistenza con squat o affondi.

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Le donne ricevono diagnosi per la stessa malattia 4 anni anni più tardi degli uomini

(da Quotidiano Sanità e Reuters Health)   Secondo un ampio studio danese pubblicato da ‘Nature Communications’, per molte malattie la diagnosi arriva più tardi nelle donne che negli uomini. Søren Brunak e colleghi, dell’Università di Copenhagen, hanno preso in considerazione dati relativi alla salute di 6,9 milioni di danesi, scoprendo che le donne, in media, ricevono la diagnosi di una malattia quattro anni dopo rispetto all’età in cui viene formulata negli uomini.   Brunak e il suo team hanno considerato i tassi di incidenza delle malattie nelle 18 grandi categorie del sistema diagnostico ICD-10 gestito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In media, le donne ricevono diagnosi di cancro 2,5 anni dopo gli uomini e di malattie metaboliche, come il diabete ,4,5 anni dopo le controparti maschili.
“Ciò ci ha veramente sorpreso”, commenta Brunak. “Generalmente gli uomini tendono a rivolgersi al medico più tardi”. I ricercatori, per il disegno dello studio, non sono riusciti a spiegare se le diagnosi tardive siano dovute alla genetica, all’ambiente, a possibili parzialità nel sistema sanitario o a una combinazione di motivi. Unica eccezione, l’osteoporosi: la diagnosi di questa patologia prima che si presenti con una frattura è più frequente nelle donne che negli uomini.

La CAO indica quale è l’informazione sanitaria corretta. A fine giugno le Linee Guida

(da Odontoiatria33)  Per le Linee guida sulla pubblicità sanitaria si dovrà attendere a fine giugno quando la CAO nazionale si riunirà in Assemblea per approvare il documento che nelle prossime settimane verrà inviato a tutti i presidenti CAO e potrà essere emendato prima della sua approvazione.   La roadmap è stata decisa durante l’ultima Assemblea CAO tenutasi a San Patrignano. In attesa delle Linee guida, il presidente CAO Raffaele Iandolo (nella foto), sul tema, ha inviato ai presidenti CAO provinciali una informativa con il fine di delineare “i meccanismi attuativi delle norme ad oggi vigenti”.   Precisando come non di deve più parlare di pubblicità ma di messaggio informativo, Iandolo ricorda che lo stesso, in qualsiasi modo venga diffuso, “può avere ad oggetto esclusivamente: 

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SIdP: alcuni farmaci possono causare gengiviti. Fondamentale motivare i pazienti ad informare il dentista su terapie in uso

(da Odontoiatria33)   Alcuni farmaci di uso comune possono avere come effetto indesiderato, un aumento del volume e del sanguinamento gengivale e portare all’insorgenza di gengiviti, pertanto bisogna informare il dentista sulle terapie in corso e, in caso di necessità rivolgersi a un parodontologo per una visita di controllo. 

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ll verde che salva il cuore

(da Cardiolink)   La vicinanza ad aree verdi può essere associata a un ridotto rischio di malattie cardiache: è quanto emerge da una recente pubblicazione su Journal of the American Heart Association. Lo studio ha esaminato la relazione tra misure oggettive di aree verdi per quartiere e 4 diagnosi di cardiopatia (infarto miocardico acuto, cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale) in un campione di assistiti Medicare.

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Migranti, convegno Ame: nessuna minaccia alla salute collettiva

(da Doctor33)   Si è tenuto giovedì 21 marzo a Palermo il convegno “Migranti e salute: tra prevenzione, cura e fake news”. Al centro dell’incontro promosso dall’Associazione Medici Endocrinologi (Ame), il risvolto sanitario della questione migranti, affrontato tramite la presentazione di dati e rilevazioni scientifiche al fine di superare qualsiasi pregiudizio e fornire un quadro chiaro e completo sullo stato di salute, sui bisogni e sulla possibilità di accesso alle prestazioni sanitarie.   «Il numero dei migranti residenti a vario titolo sul territorio nazionale è pari a circa il 10% della popolazione generale – afferma Piernicola Garofalo, Unità operativa di Endocrinologia dell’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo e responsabile scientifico del convegno – i livelli e le modalità di assistenza alla salute nelle sue varie declinazioni sono estremamente difformi e poco tracciate ma sappiamo che l’integrazione degli immigrati passa anche attraverso l’accesso al sistema sanitario».

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