Cassazione, medico deve usare linguaggio comprensibile al paziente

(da AdnKronos Salute)   Il medico deve usare “un linguaggio adeguato alle conoscenze e allo stato soggettivo del paziente” senza “far ricorso a tecnicismi o utilizzare un linguaggio criptico”. E’ quanto ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza numero 6688 del 2018. La Corte ha “ritenuto incompleta, e quindi lesiva del diritto del paziente al pari di un’informazione assente, l’informazione che non illustra le caratteristiche di gravità o di rischio di gravità di quanto riscontrato da un esame diagnostico al quale si è sottoposto l’assistito e che non segnala la presenza di un’eventuale urgenza in modo specifico e ben percepibile dall’interlocutore”. Lo riporta lo Studio Cataldi sul suo sito web.  Partendo dal presupposto che l’obbligo informativo del medico sussiste pienamente sin dagli esiti degli accertamenti diagnostici, i giudici hanno chiarito che esso va adempiuto traducendo la diagnosi “a livello di conoscenza scientifica del paziente” sia per quanto riguarda il suo intrinseco significato, sia per quanto riguarda i limiti temporali entro i quali sottoporsi a ulteriori accertamenti o a trattamenti terapeutici, mentre non può ridursi a una “illustrazione tecnica e atemporale”.

Certificazioni INAIL, chiarito il diritto dei medici al compenso.

(da Fimmg.org)   “Si sblocca finalmente la problematica relativa agli oneri connessi all’emissione delle certificazioni per infortunio sul lavoro e al blocco dei pagamenti dei certificati che dura ormai dal 2016 con disagi per i medici e per i loro assicurati” Così Silvestro Scotti – Segretario Generale Nazionale della FIMMG. “E’ stato raggiunto un risultato importante dopo vari incontri con la Direzione Generale dell’INAIL e la Presidenza Enpam, e un decisivo confronto tra il Ministero della Salute, nella persona del Capo di Gabinetto Giuseppe Chinè, e il Ministero del Lavoro, necessario a superare la precedente interpretazione del Ministero del Lavoro che riteneva un obbligo a titolo gratuito l’emissione delle certificazioni INAIL. Grazie al lavoro congiunto di tutti i soggetti coinvolti, con la nota che la Direzione Centrale dell’INAIL ha inviato nella giornata di ieri alle proprie sedi territoriali, in cui si comunica l’avvio delle procedure per il pagamento dei compensi relativi alle certificazioni mediche a partire dal 2016 e con successiva nota si procederà per quelli relativi al 2017,  vanno considerate definitivamente superate queste criticità”. In allegato le note Inail

INAIL

Un italiano su quattro ignora le malattie gengivali

(da DottNet)   Spesso confusa con il mal di testa o con un problema della mandibola, la parodontite è un’infiammazione delle gengive che colpisce 20 milioni di persone nel nostro Paese, ma un italiano su quattro non sa cosa sia. E il 30% non si rivolge al dentista in caso di disturbi gengivali, provando a risolverli con rimedi fai da te.  “La parodontite è un problema molto diffuso, anche fra i giovani: il 43% degli under 35 ha già avuto almeno una volta nella vita un sintomo di infiammazione gengivale – spiega Mario Aimetti, presidente SIdP – Purtroppo questa patologia, se trascurata, può portare a conseguenze serie: sono circa 3 milioni gli italianicon un parodontite molto grave e per questo a rischio di perdere uno o più denti”. Nonostante sia così diffusa, sono ancora tanti a non conoscerla. Secondo l’indagine Key-Stone commissionata dalla SDiP, la consapevolezza del problema sta migliorando ma c’è ancora molto da fare: da un lato si è dimezzata passando dall’11 al 6% la percentuale di chi aspetta che i disturbi gengivali, come il sanguinamento, passino senza fare niente. Ma dall’altro un 25% di italiani non ha mai sentito parlare di parodontite; mentre fra chi la conosce solo il 30% sa davvero quali siano le conseguenze. “Tanti ancora si affidano a rimedi ‘casalinghi’, dal cambio di dentifricio alle vitamine, che spesso però non risolvono la situazione rischiando che le condizioni della bocca peggiorino”, sottolinea Aimetti.

Acque in bottiglia: plastica a rischio ingestione per il 90%

(da DottNet)  Quando versiamo l’acqua, probabilmente stiamo mettendo nel bicchiere anche un po’ di plastica: microframmenti impercettibili, che ingeriamo senza conoscere le conseguenze sull’organismo. A sollevare dubbi sulla sicurezza del bere è un’indagine commissionata dal progetto giornalistico Orb Media, che ha fatto analizzare il contenuto di alcune bottiglie trovando microplastiche nella maggior parte dei campioni. Un risultato su cui è intervenuta anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che, evitando allarmismi, ha annunciato future ricerche in merito agli effetti sulla salute, di cui ancora si sa poco.  L’analisi è stata condotta dall’università statale di New York a Fredonia su 259 bottiglie di 11 marche comprate in 9 nazioni dagli Stati Uniti alla Cina passando per l’India, ma senza toccare l’Europa.

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Caos medici, Ssn si sgretola, 12 mila medici in meno e poche risorse

(AdnKronos Salute)  “Il Sistema sanitario nazionale si sta lentamente sgretolando perché totalmente incapace di stare al passo con l’evoluzione del settore e delle vere esigenze della popolazione. Il quadro è drammatico: 12 mila posti di lavoro medico in meno, l’impossibilità economica di acquistare i macchinari all’avanguardia, la regionalizzazione della sanità, l’aumento della richiesta di esami dovuta all’invecchiamento della popolazione, le liste d’attesa infinite”. E’ l’allarme lanciato da Alessandro Garau, segretario generale del sindacato Coas medici dirigenti.  “A causa della crisi – sostiene Garau – si è andati incontro ad una politica di ‘tagli lineari’ che, insieme al blocco delle assunzioni imposto per legge, ha impoverito la qualità del servizio offerto dalle strutture sanitarie e allo stesso tempo ha comportato la chiusura, senza criterio, di interi reparti impossibilitati a proseguire le loro attività per un turn over delle assunzioni totalmente inadeguato. La situazione – continua Garau – andrà peggiorando perché, con l’inserimento delle facoltà a numero chiuso aumenterà anche il numero di medici mancanti, indebolendo le strutture ora funzionanti e creando ancora più problemi per i reparti in crisi come ginecologia, ortopedia, chirurgia e radiologia, disertate sempre più dagli studenti per l’elevato rischio di ripercussioni legali”.  “Questa grave miopia gestionale – conclude Garau – non ha fatto altro che avvantaggiare il settore privato che, non dovendo rispondere del servizio di garanzia emergenza/urgenza come una struttura pubblica, può aprire e chiudere reparti interpretando le esigenze del momento, offrendo così un’alternativa immediata, ma significativamente più costosa, agli utenti insoddisfatti e a quelli che non possono aspettare mesi per un esame. A pagarne le conseguenze – come sempre – sono le famiglie, e gli italiani in generale, che vedono il Ssn disintegrarsi lentamente di fronte ai loro occhi”.

La donna in forma fisica non rischia l’Alzheimer

(da DottNet)   Marzo 2018   Una buona forma fisica, soprattutto negli anni della mezza età, per le donne è legata ad una decisa diminuzione dei rischi di sviluppare il morbo di Alzheimer: il calo delle probabilità – secondo le osservazioni di un nuovo studio svedese – oscillerebbe dal 25% al 90% in meno tra la popolazione femminile più atletica, rispetto a quella meno in forma.    L’analisi della Gothenburg University, pubblicata sulla rivista americana ‘Neurology’, viene già considerata particolarmente significativa, in quanto emerge da una indagine su vasta scala, che ha seguito 191 donne per tutta la loro vita.  Sottoposte a test di resistenza sulle cyclette dall’età di 50 anni in poi, le volontarie hanno evidenziato l’impatto dell’esercizio fisco sullo sviluppo delle demenze.    Le donne che a 50 anni sono a malapena riuscite a finire l’esercizio assegnato, hanno mostrato un 45% di rischi di venire colpite dal morbo. Per quelle con un buon livello di forma fisica, i rischi erano pari al 25%. Per le signore decisamente più atletiche, i pericoli di Alzheimer con l’età si sono dimostrati solo pari al 5%.    Gli stessi autori osservano che provare un legame di causa-effetto tra la forma fisica e la demenza è molto difficile, ma i legami tra i due fattori appaiono sempre più evidenti, e rafforzano l’ipotesi che l’esercizio preservi la salute anche delle cellule cerebrali.

C’è un medico a bordo? I consigli dei medici canadesi su come prestare soccorso in aereo

(da Quotidiano Sanità) Ogni anno sono circa 2,75 miliardi le persone che prendono l’aereo e il traffico aumenta di anno in anno. Questo inevitabilmente aumenta staticamente la possibilità che qualcuno a bordo possa sentirsi male, in particolare in presenza di condizioni patologiche preesistenti; possibilità amplificata nel caso dei viaggi di lungo raggio per l’esposizione prolungata a stress quali l’ipossia relativa o la bassa umidità dell’aria della cabina.  E questo è sostanzialmente tutto ciò che si può dire sull’epidemiologia delle emergenze mediche in volo, visto che non esiste nemmeno un consenso su cosa significhi ‘emergenza’ in volo e che le compagnie aeree non sono tenute a tenere una registro di questi eventi, per cui manca qualunque forma di database. Secondo dati americani si può stimare una media di 16 emergenze per milione di passeggeri; dati europei indicano invece un’emergenza ogni 7.700 passeggeri.
Dopo il lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine qualche tempo fa, adesso anche il Canadian Medical AssociationJournal (CMAJ) si cimenta nelle istruzioni per l’uso per i ‘medici a bordo’, cioè per come prestare soccorso medico in corso di un viaggio aereo, attingendo a risorse e informazioni delle due linee aeree nazionali, la Air Canada e la WestJet.
La normalità ad alta quota e a terra. Importantissimo è tener presente che alcuni parametri di normalità non sono gli stessi a terra e a 6-8.000 piedi d’altezza (1800-2400 metri), l’altezza corrispondente alla pressurizzazione della cabina; in particolare la saturazione d’ossigeno normale a quest’altezza è di circa il 90%.
La cassetta del pronto soccorso e gli attrezzi del mestiere a bordo. Il regolamento di Transport Canada richiede che, oltre alla cassetta di pronto soccorso standard, a bordo degli aerei commerciali con oltre 100 passeggeri vi sia anche un kit medico contenente una serie di farmaci, bombole di ossigeno e un saturimetro. Alcuni tradizionali strumenti del mestiere sono meno utili durante un volo; è il caso del fonendoscopio la cui utilità può essere inficiata dal rumore dei motori e della cabina in generale.
Il kit medico contiene per lo più farmaci a somministrazione intramuscolare, tra i quali siringhe pre-riempite con adrenalina in concentrazione 1:10.000 per il trattamento delle reazioni anafilattiche. La somministrazione di adrenalina per via endovenosa andrebbe riservata secondo gli autori solo ai casi di arresto cardiaco o di anafilassi refrattaria o come agente vasopressorio, ma solo da personale medico esperto o previo consulto con il supporto di telemedicina a terra.
Sebbene non obbligatorio, le compagnie aeree canadesi hanno equipaggiato la maggior parte dei loro aerei con un defibrillatore automatico esterno.
Assistenti di volo preziosi per i soccorsi. Fondamentale è l’aiuto del personale di bordo in quanto addestrato a prestare i primi soccorsi, alla rianimazione cardio-polmonare, all’uso del defibrillatore, oltre ad essere naturalmente familiari all’ambiente dell’aereo e alle procedure d’emergenza. Si calcola che almeno la metà delle emergenze mediche in aereo siano gestite unicamente dal personale di bordo.
La logistica. Luci tutte accese e soccorsi prestati al sedile del paziente o se necessario con il paziente sdraiato lungo il corridoio o nella cambusa.
I supporti da terra. Molto importante, in caso di emergenza in volo, è stabilire subito un contatto con i servizi di telemedicina a terra, oltre che tra la cabina dove avvengono le operazioni di soccorso e la cabina di pilotaggio, così che i piloti possano essere informati in tempo reale delle condizioni

del paziente per poter prendere decisioni tempestive in merito ad un atterraggio d’emergenza. Nel Nord America operano delle compagnie di telemedicina quali la Stat MD (a Pittsburgh) o la MedAire (a Phoenix) che supportano le principali linee aeree americane e canadesi. Il loro ruolo è di assistere, consigliare e guidare l’opera dei soccorritori a bordo dell’aereo. Ma anche di consigliare ai piloti dove effettuare un atterraggio d’emergenza sulla base delle condizioni e della patologie presentata dal paziente.
Quando fare un atterraggio d’emergenza. Una decisione difficile da prendere che si basa soprattutto sulle condizioni e sulla stabilità del paziente. Secondo uno studio americano, tra il 2008 e il 2010, il 7,8% delle emergenze mediche a bordo è esitato in un atterraggio d’emergenza. Tra le motivazioni più frequenti per richiedere un atterraggio d’emergenza: la sincope/presincope (25%), sintomi cardiaci (19%), convulsioni (9%), sintomi respiratori (9%), possibile ictus (4%).
Il costo di un ‘dirottamento’ per un atterraggio d’emergenza può andare da 3.000 a 900.000 dollari e la parola finale spetta al comandante dell’aereo.
Ma il medico che presta soccorso quali responsabilità si assume?Gli autori ricordano che, stando alla Canadian Medical Protective Association (CMPA), i medici che volontariamente prestano soccorso in caso di emergenza medica a bordo di un volo commerciale, sono in genere esentati da ogni responsabilità. La legge insomma protegge i ‘buoni samaritani’, che hanno comunque una responsabilità etica di prestare soccorso in caso di emergenza (Canadian Medical Association Code of Ethics).

 

Definite le date degli incontri del “Progetto Ematologia-Romagna 2018”

Definite le date degli incontri del “Progetto Ematologia-Romagna 2018”
la Segreteria Organizzativa “Studio E.R. Congressi” presenta il progetto educazionale dal titolo “Progetto Ematologia-Romagna”,  edizione 2018, ideato dal Prof. Sante Tura, composto da 4 incontri che si terranno in alcune località della Romagna come segue:

  • Ravenna – 5 maggio 2018
  • Rimini – 26 maggio 2018
  • Cesena – 15 settembre 2018
  • Faenza – 13 ottobre 2018
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